Codice Penale art. 518 undecies - Uscita o esportazione illecite di beni culturali 1

Francesca Romana Fulvi

Uscita o esportazione illecite di beni culturali1

[I]. Chiunque trasferisce all'estero beni culturali, cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali, senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione, è punito con la reclusione da due a otto anni e con la multa fino a euro 80.000.

[I]. La pena prevista al primo comma si applica altresì nei confronti di chiunque non fa rientrare nel territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali, cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali, per i quali siano state autorizzate l'uscita o l'esportazione temporanee, nonché nei confronti di chiunque rende dichiarazioni mendaci al fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali:  consentite 

procedibilità: d’ufficio

Inquadramento

L'art. 518-undecies punisce l'uscita e l'esportazione illecite di beni culturali ed è stato recentemente inserito all'interno del codice penale ad opera dell'art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis.

La nuova fattispecie dell'art. 518-undecies riproduce quasi integralmente quella prima contenuta nell'art. 174 d.lgs. n. 42/2004, prevedendo una pena più severa (la reclusione da due a otto anni la multa fino a euro 80.000 in luogo della reclusione da uno a quattro anni o la multa da euro 258 a euro 5.165). Il succitato art. 174 replicava la struttura dell'art. 123 d.lgs. 29 ottobre del 1999 n. 440 che, a sua volta, riproduceva l'art. 66 l. 1 giugno del 1939 n. 1089, modificato dall'art. 19 l. 1 marzo 1975 n. 44 e, poi, sostituito dall'art. 23 l. 30 marzo 1998 n. 88.

Rispetto alla previgente fattispecie il legislatore ha previsto la punibilità anche di chiunque rende dichiarazioni mendaci al fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale. L'art. 518-undecies non riporta, invece, al suo interno nè la disposizione in materia di confisca di cui al terzo comma dell'art. 147 d.lgs. n. 42/2004, in quanto il legislatore ha introdotto un articolo ad hoc, il 518-duodevices, contenente una disciplina più articolata, né la pena accessoria dell'interdizione alla professione di cui all'art. 30 se il fatto è commesso da chi esercita attività di vendita al pubblico o di esposizione a fine di commercio di oggetti di interesse culturale. Il mancato inserimento all'interno dell'art. 518-undecies di quest'ultima norma non sembrerebbe escluderne l'applicabilità: l'esercizio dell'attività di vendita al pubblico o di esposizione al fine di commercio di oggetti di interesse culturale sembrerebbe comunque rientrare nella categoria generale riportata all'art. 30 del “commercio o mestiere, per cui è richiesto uno speciale permesso o una speciale abilitazione, autorizzazione o licenza dell'autorità”, nonché nell'esercizio di un'attività commerciale di cui al comma 2 dell'art. 518-sexiesdecies.

La ratio della disposizione è quella di contrastare la circolazione ed il traffico illegale dei beni culturali e di andare a colpire le at5tività illecite svolte nell'ambito del c.d. mercato nero dei beni culturali (si pensi all'esportazione di opere d'arte o di oggetti di antiquariato o ancora di reperti archeologici anche connessa agli scavi clandestini), intorno al quale ruotano rilevanti interessi economici e commerciali. Indubbiamente, poi, il commercio dei beni culturali è un fenomeno particolarmente esteso e remunerativo che presenta i caratteri della transnazionalità e, pertanto, di una regolamentazione anche sotto il profilo penale.

La formulazione speculare all'ipotesi di cui art. 174 d.lgs. n. 42/2004 consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione al tale disposizione.

L'art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all'art. 518-undecies nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l'inserimento dell'art. 25-septiesdecies all'interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-septiesdecies comma 2 prevede proprio per il delitto di cui all'art. 518-undecies la sanzione pecuniaria da duecento a cinquecento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9 comma 2 del d.lgs. n. 231/01 per una durata non superiore a due anni).

Bene giuridico

Cfr. sub art. 518-bis.

Soggetti

 

Soggetto attivo

Trattasi di reato comune: può essere, infatti, commesso da “chiunque”.

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 518-bis.

Elemento oggettivo

 

Oggetto materiale

Oggetto materiale del delitto previsto dall'art. 518-undecies è il bene culturale. Per la sua nozione cfr. sub art. 518-bis.

Si segnala che rispetto alla previgente formulazione contenuta nell'art. 174 d.lgs. n. 42/2004 è stato ampliato l'ambito di applicazione della norma: quest'ultima, infatti contempla, in aggiunta alle cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico, tutti i beni culturali, così come individuati dal codice dei beni culturali. Ricomprende, inoltre, all'interno della categoria “cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali” tutte quelle elencate dall'art. 11 d.lgs. n. 42/2004 “Cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela”, in quanto è venuta meno lo specifico riferimento alle lettere f), g) e h) riportate al summenzionato art. 11, comma 1. Tale modifica ha un suo rilievo sotto il profilo interpretativo perchè il legislatore non utilizza indistintamente i termini “beni” e “cose”: nella Relazione ministeriale allo schema del Codice dei beni culturali, infatti, viene precisato il ruolo attribuito al c.d. criterio reale e chiarito che, in linea generale, l'uso dei concetti di “cosa” e “bene” all'interno del Codice risponde alla scelta di riservare il termine “bene” alle cose per le quali la sussistenza dell'interesse culturale è stata positivamente accertata, mentre il termine “cose” indica l'oggetto preso nella sua materialità a causa del suo presumibile o possibile interesse culturale.

Ai sensi dell'art. 65 d.lgs. n. 42/2004 è possibile individuare tre categorie di beni in riferimento all'uscita dal territorio nazionale: a) beni culturali assolutamente non esportabili (art. 65, commi 1 e 2); b) beni la cui uscita è sottoposta ad autorizzazione (art. 65, comma 3); c) beni liberamente esportabili (art. 65, comma 4) categoria comprensiva dell’arte contemporanea.

Condotta

L'art. 518-nonies è una disposizione a più norme in quanto contempla due distinti delitti, uno al primo e l'altro al secondo comma.

Il primo sanziona le condotte di esportazione illecita, ovvero il trasferimento all'estero di beni culturali, cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico, nonché di quelle oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali (indicate all'art. 11 del d.lgs. n. 42/2004), senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione.

Nella fattispecie è presente una clausola di illiceità speciale, secondo la quale l'esportazione deve avvenire senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione. Ai fini del corretto inquadramento dell'ambito di operatività della norma occorre integrare il disposto con la disciplina stabilita dagli art. 68 (in riferimento all'attestato di libera circolazione) e 74 (per quanto riguarda la licenza di esportazione) e dal Reg. (CE) 17 aprile 2019, n. 2019/880/UE. La fattispecie di esportazione illecita si applica non solo alle ipotesi in cui, pur rientrando il bene tra quelli la cui uscita può essere autorizzata, manchi l'attestato o la licenza, ma anche al caso di beni la cui uscita non sia autorizzabile: restano invece esclusi i beni soggetti al regime di libera circolazione.

La giurisprudenza ha chiarito che il delitto de quo sanziona l'esportazione di beni per i quali non sia stato ottenuto l'attestato di libera circolazione (per il trasferimento verso Paesi comunitari) o la licenza di esportazione (per il trasferimento verso Paesi extracomunitari), indipendentemente dal fatto che il provvedimento autorizzatorio possa essere rilasciato o meno. Di conseguenza, sussistendo la qualità di bene culturale e mancando l'attestato o la licenza richiesta, il reato è configurabile indipendentemente dalla produzione di un danno al patrimonio storico ed artistico nazionale (Cass. III, n.39517/2017).

Il secondo comma dell'art. 174 punisce, attraverso un reato omissivo proprio, il mancato rientro nel territorio dello Stato, alla scadenza del termine, di beni culturali, cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali, per i quali era stata autorizzata l'uscita o l'esportazione temporanea.

Rispetto alla previgente formulazione viene sanzionata un'ulteriore condotta consistente nel rendere dichiarazioni mendaci al fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale. Si tratta di un'ipotesi speciale di mendacio che sostituisce l'ipotesi delittuosa generale di falsità ideologica di cui all'art. 483, comma 1 (in riferimento all'art. 76 del d.P.R. n. 445/2000) finora contestabile nelle ipotesi in cui il bene sia esportato a seguito di presentazione di dichiarazione preventiva di esportazione (art. 65, comma 4-bis, d.lgs. n. 142/2004) falsamente attestante la libera esportabilità dello stesso (in realtà da sottoporre a procedura di autorizzazione all'uscita).

Il reato di cui all'art. 174 del d.lgs. n. 42/2004 rientra nel novero dei c.d. reati di pericolo, poiché per la violazione della fattispecie penale incriminatrice non è necessario che si verifichi un danno al patrimonio artistico nazionale: la consumazione del reato si verifica, inatti, automaticamente nel momento in cui le res che rientrano nelle categorie sopra riportate indicate vengano fatte uscire dal territorio nazionale in assenza di autorizzazioni.

Elemento psicologico

 

Il dolo

Entrambi i delitti contemplati al primo ed al secondo comma sono puniti a titolo di dolo generico: è sufficiente, infatti, che l'agente abbia la rappresentazione degli elementi del fatto tipico e che agisca nella consapevolezza di trasportare all'estero beni culturali senza aver conseguito l'attestato di libera circolazione o la licenza di esportazione (Cass. III, n.17116/2018) o di non aver fatto rientrare nel territorio nazionale entro la scadenza del termine i predetti beni, per i quali siano state autorizzate l'uscita o l'esportazione temporanee. Lo scopo e i motivi che lo hanno indotto al trasferimento o al mancato rientro possono essere considerati solo ai fini della determinazione della pena, non rilevando ai fini del perfezionamento del reato.

La fattispecie prevista dalla seconda parte del secondo comma dell'art. 518-undecies è punita invece a titolo di dolo specifico perché la norma richiede che il soggetto agente abbia reso dichiarazioni mendaci al fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale. Secondo altra impostazione, invece, o il dolo è generico esplicitato, poiché la richiesta succitata finalità duplica, sul versante psichico, la condotta falsificatoria, senza nulla aggiungere in termini di (autonomo) disvalore selettivo.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

Il delitto di cui al primo comma dell’art. 518-undecies si consuma con l’uscita del bene dal territorio nazionale senza l’attestato di libera circolazione o la licenza di esportazione.

Quello di cui al secondo comma, invece, in riferimento alla prima condotta si perfeziona alla scadenza del termine fissato per il rientro all’interno del territorio nazionale del bene culturale per cui è stata autorizzata l’uscita o l’esportazione temporanee, mentre in relazione alla seconda condotta si realizza con l’esternazione delle dichiarazioni mendaci. In quest’ultimo caso ai fini della consumazione non è necessario che la suddetta dichiarazione abbia raggiunto il fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale.

Tentativo

La giurisprudenza ritiene il tentativo configurabile.

Forme di manifestazione

 

CIrcostanze speciali

Al reato de quo si riferiscono le circostanze aggravanti speciali di cui all’art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all’art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia.

Bibliografia

Cfr. sub art. 518-bis.

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