Sottrazione internazionale del minore da parte del genitore non titolare del diritto di affidamento1. Bussole di inquadramentoIl trasferimento illecito del minore Per la nozione di trasferimento illecito del minore, occorre considerare l'elaborazione correlata alla Convenzione dell'Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, cui il Regolamento CE n. 2201/2003 fa riferimento. In particolare, in conformità alla predetta Convenzione, il trasferimento transfrontaliero o il mancato rientro di un minore nella sua residenza abituale è considerato illecito, come confermato dalla definizione contenuta dell'art. 2 del Regolamento CE n. 2201/2003, quando avviene in violazione del diritto di affidamento, come definito dalla legislazione dello Stato nel quale il minore aveva la sua residenza abituale immediatamente prima del suo trasferimento o del mancato rientro, e quando, al momento del trasferimento del minore o del suo mancato rientro, tale diritto era effettivamente esercitato, individualmente o congiuntamente, o avrebbe potuto esserlo se non si fossero verificate tali circostanze In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori. La medesima definizione è mutuata dal nuovo Regolamento UE n. 1111/2019, c.d. recast, che sostituirà il precedente, per i giudizi promossi dalla data del 1° agosto 2022. Presupposti per l'ordine di rientro del minore L'art. 11 del Regolamento CE n. 2201/2003 – in armonia con il considerando n. 17 al Regolamento per il quale quando un minore, abitualmente residente in uno Stato Membro dell'Unione europea, viene illecitamente trasferito in altro Stato Membro, si applica la Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 (ratificata con l. n. 64/1994) sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, integrata con le previsioni del Regolamento – stabilisce che trovano applicazione, per la decisione sul rientro del minore, gli artt. 12 e 13 della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori. In senso analogo, a partire dal 1° agosto 2022, momento nel quale ne è stata prevista l'entrata in vigore, l'art. 22 del Regolamento UE 2019/1111 che andrà a sostituire il precedente Regolamento europeo in materia stabilisce che: «Quando una persona, istituzione o altro ente che lamenta una violazione del diritto di affidamento chiede, direttamente o con l'assistenza di un'autorità centrale, all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro di rendere una decisione in base alla convenzione dell'Aia del 1980 che disponga il ritorno di un minore di età inferiore a 16 anni illecitamente trasferito o trattenuto in uno Stato membro diverso dallo Stato membro nel quale il minore aveva la residenza abituale immediatamente prima dell'illecito trasferimento o mancato ritorno, si applicano gli articoli da 23 a 29, e il capo VI, del presente regolamento a integrazione della convenzione dell'Aia del 1980». Trova quindi (e continuerà a trovare) applicazione, in primo luogo, l'art. 12 della richiamata Convenzione dell'Aja per il quale il giudice dello Stato in cui il minore è stato illecitamente condotto ha l'obbligo di disporne l'immediato rientro nella residenza abituale, salvo si configurino le circostanze eccezionali, tassativamente previste dalla convenzione, che renderebbero il ritorno non più corrispondente all'interesse dello stesso. Nello specifico, si tratta del caso in cui la domanda di ritorno sia presentata dopo un anno dal trasferimento illecito, ove il minore si sia nel frattempo integrato nel nuovo ambiente nel quale si trova (art. 12, § 2), e delle tre ipotesi previste dal successivo art. 13 della medesima Convenzione, ossia: il genitore affidatario di fatto non esercitava il diritto di custodia al momento della sottrazione o aveva prestato il proprio consenso al trasferimento; il ritorno nella residenza abituale esporrebbe il minore al rischio di pericoli fisici o psichici o di trovarsi in una situazione intollerabile; il minore ha manifestato, nel corso del procedimento di rimpatrio, la propria opposizione al rientro nella residenza abituale. Diniego del provvedimento di rientro del minore e riesame da parte dell'autorità giudiziaria del luogo di residenza abituale Lo stesso art. 11 del Regolamento CE n. 2201/2003 prevede poi che se un'autorità giurisdizionale ha emanato un provvedimento contro il ritorno di un minore in base all'art. 13 della Convenzione dell'Aja del 1980, l'autorità giurisdizionale deve subito trasmettere direttamente ovvero tramite la sua autorità centrale una copia del provvedimento giudiziario contro il ritorno e dei pertinenti documenti, in particolare una trascrizione delle audizioni dinanzi al giudice, all'autorità giurisdizionale competente o all'autorità centrale dello Stato membro nel quale il minore aveva la residenza abituale immediatamente prima dell'illecito trasferimento o mancato ritorno, come stabilito dalla legislazione nazionale. L'autorità giurisdizionale riceve tutti i documenti indicati entro un mese dall'emanazione del provvedimento contro il ritorno. A meno che l'autorità giurisdizionale dello Stato membro nel quale il minore aveva la residenza abituale immediatamente prima dell'illecito trasferimento o mancato ritorno non sia già stato adita da una delle parti, l'autorità giurisdizionale o l'autorità centrale che riceve le informazioni di cui al paragrafo 6 deve informarne le parti e invitarle a presentare all'autorità giurisdizionale le proprie conclusioni, conformemente alla legislazione nazionale, entro tre mesi dalla data della notifica, affinché quest'ultima esamini la questione dell'affidamento del minore. Si precisa inoltre che nonostante l'emanazione di un provvedimento contro il ritorno in base all'articolo 13 della convenzione dell'Aja del 1980, una successiva decisione che prescrive il ritorno del minore emanata da un giudice competente ai sensi del presente regolamento è esecutiva conformemente alla sezione 4 del capo III, allo scopo di assicurare il ritorno del minore. In sostanza, il provvedimento di diniego di ritorno del minore illecitamente sottratto viene nuovamente esaminato dall'autorità giurisdizionale competente del luogo della residenza abituale del minore prima del trasferimento illecito. Questa disciplina è stata trasfusa, nei tratti essenziali, dettagliandola maggiormente nel superiore interesse del minore, nell'art. 29 del Regolamento UE 2019/1111. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Come si individua la residenza abituale del minore?
Orientamento della Corte di Giustizia UE In base alla presenza fisica stabile e all'integrazione nell'ambiente sociale e familiare La Corte di giustizia, richiamando i suoi precedenti, ricorda che tale nozione deve essere interpretata alla luce del superiore interesse del minore e del principio di prossimità. Oltre alla presenza fisica del minore in uno Stato membro, si deve stabilire se la presenza è temporanea o occasionale e se la residenza del minore riflette la sua integrazione in un ambiente sociale e familiare. La Corte ha chiarito, poi,, che la circostanza che la residenza abituale del minore sia potuta mutare successivamente ad una sentenza di primo grado, nel corso del procedimento d'appello, e che tale mutamento sia stato eventualmente accertato dal giudice investito di una domanda di ritorno, non può costituire un elemento di cui il genitore che trattiene un minore in violazione del diritto di affidamento possa avvalersi. Tale genitore, infatti, potrebbe prolungare la situazione di fatto generata dal suo comportamento illecito nonché opporsi all'esecuzione della decisione resa nello Stato membro d'origine in merito all'esercizio della responsabilità genitoriale. Il mutamento di residenza avrebbe per effetto quello di impedire l'esecuzione di una decisione e costituirebbe un'elusione delle regole relative al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni rese in uno Stato membro sancite al capo III del regolamento (Corte giust. UE III, 9 ottobre 2014, n. 376). In sostanza, l'art. 11, par. 1, del reg. (CE) 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, dev'essere interpretato nel senso che, in una situazione nella quale un minore è nato ed ha soggiornato ininterrottamente con sua madre per diversi mesi, conformemente alla volontà comune dei suoi genitori, in uno Stato membro diverso da quello in cui questi ultimi avevano la loro residenza abituale prima della sua nascita, l'intenzione iniziale dei genitori in merito al ritorno della madre, in compagnia del minore, in quest'ultimo Stato membro non può consentire di ritenere che detto minore abbia ivi la sua “residenza abituale”, ai sensi di detto regolamento: di conseguenza, in una situazione siffatta, il diniego della madre di far ritorno in questo stesso Stato membro in compagnia del minore non può essere considerato come un “illecito trasferimento o mancato ritorno” del minore, ai sensi di citato art. 11, par. 1 (Corte giust. UE V, 8 giugno 2017, n. 111). Orientamento della Corte di Cassazione È il luogo dove il minore ha il centro dei propri legami In tema di sottrazione internazionale di minori, ai sensi dell'art. 3 della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980, la residenza abituale del minore deve individuarsi in considerazione della condivisa fissazione della stessa da parte dei genitori fino al trasferimento, restando irrilevante il ripetuto spostamento del minore da un'abitazione all'altra all'interno della stessa area territoriale, né incidendo sulla valutazione da compiere la preminenza del ruolo di un genitore nella relazione con il minore (Cass. I, n. 13214/2021). In particolare, la S.C. ha chiarito che la nozione di “residenza abituale”: a) deve essere interpretata in funzione dell'interesse superiore del minore; b) corrisponde ad una situazione di fatto, in quanto coincide con il luogo in cui il minore, in virtù di una durevole e stabile permanenza, ha il centro dei propri legami affettivi, non solo parentali, derivanti dallo svolgersi ivi la sua quotidiana vita di relazione; c) richiede, in caso di recente trasferimento del minore, quando non sia trascorso un tempo minimo apprezzabile, una prognosi sulla concreta probabilità che la nuova dimora diventi l'effettivo, stabile e duraturo centro di affetti e di interessi del minore, sempre che il trasferimento non costituisca un mero espediente per sottrarre il minore alla vicinanza dell'altro genitore o alla disciplina della competenza territoriale; d) non può, di contro, determinarsi, anche per i bambini molto piccoli, in base all'intendimento, pur comune, dei genitori, e quindi non coincide con il luogo in cui essi hanno programmato di vivere con il figlio ma, di fatto, non vi hanno mai vissuto (cfr. Cass. I, n. 30123/2017, la quale in applicazione del principio ha confermato il decreto del tribunale per i minorenni che aveva denegato il rientro in Gran Bretagna, richiesto dal padre, di un bambino di pochi anni, sul rilievo che quest'ultimo: a) già prima del ricorso aveva trascorso molti mesi in Italia, con la madre, dove ha pure altri parenti stretti adusi ad accudirlo; b) aveva vissuto in Inghilterra poche settimane, esclusivamente per consentire un tentativo di mediazione tra i genitori, ed era rientrato poi in Italia con il consenso paterno; c) il padre, in Inghilterra, vive senza altri familiari, ed ivi deve anche attendere alle sue occupazioni lavorative). Ancor più di recente, Cass. I, n. 32194/2022, ha puntualizzato che, in materia di sottrazione internazionale di minore che, al momento della proposizione della domanda abbia pochi mesi di vita, così dipendendo interamente dalla madre con la quale ha sempre convissuto, che l'ha poi portato in uno Stato membro diverso da quello in cui il figlio è nato e nel quale è vissuto per i primi mesi di vita anche con il padre ivi residente, ai fini dell'individuazione della sua "dimora abituale" occorre verificare – tenuto conto della totale dipendenza del minore dalla madre – delle ragioni, della durata e dell'effettivo radicamento di quest'ultima nel territorio del primo Stato, in particolare verificando se tale soggiorno denoti un'apprezzabile integrazione nell'ambiente sociale della madre, della quale partecipa anche il minore, pur non potendosi trascurare l'altro genitore con il quale il minore mantenga contatti regolari. In applicazione del predetto principio, in particolare, è stata annullata la decisione impugnata che, senza tenere in considerazione gli elementi indicati, aveva ritenuto integrata la fattispecie sottrattiva per un minore che la giovane madre italiana aveva avuto da un uomo spagnolo, conosciuto durante la permanenza per ragioni di studio in Spagna ed ove, dopo la nascita del figlio, aveva convissuto per un solo mese in casa della madre di lui, per poi andare a vivere in un appartamento da sola con il bambino, fino alla decisione di far rientro in Italia con il figlio di otto mesi.
Domanda
Quando ricorrono circostanze ostative al rientro del minore?
Orientamento prevalente della Corte di Cassazione Se vi sono seri rischi di pericolo o il minore capace di discernimento è contrario La S.C. ha ripetutamente precisato che il rientro del minore può essere disposto, ai sensi dell'art. 13 della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980, purché vengano concretamente accertati dal tribunale per i minorenni l'effettivo esercizio, al momento del trasferimento, del diritto di affidamento da parte del richiedente, che prescinde da ogni rilievo in ordine al ripristino della situazione corrispondente all'affidamento legale, nonché l'insussistenza di una situazione intollerabile e di pericolo, non solo fisico ma anche psicologico, per il minore (Cass. I, n. 16043/2015). Più in particolare, una volta accertati l'allontanamento del minore dalla residenza abituale senza il consenso dell'altro genitore (al trasferimento o al mancato rientro) e la titolarità e l'esercizio effettivo del diritto di custodia da parte del denunciante la sottrazione, costituiscono ulteriori situazioni ostative all'ordine di rientro il fondato rischio per il minore di essere esposto a pericoli fisici o psichici o, comunque, di trovarsi in una situazione intollerabile, nonché la volontà contraria al rientro manifestata dal minore, non essendo consentito al tribunale per i minorenni di ignorarla o di opporvi immotivatamente una valutazione alternativa operata in astratto sulla base della relazione con il genitore con il quale egli dovrebbe vivere in esito al rientro, quando abbia raggiunto un'età e un grado di maturità tali da giustificare il rispetto della sua opinione (v., tra le altre, Cass. I, n. 9767/2019; Cass. I, n. 3319/2017; Cass. I, n. 18846/2016; Cass. I, n. 5237/2014). Accertamenti demandati al giudice di merito Il giudice, ai fini dell'accertamento della sussistenza delle condizioni oggettive richieste per la configurazione della sottrazione internazionale di minori (l'oggettivo allontanamento del minore dalla residenza abituale senza il consenso dell'altro genitore al trasferimento o al mancato rientro e la titolarità ed esercizio effettivo del diritto di custodia da parte del denunciante l'avvenuta sottrazione), come anche delle circostanze ostative al rientro, deve svolgere, ove necessario, una propria istruzione probatoria, anche mediante indagine tecnica, pur se compatibilmente con le esigenze di urgenza della decisione, tenuto anche conto delle risultanze probatorie provenienti dalle autorità amministrative o giudiziarie dello Stato estero, senza però esserne vincolato, dovendo anzi egli procedere ad una autonoma e concreta verifica della fondatezza e dell'attualità di quelle risultanze e delle relative valutazioni (Cass. I, n. 18846/2016).
Domanda
La domanda di rientro del minore può essere rigettata per opposizione dello stesso?
Sì, se capace di discernimento L'autorità giudiziaria può rifiutare il ritorno del minore qualora accerti che il medesimo vi si oppone e che esso ha raggiunto un'età ed una maturità tali da rendere opportuna una considerazione della volontà dello stesso (Cass. I, n. 403/2000).
Domanda
È illecito il trasferimento attuato dall'affidatario?
Affinché sussista trasferimento illecito deve essere effettuato dal genitore non affidatario (rectius, collocatario) La S.C. ha ribadito, anche di recente, che, in tema di sottrazione internazionale di minori, la Convenzione di L'Aja del 25 ottobre 1980 (ratificata e resa esecutiva in Italia con l. n. 64/1994) distingue nettamente, all'art. 5, il diritto di affidamento del minore dal diritto di visita dello stesso e prevede, per le due situazioni, una tutela differenziata. In particolare, all'art. 12, sancisce l'immediato ritorno del minore nello Stato di residenza abituale esclusivamente per l'ipotesi di illecito trasferimento o trattenimento, che ricorre in caso di violazione del diritto di affidamento o custodia. Qualora, invece, il trasferimento impedisca soltanto l'esercizio del diritto di visita, l'art. 21 consente all'altro genitore soltanto di sollecitare l'Autorità centrale a compiere tutti i passi necessari per rimuovere ogni ostacolo all'esercizio del predetto diritto, ciò anche quando sia reso particolarmente difficile dal trasferimento nell'altro Stato, poiché l'emissione dell'ordine di rientro imporrebbe il rimpatrio anche al genitore affidatario, incidendo illegittimamente sulla sua libertà di stabilire la propria residenza nella località che ritenga più conveniente (Cass. I, n. 23315/2021). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il procedimento che deve essere seguito, nell'ipotesi di trasferimento illecito del minore in un altro Stato dell'Unione europea, dal genitore, istituzione o altro ente titolare del diritto di affidamento è disciplinato, attualmente, dall'art. 11 del regolamento CE n. 2201/2003 nel senso che deve essere proposto ricorso per l'emanazione di un ordine di rientro dello stesso nello Stato membro in cui aveva la residenza abituale immediatamente prima dell'illecito trasferimento o del mancato rientro a fronte di un trasferimento lecito. Il giudice adito dovrà accertare tanto la sussistenza del dedotto trasferimento illecito, quanto l'insussistenza di condizioni ostative al rimpatrio secondo le previsioni della l. n. 64/1994, di ratifica della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori. A partire dal 1° agosto 2022, la procedura, ove il trasferimento si sia realizzato all'interno di un altro Stato membro dell'UE, sarà quella dettata dagli art. 22 ss. del Regolamento UE 2019/1111: la novità principale è che, nell'ipotesi in cui il giudice dello Stato di “rifugio” abbia denegato il rientro del minore, in sede di riesame l'autorità dello Stato di residenza abituale dovrà accertare funditus le circostanze de caso concreto, anche ai fini della decisione sull'affidamento. Aspetti preliminari Giurisdizione Di regola, anche nell'ipotesi di sottrazione internazionale dei minori, resta ferma la c.d. giurisdizione-competenza del giudice dello Stato membro nel quale il minore risiedeva abitualmente prima del trasferimento illecito o del mancato rientro, salva l'ipotesi in cui il minore abbia finito con l'acquistare la residenza abituale nello Stato membro in cui si è trasferito, la competenza si radica dello Stato della nuova residenza abituale e ciò anche per effetto del “disinteresse” del titolare del diritto di affidamento che entro un anno dal trasferimento o mancato rientro non abbia tempestivamente proposto il ricorso. Questa previsione è stata sostanzialmente riprodotta nell'art. 9 del Regolamento UE n. 2019/1111 che dal 1° agosto 2022 sostituirà il precedente Regolamento CE n. 2201/2003. Legittimazione La legittimazione attiva a proporre il ricorso spetta al genitore o ad altro soggetto titolare del diritto di affidamento sul minore. Profili di merito Onere della prova L'onere di dimostrare la sussistenza del trasferimento illecito spetta, secondo le regole generali enucleabili dall'art. 2697 c.c., al ricorrente. Se l'istante assolve a tale onere istruttorio, rientrerà per converso in quello della parte resistente dimostrare la sussistenza, nella fattispecie concreta, dei presupposti ostativi al rientro del minore contemplati dagli artt. 12 e 13 della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori. Contenuto del ricorso Il ricorso, se proposto in Italia, deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Richieste istruttorie Nel procedimento in esame è ritenuta fondamentale l'audizione del minore capace di discernimento. Inoltre, il giudice gode di ampi poteri istruttori officiosi, compresa la disponibilità di acquisire informazioni, in quanto il procedimento segue le forme di quello in camera di consiglio, con conseguente applicazione dell'art. 738, comma 3, c.p.c. 4. ConclusioniIl trasferimento transfrontaliero o il mancato rientro di un minore nella sua residenza abituale è considerato illecito, quando avviene in violazione del diritto di affidamento, come definito dalla legislazione dello Stato nel quale il minore aveva la sua residenza abituale immediatamente prima del suo trasferimento o del mancato rientro, e quando, al momento del trasferimento del minore o del suo mancato rientro, tale diritto era effettivamente esercitato, individualmente o congiuntamente, o avrebbe potuto esserlo se non si fossero verificate tali circostanze In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori. A fronte del trasferimento illecito del minore, la giurisdizione a provvedere sul ricorso, che segue le forme celeri del procedimento in camera di consiglio, è demandata – almeno di regola – all'autorità giudiziaria del luogo in cui il minore stesso aveva la residenza abituale prima del trasferimento. Essenziale ai fini dell'istruttoria, nella quale l'autorità giudiziaria pure gode di poteri officiosi, è l'audizione del minore, salvo la stessa sia inopportuna in ragione dell'età o del grado di maturità dello stesso. Ove ricorrano le condizioni ostative contemplate dagli artt. 12 e 13 della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori il rientro non può essere disposto. |