Compensazione delle somme dovute a titolo di mantenimento della prole con crediti vantati verso l'altro genitore

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

La compensazione

La compensazione è un modo di estinzione dell'obbligazione di natura satisfattiva; attraverso il suo esercizio il compensante, per un verso, si libera con effetti solutori del proprio debito e, per altro verso, si cautela contro il rischio dell'insolvibilità del proprio creditore-debitore, cui oppone l'eccezione.

L'estinzione, parziale o totale, delle obbligazioni per compensazione cd. legale, ha lo scopo di evitare due distinti adempimenti ed opera retroattivamente, purché si tratti di crediti omogenei, liquidi ed esigibili e questo anche nell'ipotesi in cui le reciproche ragioni di credito, pur avendo il loro comune presupposto nel medesimo rapporto, siano fondate su titoli aventi diversa natura, l'una contrattuale e l'altra extracontrattuale (Cass. III, n. 10750/2016).

La compensazione estingue ope legis i debiti contrapposti, e ciò per effetto del fatto oggettivo della loro coesistenza, sicché la dichiarazione giudiziale della parte, che oppone la compensazione legale, equivale ad una manifestazione di volontà diretta a giovarsi di un effetto già verificatosi, e la pronuncia del giudice non fa che accertare l'avvenuta estinzione, per compensazione legale, dei contrapposti debiti e crediti, con effetto ex tunc, cioè al momento della loro coesistenza, fermo restando che la compensazione legale ha luogo quando coesistono crediti reciproci che siano liquidi ed esigibili e, per effetto della dichiarazione della parte interessata, la compensazione legale viene ad operare in un momento anteriore a quello in cui la dichiarazione medesima e emessa, ma tale operativita ex tunc, o retroattività, non fa risalire l'effetto estintivo al momento in cui coesistono i fatti giuridici da cui sorgono i crediti-debiti contrapposti, bensì al momento in cui coesistono crediti liquidi ed esigibili, dato che la compensazione legale ha per presupposto la liquidità ed esigibilità dei crediti, a differenza della compensazione giudiziale, per la quale e sufficiente che il debito opposto sia di facile e pronta liquidazione (v. già Cass. III, n. 2697/1962).

È peraltro necessaria la dichiarazione di volersi valere della compensazione, che può essere effettuata anche in sede stragiudiziale, ipotesi nella quale, ove ciò risulti ex actis, il giudice potrà accertare la compensazione senza formale eccezione sulla base della ricorrenza dei rispettivi presupposti al tempo della dichiarazione stragiudiziale.

L'obbligo di mantenimento della prole

In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori, secondo quanto deriva direttamente dall'art. 30 Cost. ed è previsto dall'art. 147 c.c.

L'obbligo di mantenimento dei figli comprende quello di fornire loro quanto necessario per la vita di relazione nel contesto sociale in cui sono inseriti, in relazione alla disponibilità dei genitori.

Si tratta, pertanto, di un obbligo che quindi non ha natura solo alimentare, rientrandovi tutte le spese necessarie per lo sviluppo intellettuale, culturale e psico-fisico dei figli.

Più in particolare, ai sensi dell'art. 337-ter, comma 4, c.c., ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità”, tenuto conto di diversi parametri tra cui: le esigenze del figlio (in considerazione dell'età o di particolari condizioni dello stesso), il tenore di vita goduto dal figlio durante la convivenza con entrambi i genitori, i tempi di permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche dei genitori, la valenza economica dei compiti domestici di cura assunti da ciascun genitore. La ratio è quella di garantire che al minore, sotto il profilo economico, un regime di vita sostanzialmente analogo a quello goduto durante la convivenza con entrambi i genitori.

Mantenimento dei figli maggiorenni

È peraltro incontroverso che l'obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento del figli, secondo le regole degli artt. 147 e 148 c.c., non cessa ipso facto, con il raggiungimento della maggiore età da parte di questi ultimi, ma perdura, immutato, finché il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell'obbligo stesso non dia la prova che il figlio ha raggiunto l'indipendenza economica, ovvero che il mancato svolgimento di un'attività economica dipende da un allettamento di inerzia ovvero di rifiuto ingiustificato dello stesso (Cass. VI, n. 21752/2020).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Il genitore obbligato può compensare le somme dovute all'altro per il mantenimento dei figli con altri crediti?

Orientamento pacifico della Corte di cassazione

L'importo dell'assegno di mantenimento in favore dei figli non è compensabile

La prole, a seguito della disgregazione del nucleo familiare ha comunque diritto ad un mantenimento tale da garantire un tenore di vita corrispondente alle risorse economiche della famiglia ed analogo per quanto possibile a quello goduto in precedenza, continuando a trovare applicazione l'art. 147 c.c. che, imponendo il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli, obbliga i genitori a far fronte ad una molteplicità di esigenze, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese all'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario e sociale, all'assistenza morale e materiale, alla opportuna predisposizione, fin quando l'età dei figli stessi lo richieda, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione” (v. Cass. VI-1, ord. n. 21273/2013).

Si ritiene comunemente che l'assegno di mantenimento a beneficio dei figli abbia carattere alimentare, con conseguente inoperatività della compensazione del suo importo con altri crediti (Cass. VI, n. 11689/2018). La natura del credito relativo al mantenimento dei figli è tale anche se gli stessi sono maggiorenni, se ancora economicamente non indipendenti (cfr. Cass., n. 13609/2016; Cass., n. 25166/2017).

Secondo la S.C., invero, la natura alimentare del credito in esame – da cui consegue ex se l'impossibilità per il debitore di eccepire al creditore un contro-credito vantato nei suoi confronti – presuppone uno stato di bisogno strutturale proprio in quanto riferito a soggetti privi di autonomia economica e come tali titolari di un diritto di sostentamento conformato dall'ordinamento (art. 147 c.c.) con riguardo alla complessiva formazione della persona; la ragione creditoria è pertanto indisponibile e impignorabile se non per crediti parimenti alimentari e, di conseguenza, non compensabile (Cass., n. 11689/2018; Cass., n. 23569/2016).

Rimessione alle Sezioni Unite

Sull'estensibilità dei principi anche al contributo indebitamente versato ai figli maggiorenni

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria n. 36509/2021, ha rimesso al Primo Presidente, per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite, ai sensi dell'art. 374, comma 2, c.p.c., tenuto conto di un quadro giurisprudenziale composito, di alcune, interconnesse questioni in tema di assegno di mantenimento in favore del coniuge separato, così declinate: a) se i crediti afferenti agli assegni che traggono pretesto dalla crisi del rapporto di coniugio ripetano tutti indistintamente i caratteri della irripetibilità, impignorabilità e non compensabilità propri dei crediti alimentari; b) se tali caratteri possano farsi dipendere dall'entità delle somme erogate e se, in particolare, ne sia obbligatorio il riconoscimento in presenza di importi di ammontare modesto che inducano a ravvisare la destinazione paraalimentare; c) se, nel caso in cui sia in discussione la non debenza dell'assegno, sia possibile scorporare da esso, al fine di riconoscervi i caratteri di cui sopra, la quota avente destinazione para-alimentare; d) se il regime giuridico individuato in base all'accertamento da condursi in relazione al punto a) sia estensibile anche all'assegno in favore dei figli maggiorenni non autosufficienti di cui venga accertato l'indebito.

Domanda
Lo stato di disoccupazione, se incolpevole, può esonerare il genitore dal mantenimento dei figli?

Il genitore è obbligato a mantenere la prole anche se si trovi in stato di disoccupazione incolpevole

L'obbligazione di mantenimento gravante sui genitori sorge per il solo fatto di averli generati.

La S.C. ha così precisato (Cass. n. 41040/2012), che neppure lo stato di disoccupazione incolpevole esonera dall'obbligo di mantenimento.

Domanda
È compensabile la somma dovuta per il mantenimento della prole con le rate corrisposte per il pagamento del mutuo?

No, perché il credito della prole al mantenimento ha carattere alimentare

Il carattere sostanzialmente alimentare dell'assegno di mantenimento a beneficio dei figli, in regime di separazione, comporta la non operatività della compensazione del suo importo con altri crediti (cfr. Cass. VI, n. 23569/2016, la quale, confermando l'ordinanza di merito, ha ritenuto l'inadempimento del coniuge onerato, che aveva operato una illegittima compensazione tra quanto dovuto a titolo di assegno in favore dei figli e il proprio credito per rate di mutuo).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Quando viene in rilievo una compensazione tra crediti la situazione processuale è quella di un soggetto che ha ricevuto da un altro una richiesta di corrispondere una somma di denaro e deduce un contro-credito nei confronti del richiedente in compensazione. Se questo contro-credito è inferiore o pari a quello fatto valere la compensazione è oggetto di eccezione, mentre se è superiore di una domanda riconvenzionale (Cass., n. 538/1997; Cass., n. 9525/1992). Non è richiesto l'uso di formule sacramentali, ma è invece sufficiente che una volontà in tal senso risulti inequivocabilmente dalla condotta difensiva della parte (Cass., n. 10335/2014; Cass., n. 7257/2006; Cass., n. 391/2006). In ogni caso, avendo riguardo alla disciplina processuale dettata dall'art. 35 c.p.c., l'eccezione di compensazione presuppone il riconoscimento sia pure parziale e condizionato, del debito proprio della parte che eccepisce, debito del quale si afferma la estinzione — totale o parziale — per effetto della contemporanea esistenza della ragione creditoria che si allega nei confronti dell'avversario (cfr. già Cass. III, n. 1978/1966).

L'eccezione di compensazione a fronte del credito fondato sull'obbligo di mantenimento nei confronti dei figli è proposta, di regola, dopo la notifica al genitore indadempiente rispetto alle prescrizioni contenute nel provvedimento che regola l'affidamento dei figli, da parte dell'altro genitore di un atto di precetto.

L'eccezione è così veicolata, di norma, mediante un atto di opposizione a precetto ovvero, se l'esecuzione è già incardinate, con ricorso in opposizione all'esecuzione.

Il primo giudizio ha le forme di quello ordinario di cognizione (v. art. 615, comma 1, c.p.c.): è introdotto con atto di citazione e deciso, all'esito di un'istruttoria disciplinata nelle forme proprie del secondo libro del codice di procedura civile, con sentenza.

Il creditore che ha notificato il precetto riveste in tale giudizio, che ha ad oggetto l'accertamento della sussistenza della pretesa creditoria, la veste processuale di convenuto.

Il contro-credito può essere eccepito nell'ambito di un'esecuzione già iniziata con il pignoramento nelle forme dell'opposizione all'esecuzione di cui al secondo comma dell'art. 615 c.p.c. con ricorso dinanzi al giudice dell'esecuzione.

In entrambe le ipotesi il giudizio ha ad oggetto l'accertamento negativo della sussistenza dell'avversa pretesa creditoria, talvolta con richiesta, in via riconvenzionale, di condanna al pagamento del contro-credito maggiore del credito vantato dall'altra parte opposto in compensazione.

Aspetti preliminari

Competenza

L'atto di citazione in opposizione a precetto segue, anche per i crediti in materia familiare, le regole ordinarie in tema di riparto della competenza per valore tra giudice di pace e Tribunale.

La competenza a conoscere dell'opposizione proposta dopo l'inizio dell'esecuzione spetta invece al giudice dell'esecuzione il quale, una volta assunti i provvedimenti sull'istanza di sospensione della procedura e sulla competenza, concederà alle parti termine per l'eventuale introduzione del giudizio di merito.

Legittimazione

La legittimazione attiva compete al genitore che assume di non aver adempiuto all'obbligo di mantenimento della prole vantando un contro-credito nei confronti dell'altro genitore, legittimato passivo.

Profili di merito

Onere della prova

In applicazione delle regole generali tratte dall'art. 2697 c.c., grava sulla parte che invoca la compensazione l'onere della prova circa l'esistenza del proprio controcredito, quale fatto estintivo del debito (Cass. lav., n. 292/2016).

Si tratta di eccezione in senso stretto, purché riferita ad un rapporto obbligatorio diverso da quello che forma oggetto del giudizio. Pertanto, poiché il regime di preclusioni introdotto nel rito civile ordinario deve ritenersi inteso non solo a tutela dell'interesse di parte, ma anche dell'interesse pubblico al corretto e celere andamento del processo e alla sua spedita definizione, l'eccezione di compensazione, nel giudizio ordinario di cognizione, non può essere proposta, dopo la prima udienza di trattazione, nel termine assegnato dal giudice ai sensi dell'art. 183 c.p.c. (Cass., n. 6532/2006).

Nella fattispecie casistica in esame, tuttavia, anche se il contro-credito sussiste, se l'altra parte ha azionato un credito di mantenimento della prole, minorenne o maggiorenne ma non economicamente indipendente, la natura alimentare di siffatto credito è tale da paralizzare ex se l'avversa opposizione.

Contenuto degli atti di parte

L'atto di citazione in opposizione a precetto o il ricorso ex art. 615, comma 2, c.p.c. al giudice dell'esecuzione devono contenere le generalità dell'attore e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta da colui il quale agisce e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Se i medesimi requisiti devono essere contenuti nella comparsa di costituzione (v. art. 167 c.p.c.) del creditore che ha notificato al precetto nel giudizio di opposizione ex art. 615, comma 1, c.p.c., invece nell'ipotesi di opposizione proposta ad esecuzione già iniziata il creditore può costituirsi con una memoria nella quale si limita ad indicare la propria veste nella procedura esecutiva ed il nominativo dell'avvocato in quanto gli altri elementi sono già contenuti nell'atto di pignoramento.

4. Conclusioni

Il codice civile contempla la compensazione tra crediti certi, liquidi ed esigibili quale istituto di carattere generale.

Il soggetto convenuto da un preteso creditore che vanti un contro-credito può sollevare eccezione di compensazione fondata sullo stesso o, anche, domanda riconvenzionale, se si tratta di un contro-credito superiore al credito fatto valere in causa.

Tuttavia se il credito ha natura alimentare, come quello che riguarda l'obbligo di mantenimento nei confronti dei figli, non può realizzarsi la compensazione con un contro-credito di altra natura.

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