Affidamento del minore nell'ipotesi di genitore con disturbi psichici1. Bussole di inquadramentoEccezionalità dell'affidamento esclusivo L'affidamento esclusivo della prole, disciplinato dall'art. 337-quater c.c., rappresenta la forma di affidamento residuale da disporre solo in via rigorosamente subordinata e qualora il giudice ritenga, con provvedimento motivato, che l'affidamento ad entrambi i genitori sia contrario agli interessi del minore. Tale norma si applica nell'ambito delle procedure di separazione, cessazione degli effetti civili e scioglimento del matrimonio, nullità ed annullamento del matrimonio e relative a figli di genitori non coniugati. L'affidamento condiviso dei figli minori viene considerato dalla giurisprudenza consolidata in termini di regola generale da disattendere solo in casi eccezionali in cui siano evidenti l'inidoneità e l'inadeguatezza di uno dei genitori. Vi è dunque che se il giudice deve ad esempio prendere atto degli accordi intervenuti tra i genitori, ciò può avvenire purché non siano contrari all'interesse dei figli minori. In tale prospettiva si ritiene che non possano essere omologate le intese genitoriali che prevedano l'affidamento dei figli ad un solo genitore quando non siano sorrette da un'adeguata motivazione con cui venga specificato quali siano le circostanze che rendano l'affidamento condiviso pregiudizievole e inadeguato per il minore. L'affidamento c.d. super esclusivo Anche nell'ipotesi di affidamento esclusivo, la madre e il padre devono comunque continuare a prendere le decisioni di maggiore interesse (come quelle relative alla salute, all'istruzione e all'educazione del figlio) di comune accordo. Pertanto, la giurisprudenza ha elaborato negli anni la figura del c.d. “affidamento super esclusivo” facendo leva sull'inciso “salvo che non sia diversamente stabilito”, dell'art. 337-quater c.c. inserito prima della disposizione per cui «le decisioni di maggiore interesse per i figli sono adottate da entrambi i genitori». Si ritiene che nell'ipotesi di affidamento super esclusivo sia concesso al genitore affidatario il potere di adottare, di fatto, tutte le decisioni inerenti al minore che gli è stato affidato, senza la consultazione, né tantomeno il consenso, dell'altro genitore. Sul punto si è espresso il Tribunale di Milano con una pronuncia che ha aperto la strada all'applicazione di tale modalità di affidamento, poi utilizzata, infatti, da altri Tribunali italiani (a titolo meramente esemplificativo ma non esaustivo: Trib. Roma, decr. 16 giugno 2017; Trib. Modena 2 marzo 2015; Trib. Verbania 17 luglio 2018 e Trib. Milano 20 giugno 2018). Mediante tale decisione si è osservato che la limitazione delle facoltà genitoriali in capo al genitore non affidatario non ha funzione sanzionatoria nei suoi confronti, bensì quella di scongiurare che «la macchina di rappresentanza degli interessi del minore sia inibita nel funzionamento, a causa del completo e grave disinteresse del padre per la propria famiglia». Infatti, il Giudice, con tale provvedimento, ha disposto che al genitore affidatario competessero in esclusiva anche le decisioni di maggiore importanza riguardanti il figlio minore (salute, istruzione etc.), tenendo, ovviamente, conto delle sue capacità, inclinazioni naturali nonché aspirazioni. Ciò in quanto il genitore non affidatario era assente, viveva in uno stato estero, era totalmente disinteressato sia affettivamente che economicamente al figlio minore. Affidamento del minore ai genitori sotto il controllo dei servizi sociali Vi sono tuttavia ipotesi nelle quali le problematiche nel compimento, da parte della coppia genitoriale ormai disgregata, di scelte per i figli derivano da patologie psichiatriche di uno dei genitori; la questione è quanto questa situazione sia suscettibile di incidere sull'affidamento o, piuttosto, se renda opportuno un percorso nel quale i servizi sociali seguano i minori o l'intero nucleo familiare in un percorso psicologico. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Le patologie psichiche e/o psichiatriche di un genitore possono incidere sul regime di affidamento?
Orientamenti di merito Isolati episodi sintomatici di disturbi psichici di un genitore non compromettono l'affidamento condiviso Nella prassi applicativa, si è affermato che l'allontanamento di un coniuge/genitore dalla casa familiare per motivi di instabilità psichiatrica o psicologica non può comportare in sé, la decadenza dal diritto di ottenere il preminente collocamento dei figli a prescindere dal loro preminente interesse, in quanto non può ritenersi che un genitore solo perché afflitto da turbe psichiatriche o psicologiche, possa non essere genitore adeguato, e quindi escluso dalla responsabilità genitoriale anche, e soprattutto, per i pregiudizi ed i preconcetti che accompagnano il suo stato anomalo, stato che, solo in quanto tale, lo renderebbe costantemente escluso dall'affidamento monogenitoriale della prole, a prescindere, dalle disposizioni di cui agli artt. 337-ter e 337-quater c.c. (Trib. Milano 9 luglio 2015). Nell'ipotesi di disturbi psichiatrici gravi, si suole invece prevedere che il figlio sia collocato presso l'altro genitore con affidamento esclusivo e che gli incontri tra il genitore e il figlio minorenne possano, durante un percorso programmatico di cure, essere disposti in forma protetta presso apposite strutture pubbliche idonee, potranno essere nuovamente regolamentati nella prospettiva di ripristinare incontri diretti senza l'intermediazione di terze figure professionali (cfr. Tribunale Massa, 12 aprile 2016). Più in generale, la giurisprudenza appare abbastanza uniforme nel senso che nel caso meri episodi di instabilità psicologica e di crisi depressive di un coniuge, se sono tali da non influire negativamente ed in modo rilevante sui rapporti coniugali ed, in special modo, sui rapporti parentali perché trattasi di episodi isolati, privi di rilevanza psichiatrica anche perché adeguatamente curati e frutto, con ogni probabilità, di disarmonie coniugali non gravi, né definitive, non sono tali da impedire o limitare i normali rapporti con la prole (v., tra le altre, Trib. Milano ord. 16 giugno 2015; App. Bari ord. 16 giugno 2015; App. Bari ord. 28 marzo 2014).
Domanda
Il Tribunale può imporre alla coppia genitoriale o ad uno dei genitori un percorso psicologico?
Il Tribunale può solo consigliare un percorso psicoterapeutico di sostegno della genitorialità La Corte di cassazione ha chiarito che il giudice, quando deve decidere sull'affidamento di un figlio minorenne di genitori separati ed in lite fra loro, può solo dare mandato ai Servizi sociali di monitorare il rispetto delle statuizioni adottate e le condizioni del minore. La prescrizione di un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno della genitorialità parentale da seguire in coppia esula dai poteri del giudice investito della controversia sull'affidamento dei figli minori, anche se viene disposta nell'intento di superare una condizione rilevata dal consulente di ufficio, di immaturità della coppia genitoriale che impedisce un reciproco rispetto dei rispettivi ruoli: mentre, infatti, la previsione del mandato conferito ai Servizi sociali resta collegata alla possibilità di adottare e modificare i provvedimenti concernenti la prole minore, la prescrizione ai genitori di un percorso psicoterapeutico è connotata da una finalità estranea al giudizio, quale quella di realizzare una maturazione personale dei genitori, che non può che rimanere affidata al loro diritto individuale di scelta e di autodeterminazione (Cass., n. 13506/2015). Invero, prescrizione ai genitori di un percorso psicoterapeutico individuale e di un altro, da seguire insieme, di sostegno alla genitorialità, comporta, anche se ritenuta non vincolante, un condizionamento, per cui è in contrasto con gli art. 13 e 32, comma 2, Cost., atteso che, mentre l'intervento per diminuire la conflittualità, richiesto dal giudice al servizio sociale, è collegato alla possibile modifica dei provvedimenti adottati nell'interesse del minore, quella prescrizione è connotata dalla finalità, estranea al giudizio, di realizzare la maturazione personale delle parti, rimessa esclusivamente al loro diritto di autodeterminazione (Cass. n. 17903/2023).
Domanda
Per la decisione sull’affidamento il giudice può utilizzare le relazioni del coordinatore genitoriale?
Orientamento più recente
Si, in quanto non vi è nell’ordinamento processuale un sistema di tassatività dei mezzi di prova Ai fini della statuizione sull'affidamento dei figli il giudice può legittimamente valorizzare il contenuto delle relazioni del coordinatore genitoriale, unitamente alle risultanze della consulenza tecnica d'ufficio, poiché nell'ordinamento processuale vigente manca una norma di chiusura che imponga la tassatività dei mezzi di prova ed è pertanto consentito il ricorso alle prove atipiche (Cass. I, n. 27348/2022). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio In genere, quando emergono, già nel corso della vita coniugale, disturbi psichici di uno dei coniugi, l'altro propone un ricorso di separazione giudiziale con richiesta di affidamento esclusivo (o c.d. superesclusivo) della prole per l'assunta inidoneità dell'altro genitore a svolgere il proprio ruolo. La relativa valutazione sarà quindi operata, in un primo momento, dal Presidente nell'ambito dei provvedimenti provvisori nell'interesse della prole e dei coniugi ex art. 708 c.p.c. e, quindi, nella sentenza di separazione. Naturalmente, la richiesta di affidamento esclusivo può essere formulata anche nell'ipotesi in cui la coppia parentale che si è separata non era coniugata e, pertanto, nell'ambito di un ricorso camerale promosso ai sensi degli artt. 337-bis ss. c.c. per la regolamentazione delle condizioni di affidamento della prole. Potrebbe inoltre accadere che le problematiche psichiche di un genitore che rendono impossibile una crescita serena dei minori attraverso l'assunzione condivisa da parte dei genitori delle decisoni più importanti che li riguardano emergano dopo un'iniziale decisione dell'autorità giudiziaria per il regime ordinario dell'affidamento condiviso. In questi casi di solito l'altro genitore chiede una modifica del regime dell'affidamento in quello esclusivo o super esclusivo. Se il procedimento principale di separazione è ancora pendente lo strumento processuale da utilizzare è la modifica dell'ordinanza presidenziale ex art. 709 c.p.c. ovvero, se è già stato definito, il ricorso per la modifica delle condizioni della separazione (che ricomprende, naturalmente, quelle di affidamento della prole). Una modifica del regime di affidamento può essere richiesta, inoltre, nell'ambito di un ricorso ex art. 709-ter c.p.c. laddove la stessa si fondi su una reiterata violazione da parte del genitore convenuto dei propri doveri infungibili nei confronti della prole come definiti nei relativi provvedimenti regolanti l'affidamento della stessa. Infine va rilevato che, oltre al ricorso ex art. 709-ter c.p.c., qualora i fatti siano sopravvenuti alla regolamentazione dell'affidamento della prole della coppia genitoriale non coniugata il ricorso per l'affidamento super esclusivo sarà quello volto alla modifica dei provvedimenti regolanti l'esercizio della responsabilità genitoriale, ossia quello disciplinato dall'art. 337-quinquies c.c. Aspetti preliminari Competenza La competenza a conoscere delle richieste sull'affidamento della prole minorenne correlate ad un ricorso per separazione giudiziale appartiene al Tribunale, la cui competenza per territorio è determinata, oggi, dal luogo di residenza abituale del minore (art. 473-bis.11 c.p.c.) Analoga regola di competenza opera, dopo la riforma realizzata dal d.lgs. n. 149 del 2022, ove la modifica del regime di affidamento sia richiesta dopo il passaggio in giudicato della decisione di separazione o divorzio ex art. 473-bis.29 c.p.c. Legittimazione La legittimazione a proporre il ricorso è rimessa al genitore che insta per la richiesta, sin dal primo momento o come modifica di condizioni precedentemente disposte, per l'affidamento esclusivo. Curatore speciale del minore Il novellato art. 78, comma 3, c.p.c. stabilisce che, tra l'altro, il giudice è tenuto a nominare, a pena di nullità del procedimento, un curatore speciale del minore, nel caso in cui dai fatti emersi nel procedimento venga alla luce una situazione di pregiudizio per il minore tale da precluderne l'adeguata rappresentanza processuale da parte di entrambi i genitori (n. 3) oppure quando ne faccia richiesta il minore che abbia compiuto quattordici anni (n. 4). Il comma 4 della stessa disposizione, come novellata, attribuisce inoltre al giudice – che in detta ipotesi dovrà motivare pur succintamente la propria decisione – il potere di nominare un curatore speciale del minore quando i genitori appaiono per gravi ragioni temporaneamente inadeguati a rappresentare gli interessi dello stesso. Atti di parte Contenuto del ricorso Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Nel ricorso, prima della formulazione delle conclusioni, se non è necessario specificare le ragioni poste a fondamento della richiesta di affidamento corrispondente al generale regime normativo, dovranno invece essere allegate le circostanze (che saranno poi oggetto di prova anche mediante audizione del minore ed approfondimenti peritali, ove necessari) che rendono conforme al best interest del minore la collocazione dello stesso presso il richiedente. Profili di merito Oneri di allegazione e istruttoria Di solito, l'iter inizia con un ricorso di affidamento esclusivo della prole nel quale uno dei genitori chiede tale regime di carattere eccezionale rispetto alla regola dell'affidamento condiviso assumendo, a causa dei problemi psicologici o psichiatrici dell'altro genitore, un'eccessiva difficoltà, anche solo per le decisioni più significative, di esercitare congiuntamente la responsabilità genitoriale nei confronti della prole minorenne, dovuta alla conflittualità esistente tra i genitori e al conseguente pregiudizio per la serenità della prole. Come ripetutamente affermato in sede di legittimità, l'audizione del minore infradodicenne capace di discernimento — direttamente da parte del giudice ovvero, su mandato di questi, di un consulente o del personale dei servizi sociali — costituisce adempimento previsto a pena di nullità ove si assumano provvedimenti che lo riguardino, salvo che il giudice non ritenga, con specifica e circostanziata motivazione, l'esame manifestamente superfluo o in contrasto con l'interesse del minore (cfr., tra le altre, Cass. I, n. 3913/2018). In questi casi, inoltre, la decisione viene assunta dal giudice anche a seguito di accertamenti peritali o attraverso l'ausilio dei Servizi sociali, che consentano di svolgere una prognosi adeguata sullo stato psichico del genitore e una prognosi sulla possibilità dello stesso di esercitare adeguatamente la responsabilità genitoriale in un regime di affidamento condiviso. 4. ConclusioniSin dalla riforma del diritto di famiglia realizzata dalla l. n. 54/2006, il principio di bigenitorialità, e quindi il diritto del minore a continuare ad avere un rapporto equilibrato e armonioso con entrambi i genitori nonostante l'avvenuta disgregazione della coppia parentale, comporta che il regime “ordinario” e generale di affidamento sia quello condiviso. Una diversa forma di affidamento può essere disposta, ex art. 337-quater c.c., solo in via rigorosamente subordinata e qualora il giudice ritenga, con provvedimento motivato, che l'affidamento ad entrambi i genitori sia contrario agli interessi del minore. Su tali aspetti l'autorità giudiziaria è onerata di uno specifico onere motivazionale, stante l'eccezionalità del regime dell'affidamento esclusivo. La giurisprudenza di merito, non appare orientata a derogare, eccettuati i casi più gravi nei quali possono essere disposti anche incontri protetti con il genitore nelle more della conclusione del programma terapeutico, al principio dell'affidamento condiviso nell'ipotesi di problematiche psicologiche o anche psichiatriche di uno dei genitori laddove le stesse, ovviamente, non siano pregiudizievoli per la crescita serena del minore. |