Diritto di visita degli ascendenti

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Il diritto dei nonni a intrattenere rapporti significativi con i nipoti

L'art. 317-bis c.c., nella formulazione successiva al d.lgs. n. 154/2013, sancisce il diritto degli ascedenti ad avere rapporti significativi con i nipoti minorenni.

Tale innovazione normativa ha comportato il superamento della tesi precedente, pressoché consolidata, per la quale gli ascendenti avevano il diritto di far valere autonomamente la possibilità di visita nei confronti dei nipoti. È stato espressamente sancito il diritto dei nonni a mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni, per tutelare un passaggio generazionale assolutamente essenziale e indispensabile per una crescita sana ed equilibrata del minore.

Sul piano semantico, la locuzione «rapporti significativi» che si ritrae dall'art. 317-bis c.c. denota che non deve trattarsi di rapporti meramente formali o di convenienza ma che gli stessi devono avere una rilevanza affettiva continuativa. Nell'ipotesi in cui tali rapporti non siano garantiti l'ascendente che ritenga violato il proprio diritto può ricorrere, ai sensi del secondo comma dello stesso art. 317-bis c.c., al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano intrapresi i provvedimenti più idonei.

Il necessario bilanciamento con i diritti dei minori

L'art. 317-bis c.c., nel riconoscere agli ascendenti un vero e proprio diritto a mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni, non attribuisce tuttavia a tale posizione giuridica soggettiva un carattere incondizionato, ma ne subordina l'esercizio e la tutela, a fronte di contestazioni o comportamenti ostativi di uno o entrambi i genitori, ad una valutazione del giudice avente di mira l‘“esclusivo interesse del minore”, ossia la realizzazione di un progetto educativo e formativo, volto ad assicurare un sano ed equilibrato sviluppo della personalità del minore, nell'ambito del quale possa trovare spazio anche un'attiva partecipazione degli ascendenti, quale espressione del loro coinvolgimento nella sfera relazionale ed affettiva del nipote (Cass. VI, n. 15238/2018).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Quali sono i principi enunciati dalla giurisprudenza europea e dalla Corte di Cassazione sul diritto di visita degli ascendenti?

Orientamento della Corte di Giustizia UE

La nozione di diritto di visita include anche quella dei nonni verso i nipoti minorenni

La Corte di Giustizia UE ha avuto occasione di chiarire che la nozione di “diritto di visita”, contenuta nell'art. 1, paragrafo 2, lett. a), nonché nell'art. 2, punti 7 e 10, del Regolamento CE n. 2201/2003 del Consiglio del 27 novembre 2003, deve essere interpretata nel senso che la stessa ricomprende anche il diritto di visita dei nonni nei confronti dei loro nipoti minorenni. La Corte ha, per vero, osservato che il progetto del Consiglio d'Europa di convenzione sulle relazioni personali riguardanti i minori, riconosce il diritto per questi ultimi di intrattenere relazioni personali non soltanto con i loro genitori, ma anche con altre persone aventi legami familiari con loro, come i nonni. In definitiva, il legislatore dell'Unione ha scelto l'opzione secondo cui nessuna disposizione deve restringere il numero di persone possibili titolari della responsabilità genitoriale o di un diritto di visita, sempre che sia importante che il minore intrattenga relazioni personali con tali persone, dovendo comunque privilegiarsi «l'interesse superiore del minore» (Corte giust. UE, 31 maggio 2018, C-335/17).

Orientamento della Corte EDU

Gli stati contraenti devono favorire i rapporti tra i minori e gli ascendenti

Con specifico riferimento alla posizione dei nonni, la Corte europea ha osservato che l'art. 8 CEDU, pur avendo essenzialmente lo scopo di premunire l'individuo contro le ingerenze arbitrarie dei pubblici poteri, non si limita, peraltro, ad imporre allo Stato di astenersi da tali ingerenze, in quanto a tale impegno negativo possono aggiungersi obblighi positivi inerenti a un rispetto effettivo della vita privata o familiare. Questi obblighi di carattere positivo possono implicare l'adozione di misure volte al rispetto della vita familiare nelle relazioni degli individui tra loro, tra cui la predisposizione di un “arsenale giuridico” adeguato e sufficiente per garantire i diritti legittimi degli interessati, nonché il rispetto delle decisioni giudiziarie o delle misure specifiche appropriate. Proprio questo “arsenale” deve consentire allo Stato di attivarsi per favorire la comprensione e la cooperazione di tutti i soggetti interessati anche quando a venire in rilievo sia la relazione tra ascendenti e nipoti. Nell'agevolare una simile collaborazione, peraltro, le autorità nazionali devono tenere conto degli interessi e dei diritti e delle libertà di queste stesse persone, in particolare degli interessi superiori del minore e dei diritti conferiti allo stesso dall'art. 8 della Convenzione, ricorrendo alla coercizione in un ambito così delicato con la massima prudenza (Corte EDU, 20 gennaio 2015, Manuello e Nevi c. Italia; Corte EDU, 7 dicembre 2017, Beccarini e Ridolfi c. Italia).

Orientamento consolidato della Corte di Cassazione

La frequentazione con i nonni deve corrispondere al best interest dei minori

Già nel regime antecedente alla novella dell'art. 317-bis c.c., introdotta dal d.lgs. n. 154/2013, la Corte aveva affermato che la l. n. 54/2006, art. 1, comma 1, che ha novellato l'art. 155 c.c., nel prevedere il diritto dei minori, figli di coniugi separati, di conservare rapporti significativi con gli ascendenti ed i parenti di ciascun ramo genitoriale, non attribuisce a questi ultimi un autonomo diritto di visita, ma affida al giudice un elemento ulteriore di indagine e di valutazione nella scelta e nell'articolazione di provvedimenti da adottare in tema di affidamento, nella prospettiva di una rafforzata tutela del diritto ad una crescita serena ed equilibrata del minore (Cass., n. 17191/2011; Cass., n. 752/2015, che fa espressamente riferimento, al riguardo, al preminente interesse del minore). In sostanza, nel prevedere il diritto dei minori, figli di coniugi separati, di conservare rapporti con gli ascendenti, non si attribuisce ad essi un autonomo diritto di visita, ma si affida al giudice un elemento ulteriore di indagine e di valutazione nella scelta e nell'articolazione di provvedimenti da adottare in tema di affidamento, nella prospettiva di una rafforzata tutela del diritto ad una crescita serena ed equilibrata del minore (Cass. I, n. 8100/2015).

Sotto quest'ultimo profilo, la giurisprudenza di merito che ha avuto occasione di confrontarsi con la questione hanno ritenuto che non vi siano state novità a seguito dell'emanazione dell'art. 317-bis c.c., in quanto tale norma, nell'attribuire agli ascendenti il diritto di agire in giudizio contro chi impedisce loro di mantenere rapporti significativi con i nipoti, precisa, al secondo comma, che i provvedimenti in materia devono essere adottati “nell'esclusivo interesse del minore”. Pertanto quello degli ascendenti è un diritto pieno esclusivamente nei confronti dei terzi, mentre costituisce una posizione soggettiva recessiva di fronte al preminente interesse dei nipoti minorenni, che è, in ogni caso, destinato a prevalere. In tal senso, la giurisprudenza di merito successiva alla riforma non ha mancato di evidenziare che l'art. 317-bis c.c., non attribuisce ai nonni un diritto incondizionato di visita dei nipoti, ma ‒ nel prevedere che debbano essere assicurati tra gli stessi rapporti significativi ‒ riconosce l'importanza che assume, nella vita e nella formazione educativa dei minori, anche la conoscenza e la frequentazione dei nonni, sempre che questa si esplichi in funzione di una loro crescita serena ed equilibrata, quali componenti della famiglia allargata nel cui interno essi sono collocati e della quale fanno parte (App. Venezia, 24 dicembre 2015, n. 162).

Questa impostazione è stata espressamente corroborata nella motivazione di Cass. I, n. 19780/2018 (v. anche infra).

Domanda
Il diritto alla stabilità dei legami affettivi con i minori postula un legame di sangue?

Deve essere assicurata una stabilità nei rapporti anche tra minori e nonni “acquisiti”

Alla luce dei principi desumibili dall'art. 8 della CEDU, dall'art. 24, comma 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e dagli artt. 2 e 30 Cost., il diritto degli ascendenti, azionabile anche in giudizio, di instaurare e mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni, previsto dall'art. 317-bis c.c., cui corrisponde lo speculare diritto del minore di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti, ai sensi dell'art. 315-bis c.c., non va riconosciuto ai soli soggetti legati al minore da un rapporto di parentela in linea retta ascendente, ma anche ad ogni altra persona che affianchi il nonno biologico del minore, sia esso il coniuge o il convivente di fatto, e che si sia dimostrato idoneo ad instaurare con il minore medesimo una relazione affettiva stabile, dalla quale quest'ultimo possa trarre un beneficio sul piano della sua formazione e del suo equilibrio psicofisico (Cass. I, n. 19780/2018).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Nell'ipotesi in cui non siano garantiti dai genitori rapporti continuativi con i nipoti minorenni – fattispecie che si verifica non di rado nell'ipotesi di crisi della coppia parentale, a fronte di condotte ostacolanti del genitore collocatario ‒ l'ascendente che ritenga violato il proprio diritto può ricorrere, ai sensi del comma 2 dello stesso art. 317-bis c.c., al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano assunti i provvedimenti più idonei, così introducendo un procedimento che segue le forme di quello in camera di consiglio.

Come ha chiarito la stessa Corte Costituzionale, poiché il diritto dei nonni ad avere rapporti significativi con i nipoti previsto dall'art. 317-bis c.c. ha il proprio pendant in quello del minore a conservare rapporti significativi con i parenti, in tali processi vengono in rilievo interessi diversi rispetto a quelli propri del conflitto genitoriale, nel senso che l'autorità giudiziaria è chiamata a valutare come l'interesse materiale e spirituale dei minori possa essere contemperato con l'autonomo diritto degli ascendenti (Corte cost., n. 194/2015).

Aspetti preliminari

Competenza

La competenza sul ricorso proposto dai nonni per mantenere rapporti significativi con i nipoti è attribuita dall'art. 317-bis c.c. al giudice del luogo dove il minore ha la residenza abituale.

Legittimazione

La legittimazione attiva a proporre il ricorso compete a ciascuno degli ascendenti, anche se non legati da un legame biologico con i minori (ad esempio, nonni acquisiti).

Profili di merito

Onere della prova

In linea di principio l'onere della prova spetta, ai sensi dell'art. 2697 c.c., all'ascendente che propone il ricorso e potrà essere assolto dimostrando, sia con prove documentali, anche atipiche, che mediante testimoni, di non riuscire a conservare rapporti continuativi con i nipoti minorenni.

La necessità di valutare il best interest del minore e la natura camerale del procedimento comportano sia la possibilità per il tribunale di disporre approfondimenti d'ufficio – anche di carattere tecnico, come, ad esempio, una consulenza tecnica psicologica volta, nei casi più gravi, ad esaminare la situazione complessiva – sia l'opportunità di disporre l'audizione dello stesso minore interessato.

L'espresso richiamo operato dall'art. 317-bis c.c. comporta, infatti, che il procedimento sia regolato essenzialmente dall'art. 336, comma 2, c.c., in virtù del quale “Il tribunale provvede in camera di consiglio, assunte informazioni e sentito il pubblico ministero; dispone, inoltre, l'ascolto del figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento”.

Contenuto del ricorso

Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Nel ricorso, prima della formulazione delle conclusioni, occorre specificare le ragioni poste a fondamento della richiesta. Potranno essere a tal fine dedotte (e provate), ad esempio, le condotte ostruzionistiche di entrambi i genitori o del genitore collocatario rispetto alla volontà espressa dai nonni di frequentare in modo continuativo i minori.

Richieste istruttorie

Trattandosi di un procedimento camerale, il giudice può disporre mezzi di prova anche d'ufficio. È peraltro opportuno che il ricorrente depositi sin dalla proposizione dell'atto introduttivo le prove documentali delle quali dispone e formuli le eventuali richieste di ulteriori mezzi istruttori necessarie per l'accoglimento delle proprie domande.

Regime dei provvedimenti

I provvedimenti assunti dal Tribunale adito a fronte del ricorso ex art. 317-bis c.c. sono reclamabili, secondo la regola generale espressa dall'art. 739 c.c., dinanzi alla Corte d'appello.

Circa la ricorribilità per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost. delle decisioni emanate dalla Corte d'appello in sede di reclamo, si è pronunciata la Corte di cassazione, ritenendo superato l'orientamento tradizionale sulla non ricorribilità dei provvedimenti camerali de potestate, di segno negativo. A riguardo, la S.C. ha evidenziato che non può dubitarsi che questi procedimenti mettano in gioco diritti soggettivi di natura personalissima e di primario rango costituzionale, e che pertanto il provvedimento conclusivo, pur se adottato nelle forme del decreto in esito a un procedimento camerale, sia idoneo ad incidere su questi diritti e ad acquistare autorità di cosa giudicata, rebus sic stantibus. Del resto, in virtù della riforma dell'art. 38 disp. att. c.c. operata dalla l. n. 219/2012, i provvedimenti exartt. 330 e 333 c.c. possono oggi essere assunti anche dal giudice della separazione o del divorzio, unitamente alla sentenza che conclude il giudizio ed, in tale caso, è indubitabile che essi siano impugnabili in Cassazione. Di conseguenza, afferma la Cassazione, dopo che la Corte d'appello abbia confermato, revocato o modificato in sede di reclamo ex art. 739 c.p.c., il decreto camerale emesso ai sensi degli artt. 330,333 o 336 c.c., esso acquista una sua definitività, ed è senz'altro impugnabile con il ricorso per cassazione (Cass. I, n. 19780/2018).

4. Conclusioni

L'art. 317-bis c.c., dopo la riforma varata dal d.lgs. n. 154/2013, ha previsto espressamente gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni e che, ove tale diritto sia stato violato, gli stessi possono ricorrere al Tribunale del luogo di residenza abituale dei minorenni perché adotti i provvedimenti opportuni. Naturalmente il giudice adito dovrà valutare, a tal fine, soprattutto quale è il best interest dei minori nel caso specifico, dovendo, nel relativo bilanciamento, prevalere, se le posizioni sono in contrasto (come, ad esempio, può emergere anche dalle dichiarazioni rese in sede di audizione dal minore capace di discernimento), tale interesse. Il procedimento segue le forme camerali, con conseguenti ampi poteri istruttori del giudice ed i provvedimenti resi dalla Corte d'appello in sede di reclamo sono ricorribili per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost., incidendo definitivamente sui diritti soggettivi in discussione.

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