Criteri di determinazione dell'assegno di mantenimento in favore dei figli

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

L'assegno di mantenimento nei confronti della prole

In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori, secondo quanto deriva direttamente dall'art. 30 Cost. ed è previsto dall'art. 147 c.c.

L'obbligo di mantenimento dei figli comprende quello di fornire loro quanto necessario per la vita di relazione nel contesto sociale in cui sono inseriti, in relazione alla disponibilità dei genitori.

Tale obbligo non ha quindi natura solo alimentare, rientrandovi tutte le spese necessarie per lo sviluppo intellettuale, culturale e psico-fisico dei figli.

Ai sensi dell'art. 337-ter comma 4 c.c., ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità, tenuto conto di diversi parametri tra cui: le esigenze del figlio (in considerazione dell'età o di particolari condizioni dello stesso), il tenore di vita goduto dal figlio durante la convivenza con entrambi i genitori, i tempi di permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche dei genitori, la valenza economica dei compiti domestici di cura assunti da ciascun genitore. La ratio è quella di garantire che al minore, sotto il profilo economico, un regime di vita sostanzialmente analogo a quello goduto durante la convivenza con entrambi i genitori.

Modifiche dell'importo dell'assegno

Nell'ipotesi di crisi della coppia parentale, l'assegno di mantenimento disposto nell'interesse dei figli può essere modificato, riducendolo o elevandolo, quando si verifichino delle modificazioni nella situazione patrimoniale dei genitori che impongano di riequilibrare la proporzionalità degli oneri di mantenimento che devono gravare su ciascun genitore. La modifica può pertanto intervenire quando si vengano a determinare mutamenti nelle esigenze di vita dei figli o nelle condizioni economiche e patrimoniali del genitore obbligato.

È onere di chi chiede la modifica dell'assegno di mantenimento dare la prova delle intervenute modificazioni e quindi allegare gli elementi di raffronto necessari per apprezzare la sussistenza effettiva di circostanze innovative.

Peraltro, la S.C. ha di recente sottolineato che, in tema di assegno di mantenimento del figlio, l'aumento delle esigenze economiche di quest'ultimo è notoriamente legato alla sua crescita e non ha bisogno di specifica dimostrazione, sicché le sue esigenze di cura, educazione, istruzione e assistenza, crescenti con l'età - che devono essere soddisfatte dai genitori ai sensi dell'art. 337-ter, comma 1 c.c. - non possono ritenersi coperte ed assorbite integralmente con l'assunzione del pagamento delle c.d. "spese straordinarie", dovendosi provvedere ad un proporzionale adeguamento dell'assegno di mantenimento (Cass. I, n. 13664/2022).

Peraltro, nel giudizi di separazione e divorzio, a fronte della richiesta di revisione dell'assegno di mantenimento dei figli (minorenni o maggiorenni e non autosufficienti economicamente), giustificata dall'insorgenza di maggiori oneri legati alla crescita di questi ultimi, il giudice di merito, che ritenga necessarie tali maggiori spese, non è tenuto, in via preliminare, ad accertare l'esistenza di sopravvenienze nel reddito del genitore obbligato, ma a verificare se tali maggiori spese comportino la necessità di rivedere l'assegno, ben potendo l'incremento di spesa determinare un maggiore contributo anche a condizioni economiche dei genitori immutate (o mutate senza alterare le proporzioni delle misure di ciascuno dei due), ovvero non incidere sulla misura del contributo di uno o di entrambi gli onerati, ove titolari di risorse non comprimibili ulteriormente (Cass. I, n. 22075/2022).

Mantenimento dei figli maggiorenni

È peraltro incontroverso che l'obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento del figli, secondo le regole degli artt. 147 e 148 c.c., non cessa ipso facto, con il raggiungimento della maggiore età da parte di questi ultimi, ma perdura, immutato, finché il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell'obbligo stesso non dia la prova che il figlio ha raggiunto l'indipendenza economica, ovvero che il mancato svolgimento di un'attività economica dipende da un allettamento di inerzia ovvero di rifiuto ingiustificato dello stesso (Cass. VI, n. 21752/2020).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Quale è la portata dell'obbligo di mantenimento dei figli dopo la separazione?

Orientamento prevalente

I figli hanno diritto a conservare il tenore di vita goduto prima della separazione o del divorzio tra i genitori

La prole, a seguito della disgregazione del nucleo familiare ha comunque diritto a un mantenimento tale da garantirle un tenore di vita corrispondente alle risorse economiche della famiglia ed analogo, per quanto possibile a quello goduto in precedenza, continuando a trovare applicazione l'art. 147 c.c. che, imponendo il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli, obbliga i genitori a far fronte ad una molteplicità di esigenze, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese all'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario e sociale, all'assistenza morale e materiale, alla opportuna predisposizione, fin quando l'età dei figli stessi lo richieda, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione” (v. Cass. VI-1, ord. n. 21273/2013).

Orientamento costante

La rilevanza dei redditi dei genitori

Peraltro, al fine di realizzare tale principio di proporzionalità, il giudice, nel determinare l'importo dell'assegno per il minore, deve considerare le «attuali esigenze del figlio», le quali non potranno peraltro non risentire del livello economico-sociale in cui si colloca la figura del genitore (Cass., n. 4811/2018; Cass., n. 21273/2013; e già Cass., n. 23630/2009; Cass., n. 23411/2009; Cass. n. 10119/2006; Cass., n. 7644/1995).

Sotto altro profilo, fini della determinazione dell'assegno di mantenimento in favore dei figli minorenni o maggiorenni ma non economicamente autosufficienti, occorre accertare il tenore di vita della famiglia durante la convivenza matrimoniale a prescindere dalla provenienza delle consistenze reddituali o patrimoniali godute, assumendo rilievo anche i redditi occultati al fisco, all'accertamento dei quali l'ordinamento prevede strumenti processuali ufficiosi, quali le indagini della polizia tributaria (Cass. I, n. 22616/2022).

Domanda
Lo stato di disoccupazione, se incolpevole, può esonerare il genitore dal mantenimento dei figli?

Il genitore è obbligato a mantenere la prole anche se è privo di occupazione

L'obbligazione di mantenimento gravante sui genitori sorge per il solo fatto di averli generati.

La S.C. ha così precisato (Cass. n. 41040/2012), che neppure lo stato di disoccupazione incolpevole esonera dall'obbligo di mantenimento.

Domanda
Nella determinazione dell'assegno di mantenimento si devono considerare gli oneri derivanti per il genitore dalla nascita di altri figli?

Sì, in quanto non si può prescindere dal reddito dei genitori

Nella determinazione dell'assegno di mantenimento per i figli, in sede di divorzio, si deve tener conto della sopravvenienza di figli di secondo letto (cfr. Trib. Salerno I, n. 670/2020, che facendo applicazione del suesposto principio, ha riconosciuto, in merito al mantenimento della figlia di primo letto, che il genitore era gravato dall'impegno nei confronti di altro figlio di secondo letto; tuttavia, ha evidenziato che la figlia di primo letto, pur essendo maggiorenne e diplomata, ancora non lavorava, per cui il tribunale ha ritenuto equo confermare quanto stabilito nella sentenza di separazione, quindi confermare l'obbligo a carico del padre di corrispondere alla madre la somma rivalutabile a titolo di mantenimento della figlia di primo letto).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Di regola, le questioni afferenti la sussistenza dell'obbligo di uno dei coniugi separati di versare all'altro un assegno per il mantenimento dei figli collocate presso lo stesso viene in rilievo nel procedimento di separazione giudiziale.

La relativa domanda sarà quindi proposta, a seconda della posizione processuale assunta in giudizio dal coniuge richiedente, in sede di ricorso per la separazione giudiziale ovvero di memoria di costituzione nel procedimento.

Per tal via una prima decisione sulla questione sarà assunta nell'ambito dei provvedimenti presidenziali nell'interesse della prole e dei coniugi ex art. 708 c.p.c., decisione che potrà essere poi confemata, o no, al termine dell'istruttoria a cognizione piena nel giudizio di merito.

L'ordinanza presidenziale, inoltre, è reclamabile con ricorso alla Corte d'appello, che si pronuncia all'esito di un procedimento in camera di consiglio (art. 708, comma 3, c.p.c.).

Va considerato che, in caso di sopravvenienze, l'art. 709 c.p.c. consente di richiedere al giudice istruttore del procedimento di separazione la modifica e/o la revoca delle statuizioni assunte dal Presidente nell'ambito dei provvedimenti nell'interesse della prole e dei coniugi.

Aspetti preliminari

Giurisdizione

In tema di riparto di giurisdizione tra giudice italiano e il giudice straniero, nelle controversie che hanno ad oggetto la determinazione del contributo al mantenimento del figlio minore residente in uno Stato non appartenente all'UE, spetta al giudice italiano la cognizione sulla domanda formulata nei confronti di un genitore avente la cittadinanza italiana e residente in Italia, poiché, in assenza di una specifica convenzione internazionale, non trova applicazione l'art. 42 della l. n. 218 del 1995, che attiene ai rapporti personali tra genitore e figlio, bensì l'art. 37 della legge citata, relativo alla categoria delle "obbligazioni alimentari" nella famiglia, cui deve essere ricondotto anche l'obbligo di mantenimento dei figli; la giurisidizione del giudice italiano sussiste, pertanto, non solo nei casi previsti dagli artt. 3 e 9 della stessa legge, ma anche in quelli in cui uno dei genitori o il figlio sia cittadino italiano o risieda in Italia (Cass., S.U., n. 30903/2022).

Competenza

La competenza a conoscere della domanda di riconoscimento dell'assegno di mantenimento in favore dei figli correlata ad un ricorso per separazione giudiziale (ovvero alla comparsa di costituzione nel relativo procedimento) appartiene al Tribunale, la cui competenza per territorio è disciplinata dall'art. 706 c.p.c.

Tale norma, con l'esclusione del criterio della residenza comune dei coniugi, trova applicazione anche nell'ipotesi in cui dette richieste accedano al ricorso per divorzio giudiziale.

Se invece la coppia genitoriale non era coniugata la competenza appartiene al Tribunale del luogo di residenza abituale del minore.

Questo assetto dovrebbe essere modificato, seguendo quest'ultima regola anche per i ricorsi che riguardano i figli dei genitori coniugati, a seguito dell'esercizio del criterio di delega, contenuto nell'art. 1, comma 23, della l. n. 206/2021, secondo cui il Governo dovrà prevedere che nei procedimenti che riguardano i minori il criterio principale di collegamento della competenza territoriale dovrà essere costituito, in omaggio al c.d. principio di vicinanza o prossimità, dal luogo dove si trova la residenza abituale del minore.

Profili di merito

Onere della prova

Non operano, stante l'obbligo vertente in capo ad entrambi i genitori di mantenere i figli in conformità con le proprie possibilità economiche, i principi canonici in tema di onere della prova, dovendo il giudice svolgere un'istruttoria per quantificare, in base a tutti gli elementi messi a disposizione dalle parti ed eventualmente acquisiti d'ufficio, il mantenimento dovuto ai figli, in considerazione del tenore di vita dei quali godevano quando la coppia genitoriale non era ancora separata.

Fermo restando che l'obbligo di mantenimento dei figli non ha natura solo alimentare ma deve essere tale da soddisfare le più ampie esigenze nelle quali lo stesso si concreta ex art. 147 c.c., specie nell'ipotesi di contrasto tra i genitori, l'autorità giudiziaria deve esaminarne le potenzialità economiche complessive dei coniugi, comprensive di qualsiasi utilità suscettibile di valutazione economica, senza che occorra un accertamento dei redditi nel loro esatto ammontare. Ai fini della concreta determinazione del quantum dell'assegno di mantenimento, il giudice deve tenere conto anche di elementi fattuali diversi dal reddito dell'onerato, suscettibili di incidere sulla condizione economica delle parti, come l'obbligo di mantenimento di figli nati da una nuova relazione ovvero un eventuale incremento o decremento dei redditi da lavoro.

Contenuto del ricorso o della comparsa di costituzione e risposta nel procedimento di separazione giudiziale

Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Gli stessi elementi devono essere contenuti, ove la domanda di riconoscimento dell'assegno di mantenimento sia proposta dal coniuge convenuto, nella comparsa di costituzione e risposta.

Richieste istruttorie

Una ricostruzione complessiva della situazione reddituale dei coniugi può essere effettuata, oggi, ai sensi del combinato disposto degli artt. 492-bis c.p.c. e 155-sexies disp. att. c.p.c.

Nella disciplina generale dettata dall'art. 492-bis c.p.c. si prevede che, già prima dell'effettuazione del pignoramento e purché dopo la notifica del titolo e dell'atto di precetto, il creditore possa formulare, mediante il proprio difensore e previo versamento di un contributo unificato specifico nella misura di euro 43,00, istanza di ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare al Presidente del tribunale del luogo di residenza del debitore.

Tali previsioni trovano applicazione, evidentemente, anche nell'ipotesi in cui il titolo esecutivo sia costituito, ad esempio, da un'ordinanza ex art. 708 c.p.c., da un provvedimento di modifica delle condizioni di separazione o divorzio, dalla sentenza di separazione o divorzio, ossia quando si voglia iniziare un'esecuzione nei confronti del coniuge inadempiente rispetto alle statuizioni economiche contenute in siffatti provvedimenti.

Peraltro, la peculiarità dell'art. 155-sexies disp. att. c.p.c. si correla, come rilevato, alla circostanza che, oltre che ai fini dell'esecuzione, la ricerca con modalità telematiche dei beni può essere effettuata con finalità istruttorie, ossia per ricostruire «l'attivo ed il passivo nell'ambito di procedimenti di famiglia».

Occorre quindi interrogarsi su quale sia il giudice competente per l'emanazione del provvedimento di autorizzazione a tale ricerca.

Essenzialmente tre sono le soluzioni possibili sul piano ermeneutico.

In primo luogo, se si vuole seguire, entro i limiti del possibile, un'interpretazione compatibile con la lettera dell'art. 492-bis c.p.c. dovrà ritenersi che la competenza sia demandata allo stesso Presidente del tribunale che, di norma, delegherà tale competenza al Presidente della sezione famiglia (ove vi sia, all'interno dell'ufficio giudiziario, una sezione con tale specifica competenza).

Potrebbe ritenersi, in modo più funzionale, che l'istanza vada indirizzata, ove esistente, al Presidente della sezione famiglia.

In entrambi i casi, peraltro, la finalità peculiare della misura comporta che la competenza per territorio non possa essere individuata in quella del luogo di residenza del soggetto nei confronti del quale si richiede di effettuare la ricerca, bensì – per evidente “attrazione” – in quella dell'ufficio giudiziario dinanzi al quale si sta svolgendo la procedura di cognizione cui l'emanazione del provvedimento è funzionale.

Nelle fasi di appello o reclamo, tale ufficio potrebbe essere anche la Corte d'appello.

Potrebbe peraltro seguirsi anche una terza opzione sul piano interpretativo – che ha avuto riscontro nella giurisprudenza di merito con riguardo al medesimo art. 155-sexies disp. att. c.p.c. laddove dispone che l'art. 492-bis c.p.c. può trovare applicazione anche per la ricostruzione dell'attivo e del passivo nelle procedure concorsuali (Trib. Caltagirone, 13 novembre 2014) – per la quale la relativa competenza appartiene al giudice del conflitto familiare, ad esempio al giudice istruttore del procedimento di separazione o divorzio contenzioso in primo grado.

A fronte dell'autorizzazione, l'ufficiale giudiziario potrà consultare, per conto del coniuge che ha ottenuto la stessa, i dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni ed in particolare l'anagrafe tributaria, l'archivio dei rapporti finanziari il, le banche dati degli enti previdenziali per reperire beni e crediti.

L'art. 155-bis disp. att. c.p.c. precisa che per archivio dei rapporti finanziari di cui all'art. 492-bis, comma 1, del codice si intende la sezione di cui all'art. 7, comma 6, d.P.R. n. 605/1973, in base al quale «le banche, la società Poste italiane Spa, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio, nonché ogni altro operatore finanziario, fatto salvo quanto disposto dal secondo comma dell'articolo 6 per i soggetti non residenti, sono tenuti a rilevare e a tenere in evidenza i dati identificativi, compreso il codice fiscale, di ogni soggetto che intrattenga con loro qualsiasi rapporto o effettui, per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi, qualsiasi operazione di natura finanziaria ad esclusione di quelle effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo unitario inferiore a 1.500 euro; l'esistenza dei rapporti e l'esistenza di qualsiasi operazione di cui al precedente periodo, compiuta al di fuori di un rapporto continuativo, nonché la natura degli stessi sono comunicate all'anagrafe tributaria, ed archiviate in apposita sezione, con l'indicazione dei dati anagrafici dei titolari e dei soggetti che intrattengono con gli operatori finanziari qualsiasi rapporto o effettuano operazioni al di fuori di un rapporto continuativo per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi, compreso il codice fiscale».

La ricerca, pertanto, potrà avere ad oggetto – sebbene veicolata dalle banche dati delle pubbliche amministrazioni ed in primis da quella dell'Agenzia delle entrate – anche quelli che sono i rapporti di conto corrente e finanziari in genere intrattenuti dalla controparte presso istituti di credito (e soggetti privati assimilati).

Dopo alcuni contrasti emersi sulla questione nella giurisprudenza amministrativa, di recente l'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha chiarito che è possibile, nell'ambito dei procedimenti di separazione e divorzio, esercitare l'accesso documentale difensivo – ed in particolare l'accesso difensivo ai documenti contenenti i dati reddituali, patrimoniali e finanziari, presenti nell'anagrafe tributaria – indipendentemente dalla previsione e dall'esercizio dei poteri processuali di esibizione istruttoria di documenti amministrativi e di richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione nel processo civile (disciplinati ai sensi degli artt. 210,211 e 213 c.p.c. e, nello specifico, dagli artt. 155-sexies disp. att. c.p.c. e 492-bis c.p.c.).

4. Conclusioni

In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori, secondo quanto deriva direttamente dall'art. 30 Cost. ed è previsto dall'art. 147 c.c. L'obbligo di mantenimento dei figli non ha carattere meramente alimentare e implica quello di fornire loro quanto necessario per la vita di relazione nel contesto sociale in cui sono inseriti, in relazione alla disponibilità dei genitori.

Il giudice deve determinare la misura del mantenimento posto a carico del genitore non collocatario tenendo conto non solo dei redditi delle parti ma anche di altre circostanze non indicate specificatamente, né determinabili a priori, ma da individuarsi in tutti quegli elementi fattuali di ordine economico, o comunque apprezzabili in termini economici, diversi dal reddito e idonei a incidere sulle condizioni economiche delle parti, la cui valutazione, peraltro, non richiede necessariamente l'accertamento dei redditi nel loro esatto ammontare, essendo sufficiente un'attendibile ricostruzione degli stessi.

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