Sottrazione di bene immobile sottoposto a pignoramento e configurabilità del reato ex art. 388, comma 5, c.p.

Bartolomeo Romano
01 Aprile 2022

Nella giurisprudenza della Sesta Sezione, deputata a giudicare dei ricorsi presentati in materia di delitti contro l'amministrazione della giustizia, c'è un contrasto sull'idoneità ad integrare il delitto di sottrazione di cose sottoposte a pignoramento dell'atto di alienazione a terzi di un bene immobile posto in essere dopo la notifica dell'atto di pignoramento, ma prima della trascrizione dello stesso nei registri immobiliari.
Massima

Integra il reato di sottrazione di cose sottoposte a pignoramento di cui all'art. 388, comma 5, c.p. l'atto di disposizione di un bene immobile compiuto dopo la notifica dell'atto di pignoramento, ma prima della trascrizione nei registri immobiliari.

Il caso

Un soggetto è stato tratto a giudizio innanzi al Tribunale di Chieti per il delitto di cui all'art. 388, comma 5, c.p., per aver sottratto due beni immobili di sua proprietà, sottoposti a pignoramento dal creditore, trasferendoli per atto pubblico a sua moglie. In particolare, l'imputato, il giorno successivo alla notifica dell'atto di pignoramento sui due beni immobili di sua proprietà, aveva trasferito alla moglie tali beni e trascritto i contratti di vendita nei registri immobiliari anteriormente alla trascrizione del vincolo esecutivo da parte del creditore.

Il Tribunale di Chieti, con sentenza emessa in data 8 febbraio 2017, ha condannato l'imputato alla pena di sei mesi di reclusione ed euro 150 di multa. Sentenza confermata dalla Corte d'appello dell'Aquila in data 3 marzo 2021.

Tramite il proprio difensore di fiducia, l'imputato ha proposto ricorso per Cassazione chiedendo l'annullamento della sentenza di appello per improcedibilità dell'azione penale per difetto di querela, nonché per mancata assunzione di prova decisiva ai sensi dell'art. 495 c.p.p. ai fini della dimostrazione dell'insussistenza del dolo.

La Corte di cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata, nonché quella di primo grado emessa dal Tribunale di Chieti, per improcedibilità dell'azione penale a causa della mancanza di querela.

La questione

A prescindere dalla ritenuta improcedibilità dell'azione penale, la questione più interessante affrontata dalla Corte di cassazione concerne la verifica se la condotta accertata dalle sentenze di merito fosse o meno astrattamente riconducibile alla fattispecie di cui all'art. 388, comma 5, c.p., sub specie sottrazione di cose sottoposte a pignoramento.

Vi è, infatti, un contrasto nella giurisprudenza della Sesta Sezione, deputata a giudicare dei ricorsi presentati in materia di delitti contro l'amministrazione della giustizia, sull'idoneità ad integrare il delitto di sottrazione di cose sottoposte a pignoramento dell'atto di alienazione a terzi di un bene immobile posto in essere dopo la notifica dell'atto di pignoramento, ma prima della trascrizione dello stesso nei registri immobiliari.

Più precisamente, come da richiami contenuti in sentenza, secondo un primo orientamento, sarebbe idoneo ad integrare il reato di cui all'art. 388 c.p. l'atto di disposizione del bene posto in essere nell'arco temporale intercorrente tra la notifica dell'intimazione al debitore e la trascrizione del pignoramento, perché il reato sussisterebbe non solo quando la condotta sia obiettivamente idonea ad impedire la vendita della cosa pignorata ma anche quando crei per gli organi della procedura esecutiva ostacoli o ritardi al reperimento del compendio esecutato. Per opposto indirizzo, invece, non integrerebbe il reato di sottrazione di cose sottoposte a pignoramento l'atto di disposizione di un bene immobile compiuto dopo la notifica dell'atto di pignoramento ma prima della trascrizione di quest'ultimo, poiché la vendita del bene staggito, pur dopo la notifica dell'ingiunzione di cui all'art. 491 c.p.c. al debitore esecutato, non potrebbe comportare la sottrazione del bene al vincolo esecutivo, in quanto il pignoramento, in assenza della trascrizione nei registri immobiliari, non si è ancora perfezionato e, dunque, il reato di cui all'art. 388 comma 5 c.p. non è configurabile.

Le soluzioni giuridiche

Prima di segnalare le conclusioni cui è pervenuta la Cassazione nel caso di specie, è opportuno richiamare brevemente il quadro normativo di riferimento.

Ebbene, l'art. 388 c.p., nel testo originario, era composto da tre commi. Successivamente, l'art. 87 l. n. 689/1981, vi aveva introdotto tre ulteriori commi, mentre l'art. 2, comma 1, l. n. 52/2006 (in materia di esecuzioni mobiliari), aveva inserito un ulteriore comma dopo il quinto, sicché la norma era composta da sette commi.

Ma l'art. 3, comma 21, l. n. 94/2009, aveva poi sostituito l'intero art. 388 c.p., benché tale legge si fosse limitata in realtà ad apportare poche modifiche, lasciando anche la suddivisione nei preesistenti sette commi. In particolare, le modifiche avevano interessato unicamente il primo ed il secondo comma, mentre gli altri commi erano rimasti identici a quelli precedentemente in vigore. Più recentemente, il secondo comma dell'art. 388 c.p. è stato modificato anche dall'art. 2, comma 1, lett. b), d.lgs. n. 21/2018. E, da ultimo, l'art. 9, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 63/2018, ha disposto l'introduzione di due nuovi commi dopo il secondo (con conseguente modifica del comma 8).

Dunque, si tratta di una disposizione ricchissima, nella quale almeno ciascuno degli attuali nove diversi commi sembra disciplinare altrettante incriminazioni.

Ora, gli attuali commi 5 e 6 dell'art. 388 c.p. sono stati introdotti dall'art. 87 l. n. 689/1981. Tale legge, allo stesso tempo, con il suo art. 86, ha sostituito l'originario art. 334 c.p., lasciando a tale disposizione la disciplina della sottrazione o del danneggiamento di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall'autorità amministrativa e riservando all'art. 388, commi 5 e 6, c.p. la disciplina del fatto commesso su cose sottoposte a pignoramento ovvero a sequestro giudiziario o amministrativo (in senso critico, cfr.: F. Pazienza, Le più recenti modifiche al sistema penale e l'art. 388 c.p., in Indice pen., 1981, 477; P. Venturati, Aspetti della tutela penale del processo nella nuova disciplina degli artt. 334 e 388, Padova, 1984, 153). La ratio di tale opzione legislativa può essere individuata nella prevalente dimensione privatistica delle offese provocate dai fatti illeciti riconducibili all'art. 388 c.p. (U. Pioletti, Mancata esecuzione dolosa di provvedimenti del giudice, in Aa.Vv., I delitti contro l'amministrazione della giustizia, a cura di F. Coppi, Torino, 1996, 590; G. Fiandaca-E. Musco, Diritto penale, pt. s., I, 5ª ed., Bologna, 2012, 435); e tale lettura sembra trovare conferme nella introdotta procedibilità a querela di parte, di cui al comma 9 dello stesso art. 388 c.p. (M. Ronco, Provvedimenti del giudice, in Noviss. dig. it., Appendice, vol. VI, Torino, 1986, 115).

In conseguenza di quanto sin qui osservato, l'interesse tutelato è rappresentato dall'interesse processuale del privato a favore del quale era stato disposto il pignoramento ovvero il sequestro giudiziario o conservativo, mentre l'offesa all'amministrazione della giustizia assume rilievo solo ove il privato chieda la tutela del proprio interesse processuale (A. Pagliaro, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, Giuffrè, Milano, 2000, 228. Sul punto, cfr. altresì L. Concas, La rilevanza penale della sottrazione di cose pignorate ad istanza dell'autorità amministrativa dopo la riforma degli artt. 334 e 388 c.p., in Cass. pen., 1982, 513).

Benché il comma 5 dell'art. 388 c.p. inizi con il riferimento a «chiunque», siamo in presenza di un reato proprio, in quanto commissibile solo dal proprietario; e per tale si intende sia chi è proprietario o comproprietario in senso tecnico, sia chi è definito tale nell'atto di pignoramento o di sequestro (B. Romano, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, 6ª ed., Giuffrè, Milano, 2016. 347. Analogamente, Cass., sez. VI, 9 gennaio 2008, in C.E.D. Cass., n. 238414).

La condotta di cui al comma 5 dell'art. 388 c.p. può realizzarsi mediante sottrazione, soppressione, distruzione, dispersione o deterioramento di cosa propria sottoposta a pignoramento ovvero a sequestro giudiziario o conservativo. Nella sentenza in commento, rileva la condotta di “sottrazione”, e cioè lo spostamento della cosa (la cosiddetta amotio) da un luogo all'altro (A. Pagliaro, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, cit., 229) o anche qualsiasi comportamento che si traduca in una turbativa del vincolo imposto sul bene (B. Romano, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, cit., 348).

Considerazioni conclusive

La particolarità del caso di specie è che siamo in presenza di un pignoramento immobiliare, che – nota la Cassazione – è un atto "a struttura complessa", in quanto alla iniziativa del creditore fanno seguito l'ingiunzione redatta dall'ufficiale giudiziario e notificata ai sensi dell'art. 492 c.p.c. e poi la trascrizione dello stesso atto nei pubblici registri immobiliari richiesta dal creditore pignorante. In tal caso, il pignoramento, pur componendosi di due momenti processuali, è strutturato come fattispecie a formazione progressiva, nella quale, mentre la notificazione dell'ingiunzione al debitore segna l'inizio del processo esecutivo, la trascrizione ha la funzione di completare il pignoramento, non solo consentendo la produzione dei suoi effetti sostanziali nei confronti dei terzi e di pubblicità notizia nei confronti dei creditori concorrenti, ma ponendosi anche come presupposto indispensabile perché il giudice dia seguito all'istanza di vendita del bene. Il pignoramento, dunque, per quello che attiene ai doveri del debitore, deve considerarsi perfezionato con la notifica; mentre la trascrizione riguarda solo il confitto tra il creditore pignorante e i terzi acquirenti.

Tale opzione interpretativa – espressione dell'orientamento condiviso della Sesta Sezione della Cassazione, emerso nel corso della riunione tenutasi, ai sensi dell'art. 47-quater, R.d. 30 gennaio 1941, n. 12 (Ordinamento giudiziario), per superare il contrasto verificatosi sul punto – si fonderebbe, peraltro, anche su ragioni sistematiche proprie dei delitti contro l'amministrazione della giustizia. Infatti, secondo l'orientamento prevalente nella giurisprudenza della stessa Sezione, il debitore che ha alienato il bene prima del pignoramento potrebbe essere perseguito per aver effettuato atti fraudolenti sul proprio patrimonio al fine di sottrarsi agli obblighi civili nascenti da una sentenza (art. 388, comma 1, c.p.), mentre sarebbe lecita la condotta di chi abbia venduto il bene dopo la notifica dell'ingiunzione, ma prima della trascrizione dell'atto di pignoramento. L'evidente irragionevolezza di questa conclusione induce a ritenere che, sotto il profilo penale, si sia in presenza di una "cosa sottoposta a pignoramento” ai sensi dell'art. 388 comma 5, c.p. già in séguito alla notifica dell'ingiunzione al debitore a non disporre del bene immobile e, dunque, prima della trascrizione dell'atto di pignoramento nei registri immobiliari.

Di qui la conclusione che «integra il reato di sottrazione di cose sottoposte a pignoramento l'atto di disposizione di un bene immobile compiuto dopo la notifica dell'atto di pignoramento, ma prima della trascrizione nei registri immobiliari».

Guida all'approfondimento
  • A. Alessandri, Il problema delle misure coercitive e l'art. 388 cpv. c.p., in Riv. it. dir. proc. pen., 1981, 154;
  • M. Bacci, Elusione del provvedimento del giudice concernente l'affidamento dei minori e sottrazione di incapaci: concorso apparente di norme o concorso formale di reati?, in Cass. pen., 1988, 861;
  • G. Bersani, Il delitto di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice fra dottrina ed applicazioni giurisprudenziali, in Riv. pen., 2005, 655;
  • L. Concas, La rilevanza penale della sottrazione di cose pignorate ad istanza dell'autorità amministrativa dopo la riforma degli artt. 334 e 388 c.p., in Cass. pen., 1982, 511;
  • L. Conti, Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, in Enc. dir., vol. XXV, Giuffrè, Milano, 1975, 296;
  • A. Lanzi, Osservazioni in tema di dolosa inadempienza alla condanna civile, in Riv. it. dir. proc. pen., 1974, 767;
  • G. Luccioli, A proposito di sottrazione di quote di società sottoposte a sequestro, in Cass. pen., 1985, 886;
  • G. Marini, Condotta ed offesa nel delitto di cui all'art. 388 cpv. c.p., in Riv. it. dir. proc. pen., 1959, 1218;
  • T. Padovani, Ordine di reintegrazione nel posto di lavoro e art. 388 cpv. c.p., in Diritto del lavoro, 1975, II, 41;
  • A. Pagliaro, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, Giuffrè, Milano, 2000;
  • F.C. Palazzo, Tutela dei diritti, tutela del provvedimento giurisdizionale e categorie penalistiche, in Riv. it. dir. proc. pen.,1988, 501;
  • B. Romano, Delitti contro l'amministrazione della giustizia, 6ª ed., Giuffrè, Milano, 2016;
  • M. Romano, Repressione della condotta antisindacale. Profili penali, Giuffrè, Milano, 1974.

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