Attribuzione di un immobile al beneficiario dell'assegno in sede di divisione del patrimonio coniugale1. Bussole di inquadramentoIncidenza della divisione del patrimonio coniugale sulla determinazione dell'assegno di divorzio Presupposto dell'assegno divorzile, svolga esso una funzione assistenziale e/o perequativa, è la sussistenza di una disparità economica tra i coniugi (Cass. S.U., n. 18287/2018). Questa situazione potrebbe modificarsi, anche dopo la decisione, per effetto dell'attribuzione al coniuge beneficiario del contributo di beni in sede di divisione della precedente comunione coniugale. A riguardo, va considerato che la scelta del regime patrimoniale della comunione legale dei beni, riduce l'autonomia riconosciuta al singolo coniuge nella libera destinazione dei redditi di lavoro e dei frutti ricavati dai beni individuali, che trova un limite nel dovere di contribuzione tra i coniugi di cui agli artt. 143, comma 3, e 148 c.c. Nel momento dello scioglimento della comunione, trattandosi di una comunione “senza quote”, l'attivo ed il passivo devono essere ripartiti in parti uguali (art. 194 c.c.) indipendentemente dalla misura della partecipazione e dall'entità degli apporti di ciascuno dei coniugi alla formazione del patrimonio comune, senza possibilità di prova di un diverso apporto economico da parte di ciascuno di essi (v. Cass., n. 11467/2003).
La comunione legale tra coniugi si scioglie nelle ipotesi indicate dall'art. 191 c.c., tra le quali sono annoverate l'ordinanza ex art. 708 c.p.c., la sentenza di separazione personale e quella di divorzio. Tuttavia, lo scioglimento della comunione legale non comporta anche la divisione dei beni, ma solo la sopravvenuta mancanza di operatività del regime di comunione legale, con riferimento, pertanto, agli acquisti che i coniugi effettueranno in futuro. I beni, che costituivano oggetto di comunione legale, continuano ad essere comuni, con l'assoggettamento al regime della comunione ordinaria exartt. 1100 ss. c.c. Al fine di ottenere la concreta divisione dei beni i coniugi dovranno avvalersi, intervenuto lo scioglimento della comunione, della facoltà di richiedere la stessa ai sensi degli artt. 194 ss. c.c. Di qui può accadere che soltanto dopo il divorzio si pervenga alla concreta divisione del patrimonio familiare tra gli ex coniugi, divisione che potrebbe ridelineare le rispettive posizioni economico-patrimoniali con incidenza anche sulla questione della spettanza e della misura dell'assegno.2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
È possibile la revisione dell'assegno nel caso di attribuzione di un immobile in proprietà esclusiva al beneficiario a seguito della divisione del patrimonio coniugale?
Orientamento consolidato della Corte di cassazione Se altera in concreto l'equilibrio economico delle parti La Corte di cassazione ha più volte espresso il principio per il quale, nella valutazione delle condizioni reddituali e patrimoniali degli ex coniugi, ai fini dell'attribuzione e quantificazione dell'assegno divorzile (ex art. 5, comma 6, l. n. 898/1970.), il giudice è tenuto a valutare «se e in che misura l'esigenza di riequilibrio (delle condizioni degli ex coniugi, cui è funzionale l'istituto dell'assegno divorzile) non sia già coperta dal regime patrimoniale prescelto, giacché, se i coniugi abbiano optato per la comunione, ciò potrà aver determinato un incremento del patrimonio del coniuge richiedente, tale da escludere o ridurre la detta esigenza», a seguito dello scioglimento della comunione (Cass., n. 21228/2019). Questa affermazione è coerente con il più recente orientamento di legittimità, che ha valorizzato nell'assegno divorzile, oltre alla primaria e imprescindibile funzione assistenziale, anche una funzione perequativo-compensativa, a tutela del coniuge più debole che abbia visto sacrificate le proprie aspettative professionali, quando abbia dato, per una scelta concordata con l'altro coniuge, un dimostrato e decisivo contributo alla formazione del patrimonio comune e dell'altro coniuge (Cass. S.U., n. 18287/2018; Cass. n. 21234/2019). L'assegnazione in proprietà esclusiva di un immobile, conseguita dall'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile in sede di scioglimento della comunione legale dei beni, è un accadimento potenzialmente idoneo a modificare i termini della situazione di fatto e quindi ad alterare l'equilibrio economico esistente tra gli ex coniugi come accertato al momento della pronuncia di divorzio, e pertanto a giustificare l'introduzione del giudizio di revisione dell'assegno. Come ha invero sottolineato da ultimo la S.C. la comproprietà (o contitolarità di quote) di più beni esprime sul piano economico una potenzialità reddituale inferiore a quella espressa dalla proprietà esclusiva di un solo immobile, specie in contesti caratterizzati da litigiosità tra le parti, anche in termini di facoltà dispositive e di godimento, liberando l'ex coniuge dall'onere di pagamento della quota del canone abitativo. L'idoneità dell'attribuzione esclusiva del bene, in sede divisoria, a favore dell'ex coniuge ad incidere sull'assetto patrimoniale definito in sede di divorzio deve essere verificata in concreto dal giudice di merito (Cass. I, n. 11787/2021). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio La circostanza che l'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile abbia ricevuto un immobile in proprietà esclusiva a seguito della divisione del patrimonio successiva allo scioglimento della comunione legale può essere fatta valere dall'ex coniuge obbligato al versamento del predetto assegno quale fatto sopravvenuto idoneo a integrare un mutamento delle circostanze tale da comportare la revoca o almeno una riduzione del contributo. La domanda di revisione o revoca dell'assegno divorzile per fatti sopravvenuti deve essere veicolata con il ricorso contemplato dall'art. 9 l. n. 898/1970. Aspetti preliminari Negoziazione assistita Ai sensi dell'art. 6, comma 1, del d.l. n. 132/2014, conv. in l. n. 162/2014, la convenzione di negoziazione assistita da almeno un avvocato per parte può essere conclusa tra coniugi anche al fine di raggiungere una soluzione consensuale in ordine alla modifica delle condizioni di separazione o di divorzio. Poiché la questione che riguarda la revoca dell'assegno divorzile nei soli confronti dell'ex coniuge non chiama in causa anche gli eventuali obblighi di mantenimento dello stesso ex coniuge che la chiede nei confronti dei figli, minorenni, maggiorenni non autosufficienti economicamente o portatori di handicap grave, il procedimento che può essere seguito è quello “semplificato”. Pertanto, l'accordo raggiunto a seguito di convenzione di negoziazione assistita è trasmesso al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente il quale, quando non ravvisa irregolarità, comunica agli avvocati il nullaosta per gli adempimenti ai sensi del comma 3. L'accordo terrà luogo, nel caso, del provvedimento di revoca dell'assegno divorzile. Competenza La competenza a decidere su tutte le istanze di modifica e revoca dei provvedimenti in materia di separazione o divorzio, quando non è pendente la causa, spetta per materia al tribunale in composizione collegiale mentre, quanto alla competenza per territorio, operano i criteri generali degli artt. 18 e 20 c.p.c. (Cass. I, n. 22394/2008). Pertanto, il procedimento può essere incardinato sia ex art. 18 c.p.c. di fronte al tribunale del luogo di residenza del coniuge convenuto sia, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., dinanzi al tribunale che ha pronunciato la sentenza di separazione o divorzio o ha omologato la stessa, da intendersi quale luogo in cui l'obbligazione è sorta (Cass. I, n. 8016/2013). Legittimazione La legittimazione attiva a proporre il ricorso appartiene all'ex coniuge obbligato al pagamento dell'assegno. Profili di merito Onere della prova L'onere di dimostrare che l'attribuzione di un cespite in proprietà esclusiva a seguito della divisione dei beni ricadenti nella comunione legale è una circostanza suscettibile di incidere sulle condizioni economiche dell'ex coniuge beneficiario dell'assegno deve essere assolto dal ricorrente, in omaggio al principio generale espresso dall'art. 2697 c.c. L'attribuzione della proprietà esclusiva del bene a seguito della divisione del patrimonio comune è circostanza che può essere oggetto di agevole prova documentale da parte del richiedente. Più complessa potrebbe rivelarsi, invece, la dimostrazione della concreta incidenza della nuova attribuzione patrimoniale sul diritto del coniuge beneficiario all'assegno divorzile, e ciò in particolare ove tale contributo sia stato riconosciuto non in chiave assistenziale, bensì in funzione compensativo-perequativa, ossia in virtù del concreto apporto del beneficiario, nel corso del rapporto matrimoniale, alla formazione del patrimonio comune. Contenuto del ricorso Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Nel ricorso, prima della formulazione delle conclusioni, nelle quali l'istante chiede la revoca o la riduzione dell'assegno divorzile in quanto l'ex coniuge, a seguito dello scioglimento della comunione legale e della concreta divisione del patrimonio, ha ricevuto un immobile in proprietà esclusiva, dovrà documentare questa circostanza e la misura della sua eventuale incidenza sul diritto dell'ex coniuge. 4. ConclusioniQuando l'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile si veda attribuito a seguito della divisione dei beni ricadenti nella precedente comunione legale un bene immobile, specie se di rilevante valore, in proprietà esclusiva, tale circostanza può costituire fatto sopravvenuto idoneo a giustificare una revoca o una riduzione del predetto assegno. Peraltro, all'ex coniuge che propone il ricorso ex art. 9 l. n. 898/1970 non basta dimostrare tale circostanza quale fatto costitutivo della propria richiesta di riduzione/revoca del contributo, dovendo anche provare, tenendo conto della funzione concretamente attribuibile all'assegno nella fattispecie concreta, che l'attribuzione in proprietà esclusiva dell'immobile al beneficiario dell'assegno abbia fatto venir meno o ridotto quantitativamente il diritto del resistente alla percezione dello stesso. |