Addebito della separazione per violenza1. Bussole di inquadramentoPresupposti e conseguenze dell'addebito della separazione Il presupposto della pronuncia di addebito della separazione è, ai sensi dell'art. 151, comma 2, c.c., un comportamento, cosciente e volontario, contrario ai doveri che discendono dal matrimonio. Detto presupposto è peraltro necessario ma non sufficiente, in quanto, per addivenire a pronuncia di addebito, il giudice dovrà altresì accertare se la frattura del rapporto coniugale sia stata provocata dal citato comportamento oggettivamente trasgressivo di uno – o di entrambi – i coniugi. L'onere probatorio che grava sulla richiedente la pronuncia di addebito della separazione nei confronti di controparte è quindi duplice, concernendo tanto la violazione di uno o più doveri nascenti dal matrimonio da parte di uno – o entrambi – i coniugi, quanto che sussista un rapporto di efficienza causale tra detto comportamento ed il verificarsi dell'intollerabilità dell'ulteriore convivenza. Il riferimento, in particolare, è all'art. 143 c.c., a norma del quale dal matrimonio discendono, per i coniugi, «l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione», nonché quello di «contribuire ai bisogni della famiglia» in relazione «alle proprie sostanze e alla loro capacità di lavoro professionale e casalingo». Ne derivano da un lato la irrilevanza di comportamenti contrari ai doveri derivanti dal matrimonio avvenuti in un momento successivo alla crisi, dall'altro la necessità per il richiedente di fornire rigorosa prova che la violazione sia stata causa – unica o comunque prevalente e determinante – della intollerabilità della convivenza (Cass., n. 2059/2012; Cass. n. 5061/2006; Trib. Milano 16 ottobre 2014, n. 12147; Trib. Cassino, 8 maggio 2014; Trib. Vicenza 21 febbraio 2013, n. 281). In caso di mancato assolvimento di tale duplice onere probatorio, la richiesta di addebito dovrà essere respinta. Resta fermo che le domande di addebito possono essere reciproche e ovviamente dipendere sia dalla stessa causa che da altre (ad esempio, un coniuge richiede l'addebito della separazione all'altro per infedeltà e l'altro per violenza). In favore del coniuge destinatario della pronuncia di addebito non può essere disposto un assegno di mantenimento, ma solo, in caso di bisogno, un assegno alimentare a carico dell'altro coniuge. Sebbene la separazione, a differenza del divorzio, non incida sui diritti successori, il coniuge cui è stata addebitata la separazione perde ogni diritto sull'eredità dell'altro. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Le azioni violente assumono rilievo ai fini dell'addebito della separazione? Può assumere rilievo anche la violenza del coniuge sui figli minori?
Orientamento dominante Di regola la violenza fisica determina l'addebito della separazione Costituisce principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità quello secondo cui le violenze fisiche costituiscono violazioni talmente gravi ed inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l'intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all'autore, e da esonerare il giudice del merito dal dovere di comparare con esse, ai fini dell'adozione delle relative pronunce, il comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, restando altresì irrilevante la posteriorità temporale delle violenze rispetto al manifestarsi della crisi coniugale (Cass., n. 7388/2017; conf. Trib. Torino, VII, 17 febbraio 2021, n. 783). La condotta violenta del genitore, tenuta nei confronti del figlio minorenne, integra la violazione dei doveri derivanti dal matrimonio anche nel caso si tratti di un solo episodio a causa della gravità dell'agito e tale comportamento può costituire motivo di addebito della separazione personale, quando abbia dato causa alla crisi coniugale (Trib. Torino, sez. VII, 29 luglio 2016, n. 4272). V. anche infra. La rilevanza di un singolo episodio di percosse Ciò avviene anche quando la violenza fisica si sia concretata in un unico episodio di percosse (Cass., n. 7388/2017), trattandosi di comportamento idoneo comunque a sconvolgere definitivamente l'equilibrio relazionale della coppia, poiché lesivo della pari dignità di ogni persona (Cass., n. 433/2016; per alcune applicazioni v. App. Palermo I, n. 991/2013). Come è stato puntualmente osservato nella giurisprudenza di merito, in tema di separazione personale dei coniugi, qualora i fatti accertati a carico di un coniuge costituiscano violazione di norme di condotta imperative ed inderogabili, traducendosi in aggressione ai diritti fondamentali della persona, quali l'incolumità e l'integrità fisica, oltrepassando la soglia minima di solidarietà e rispetto reciproco, si ravvisano elementi sufficienti per l'accoglimento della domanda di addebito non potendosi giustificare neppure un solo episodio che assuma caratteristiche di violenza fisica (Trib. Roma I, 27 gennaio 2015, n. 1821). A tale regola fa eccezione l'ipotesi nella quale, successivamente al singolo episodio di percosse, si sia ricostituita la comunione spirituale e materiale tra i coniugi (cfr. Cass. I, n. 11142/2916, in fattispecie nella quale il matrimonio era proseguito per lungo tempo ed i coniugi avevano acquistato un immobile cointestato). La violenza c.d. reattiva La S.C. ha chiarito, inoltre, che comportamenti reattivi del coniuge che sfociavano in azioni violente e lesive dell'incolumità fisica dell'altro coniuge, rappresentano, in un giudizio di comparazione al fine di determinare l'addebito della separazione, causa determinante dell'intollerabilità della convivenza, nonostante la conflittualità fosse risalente nel tempo ed il fatto che l'altro coniuge contribuisse ad esasperare la relazione (Cass. VI, n. 6997/2018).
Domanda
È giustificato l'allontanamento dalla casa familiare a fronte delle violenze fisiche dell'altro coniuge?
La violenza è giusta causa di allontanamento dal domicilio coniugale Se in linea di principio l'allontanamento dalla casa familiare senza il consenso dell'altro coniuge è causa di addebito poiché porta all'impossibilità di coabitazione, tale violazione non sussiste qualora risulti giustificato da giusta causa, quali le violenze fisiche, che costituiscono violazioni talmente gravi ed inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole – quand'anche concretantisi in un unico episodio di percosse –, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l'intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all'autore (Trib. Frosinone, 8 luglio 2020, n. 475). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio La domanda di addebito deve essere proposta nel ricorso (o nella memoria di costituzione) nel procedimento di separazione giudiziale. Dall'accoglimento della domanda derivano rilevanti conseguenze sul piano economico, in danno del coniuge cui è ascrivibile la “colpa” della rottura dell'armonia familiare. In particolare, il coniuge al quale è addebitata la separazione perde il diritto al contributo per il mantenimento, ossia un assegno che gli consenta di conservare lo stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio ex art. 156, primo comma, c.c. (salva la possibilità di ottenere un assegno alimentare per il soddisfacimento dei meri bisogni primari quando versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento). Inoltre, il coniuge cui la separazione è stata addebitata perde qualsiasi aspettativa successoria nei confronti dell'altro coniuge (mentre in mancanza di addebito al coniuge separato spettano gli stessi diritti successori del coniuge non separato). Aspetti preliminari Autonomia e proponibilità della domanda di addebito La domanda di addebito è autonoma rispetto a quella di separazione e va pertanto proposta espressamente. Tuttavia, per evitare la conflittualità tra i coniugi sin dalla fase preliminare che potrebbe condurre ad una conciliazione degli stessi dinanzi al Presidente, dopo la riforma realizzata dal d.l. n. 35/2005, conv., con modif., in l. n. 80/2005, è possibile introdurre la domanda di addebito in un momento successivo a quello della proposizione del ricorso, ossia in sede di memoria integrativa ex art. 709 c.p.c. (cfr. Cass. n. 1278/2014). Quindi entrambi i coniugi potranno scegliere di attendere l'esito della fase presidenziale per poi decidere se “aggravare” il contenzioso in essere con la domanda di addebito. Questo assetto è stato modificato, tuttavia, a seguito dell'esercizio della delega contenuta nell'art. 1, comma 23, della l. n. 206/2021, che con gli artt. 473-bis c.p.c. e ss. ha previsto – per i procedimenti promossi dalla data del 28 febbraio 2023 – che i giudizi di separazione e divorzio siano strutturati non più in modo bifasico, sicché tutte le domande andranno veicolate nei ricorsi introduttivi, salva solo una limitata possibilità di emendatio negli atti antecedenti alla prima udienza. Legittimazione Ciascun coniuge (e anche entrambi nello stesso giudizio, per la stessa o diverse cause) può proporre domanda di addebito della separazione. Atti di parte Contenuto del ricorso Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Profili di merito Onere della prova In linea di principio l'onere di dimostrare tanto il fatto al quale si ascrive la colpa della crisi coniugale quanto l'incidenza che lo stesso ha avuto nel compromettere un rapporto tra coniugi in precedenza armonioso spetta a chi propone la domanda di addebito. Tuttavia, nel diritto vivente appare fermo il principio per il quale, nell'ipotesi di violenza fisica, se sia dimostrato anche un unico episodio di percosse, la gravità di un tale fatto lesivo ex se della dignità della persona, giustifica l'addebito della separazione compromettendo inevitabilmente l'armonia coniugale. Richieste istruttorie Nell'ipotesi di contestazione della violenza fisica inflitta, tale circostanza dovrà essere puntualmente dimostrata dal ricorrente sia mediante la produzione di documenti (ad esempio, certificazioni di pronto soccorso), che con la richiesta di eventuali prove testimoniali, salva la possibilità per l'autorità giudiziaria, trattandosi di un procedimento camerale, di disporre mezzi di prova anche d'ufficio. 4. ConclusioniLa violenza fisica, ove dimostrata, anche se si concreti in un unico episodio di percosse o abbia carattere reattivo ad un comportamento dell'altro coniuge, è idonea ex se a giustificare una pronuncia di addebito della separazione a carico del coniuge che ha posto in essere la relativa condotta. In sostanza, quand'anche ci fossero altre cause di “potenziale” addebito della separazione a carico dell'altro coniuge (es. tradimento, allontanamento dal domicilio coniugale), nella relativa valutazione comparativa la gravità della violenza fisica è da considerarsi comunque prevalente. Episodi di questo tipo giustificano secondo la più recente giurisprudenza l'addebito della separazione anche nell'ipotesi in cui la crisi coniugale fosse precedente ad essi. |