L'esistenza del credito del debitor debitoris nel procedimento di espropriazione presso terzi

24 Marzo 2022

Nell'espropriazione forzata presso terzi, il credito deve sussistere al momento della dichiarazione positiva resa dal terzo ovvero, per il caso di dichiarazione negativa e di instaurazione del giudizio volto all'accertamento del suo obbligo, al momento in cui la sentenza pronunciata in tale giudizio ne accerta l'esistenza.
Massima

Nell'espropriazione forzata presso terzi, il credito deve sussistere al momento della dichiarazione positiva resa dal terzo ovvero, per il caso di dichiarazione negativa e di instaurazione del giudizio volto all'accertamento del suo obbligo, al momento in cui la sentenza pronunciata in tale giudizio ne accerta l'esistenza, restando invece irrilevante che il credito non esista al momento della notificazione del pignoramento e dovendosi escludere che l'inesistenza del credito in quel momento possa determinare una nullità del processo esecutivo.

Il caso

Un istituto di credito, in forza di un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di un notaio, ha notificato alla Cassa Nazionale del Notariato un atto di pignoramento presso terzi delle somme dovute e debende al suo iscritto.

Resa la dichiarazione negativa dal terzo e incardinato il giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo, il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso affermando che l'iscritto alla Cassa Nazionale del Notariato non vantava un diritto certo e futuro, ma solo un'aspettativa alla pensione e alla indennità, dipendendo l'insorgenza di tali diritti dalla sussistenza di requisiti oggettivi e soggettivi.

La Corte di Appello di Roma (sent. n. 4670 del 26 ottobre 2016) ha confermato il provvedimento di primo grado sia pure con diversa motivazione, evidenziando che dall'espletata consulenza di ufficio era emerso che: il notaio non era andato in pensione perché destituito dal settembre 2013, non aveva presentato alcuna domanda di pensione né aveva i requisiti previsti per il conseguimento del diritto alla pensione al momento dell'emananda sentenza.

La sezione lavoro della Corte di cassazione, investita della questione, ha rigettato il ricorso con cui l'istituto di credito denunciava anche la violazione degli artt. 543 e ss. c.p.c. Segnatamente la Corte di merito, nel ritenere che il notaio non avesse maturato i requisiti per accedere alla pensione, non avrebbe considerato che alla data del pignoramento la normativa in materia di previdenza notarile per l'erogazione del trattamento pensionistico richiedeva requisiti diversi da quelli posti a base della decisione impugnata, requisiti che erano, invece, posseduti dal debitore.

La questione

L'ordinanza in commento si occupa della questione inerente alla individuazione del momento di esistenza del credito del debitor debitoris nel procedimento di espropriazione presso terzi e quindi del regime previdenziale applicabile all'esecutato.

Il Collegio conferma che il credito nei confronti del terzo deve esistere nel momento in cui viene resa la dichiarazione positiva o, in caso di dichiarazione negativa, quando la sentenza ne accerta l'esistenza all'esito del giudizio di accertamento.

Le soluzioni giuridiche

Più in generale va detto che la disciplina del pignoramento presso terzi è stata oggetto di tre importanti riforme (l. 228/2012, l. 162/2014 e l. 132/2015) caratterizzate dall'esigenza comune di assicurare una rapida definizione del processo esecutivo.

Prima delle riforme, il dettato normativo dell'art. 543 c.p.c., non consentiva di individuare con certezza il momento di esistenza del credito pignorato e, pertanto, era stato oggetto di diverse interpretazioni ad opera di dottrina e giurisprudenza.

Per un orientamento minoritario il vincolo esecutivo nasceva al momento della notificazione dell'atto di pignoramento ai sensi dell'art. 543 c.p.c. (Cass. civ., sez. III, sent., 23 aprile 2003, n. 6449).

L'orientamento maggioritario, invece, aveva individuato il momento di esistenza del credito nella dichiarazione positiva resa in udienza o nella sentenza che definiva il giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo. In questo modo, si è affermato il principio di diritto secondo cui «il credito assoggettato al pignoramento deve esistere al momento della dichiarazione positiva resa dal terzo ovvero, per il caso di dichiarazione negativa e di instaurazione del giudizio volto all'accertamento del suo obbligo, al momento in cui la sentenza pronunciata in tale giudizio ne accerta l'esistenza, restando invece irrilevante che il credito non esista al momento della notificazione del pignoramento e dovendosi escludere che l'inesistenza del credito in quel momento determini una qualche nullità del processo esecutivo» (Cass. civ., sez. III, 24 novembre 1980, n. 6245, Cass. civ., 9 dicembre 1992, n. 13021, Cass. civ., 26 luglio 2005, n. 15615, Cass. civ., 19 ottobre 2015, n. 21081; Cass. civ., 26 marzo 2015, n. 6080).

Più recentemente, il Collegio ha affermato che l'espropriazione presso terzi può riguardare anche crediti non esigibili, condizionati ed eventuali, con il solo limite della loro riconducibilità ad un rapporto giuridico identificato e già esistente (Cass. civ., sez. VI, sent., 22 giugno 2017, n. 15607, Cass. civ., sez. III, sent., 8 ottobre 2019, n. 25042). Una diversa lettura è fornita dall'ordinanza n. 12602/2007, con cui il Collegio ha statuito che nel pignoramento presso terzi, il vincolo di indisponibilità si produce, a sensi dell'art. 546 c.p.c, con la notificazione dell'atto di pignoramento, generando tale vincolo l'inopponibilità al creditore pignorante di ogni fatto sopravvenuto alla notificazione che determini l'estinzione totale o parziale del credito.

L'ordinanza in commento conferma l'orientamento giurisprudenziale prevalente, e evidenzia come la sentenza impugnata ha correttamente statuito che, nella procedura di accertamento dell'obbligo del terzo, in caso di dichiarazione negativa di questi, il momento rilevante per la determinazione del credito (e quindi del regime previdenziale applicabile al notaio) è segnato dalla sentenza di accertamento.

Da qui l'affermazione che il credito pignorato può essere individuato e determinato anche in epoca molto successiva alla notificazione dell'atto, senza con ciò considerare sorto dopo il pignoramento, restando invece irrilevante che il credito non esista al momento della notificazione del pignoramento; al contempo va escluso che l'inesistenza del credito possa determinare una nullità del processo esecutivo.

Per la Corte, inoltre, questa interpretazione è l'unica conforme sia al principio costituzionalmente garantito del diritto di azione dall'art. 24 Cost., con la conseguente necessità di avere riguardo a vicende sopravvenute alla notifica del pignoramento, sia al dato letterale dell'art. 547 c.p.c., laddove prevede che il terzo debba specificare di quali cose o somme è debitore, dando rilievo il momento della dichiarazione e non quello della notificazione dell'atto di pignoramento.

Così ragionando, il Collegio ha rigettato il ricorso proposto dall'istituto di credito, perché il notaio debitore non si trovava, al momento dell'emanazione della pronuncia di accertamento dell'obbligo del terzo, in alcuna delle condizioni previste dalla legge vigente in quel momento per conseguire il trattamento pensionistico.

Osservazioni

A fondamento della decisione la Corte pone la struttura del pignoramento presso terzi, quale fattispecie a formazione progressiva. Ed infatti, origina dalla notifica dell'atto di pignoramento ai sensi dell'art. 543 c.p.c. e si perfeziona in un momento successivo, con la dichiarazione non contestata del terzo o con la sentenza di accertamento dell'obbligo del terzo.

Tanto basta a ritenere che un'interpretazione diversa comporterebbe la violazione del principio di economia processuale e di effettività della tutela giurisdizionale dei diritti, perché se si cristallizzasse al momento del pignoramento l'esistenza del credito, sarebbe necessario notificare più pignoramenti per soddisfare lo stesso diritto.

L'ordinanza, sotto altro profilo, rappresenta un'occasione perduta perché il Collegio non ha chiarito l'ulteriore questione se, in caso di dichiarazione negativa o solo parzialmente positiva, l'oggetto del pignoramento e della successiva assegnazione possa estendersi anche alle eventuali sopravvenienze intervenute tra l'invio del messaggio p.e.c, da parte del debitor debitoris e l'udienza di comparizione fissata ai sensi dell'art. 543, comma 2, n. 4, c.p.c.

Riferimenti
  • Bucolo, Il pignoramento e il sequestro presso il terzo, Padova, 1986, pag.184;
  • Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2010, pag.514;
  • Farina, L'espropriazione presso terzi dopo la legge n. 228 del 24 dicembre 2012, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2014, n. 1, pp. 235 ss.;
  • Lauropoli, Gli effetti della mancata dichiarazione del terzo nel procedimento esecutivo di pignoramento presso terzi, in www.ilprocessocivile.it
  • Messina, La prova nel giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo, in www.ilprocessocivile.it
  • Trapuzzano, Pignoramento presso terzi, in www.ilprocessocivile.it

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