Revisione dell'assegno per l'acquisto di un immobile da parte del beneficiario

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Modifica del patrimonio e revisione dell'assegno di divorzio

Presupposto dell'assegno divorzile, svolga esso una funzione assistenziale e/o perequativa, è la sussistenza di una disparità economica tra i coniugi (Cass. S.U., n. 18287/2018).

Questa situazione potrebbe modificarsi, anche dopo la decisione, per effetto dell'acquisto, da parte del coniuge beneficiario del contributo, di un immobile, ad esempio a seguito di una donazione o per successione ereditaria.

Un evento siffatto, in quanto idoneo a ridelineare (potenzialmente anche in senso opposto) le rispettive condizioni economico-patrimoniali dei coniugi, è suscettibile senz'altro di incidere sulla persistente spettanza del diritto all'assegno (o, almeno, sulla relativa quantificazione).

Funzione dell'assegno divorzile

L'assegno divorzile, ai sensi dell'art. 5 l. n. 898/1970 è una misura di solidarietà post-coniugale.

Dal punto di vista classificatorio è un effetto non della dissoluzione del vincolo matrimoniale. Dal punto di vista strutturale tale assegno può essere definito come la conseguenza patrimoniale più significativa della pronunzia di divorzio.

Per effetto di interventi operati dalla giurisprudenza della Suprema Corte in periodi successivi all'entrata in vigore della legge sul divorzio e successive modifiche, si è assistito nell'arco dell'ultimo trentennio ad una variazione – pur in assenza di interventi normativi innovativi – dell'interpretazione della chiave di lettura dell'art. 5 l. n. 898/1970. Deve infatti ricordarsi che dopo un primo e fondamentale intervento affidato alle Sezioni Unite del 1990 (Cass. S.U., n. 11490/1990) – destinato a sanare il contrasto giurisprudenziale apertosi dopo la novella del 1974 – la giurisprudenza si è assestata su un quadro interpretativo che per 27 anni ha caratterizzato il contesto di riferimento, poi innovativamente mutato dalla Cassazione (Cass. I, 11504/2017) e da ultimo ricomposto – in un quadro interpretativo del tutto nuovo rispetto a quello formatosi nell'ultimo trentennio ‒ dalle Sezioni Unite nel 2018 (Cass. S.U., n. 18287/2018), stabilendo che l'assegno periodico di divorzio ha una natura composita non solo assistenziale ma a carattere prevalentemente perequativo/compensativo. Ne deriva che l'attribuzione dell'assegno divorzile non si basa più solo sulla disparità economica dei coniugi (criterio del tenore di vita) e sulle condizioni soggettive del solo richiedente (criterio dell'autosufficienza economica) ma assume un carattere prevalentemente perequativo/ compensativo. Il principio di uguaglianza e di pari dignità dei coniugi e di autoresponsabilità degli stessi – principi costituzionalmente sanciti e sui quali il vincolo matrimoniale si fonda – impone una nuova lettura esegetica dell'art. 5 l. n. 898/1970 diretta alla valutazione in concreto dell'adeguatezza dei mezzi e dell'incapacità di procurarseli.

L'assegno assolve alla funzione etica e giuridica di riequilibrare la posizione economico patrimoniale dell'ex coniuge ‒ che non disponga di mezzi adeguati o non possa procurarseli per ragioni oggettive ‒ attraverso una attribuzione a carattere patrimoniale che lo compensi dello squilibrio reddituale e patrimoniale determinatosi in ragione delle scelte di vita matrimoniale operate concordemente dai coniugi durante la vita matrimoniale ovvero del sacrificio delle aspettative professionali effettuate nell'interesse della famiglia.

Invero, il riconoscimento dell'assegno di divorzio in favore dell'ex coniuge, cui deve attribuirsi una funzione assistenziale ed in pari misura compensativa e perequativa, ai sensi dell'art. 5, comma 6, l. n. 898/1970, richiede l'accertamento dell'inadeguatezza dei mezzi dell'ex coniuge istante, e dell'impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, applicandosi i criteri equiordinati di cui alla prima parte della norma, i quali costituiscono il parametro cui occorre attenersi per decidere sia sulla attribuzione sia sulla quantificazione dell'assegno. Il giudizio dovrà essere espresso, in particolare, alla luce di una valutazione comparativa delle condizioni economico-patrimoniali delle parti, in considerazione del contributo fornito dal richiedente alla conduzione della vita familiare ed alla formazione del patrimonio comune, nonché di quello personale di ciascuno degli ex coniugi, in relazione alla durata del matrimonio ed all'età dell'avente diritto. La funzione equilibratrice del reddito degli ex coniugi, anch'essa assegnata dal legislatore all'assegno divorzile, non è finalizzata alla ricostituzione del tenore di vita endoconiugale, ma al riconoscimento del ruolo e del contributo fornito dall'ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia e di quello personale degli ex coniugi (Cass. VI, n. 11472/2021).

Il divario tra le posizioni economiche complessive delle parti al momento del divorzio non deve necessariamente essere provato dal coniuge richiedente l'assegno, attesa la vis espansiva riconosciuta ai poteri ufficiosi del giudice.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
L'acquisto della proprietà di un immobile da parte dell'ex coniuge beneficiario può costituire condizione per revocare o ridurre l'assegno?

Orientamento prevalente

Sì, ove determini una modifica delle condizioni economiche delle parti

In una recente decisione la S.C. ha sottolineato, così annullando l'impugnata decisione di merito, che l'assegnazione in proprietà esclusiva di un immobile, conseguita dall'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile in sede di scioglimento della comunione legale dei beni, o la sua rinuncia gratuita a diritti ereditari, sono accadimenti potenzialmente idonei, con riferimento alla fattispecie concreta, a modificare i termini della situazione di fatto e quindi ad alterare l'equilibrio economico esistente tra gli ex coniugi come accertato al momento della pronuncia di divorzio, e pertanto a giustificare l'introduzione del giudizio di revisione dell'assegno (Cass. I, n. 11787/2021). La S.C. ha in particolare evidenziato, con riguardo alla fattispecie sottoposta al proprio esame, che la comproprietà di più beni (che sussiste prima dello scioglimento della comunione coniugale) esprime sul piano economico una potenzialità reddituale inferiore a quella espressa dalla proprietà esclusiva di un solo immobile, specie in contesti caratterizzati da litigiosità tra le parti, anche in termini di facoltà dispositive e di godimento, liberando l'ex coniuge dall'onere di pagamento della quota del canone abitativo. Ha così affermato la Corte di cassazione che l'effettiva idoneità dell'attribuzione esclusiva del bene, in sede divisoria, a favore dell'ex coniuge ad incidere sull'assetto patrimoniale definito in sede di divorzio deve essere verificata dal giudice che ne deve dare conto in motivazione, con riferimento alla fattispecie concreta e non sulla base di postulati giuridici astratti.

Il sopravvenuto acquisto – a qualunque titolo – della proprietà di un immobile da parte del coniuge beneficiario dell'assegno di mantenimento può essere fatto valere nel procedimento di cui all'art. 9 l. n. 898/1970. Invero, il provvedimento di revisione dell'assegno divorzile postula non soltanto l'accertamento di una sopravvenuta modifica delle condizioni economiche degli ex coniugi, ma anche l'idoneità di tale modifica a mutare il pregresso assetto patrimoniale realizzato con il precedente provvedimento attributivo dell'assegno, secondo una valutazione comparativa delle condizioni economiche di entrambe le parti. In particolare, in sede di revisione, il giudice non può procedere a una nuova e autonoma valutazione dei presupposti o dell'entità dell'assegno, sulla base di una diversa ponderazione delle condizioni economiche delle parti già compiuta in sede di sentenza divorzile ma, nel pieno rispetto delle valutazioni espresse al momento dell'attribuzione dell'emolumento, deve limitarsi a verificare se e in che misura le circostanze sopravvenute e provate dalle parti, abbiano alterato l'equilibrio così raggiunto e ad adeguare l'importo o lo stesso obbligo della contribuzione alla nuova situazione patrimonial-reddituale accertata (Cass. I, n. 787/2017).

Domanda
Quali sono le valutazioni demandate all'autorità giudiziaria a fronte di un ricorso volto alla revisione dell'assegno divorzile?

Il giudice deve verificare se le circostanze sopravvenute abbiano alterato l'equilibrio precedente

In sede di revisione il giudice non può procedere ad una nuova valutazione dei presupposti o dell'entità dell'assegno, sulla base di una diversa ponderazione delle condizioni economiche delle parti già compiuta in sede di sentenza divorzile, bensì, nel rispetto delle valutazioni espresse al momento della attribuzione dell'emolumento, deve limitarsi a verificare se, ed in che misura, le circostanze, sopravvenute e dimostrate dalle parti, abbiano alterato l'equilibrio in tal modo raggiunto e adeguare l'importo, o lo stesso obbligo della contribuzione, alla nuova situazione patrimoniale-reddituale accertate (Cass., n. 25645/2021).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

La circostanza che l'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile abbia acquistato, per qualsivoglia ragione (ereditaria, investimento) la proprietà di un immobile può essere dedotta dall'ex coniuge obbligato al versamento del predetto assegno quale fatto sopravvenuto idoneo ad integrare un mutamento delle circostanze tale da comportare la revoca (o almeno la riduzione) del contributo dovuto, dovendosi almeno in linea di principio ritenere che tale evento abbia inciso, riducendolo, sullo squilibrio reddituale e patrimoniale tra le parti.

Aspetti preliminari

Negoziazione assistita

Ai sensi dell'art. 6, comma 1, del d.l. n. 132/2014, conv. in l. n. 162/2014, la convenzione di negoziazione assistita da almeno un avvocato per parte può essere conclusa tra coniugi anche al fine di raggiungere una soluzione consensuale in ordine alla modifica delle condizioni di separazione o di divorzio.

Poiché la questione che riguarda la revoca dell'assegno divorzile nei soli confronti dell'ex coniuge non chiama in causa anche gli eventuali obblighi di mantenimento dello stesso ex coniuge che la chiede nei confronti dei figli, minorenni, maggiorenni non autosufficienti economicamente o portatori di handicap grave, il procedimento che può essere seguito è quello “semplificato”. Pertanto, l'accordo raggiunto a seguito di convenzione di negoziazione assistita è trasmesso al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente il quale, quando non ravvisa irregolarità, comunica agli avvocati il nullaosta per gli adempimenti ai sensi del comma 3. L'accordo terrà luogo, nel caso, del provvedimento di revoca dell'assegno divorzile.

Competenza

La competenza a decidere su tutte le istanze di modifica e revoca dei provvedimenti in materia di separazione o divorzio, quando non è pendente la causa, spetta per materia al tribunale in composizione collegiale mentre, quanto alla competenza per territorio, operano i criteri generali degli artt. 18 e 20 c.p.c. (Cass. I, n. 22394/2008).

Pertanto, il procedimento può essere incardinato sia ex art. 18 c.p.c. di fronte al tribunale del luogo di residenza del coniuge convenuto sia, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., dinanzi al tribunale che ha pronunciato la sentenza di separazione o divorzio o ha omologato la stessa, da intendersi quale luogo in cui l'obbligazione è sorta (Cass. I, n. 8016/2013).

Legittimazione

La legittimazione attiva a proporre il ricorso compete all'ex coniuge obbligato al pagamento dell'assegno.

Profili di merito

Onere della prova

L'onere di dimostrare che l'ex coniuge ha acquistato la proprietà di un immobile dopo l'attribuzione dell'assegno divorzile deve essere assolta in linea di principio, in omaggio alla regola generale di cui all'art. 2697 c.c.

Tuttavia, tanto il principio della c.d. vicinanza della prova, quanto la circostanza che l'autorità giudiziaria in un procedimento camerale gode di ampi poteri istruttori può giustificare, ove il ricorrente adduca concreti elementi idonei a suffragare la propria deduzione (ad esempio, l'avvenuto decesso di un genitore proprietario di beni immobili), l'emanazione di un ordine di esibizione della documentazione attestante la situazione patrimoniale dell'ex coniuge resistente, sia diretto allo stesso che alla Pubblica Amministrazione.

A fronte della prova del fatto, l'ex coniuge beneficiario dell'assegno potrebbe dimostrare che, in realtà, tale acquisto non ha inciso significativamente sulla propria situazione reddituale-patrimoniale. Si è ad esempio affermato, a riguardo, nella giurisprudenza di legittimità, che il possesso di un immobile, ricevuto in eredità, non rende più 'forte' la posizione economica della moglie se l'immobile in questione è in pessime condizioni (Cass., n. 20408/2011).

Contenuto del ricorso

Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Nel ricorso, prima della formulazione delle conclusioni, nelle quali l'istante chiede la revoca o la riduzione dell'assegno divorzile in quanto l'ex coniuge ha acquistato, ad esempio per effetto di una successione mortis causa, la proprietà di un nuovo immobile, occorre dedurre analiticamente (e se possibile documentare) tale circostanza.

4. Conclusioni

L'acquisto della proprietà di un bene immobile, specie quando faccia venir meno la necessità per il beneficiario dell'assegno divorzile di pagare il canone di locazione, costituisce un fatto potenzialmente idoneo a giustificare, in sede di revisione delle condizioni di divorzio, l'accoglimento del ricorso dell'ex coniuge onerato della corresponsione dell'assegno volto alla revoca ovvero alla riduzione dello stesso.

L'incremento del patrimonio dell'ex coniuge derivante dall'acquisto dell'immobile infatti è evento che può presumersi idoneo a far venir meno o comunque a ridurre quella situazione di squilibrio economico tra le parti che è una delle condizioni giustificative della previsione dell'assegno.

Naturalmente, l'ex coniuge beneficiario dell'assegno potrebbe dimostrare che, in realtà, tale acquisto non ha inciso significativamente sulla propria situazione reddituale-patrimoniale e quindi non è idonea giustificare una revisione dell'assegno divorzile.

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