Regresso per le spese sostenute prima del riconoscimento della prole dall'altro genitore1. Bussole di inquadramentoMantenimento del figlio prima del riconoscimento da parte dell'altro genitore Il dovere di mantenimento dei figli che trova diretto fondamento nell'art. 30 Cost. si estrinseca, secondo un costante indirizzo giurisprudenziale e dottrinario, nel dovere, di ciascun genitore, di provvedere, in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la capacità di lavoro professionale o casalingo di ciascuno (art. 316-bis c.c.), alle esigenze di vita ordinarie e straordinarie dei figli. L'obbligo dei genitori di mantenere i figli sancito dall'art. 30 Cost. e quindi dagli artt. 147 e 148 c.c. sussiste per il solo fatto di averli generati (ossia per lo status di genitore: Cass. I, n. 4223/2021): per questa ragione, come ha più volte affermato la S.C., nell'ipotesi in cui, al momento della nascita, il figlio sia riconosciuto da uno solo dei genitori, tenuto perciò a provvedere per intero al suo mantenimento, non viene meno l'obbligo dell'altro per il periodo anteriore alla dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, essendo sorto sin dalla nascita il diritto del figlio naturale ad essere mantenuto, istruito ed educato nei confronti di entrambi i genitori (cfr. Cass. I, n. 5652/2012). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quali sono i presupposti e le modalità di esercizio del diritto di regresso del genitore che ha sostenuto le spese in via esclusiva?
Orientamento prevalente della Corte di Cassazione Il diritto di regresso del genitore che ha effettuato per primo il riconoscimento Il genitore che ha effettuato per primo il riconoscimento, il quale nelle more abbia assunto l'onere del mantenimento anche per la porzione di pertinenza del genitore giudizialmente dichiarato (secondo i criteri di ripartizione di cui al citato art. 148 c.c.), ha diritto di regresso per la corrispondente quota, sulla scorta delle regole dettate dall'.art. 1299 c.c. nei rapporti fra condebitori solidali (cfr. Cass. I, n. 7960/2017), atteso che la sentenza dichiarativa della filiazione produce gli effetti del riconoscimento, ai sensi dell'art. 277 c.c., e, quindi, giusta l'art. 261 c.c., implica per il genitore tutti i doveri propri della procreazione legittima, incluso quello del mantenimento ex art. 148 c.c. (Cass. I, n. 4223/2021). Momento dal quale può essere promossa l'azione di regressoL'azione di regresso in questione non è tuttavia utilmente esercitabile se non dal momento del passaggio in giudicato della sentenza di accertamento della filiazione (atteso che soltanto per effetto della pronuncia si costituisce lo status di figlio naturale, sia pure con effetti retroattivi alla data della nascita); con la conseguenza che detto momento segna altresì il dies a quo della decorrenza della prescrizione del diritto stesso (Cass., n. 23596/2006; Cass., n. 26575/2007; Cass., n. 17914/2010; Cass., n. 7986/2014).In sostanza, sebbene il diritto del figlio al mantenimento e la corrispondente responsabilità genitoriale sorgano per il solo fatto della procreazione (tant'è vero che si riconosce al genitore, che ha sostenuto per intero i relativi oneri, il diritto di agire per la rifusione pro quota delle spese pregresse, sin dalla nascita del figlio), presupposto per l'esercizio di tale diritto è l'attribuzione dello stato di figlio anche nei confronti dell'altro genitore o a seguito di riconoscimento spontaneo o a seguito di dichiarazione giudiziale, in quanto è solo l'attribuzione di tale stato che rende utilmente esercitabili i diritti e le azioni connessi alla filiazione (cfr. Cass., n. 15756/2006; Cass., n. 10124/2004).Il riconoscimento e la sentenza di accertamento giudiziale di paternità hanno natura intrinsecamente costitutiva, in quanto attribuiscono lo status di figlio e costituiscono pertanto il presupposto per l'esercizio dei diritti ad esso connessi, ma dichiarativa sotto il profilo degli effetti che retroagiscono al momento della nascita (Cass., n. 23596/2006). Tenuto conto della connessione esistente tra il diritto del figlio al mantenimento ed il diritto del genitore al rimborso, anche l'esercizio dell'azione di regresso presuppone l'accertamento dello status di figlio e con esso del diritto al mantenimento (Cass., n. 10124/2004). Orientamento più recente della Corte di Cassazione La domanda di regresso può essere proposta insieme a quella di dichiarazione giudiziale di paternità Più di recente la S.C. ha riconosciuto che l'azione di regresso può essere esercitata dal genitore che ha provveduto in via esclusiva al mantenimento del minore unitamente alla domanda di dichiarazione giudiziale della paternità, pur essendo il titolo eseguibile soltanto dopo il passaggio in giudicato della sentenza di accertamento della paternità naturale (Cass., sez. I, n. 4208/2018). Orientamento minoritario di merito Non è necessario il giudicato sullo status per proporre la domanda di regresso Secondo una parte della giurisprudenza di merito è invece conforme all'evoluzione del diritto positivo, nazionale ed internazionale, nonché all'evoluzione della coscienza sociale, la tesi che riconnette l'esistenza degli obblighi previsti dagli art. 148,315-bis e 316-bis c.c. al solo fatto della procreazione, a prescindere dal riconoscimento formale dello status: ciò significa, trattandosi di obblighi giuridici, che sia l'azione di regresso spettante al genitore che ha provveduto da solo al mantenimento, alla cura ed all'educazione del figlio, sia quella di concorso negli oneri di mantenimento, cura ed educazione può essere svolta a prescindere da una pronuncia sullo status passata in giudicato, in un giudizio nel quale il fatto materiale della procreazione verrà accertato — in via incidentale o con efficacia di giudicato — qualora il presunto padre, convenuto, contesti la filiazione (Trib. Roma I, 1 aprile 2014, n. 7400).
Domanda
In quale momento produce effetti la sentenza di accertamento giudiziale dello stato di filiazione?
È necessario il passaggio in giudicato A tal fine, trattandosi di una sentenza che spiega effetti sullo status, e quindi di natura costitutiva, è necessario che la stessa passi in giudicato e quindi che non sia ulteriormente impugnabile se pronunciata da un giudice non di ultimo grado (tra le molte, Cass., n. 7986/2014).
Domanda
Da quando decorre il termine di prescrizione del diritto al rimborso?
Dal passaggio in giudicato della sentenza di accertamento del rapporto di filiazione Poiché prima dell'intervento di un provvedimento costitutivo, il genitore adempiente non può far valere il proprio diritto al rimborso, ai sensi dell'art. 2935 c.c., di conseguenza il termine di prescrizione non può iniziare a decorrere (Cass. n. 23596/2006).
Domanda
L'esercizio del diritto di regresso è subordinato ad una domanda di parte?
Si, in quanto il rimborso di spese già effettuate in favore della prole integra un diritto disponibile La condanna del genitore al rimborso — in favore del primo che ha eseguito il riconoscimento e ha mantenuto il figlio — della quota delle spese sostenute per il mantenimento per il periodo precedente la proposizione dell'azione di dichiarazione della filiazione non può prescindere da un'espressa domanda della parte, attenendo tale pronunzia alla definizione dei rapporti pregressi tra debitori solidali, ossia a diritti disponibili, e quindi non incidendo sull'interesse superiore del minore, che soltanto legittima l'esercizio dei poteri officiosi attribuiti al giudice dall'art. 277, comma 2, c.c., mentre la necessità di analoga domanda non ricorre riguardo ai provvedimenti da adottare in relazione al periodo successivo alla proposizione dell'azione, atteso che, durante la pendenza del giudizio, resta fermo il potere del giudice adito, in forza della norma suindicata, di adottare di ufficio i provvedimenti che stimi opportuni per il mantenimento del minore, cfr. Cass. n. 7960/2017; Cass., n. 26575/2007 ; Cass., n. 15100/2005). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il genitore, di solito la madre, che abbia mantenuto in via esclusiva le spese in favore della prole prima del riconoscimento spontaneo o del relative accertamento del rapporto di filiazione in sede giudiziale, può esercitare il diritto di regresso nei confronti dell'altro genitore entro il termine di prescrizione decennale con un'azione assoggettata al rito ordinario di cognizione (e, quindi, introdotta con atto di citazione). In alternativa, se il credito è documentato, può richiedere l'emanazione nei confronti dell'altro genitore di un decreto ingiuntivo di pagamento. Un recente orientamento della S.C. (Cass., I, n. 4208/2018) ritiene che la domanda di regresso possa essere formulata anche nel processo volto alla dichiarazione giudiziale di paternità, sebbene le relative somme possano essere in concreto richieste all'altro genitore solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza di accoglimento della domanda. Aspetti preliminari Competenza La Corte di cassazione ha chiarito che spetta al Tribunale ordinario (e non al Tribunale per i minorenni) giudicare sulla domanda di regresso proposta da uno dei genitori, (nella specie a seguito della conclusione della convivenza tra genitori naturali) in nome proprio, nei confronti dell'altro, al fine di ottenere, ai sensi dell'art. 1299 c.c., il rimborso pro quota delle spese sostenute per sé, nel periodo anteriore alla nascita dei figli, e per la prole, trattandosi di lite tra due soggetti maggiorenni, che ha come causa petendi la comune qualità di genitori, e non essendo la domanda assimilabile a (né connessa con) quelle contemplate dall'art. 38 disp. att. c.c. riguardanti l'affidamento e il mantenimento dei figli minorenni (Cass. VI, n. 674/2011). Pertanto la competenza per l'azione ordinaria o proposta in alternativa mediante ricorso per ingiunzione, volta all'esercizio del diritto di regresso per le spese sostenute in via esclusiva in favore della prole, spetta al giudice di pace o il Tribunale, a seconda degli ordinari criteri di riparto della competenza tra essi per valore. Sul piano della competenza per territorio, trovano applicazione le regole generali ritraibili dagli artt. 18 e 20 c.p.c. Legittimazione Tanto l'azione ordinaria quando il ricorso di ingiunzione devono essere proposti, in qualità di creditore, dal genitore che ha anticipato per intero le spese in favore della prole e quindi titolare del diritto di regresso. Atti introduttivi L'atto di citazione o il ricorso per ingiunzione devono contenere le generalità del creditore e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta da colui il quale agisce e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Nell'atto introduttivo vanno indicate analiticamente le spese, ordinarie e straordinarie sostenute per intero, e la percentuale della quale si richiede il recupero nei confronti dell'altro genitore. Tali spese vanno altrettanto analiticamente documentate per ottenere il decreto ingiuntivo. Profili di merito Onere della prova La domanda di rimborso (rectius, regresso) delle spese proposta dal genitore che per primo ha effettuato il riconoscimento può esercitarsi nei limiti degli obblighi gravanti sui genitori in base ai principi di cui agli artt. 316 e 316-bis c.c., nel senso che è dovere dei genitori medesimi adempiere ai loro obblighi nei riguardi dei figli in proporzione alle rispettive sostanze e capacità di lavoro professionale e casalingo. Tuttavia, trattandosi di rimborso di spese già sostenute, queste devono essere, almeno attraverso l'applicazione di un metodo presuntivo, adeguatamente provate nel loro an e nel quantum da chi alleghi di averle affrontate anche in luogo dell'altro obbligato, secondo le regole generali dell'azione di regresso. Non è possibile chiederne la rifusione, applicando matematicamente ed in via automatica al tempo passato la misura del contributo di mantenimento da fissarsi per il futuro, poiché il genitore che formula la domanda di regresso è onerato di provare, quanto meno in via presuntiva, gli esborsi effettivamente sostenuti (Cass., n. 22506/2010; Cass., n. 16657/2014). 4. ConclusioniL'obbligo dei genitori di mantenere i figli sussiste per il solo fatto di averli generati. Pertanto nell'ipotesi in cui, al momento della nascita, il figlio sia riconosciuto da uno solo dei genitori, tenuto perciò a provvedere per intero al suo mantenimento, non viene meno l'obbligo dell'altro per il periodo anteriore alla dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, essendo sorto sin dalla nascita il diritto del figlio ad essere mantenuto, istruito ed educato nei confronti di entrambi i genitori. Il genitore che ha effettuato per primo il riconoscimento può recuperare le spese sostenute in via esclusiva esercitando, entro il termine di dieci anni dal passaggio in giudicato della sentenza di accertamento giudiziale del rapporto di filiazione, l'azione di regresso nei confronti dell'altro genitore, in via ordinaria o monitoria. Secondo un recente orientamento della S.C. la domanda di regresso può essere formulate anche nel processo volto alla dichiarazione giudiziale di paternità, sebbene eseguibile solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza di accoglimento della domanda (trattandosi di sentenza costitutiva di uno status, che non può essere provvisoriamente esecutiva). |