Revoca dell'assegno di mantenimento in favore del figlio maggiorenne affetto da ritardo psico-fisico1. Bussole di inquadramentoLa declinazione dei principi generali sul mantenimento dei figli maggiorenni e le eccezioni In linea di principio i figli hanno diritto di essere mantenuti da entrambi i genitori. Il dovere di mantenimento non cessa con l'intervenuto raggiungimento della maggiore età dei figli ma prosegue sino al raggiungimento della loro autosufficienza economica, sebbene la Corte di cassazione abbia, nelle pronunce più recenti, affermato che la maggiore età è idonea a far presumere, salva prova contraria, l'indipendenza economica (Cass. I, 17183/2020). Questo generale principio tuttavia deve essere applicato con particolare attenzione avendo riguardo alla responsabilità o meno del figlio maggiorenne nel reperimento di un'occupazione lavorativa e nella stessa conclusione degli studi. Ciò in particolare, qualora nel corso dell'istruttoria, emerga che il figlio non sia riuscito, anche se da tempo maggiorenne, a conseguire l'indipendenza economica per difficoltà derivanti da patologie, fisiche o psichiche. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Può essere revocato il contributo al mantenimento del figlio maggiorenne in caso di difficoltà al raggiungimento dell'indipendenza economica derivanti da patologie, fisiche o psichiche?
L'avanzare dell'età del figlio influisce proporzionalmente sull'obbligo di mantenimento del genitore In più occasioni la S.C. ha ribadito che, sebbene il giudice di merito non possa prefissare in astratto un termine finale di persistenza dell'obbligo di mantenimento ed il genitore obbligato è tenuto ad allegare e, ove sia contestato, a dimostrare (anche in via presuntiva) di aver posto il figlio nelle condizioni di raggiungere l'indipendenza economica, sfruttando al meglio le capacità e le competenze acquisite a conclusione del percorso formativo compiuto (ove compiuto) in sintonia con le sue aspirazioni e attitudini. L'avanzare dell'età non può, tuttavia, essere ininfluente, concorrendo a conformare l'onus probandi, giacchè con il raggiungimento di un'età nella quale il percorso formativo e di studi, nella normalità dei casi, ampiamente concluso e la persona è da tempo inserita nella società, la condizione di persistente mancanza di autosufficienza economico reddituale, in mancanza di ragioni individuali specifiche (di salute, o dovute ad altre peculiari contingenze personali, od oggettive quali le difficoltà di reperimento o di conservazione di un'occupazione) costituisce un indicatore forte d'inerzia colpevole (Cass., n. 12952/2016; Cass., n. 5088/2018). In definitiva, la cessazione dell'obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni non autosufficienti deve essere valutata caso per caso, atteso che il diritto del figlio al mantenimento durante gli studi si giustifica nei limiti del perseguimento di un progetto educativo e di un percorso di formazione, nel rispetto delle sue capacità, inclinazioni e aspirazioni purché compatibili con le condizioni economiche dei genitori (Cass., n. 17183/2020). In ogni caso, le circostanze che giustificano il permanere dell'obbligo dei genitori di mantenere il figlio maggiorenne non autosufficiente economicamente vanno valutate secondo criteri il cui rigore aumenta in relazione all'età crescente del richiedente (Cass., n. 19135/2019). Il contributo non può essere revocato se il figlio non ha ancora completato gli studi per un ritardo psico-fisico Di recente la S.C. ha chiarito che, poiché la cessazione dell'obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni non autosufficienti deve essere fondata su di un accertamento di fatto che abbia riguardo all'età, all'effettivo conseguimento di un livello di competenza professionale e tecnica, all'impegno rivolto verso la ricerca di un'occupazione lavorativa nonché, in particolare, alla complessiva condotta personale tenuta, dal raggiungimento della maggiore età, da parte dell'avente diritto, non può essere revocato il contributo al mantenimento del figlio che pure sia in notevole ritardo nel conseguimento della laurea ove affetto da un ritardo psico-motorio e conseguenti difficoltà nell'apprendimento (Cass. I, n. 40283/2021, in fattispecie nella quale il figlio a 35 anni non aveva ancora concluso l'Università). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio L'art. 337-quinquies c.c. stabilisce che I genitori in ogni tempo possono chiedere la revisione delle disposizioni riguardanti I figli, l'attribuzione dell'esercizio della responsabilità genitoriale su di essi e delle eventuali disposizioni relative alla misura ed alla modalità del contributo. L'istanza di revisione può essere presentata, quindi, ove sopravvengano nuove circostanze, sia nel corso del giudizio di separazione o di quello di divorzio che, successivamente alla conclusione degli stessi, rispettivamente con ricorsi exartt. 710 c.p.c. e 9 della l. n. 898/1970. Il giudizio avrà la finalità di accertare, nel caso, il raggiungimento dell'indipendenza economica del figlio maggiorenne per la revoca (o meno) del contributo economico in favore dello stesso. Aspetti preliminari Negoziazione assistita Ai sensi dell'art. 6, comma 1, del d.l. n. 132/2014, conv. in l. n. 162/2014, la convenzione di negoziazione assistita da almeno un avvocato per parte può essere conclusa tra coniugi anche al fine di raggiungere una soluzione consensuale in ordine alla modifica delle condizioni di separazione o di divorzio. Opera anche in questa ipotesi la “biforcazione” del procedimento a seconda della presenza di figli dei coniugi da tutelare prevista dal capoverso del predetto art. 6. Invero, in mancanza di figli minori, di figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave ai sensi dell'art. 3, comma 3, della l. n. 104/1992, ovvero economicamente non autosufficienti, l'accordo raggiunto a seguito di convenzione di negoziazione assistita è trasmesso al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente il quale, quando non ravvisa irregolarità, comunica agli avvocati il nullaosta per gli adempimenti ai sensi del comma 3. Diversamente, in presenza di figli minori, di figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave ovvero economicamente non autosufficienti, l'accordo raggiunto a seguito di convenzione di negoziazione assistita deve essere trasmesso entro il termine di dieci giorni al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente, il quale, quando ritiene che l'accordo risponde all'interesse dei figli, lo autorizza. Quando ritiene che l'accordo non risponde all'interesse dei figli, il procuratore della Repubblica lo trasmette, entro cinque giorni, al presidente del tribunale, che fissa, entro i successivi trenta giorni, la comparizione delle parti e provvede senza ritardo. All'accordo autorizzato si applica il comma 3. Trattandosi di accordo sulla revoca dell'assegnazione della casa familiare, laddove non venga trovata una soluzione abitativa idonea alternativa per i figli minorenni o non economicamente autosufficienti, il Tribunale non potrà concedere la relativa autorizzazione. Competenza La competenza a decidere su tutte le istanze di modifica e revoca dei provvedimenti in materia di separazione o divorzio, quando non è pendente la causa, spetta per materia al tribunale in composizione collegiale mentre, quanto alla competenza per territorio, operano i criteri generali degli artt. 18 e 20 c.p.c. (Cass. I, n. 22394/2008). Pertanto, il procedimento può essere incardinato sia ex art. 18 c.p.c. di fronte al tribunale del luogo di residenza del coniuge convenuto sia, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., dinanzi al tribunale che ha pronunciato la sentenza di separazione o divorzio o ha omologato la stessa, da intendersi quale luogo in cui l'obbligazione è sorta (Cass. I, n. 8016/2013). Legittimazione La legittimazione attiva a proporre il ricorso spetta al genitore obbligato al versamento del contributo in favore del figlio maggiorenne del quale assume la colpevole inerzia nel mancato raggiungimento dell'indipendenza economica. La legittimazione passiva compete al coniuge nei confronti del quale è stato disposto il versamento del contributo per il figlio maggiorenne. Eccezionalmente la legittimazione passiva è dello stesso figlio se era previsto il versamento diretto dell'assegno nei suoi confronti. Profili di merito Onere della prova In una fattispecie come quella in esame l'onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti per la revoca dell'assegno di mantenimento spetta al genitore che propone il ricorso, secondo le regole generali, con un'attenuazione proporzionale, peraltro, rispetto all'avanzare dell'età del figlio. Invero, sebbene in forza della più recente giurisprudenza di legittimità sussista una sorta di inversione dell'onere probatorio a carico del figlio maggiorenne in ordine al mancato raggiungimento dell'indipendenza economica, tuttavia, tale regola non può operare in presenza di ragioni oggettive che giustificano un più tardivo raggiungimento della relativa autonomia. Contenuto del ricorso Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. 4. ConclusioniL'obbligo di mantenimento dei figli non cessa quando gli stessi diventano maggiorenni bensì quando conseguono l'indipendenza economica (o si dimostri che non l'abbiano conseguita per propria responsabilità). Spetta ad entrambi i genitori, in proporzione ai propri redditi, consentire che il figlio possa completare adeguatamente il proprio percorso formativo, anche universitario ed eventualmente post-universitario. Se il figlio non ha completato gli studi o trovato un'idonea occupazione a causa di una malattia o un ritardo psico-fisico tale elemento deve essere oggetto di attenta valutazione da parte del giudice di merito chiamato a decidere sulla richiesta della revoca del contributo, anche ove il figlio abbia superato da tempo la maggiore età. |