Addebito della separazione per allontanamento dal domicilio familiare

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Presupposti e conseguenze dell'addebito della separazione

Il presupposto della pronuncia di addebito della separazione è, ai sensi dell'art. 151, comma 2, c.c., un comportamento, cosciente e volontario, contrario ai doveri che discendono dal matrimonio.

Tale presupposto è peraltro necessario ma non sufficiente, in quanto, per pervenire a pronuncia di addebito, il giudice deve altresì accertare se la frattura del rapporto coniugale sia stata provocata dal citato comportamento oggettivamente trasgressivo di uno – o di entrambi – i coniugi.

L'onere probatorio che grava sulla richiedente la pronuncia di addebito della separazione nei confronti di controparte è quindi duplice, concernendo tanto la violazione di uno o più doveri nascenti dal matrimonio da parte di uno ‒ o entrambi ‒ i coniugi, quanto che sussista un rapporto di efficienza causale tra detto comportamento ed il verificarsi dell'intollerabilità dell'ulteriore convivenza.

L'obbligo violato nella fattispecie casistica considerata è quello contemplato dall'art. 143 c.c. afferente il dovere di coabitazione con il coniuge.

In favore del coniuge destinatario della pronuncia di addebito non può essere disposto un assegno di mantenimento, ma solo, in caso di bisogno, un assegno alimentare a carico dell'altro coniuge. Sebbene la separazione, a differenza del divorzio, non incida sui diritti successori, il coniuge cui è stata addebitata la separazione perde ogni diritto sull'eredità dell'altro.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
L'allontanamento dalla casa familiare è causa di per sé sufficiente all'addebito della separazione?

Orientamento dominante

In linea di principio l'abbandono del domicilio coniugale giustifica l'addebito della separazione

Come ha ribadito, anche di recente, la S.C. il volontario abbandono del domicilio coniugale è causa di per sé sufficiente ai fini dell'addebito della separazione, in quanto determina l'impossibilità della convivenza, salvo che si provi, e l'onere incombe su chi ha posto in essere l'abbandono, che tale condotta è stata determinata dal comportamento dell'altro coniuge ovvero quando il suddetto abbandono sia intervenuto nel momento in cui l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza si sia già verificata ed in conseguenza di tale fatto, anche se la domanda di separazione non sia stata già proposta. Tale prova dovrà essere vieppiù rigorosa nell'ipotesi in cui l'allontanamento riguardi pure i figli, dovendosi specificamente e adeguatamente dimostrare, anche riguardo a essi, la situazione d'intollerabilità (Cass. I, n. 11793/2021).

Fattispecie che non integrano di per sé giusta causa di allontanamento dal domicilio coniugale

In particolare la giusta causa per l'allontanamento dal domicilio coniugale non è integrata per la sola circostanza di aver confessato al consorte di nutrire un sentimento affettivo nei confronti di un'altra persona, essendo necessaria la prova che l'allontanamento sia stato determinato dal comportamento dell'altro coniuge, anche in reazione alla confessione ricevuta (Cass. I, n. 11793/2021).

Analogamente, è addebitabile al marito la separazione quando la crisi familiare sia dovuta esclusivamente all'allontanamento dalla casa familiare dell'uomo a causa di una relazione extra-coniugale e sia emerso che sino a poco tempo prima dell'allontanamento dalla casa familiare del coniuge, i rapporti tra i coniugi procedevano in maniera assolutamente normale (Cass. I, n. 24157/2014).

Ipotesi che costituiscono giusta causa di allontanamento dal domicilio coniugale

Per converso, l'allontanamento dalla casa familiare è legittimato da giusta causa nel caso di violenze fisiche, che costituiscono violazioni talmente gravi ed inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole – quand'anche concretantisi in un unico episodio di percosse –, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l'intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all'autore, e da esonerare il giudice del merito dal dovere di comparare con esse, ai fini dell'adozione delle relative pronunce, il comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, restando altresì irrilevante la posteriorità temporale delle violenze rispetto al manifestarsi della crisi coniugale (Cass. VI, n. 21086/2017; per alcune recenti applicazioni, Trib. Frosinone, 8 luglio 2020, n. 475; App. Aquila, 18 marzo 2020, n. 448).

L'antigiuridicità dell'allontanamento dalla residenza familiare va esclusa, ogni volta che l'autore dell'abbandono intenda, allontanandosi dalle mura domestiche, preservare la propria incolumità non solo fisica ma anche psichica (Trib. Bari I, 7 febbraio 2019, n. 587).

È legittimo l'allontanamento dal domicilio familiare se la crisi coniugale si protraeva da anni, e quindi tale condotta rappresenta solo la manifestazione da parte del convenuto della sua incapacità a proseguire in una coabitazione non più corrispondente ad un comune sentimento (Trib. Milano IX, 18 giugno 2018, n. 6822).

Domanda
L'allontanamento dalla casa familiare preclude di ottenere l'affidamento condiviso della prole con collocamento presso di sé?

Al coniuge che si è allontanato dalla casa coniugale possono essere affidati i figli

L'allontanamento dalla casa familiare non preclude l'affidamento condiviso della prole con collocamento presso di sé, in quanto rispetto alle decisioni sull'affidamento assume rilievo solo il preminente interesse dei minori (ex ceteris, Trib. Milano IX, 9 luglio 2015, n. 37959).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

La domanda di addebito deve essere proposta nel ricorso (o nella memoria di costituzione) nel procedimento di separazione giudiziale.

All'accoglimento della domanda seguono rilevanti conseguenze sul piano economico, in danno del coniuge cui è ascrivibile la “colpa” della rottura dell'armonia familiare.

In particolare, il coniuge al quale è addebitata la separazione perde il diritto al contributo per il mantenimento, ossia un assegno che gli consenta di conservare lo stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio ex art. 156, comma 1, c.c. (salva la possibilità di ottenere un assegno alimentare per il soddisfacimento dei meri bisogni primari quando versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento).

Inoltre, il coniuge cui la separazione è stata addebitata perde qualsiasi aspettativa successoria nei confronti dell'altro coniuge (mentre in mancanza di addebito al coniuge separato spettano gli stessi diritti successori del coniuge non separato).

Aspetti preliminari

Autonomia e proponibilità della domanda di addebito

La domanda di addebito è autonoma rispetto a quella di separazione e va pertanto proposta espressamente.

Tuttavia, per evitare la conflittualità tra i coniugi sin dalla fase preliminare che potrebbe condurre ad una conciliazione degli stessi dinanzi al Presidente, dopo la riforma realizzata dal d.l. n. 35/2005, conv., con modif., in l. n. 80/2005, è possibile introdurre la domanda di addebito in un momento successivo a quello della proposizione del ricorso, ossia in sede di memoria integrativa ex art. 709 c.p.c. (cfr. Cass., n. 1278/2014). Quindi entrambi i coniugi potranno scegliere di attendere l'esito della fase presidenziale per poi decidere se “aggravare” il contenzioso in essere con la domanda di addebito.

Questo assetto è stato modificato, tuttavia, a seguito dell'esercizio della delega contenuta nell'art. 1, comma 23, della l. n. 206/2021, che con gli artt. 473-bis c.p.c. e ss. ha  previsto – per i procedimenti promossi dalla data del 28 febbraio 2023 – che i giudizi di separazione e divorzio siano strutturati non più in modo bifasico, sicché tutte le domande andranno veicolate nei ricorsi introduttivi, salva solo una limitata possibilità di emendatio negli atti antecedenti alla prima udienza.

Legittimazione

Ciascun coniuge (e anche entrambi nello stesso giudizio, per la stessa o diverse cause) può proporre domanda di addebito della separazione.

Atti di parte

Contenuto del ricorso

Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Profili di merito

Onere della prova

Come ha chiarito la S.C., sotto il profilo probatorio, la parte che intende richiedere l'addebito ha il solo onere di provare l'allontanamento definitivo dell'altra dal cosiddetto “tetto coniugale”, ovvero il luogo in cui si concentra abitualmente la vita del nucleo familiare.

È l'altro coniuge che, per evitare l'addebito, a dover dimostrare che ha lasciato l'abitazione coniugale in una situazione nella quale la convivenza matrimoniale era già divenuta intollerabile.

In sostanza, al coniuge che si è allontanato spetta provare la giusta causa dell'allontanamento, non per effetto dell'inversione dell'onere probatorio in ordine al nesso di causalità, ma all'esclusivo fine di escludere che tale condotta possa essere qualificata come causa d'addebito (Cass. VI, n. 25072/2017).

In definitiva, quanto al complessivo riparto degli oneri probatori tra le parti, l'allontanamento di uno dei coniugi dalla casa familiare costituisce, in difetto di giusta causa, violazione dell'obbligo di convivenza e la parte che, conseguentemente, richieda la pronuncia di addebito della separazione ha l'onere di provare il rapporto di causalità tra la violazione e l'intollerabilità della convivenza, gravando, invece, sulla controparte la prova della giusta causa (Cass. VI, n. 25966/2016).

In giurisprudenza, ad esempio, se non si ritiene integrante una giusta causa per l'allontanamento dal domicilio coniugale l'intrattenere una relazione sentimentale con un'altra persona, al contrario detto allontanamento è giustificato se fondato sul timore – supportato da elementi concreti – di violenze fisiche o psicologiche da parte del coniuge convivente.

Richieste istruttorie

Se contestato, l'allontanamento del coniuge dal domicilio familiare potrà essere dimostrato mediante prova testimoniale o documenti attestanti che, di fatto, il convenuto ormai vive in un'altra abitazione.

A seconda della natura di essa, la giusta causa che ha determinato l'allontanamento dalla casa familiare potrà essere provata dal convenuto mediante la produzione di certificazioni mediche (attestanti segni di violenza fisica o anche psichica) ovvero prove testimoniali o ancora prove atipiche attestanti determinati comportamenti dell'altro coniugi (es. messaggini telefonici).

4. Conclusioni

In linea di principio l'allontanamento di un coniuge dal domicilio familiare integra una violazione dei doveri matrimoniali sanciti dall'art. 143 c.c. e, quindi, potrebbe essere causa di addebito della separazione.

Peraltro, il coniuge che propone la domanda di addebito dovrà dimostrare non solo il fatto dell'allontanamento ma anche l'incidenza causale dello stesso rispetto alla conseguente intollerabilità della convivenza.

L'addebito è escluso quindi tutte le volte che l'allontanamento dal domicilio familiare sia la mera conseguenza di una crisi ormai irreversibile tra i coniugi oppure derivi da specifiche condotte intollerabili dell'altro coniuge (esempio, violenze fisiche o psicologiche).

Resta ferma l'autonomia della domanda di addebito, in questo come in altri casi, sia da quella principale di separazione sia dall'esito di un eventuale giudizio di risarcimento del danno endofamiliare ex art. 2059 c.c. per effetto delle condotte lesive della dignità personale di uno dei coniugi.

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