Provvedimenti ex art. 333 c.c. per incapacità dei genitori di instaurare un rapporto “triangolare” con il minore1. Bussole di inquadramentoIl diritto alla bigenitorialità L'art. 337-ter, comma 1, c.c. sancisce il diritto del minore a conservare, anche nell'ipotesi di disgregazione del nucleo famigliare, un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore e a ricevere da entrambi i genitori cura, educazione, istruzione e assistenza morale. In sostanza, è riconosciuto al minore il fondamentale diritto alla bigenitorialità nonostante la crisi della coppia genitoriale. Il diritto del minore alla bigenitorialità costituisce e rappresenta l'essenza stessa dell'affidamento condiviso che è stato disciplinato, sin dalla l. n. 54/2006, come scelta da valutare in via prioritaria proprio al fine specifico di garantire alla prole minorenne il diritto di continuare ad avere in concreto un rapporto costante con entrambi i genitori a prescindere dal dissolvimento del legame sussistente tra questi ultimi. L'art. 337-ter, comma 3, c.c. precisa che la responsabilità genitoriale deve essere esercitata da entrambi i genitori e che le decisioni di maggiore interesse relative alla prole concernenti l'istruzione, l'educazione, la salute e la scelta della residenza abituale del minore debbano essere assunte di comune accordo tenendo in considerazione le capacità, l'inclinazione naturale e le aspirazioni dei figli. Concetto di responsabilità genitoriale Nel codice civile non vi è una definizione di responsabilità genitoriale che invece si rinviene in diversi strumenti internazionali (cfr. art. 18 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989; Convenzione dell'Aja del 19 ottobre 1996 concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento); in particolare il Regolamento (CE) n. 2201/2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, definisce la responsabilità genitoriale come l'insieme dei diritti e doveri di cui è investista una persona fisica o giuridica in virtù di una decisione giudiziaria, della legge o di un accordo in vigore, riguardanti la persona o i beni di un minore, nozione che comprende il diritto di affidamento e di visita. Nell'ordinamento italiano, l'art. 30 Cost. e l'art. 316 c.c. individuano gli obblighi gravanti sui genitori nei confronti dei figli: il nucleo della responsabilità genitoriale è da individuare nel dovere dei genitori di assicurare ai figli un completo percorso educativo, garantendo loro il benessere, la cura, un'equilibrata crescita spirituale e materiale secondo le possibilità socio-economiche dei genitori stessi. La responsabilità genitoriale se correttamente esercitata risponde all'interesse morale e materiale del minore. Decadenza e limitazione della responsabilità genitoriale Riguardata dal lato del genitore la responsabilità genitoriale è un diritto, inteso come diritto costituzionale (art. 30 Cost.) a mantenere, educare e istruire il figlio senza che possano essere opposte illegittime ingerenze dello Stato o di terzi. Solo il superiore interesse del minore può giustificare ingerenze pubbliche nell'esercizio della responsabilità genitoriale con provvedimenti diversamente graduati di limitazione (art. 333 c.c.) o di decadenza dalla responsabilità genitoriale (art. 330 c.c.). Molto diversi sono i presupposti che il giudice competente è tenuto a valutare per applicare le relative disposizioni: nel complesso, il legislatore ha voluto attribuire al giudice una serie di strumenti variegati, di carattere atipico, per fare fronte alle situazioni di criticità e per rispondere, nel modo più puntuale e adatto alle circostanze, all'esigenza di tutelare l'interesse superiore dei minori coinvolti. La ratio degli artt. 330 e 333 c.c. è quella di supportare il minore, nel superiore interesse dello stesso, a fronte di situazioni che per quest'ultimo siano «pregiudizievoli» (art. 333 c.c., per quanto riguarda la limitazione della responsabilità) o di «grave pregiudizio» (art. 330 c.c., per quanto riguarda la decadenza). Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. I provvedimenti ablativi o limitativi della responsabilità genitoriale sono infatti una extrema ratio a cui il giudice minorile ricorre nel caso in cui gli altri interventi, anche di natura amministrativa (assistenza dei Servizi sociali territoriali, dei sanitari, oppure coinvolgimento di altre risorse parentali, etc.) non siano stati in grado di assorbire e neutralizzare la condizione di pregiudizio dei minori. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
L'autorità giudiziaria può emanare provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale nell'ipotesi di mancato dialogo nella coppia genitoriale?
Orientamenti di merito Sì, se tale situazione determina nel minore disturbi psichici In concreto una ipotesi nella quale il Tribunale, a fronte della separazione dei genitori, può ritenere opportuno che gli stessi siano supportati nei rapporti con i figli minori è quella in cui l'estrema conflittualità o, anche, l'assoluta mancanza di rapporti e di dialogo nell'ambito della coppia parentale, determinino una situazione in cui i figli non riescano a vivere, allo stesso tempo, un rapporto armonioso con entrambi i genitori. In sostanza, è il caso che si verifica quando il minore alterna periodi nei quali esalta la figura di uno dei genitori a detrimento dell'altra, finendo con il manifestare, quale riflesso, anche in altri aspetti dell'esistenza una sorta di “scissione” perenne. Ad esempio, in una fattispecie nella quale era emerso, a seguito della CTU espletata nel corso del procedimento, un quadro clinico del minore estremamente preoccupante, a rischio psicotico che esprimeva attraverso una pronunciata sintomatologia somatica e psicosomatica ‒ balbuzie, tic, malattie, traumi ‒ la scarsa integrazione di parti di sé, scisse con uno scollegamento fra pensiero ed emotività, fra istanze aggressive onnipotenti e quelle regressive unite al bisogno di consolazione e rassicurazione, era risultato che il minore, a periodi alterni, idealizzava e si identificava con uno dei genitori, svalutando l'altro (e viceversa). Questa situazione era stata determinata dalla circostanza che non solo i genitori manifestavano dinamiche fra loro altamente conflittuali, ma si proponevano al contempo come unico elemento di riferimento positivo per il figlio, favorendo la “scissione” psicologica dello stesso. A fronte di questo grave quadro ove i genitori allo stato non hanno alcun dialogo e comunicazione, ove le criticità personologiche individuali impediscono ad entrambi di esercitare in modo funzionale la responsabilità genitoriale e ove è concreto il rischio psicotico per il minore, il Tribunale ha ritenuto di adottare un provvedimento limitativo della responsabilità genitoriale per entrambi i genitori quanto alle decisioni relative alla salute, all'istruzione e all'educazione del minore consistente nell'allontanamento dello stesso da entrambi i genitori, con l'affidamento al Comune di residenza, demandando allo stesso le decisioni relative al minore, sentito il curatore speciale del minore e i genitori, iniziando al contempo un percorso psicologico volto a superare la situazione esistente (Trib. Milano IX, 13 gennaio 2020, n. 534).
Domanda
I genitori ed i minori devono partecipare al procedimento?
Sono parti necessarie dei procedimenti de potestate Nel giudizio de potestate i genitori e il minore, in qualità di parti del procedimento, hanno diritto ad averne notizia ed a parteciparvi, essendo necessario che il contraddittorio sia assicurato anche nei confronti del minore che, vantando interessi contrapposti ai genitori, deve essere rappresentato da un curatore speciale che ne curi gli interessi (Cass. I, n. 29001/2018). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio I provvedimenti convenienti di cui all'art. 333 c.c. possono essere pronunciati a seguito del ricorso all'autorità giudiziaria dell'altro genitore (che costituisce l'ipotesi più frequente nell'ipotesi di disgregazione delal coppia parentale), dei parenti ovvero del Pubblico ministero. Il giudice potrà pronunciare i predetti provvedimenti, il cui contenuto è “innominato” in quanto non precisato sul piano normativo in modo da adattarsi alla varietà delle fattispecie che emergono nella prassi, qualora la condotta posta in essere da uno o da entrambi i genitori non sia talmente grave da determinare la necessità di pronunciare un provvedimento ablativo della resonsabilità genitoriale. Aspetti preliminari Competenza La competenza per materia è demandata ai sensi dell'art. 38 disp. att. c.c. al Tribunale per i minorenni, salvo che sia in corso tra le stesse parti, giudizio di separazione divorzio o giudizio ai sensi dell'art. 316 c.c.: in tale ipotesi per tutta la durata del processo la competenza, anche per i provvedimenti contemplati dalle disposizioni richiamate nel primo periodo, spetta al giudice ordinario. Su tale profilo, inciderà significativamente la modifica della norma, immediatamente precettiva, operata dalla l. n. 206/2021, che sarà applicabile per i procedimenti incardinati dalla data del 22 giugno 2022. Più in particolare, i primi due commi dell'art. 38 disp. att. c.c. sono stati modificati nella prospettiva di assicurare un maggiore coordinamento tra i procedimenti, pendenti dinanzi al Tribunale ordinario ovvero a quello dei minorenni. Per quel che rileva maggiormente nella fattispecie casistica in esame, l'art. 38 disp. att. c.c., nella formulazione novellata, pur demandando la competenza in via generale al tribunale per i minorenni riserva – ampliando la portata dell'eccezione e delineandone al contempo le implicazioni ‒ alla competenza del tribunale ordinario i procedimenti di limitazione o decadenza dalla responsabilità genitoriale, anche se promossi dal pubblico ministero, se davanti a detto tribunale sono pendenti giudizi tra le stesse pari di separazione, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, nonché in tema di modifica dei provvedimenti resi in sede di separazione e divoizio, e giudizi in materia di filiazione. Prima di pronunciare la propria incompetenza in favore del tribunale ordinario, il tribunale per i minorenni può adottare gli opportuni provvedimenti temporanei e urgenti nell'interesse del minore, provvedimenti che restano efficaci sino al momento in cui sono confermati, modificati o revocati con provvedimento emesso dal tribunale ordinario. Quanto alla competenza per territorio, nei procedimenti in esame viene in rilievo il criterio di collegamento della residenza abituale del minore, adeguato al principio di c.d. vicinanza o prossimità. Legittimazione La legittimazione attiva a proporre il ricorso appartiene al genitore, ai parenti ovvero al Pubblico Ministero, che instano per la richiesta di provvedimenti convenienti da parte del Tribunale ai sensi dell'art. 333 c.c. Contenuto del ricorso Il ricorso – ove presentato dall'altro genitore o da un parente – deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Nel ricorso, prima della formulazione delle conclusioni, dovranno invece essere allegate le circostanze (che dovranno, se non documentate, essere poi oggetto di prova anche mediante audizione del minore ed approfondimenti peritali, ove necessari) che rendono opportuna l'adozione da parte del Tribunale di provvedimenti convenienti rispetto all'esercizio della responsabilità genitoriale. Oneri di allegazione e istruttoria Di solito, dunque, l'iter che conduce il Tribunale, dopo gli opportuni accertamenti, ad assumere misure riconducibili al novero di quelle di cui all'art. 333 c.c. inizia con un ricorso dell'altro genitore o di un parente (sovente in correlazione alla crisi del rapporto della coppia parentale) mediante il quale vengono evidenziate alcune condotte del genitore collocatario che potrebbero pregiudicare seriamente il minore. Come più volte affermato in sede di legittimità, l'audizione del minore infradodicenne capace di discernimento — direttamente da parte del giudice ovvero, su mandato di questi, di un consulente o del personale dei servizi sociali — costituisce adempimento previsto a pena di nullità ove si assumano provvedimenti che lo riguardino, salvo che il giudice non ritenga, con specifica e circostanziata motivazione, l'esame manifestamente superfluo o in contrasto con l'interesse del minore (cfr., tra le altre, Cass. I, n. 3913/2018). Regime dei provvedimenti Il decreto con il quale il Tribunale assume nei confronti di uno o di entrambi i genitori provvedimenti convenienti ex art. 333 c.c. è reclamabile, in virtù della regola generale espressa dall'art. 739 c.p.c., dinanzi alla Corte d'appello. Secondo un orientamento che si è ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità, in materia di provvedimenti de potestate exartt. 330,333 e 336 c.c., il decreto pronunciato dalla Corte d'Appello sul reclamo avverso il provvedimento del Tribunale per i minorenni è impugnabile con il ricorso per cassazione, avendo, al pari del decreto reclamato, carattere decisorio e definitivo, in quanto incidente su diritti di natura personalissima e di primario rango costituzionale, ed essendo modificabile e revocabile soltanto per la sopravvenienza di nuove circostanze di fatto e quindi idoneo ad acquistare efficacia di giudicato, sia pure rebus sic stantibus, anche quando non sia stato emesso a conclusione del procedimento per essere stato, anzi, espressamente pronunciato “in via non definitiva”, trattandosi di provvedimento che riveste comunque carattere decisorio, quando non sia stato adottato a titolo provvisorio ed urgente, idoneo ad incidere in modo tendenzialmente stabile sull'esercizio della responsabilità genitoriale (v., da ultimo, Cass. I, n. 82/2022). 4. ConclusioniI genitori hanno il diritto, tutelato dall'art. 30 Cost., di mantenere, educare e istruire ifigli, senza illegittime ingerenze dello Stato o di terzi. Tale diritto trova una limitazione nel superiore interesse dei minori, che può giustificare ingerenze pubbliche nell'esercizio della responsabilità genitoriale con provvedimenti diversamente graduati di limitazione (art. 333 c.c.) o di decadenza dalla responsabilità genitoriale (art. 330 c.c.). In particolare, il giudice potrà pronunciare provvedimenti convenienti contemplati dall'art. 333 c.c. ‒ il cui contenuto è “innominato” in quanto non precisato sul piano normativo in modo da adattarsi alla varietà delle fattispecie che possono verificarsi ‒ qualora la condotta posta in essere da uno o da entrambi i genitori non sia talmente grave da determinare la necessità di pronunciare un provvedimento ablativo della resonsabilità genitoriale. Una situazione ritenuta nell'elaborazione giurisprudenziale idonea all'assunzione di provvedimenti di questo tipo è quella, considerata nella fattispecie casistitca in esame, di genitori che non riescano a rapportarsi con il figlio in un'armoniosa collaborazione finalizzata a realizzare il diritto alla bigenitorialità, portando il figlio a identificarsi, in una permanente “scissione psicologica”, di volta in volta con l'uno o con l'altro genitore. |