Il reclamo ex art. 630 c.p.c. è un atto soggetto all’obbligatorio deposito telematico? Rispondono le Sezioni Unite
15 Marzo 2022
Il caso. La sentenza in commento trae origine dal provvedimento di estinzione di un procedimento di esecuzione immobiliare emesso dal Giudice dell'Esecuzione ai sensi dell'art. 630, comma 2 c.p.c., cui ha fatto seguito la cancellazione del pignoramento. Detto provvedimento è stato impugnato dai creditori procedenti mediante reclamo proposto ai sensi del successivo comma 3 della medesima disposizione. L'impugnazione è stata proposta in formato cartaceo e la debitrice ne ha pertanto eccepito l'inammissibilità, eccezione disattesa dai Giudici di merito. La debitrice ha pertanto proposto ricorso avanti alla Corte di Cassazione, che ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite al fine di risolvere la questione relativa alla natura – endoprocessuale o meno – del reclamo, così da poter chiarire se lo stesso possa essere depositato esclusivamente in formato telematico ovvero se sia possibile procedere anche in forma cartacea.
La decisione della Corte di Cassazione. Le Sezioni Unite hanno statuito che il reclamo di cui all'art. 630, comma 3, c.p.c., non è un atto c.d. endoprocessuale soggetto alla disciplina dell'obbligatorio deposito telematico. Secondo quanto evidenziato dalle Sezioni Unite, come noto, il primo comma dell'art. 16-bis del d.l. n. 179/2012, convertito con modificazioni nella l. n. 221/2012, stabilisce che il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte dei difensori delle parti precedentemente costituite ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, fissando così la regola dell'obbligatorietà del deposito telematico degli atti comunemente definiti come endoprocessuali, mentre per le parti non precedentemente costituite vale la regola dell'alternatività, a scelta dell'interessato, tra il deposito telematico e quello cartaceo. La costituzione in giudizio è definita dagli artt. 165 e 166 c.p.c. ed è intesa, nel significato suo proprio, quale atto formale mediante il quale, per mezzo degli adempimenti di volta in volta richiesti, si concretizza il rapporto tra la parte che si costituisce e il Giudice, allo scopo di rendere possibile il dispiegamento del contraddittorio, di regola, per l'intero corso del grado. E secondo quanto altrettanto dedotto dai Giudici di Legittimità, l'espressione “parti precedentemente costituite” non può essere intesa come riferita soltanto alla nozione di costituzione in giudizio in senso tecnico. Con tale espressione la legge fa infatti riferimento all'acquisizione – in linea generale – della veste di parte in senso formale in un procedimento incardinato, veste che, almeno in senso lato, compete a ciascuna parte in qualunque procedimento destinato a svolgersi dinanzi al Tribunale. Quanto in particolare al reclamo in questione, è inequivocabile la natura cognitiva del procedimento e il conseguente regime del deposito telematico o meno va desunto dalla regola generale sopra richiamata.
In conclusione, posto che tale la nozione di costituzione è fuori gioco e considerato che nel procedimento di reclamo non vi è nemmeno immutazione delle parti e che, per effetto del reclamo, si instaura una nuova relazione parti – Giudice, il reclamo medesimo non può che essere ricondotto nel novero degli atti introduttivi sottratti alla disciplina dell'obbligatorio deposito telematico.
(Fonte: Diritto e Giustizia) |