Ripetibilità delle somme indebitamente corrisposte a titolo di assegno divorzile

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Vicende delle decisioni in tema di assegno divorzile

L'assegno periodico di divorzio è attribuito in via provvisoria già nell'ambito dei provvedimenti assunti, vigente l'attuale rito bifasico dei giudizi di separazione e divorzio, nella prima fase del procedimento.

La decisione sullo scioglimento del vincolo coniugale potrebbe comportare peraltro il riconoscimento, all'esito della più ampia istrttoria condotta nel corso del relativo giudizio, di un assegno di importo inferiore a quello già accordato con i provvedimenti presidenziali (o, addirittura, escludere il diritto alla percezione del contributo).

Inoltre, se il Tribunale riconosce l'assegno divorzile in un determinato importo, la relativa statuzione potrebbe essere travolta a seguito dell'impugnazione dell'altro coniuge nel giudizio di appello o, anche successivamente, in sede di legittimità.

Peraltro, poiché le condizioni economiche del divorzio soggiacciono alla clausola rebus sic stantibus, potrebbero intervenire, anche dopo la definitività della sentenza attributiva dell'assegno, nuove circostanze tali da incidere, riducendolo o facendolo completamente venir meno, sul diritto del beneficiario alla percezione del contributo.

Tuttavia, a prescindere dal momento nel quale tali circostanze si verificano è solo e quando, per effetto della deduzione di esse nel procedimento di revisione ex art. 9 della l. n. 898/1970, i provvedimenti sono modificati dall'autorità giudiziaria che l'obbligato può versare di meno (o non versare nulla).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Quando può essere proposta l'azione di restituzione?

Orientamento consolidato della Corte di Cassazione

Anche se il ricorso per la revisione delle condizioni di divorzio è stato introdotto in ritardo

Nel diritto di famiglia, come noto, una volta determinato con la sentenza di divorzio, l'importo dell'assegno in favore dell'ex coniuge, l'obbligato non può versare una somma inferiore prima di aver vittoriosamente esperito il procedimento di revisione delle condizioni di divorzio ex art. 9 della l. n. 898/1970.

Peraltro, la S.C. ha recentemente chiarito – pur in una fattispecie nella quale veniva in rilievo il mantenimento di figli maggiorenni – che la circostanza che i predetti procedimenti siano stati introdotti successivamente al mutamento di dette condizioni non impedisce la proposizione dell'azione restitutoria delle somme corrisposte indebitamente in precedenza, a norma dell'art. 2033 c.c. (Cass. I, n. 3659/2020).

Ciò in quanto quest'ultima azione ha portata generale e si applica a tutte le ipotesi di inesistenza, originaria o sopravvenuta, del titolo di pagamento, qualunque ne sia la causa (tra le più recenti, Cass. lav., n. 18266/2018).

Spetta al giudice cui sia proposta la domanda restitutoria di indebito di valutarne la fondatezza, in relazione alla sopravvenienza di eventi successivi che hanno messo nel nulla la causa originaria giustificativa dell'obbligo di pagamento (condictio ob causam finitam).

Domanda
Devono essere restituite solo le somme eccedenti l'obbligo alimentare?

Orientamento della Corte di Cassazione

Sono ripetibili anche le somme versate per adempiere un obbligo alimentare

Su un piano più generale, almeno da un certo momento in poi, la S.C. ha ritenuto di distinguere il credito alimentare da quello spettante a titolo di mantenimento affermando che solo per il primo vale la regola della irripetibilità delle somme versate (Cass. I, n. 11489/2014).

Di conseguenza l'irripetibilità è destinata ad operare con riferimento alle sole somme versate per l'adempimento di un obbligo alimentare (e non anche per quelle dovute per effetto del più ampio obbligo di mantenimento): deve ritenersi quindi che le somme versate nella misura eccedente l'obbligo alimentare possano essere oggetto di ripetizione da parte del solvens.

È stato precisato, poi, che qualora l'assegno di divorzio, attribuito allo scopo di evitare l'apprezzabile deterioramento delle precedenti condizioni di vita del coniuge richiedente, pur essendo di natura eminentemente assistenziale, sia destinato – nei fatti – a soddisfare, per la sua non elevata entità, mere esigenze di carattere alimentare, esso non si differenzia dall'assegno di mantenimento corrisposto in sede di separazione, con la conseguenza che le somme corrisposte a tale titolo, nel caso in cui venga meno il diritto all'assegno o se ne riduca l'entità, non sono suscettibili di ripetizione (Cass. I, n. 13060/2002).

In sostanza, in materia familiare, la normale retroattività della statuizione giudiziale di riduzione al momento della domanda deve essere contemperata con i principi di irripetibilità, impignorabilità e non compensabilità di dette prestazioni, sicché la parte che abbia già ricevuto, per ogni singolo periodo, le prestazioni previste dalla sentenza di divorzio non può essere costretta a restituirle, né può vedersi opporre in compensazione, per qualsivoglia ragione di credito, quanto ricevuto a tale titolo, mentre ove il soggetto obbligato non abbia ancora corrisposto le somme dovute, per tutti i periodi pregressi, tali prestazioni non sono più dovute in base al provvedimento di modificazione delle condizioni di separazione (cfr. Cass. VI, n. 13609/2016). In sostanza, il principio di irripetibilità delle somme versate, in caso di revoca giudiziale dell'assegno di mantenimento, non trova applicazione in assenza del dovere di mantenimento medesimo (cfr. Cass. I, n. 21675/2012).

Domanda
Possono essere operate distinzioni a seconda dell'importo del contributo e della sua valenza alimentare?

La decisione delle Sezioni Unite

Lo scorso anno un' ordinanza interlocutoria (Cass., n. 36509/2021), aveva  rimesso al Primo Presidente, per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite, attesi i contrasti rilevati nonché l'importanza anche pratica delle questioni che ne sono oggetto, le seguenti questioni:

a) se i crediti afferenti agli assegni che traggono pretesto dalla crisi del rapporto di coniugio ripetano tutti indistintamente i caratteri della irripetibilità, impignorabilità e non compensabilità propri dei crediti alimentari;

b) se i caratteri di cui sopra possano farsi dipendere dall'entità delle somme erogate a tali titoli e se, in particolare, se ne renda obbligato il riconoscimento in presenza di importi di ammontare modesto che inducano a ravvisare la destinazione para-alimentare;

c) se nel caso in cui sia in discussione la non debenza dell'assegno sia possibile scorporare da esso ai fini di riconoscervi i caratteri di cui sopra, la quota di esso avente destinazione para-alimentare;

d) se il regime giuridico individuato in base all'accertamento da condursi in relazione al punto a) sia estensibile anche all'assegno in favore dei figli maggiorenni non autosufficienti di cui venga accertato l'indebito.

Le Sezioni Unite della Corte di cassazione, con la recentissima sentenza n. 32914 del 2022, hanno affermato che, per le ipotesi di modifica nel corso del giudizio, con la sentenza definitiva di primo grado o di appello, delle condizioni economiche riguardanti i rapporti tra i coniugi, separati o divorziati, sulla base di una diversa valutazione, per il passato (e non quindi alla luce di fatti sopravvenuti, i cui effetti operano, di regola, dal momento in cui essi si verificano e viene avanzata domanda), dei fatti già posti a base dei provvedimenti presidenziali, confermati o modificati dal giudice istruttore, vanno operate le seguenti distinzioni: a) la «condictio indebiti», ovvero la regola generale civile della piena ripetibilità delle prestazioni economiche effettuate, opera in presenza di una rivalutazione della condizione «del richiedente o avente diritto», ove si accerti l'insussistenza «ab origine» dei presupposti per l'assegno di mantenimento o divorzile; b) la «condictio indebiti» non opera, e quindi la prestazione è da ritenersi irripetibile, sia se si procede (sotto il profilo dell'an debeatur, al fine di escludere il diritto al contributo e la debenza dell'assegno) ad una rivalutazione, con effetto ex tunc, «delle sole condizioni economiche del soggetto richiesto (o obbligato alla prestazione)», sia se viene effettuata (sotto il profilo del quantum) una semplice rimodulazione al ribasso, anche sulla base dei soli bisogni del richiedente, purché sempre in ambito di somme di denaro di entità modesta, alla luce del principio di solidarietà post-familiare e del principio, di esperienza pratica, secondo cui si deve presumere che dette somme di denaro siano state ragionevolmente consumate dal soggetto richiedente, in condizioni di sua accertata debolezza economica; c) al di fuori delle ipotesi sub b), in presenza di una modifica, con effetto ex tunc, dei provvedimenti economici tra coniugi o ex coniugi opera la regola generale della ripetibilità.

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Sebbene in astratto l'azione di restituzione delle somme indebitamente corrisposte all'ex coniuge, nei termini supra delineati, sia esperibile anche in via autonoma, di regola la stessa costituisce motivo di opposizione alla minacciata esecuzione forzata in virtù del titolo venuto meno o riformato, anche in relazione agli importi pregressi.

Il giudizio ha le forme di quello ordinario di cognizione (v. art. 615, comma 1, c.p.c.), introdotto con atto di citazione e deciso, all'esito di un'istruttoria disciplinata nelle forme proprie del secondo libro del codice di procedura civile, con sentenza.

Nulla esclude che le medesime doglianze possano inoltre essere spiegate nell'ambito di un'esecuzione già iniziata con il pignoramento nelle forme dell'opposizione all'esecuzione di cui al secondo comma dell'art. 615 c.p.c. con ricorso dinanzi al giudice dell'esecuzione.

In entrambe le ipotesi il giudizio ha ad oggetto l'accertamento negativo della sussistenza dell'avversa pretesa creditoria, talvolta con richiesta, in via riconvenzionale, di riconoscimento degli importi indebitamente corrisposti.

Aspetti preliminari

Competenza

L'atto di citazione in opposizione a precetto segue, anche per i crediti in materia familiare, le regole ordinarie in tema di riparto della competenza per valore tra giudice di pace e Tribunale.

La competenza a conoscere dell'opposizione proposta dopo l'inizio dell'esecuzione spetta invece al giudice dell'esecuzione il quale, una volta assunti i provvedimenti sull'istanza di sospensione della procedura e sulla competenza, concederà alle parti termine per l'introduzione del giudizio di merito.

Legittimazione

La legittimazione attiva compete all'obbligato che assuma di aver corrisposto indebitamente all'ex coniuge importi a titolo di assegno divorzile.

Profili di merito

Onere della prova

Il creditore che agisce per la ripetizione (anche in sede di opposizione ex art. 615 c.p.c.) di somme già versate deve provare i fatti costitutivi della sua pretesa e, quindi, tanto l'avvenuto pagamento, quanto la mancanza di una causa che lo giustifichi (Cass. lav., n. 22872/2020; Cass., n. 1146/2003; tale principio è stato affermato anche con riferimento al caso in cui si assuma che solo una parte del pagamento è indebito con conseguente proposizione di domanda di ripetizione per la sola parte della prestazione eseguita pur in assenza di titolo (Cass. III, n. 7501/2012).

Tale onere probatorio può essere assolto evidenziando la non modesta entità delle somme versate (atteso che la modesta entità dei versamenti consente di presumere che le somme siano state versate per far fronte ad un obbligo meramente alimentare: Cass. I, n. 6864/2009).

Qualora invece gli importi indebiti non fossero stati versati prima dell'emanazione del titolo esecutivo che ha escluso l'obbligo di corrispondere l'assegno divorzile, se l'ex coniuge aziona nondimeno il titolo ormai caducato o riformato, sarà sufficiente dimostrare la caducazione di tale titolo (o la sua sostituzione con un titolo che determina l'obbligo in misura inferiore).

Contenuto della domanda

L'atto di citazione in opposizione a precetto o il ricorso ex art. 615, comma 2, c.p.c. al giudice dell'esecuzione devono contenere le generalità dell'attore e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta da colui il quale agisce e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Richieste istruttorie

Di solito l'istruttoria ha carattere documentale, fondandosi sulla sopravvenienza di un titolo che ha accertato la non debenza in tutto o in parte, almeno da un certo momento in poi, delle somme corrisposte a titolo di assegno divorzile.

4. Conclusioni

L'assegno divorzile, ai sensi dell'art. 5 l. n. 898/1970 è una misura di solidarietà post-coniugale.

L'assegno assolve alla funzione etica e giuridica di riequilibrare la posizione economico patrimoniale dell'ex coniuge ‒ che non disponga di mezzi adeguati o non possa procurarseli per ragioni oggettive ‒ attraverso una attribuzione a carattere patrimoniale che lo compensi dello squilibrio reddituale e patrimoniale determinatosi in ragione delle scelte di vita matrimoniale operate concordemente dai coniugi durante la vita matrimoniale ovvero del sacrificio delle aspettative professionali effettuate nell'interesse della famiglia.

Le Sezioni Unite della Corte di cassazione, con la recentissima sentenza n. 32914 del 2022, hanno affermato che, per le ipotesi di modifica nel corso del giudizio, con la sentenza definitiva di primo grado o di appello, delle condizioni economiche riguardanti i rapporti tra i coniugi, separati o divorziati, sulla base di una diversa valutazione, per il passato (e non quindi alla luce di fatti sopravvenuti, i cui effetti operano, di regola, dal momento in cui essi si verificano e viene avanzata domanda), dei fatti già posti a base dei provvedimenti presidenziali, confermati o modificati dal giudice istruttore, vanno operate le seguenti distinzioni la regola generale della «condictio indebiti», non opera, e quindi la prestazione è da ritenersi irripetibile, sia se si procede (sotto il profilo dell'an debeatur, al fine di escludere il diritto al contributo e la debenza dell'assegno) ad una rivalutazione, con effetto ex tunc, «delle sole condizioni economiche del soggetto richiesto (o obbligato alla prestazione)», sia se viene effettuata (sotto il profilo del quantum) una semplice rimodulazione al ribasso, anche sulla base dei soli bisogni del richiedente, purché sempre in ambito di somme di denaro di entità modesta, alla luce del principio di solidarietà post-familiare e del principio, di esperienza pratica, secondo cui si deve presumere che dette somme di denaro siano state ragionevolmente consumate dal soggetto richiedente, in condizioni di sua accertata debolezza economica.

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