Fallimento: è compito del giudice accertare il credito maturato a titolo di interessi moratori in sede di ammissione al passivo del credito

La Redazione
29 Marzo 2022

La Suprema Corte con il provvedimento in esame afferma che "Il giudice delegato ai fallimenti, in mancanza di una sentenza passata in giudicato che abbia accertato il credito maturato a titolo di interessi moratori, deve compiere lui il detto accertamento in sede di ammissione al passivo del credito (…), secondo le regole stabilite dalla legge speciale, attuativa della direttiva comunitaria; e parimenti tale accertamento deve compiere il tribunale nella eventuale sede dell'opposizione al passivo".

Con decreto del 2021, il Tribunale di Nocera Inferiore, in parziale accoglimento dell'opposizione allo stato passivo proposta dalla S.P.O.P. s.c.r.l. ha ammesso la detta creditrice in via privilegiata quanto agli interessi al tasso legale, già ammessa a sua volta al passivo del fallimento di L.G. & c. S.p.a., dalla dichiarazione di fallimento fino al deposito del piano di riparto.

Per contro però, il Tribunale partenopeo aveva respinto l'opposizione nella restante parte.

La società ricorrente S.P.O.P. s.c.r.l. ha pertanto proposto ricorso per Cassazione sulla base di due motivi di doglianza.

Con il primo mezzo veniva lamentata la violazione e la falsa applicazione degli artt. 98 e 99 l.fall., nella parte relativa all'inammissibilità della domanda con la quale era stato ridimensionato al chirografo il rango del credito originariamente chiesto in privilegio.

Il motivo è fondato.

Infatti, specifica il Collegio che: «non si dubita che il giudizio di opposizione allo stato passivo abbia natura impugnatoria e sia retto dal principio dell'immutabilità della domanda; ciò comporta che non possono essere introdotte domande nuove o modificazioni sostanziali delle domande già avanzate in sede d'insinuazione al passivo» (Cass. n. 26225/2017 e n. 5167/2012).

Con il secondo motivo, invece, veniva dedotta la violazione dell'art. 1 D.lgs. 231/2002, per non essere stato riconosciuto il credito da interessi commerciali maturati fino alla dichiarazione di fallimento.

Anche questo motivo viene accolto.

Questa Corte aveva già in passato chiarito che: «il divieto di riconoscimento degli interessi dovuti ai sensi del D.lgs. 231/2002, relativamente ai debiti oggetto di procedure concorsuali aperte a carico del debitore opera come nella generalità dei casi afferenti ai crediti chirografari, solo dal momento della dichiarazione di fallimento, fermo restando, quindi, il diritto al riconoscimento di quelli già maturati antecedentemente all'accertata insolvenza del debitore» (Cass. n. 3300/2017 e n. 14637/2018).

Infatti, sottolinea il Collegio che ogni diversa interpretazione di queste regole si porrebbe in evidente contrasto con il principio di effettività del diritto comunitario.

Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione specifica che: «il giudice delegato ai fallimenti, in mancanza di una sentenza passata in giudicato che abbia accertato il credito maturato a titolo di interessi moratori, deve compiere lui il detto accertamento in sede di ammissione al passivo del credito in esame, secondo le regole stabilite dalla legge speciale, attuativa della direttiva comunitaria; e parimenti tale accertamento deve compiere il tribunale nella eventuale sede dell'opposizione al passivo».

Per questi motivi il Collegio accoglie il ricorso e cassa il decreto impugnato.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it

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