Assegnazione di una parte della casa familiare1. Bussole di inquadramentoFunzione del provvedimento di assegnazione della casa familiare L'assegnazione della casa familiare è disciplinata dall'art. 337-sexies c.c., che ne attribuisce il godimento avendo riguardo all'interesse dei figli. Tale norma trova applicazione, per la sua collocazione sistematica, anche nella regolamentazione dei rapporti della coppia genitoriale disgregata non legata da un pregresso rapporto di coniugio. Alla stregua di quanto ormai chiarito da lungo tempo nella giurisprudenza di legittimità, infatti, l'assegnazione della casa familiare al genitore collocatario dei figli, è un istituto volto alla tutela di questi ultimi, ancorché il destinatario della assegnazione sia un genitore (Cass. S.U., n. 11297/1995). Pertanto, l'assegnazione della casa familiare può essere effettuata soltanto in favore del coniuge (o ex partner) se vi sono figli conviventi, siano essi minorenni o maggiorenni non ancora autosufficienti economicamente, mentre, in assenza di figli, non può ottenere l'assegnazione il coniuge economicamente più debole, quale forma di prestazione in natura, ancorché parziale, del mantenimento (per tutte Cass. I, n. 21334/2013). Effetti del provvedimento di assegnazione Salvo diversa disposizione del giudice, il genitore non collocatario della prole (e di qui non assegnatario della casa familiare) deve lasciare immediatamente la casa una volta emesso il provvedimento di assegnazione, salvo che – come pure sovente capita nella prassi – il giudice conceda un termine per il rilascio per consentire al genitore non assegnatario di trovarsi una nuova abitazione. A seguito dell'assegnazione il genitore non assegnatario perde il domicilio nella casa coniugale e deve riconsegnare le chiavi: pertanto se facesse rientro nella casa senza autorizzazione del genitore assegnatario, commetterebbe il reato di violazione di domicilio. Il genitore non assegnatario, inoltre, deve trasferire la propria residenza nella sua nuova abitazione, per regolarizzare la sua situazione sotto il profilo anagrafico. La casa familiare si intende assegnata unitamente agli arredi e alle pertinenze (ad esempio, un box). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quando e come è possibile la suddivisione della casa familiare tra i genitori?
Orientamento dominante Suddivisione della casa familiare per favorire la condivisione della genitorialità Secondo la Corte di cassazione il giudice può limitare l'assegnazione della casa familiare ad una porzione dell'immobile, di proprietà esclusiva del genitore non collocatario, anche nell'ipotesi di pregressa destinazione a casa familiare dell'intero fabbricato, ove tale soluzione, esperibile in relazione del lieve grado di conflittualità coniugale, agevoli in concreto la condivisione della genitorialità e la conservazione dell'habitat domestico dei figli minori ma la decisione sulla possibilità di assegnare una parte limitata dell'immobile è affidata alla valutazione discrezionale del giudice che dovrà il grado di conflittualità esistente e la rispondenza della assegnazione parziale al genitore non affidatario all'interesse dei minori (Cass., n. 11783/2016). Presupposti: la divisibilità dell'immobile e la non spiccata conflittualità tra i coniugi Nella giurisprudenza di legittimità è stato più volte precisato che l'assegnazione di una porzione della casa familiare al genitore non collocatario dei figli può disporsi solo nel caso in cui l'unità abitativa sia del tutto autonoma e distinta da quella destinata ad abitazione della famiglia o sia comunque agevolmente divisibile (v., tra le altre, Cass. VI, n. 22266/2020; Cass., n. 23631/2011). Ai fini dell'assegnazione parziale della casa coniugale è necessario, dunque, che non ci sia una spiccata conflittualità tra i coniugi perché questo renderebbe inopportuna, per il benessere dei figli, una loro vicinanza abitativa (cfr. Cass., n. 16649/2014; v. Cass., n. 30199/2011; cfr. Cass., n. 19578/2011). La Suprema Corte, in pratica, ritiene fondamentale l'accertamento sulla conflittualità tra i coniugi e, quindi, ove sia stata verificata la permanenza di elevata conflittualità tra i genitori di figli minori, la co-assegnazione della casa familiare deve essere esclusa. Secondo l'art. 337-sexies c.c., infatti, il godimento della casa familiare è attribuito tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli, che sarebbe compromesso in caso di forti contrasti tra i genitori. Non assume rilevanza, in detta ipotesi, nemmeno la comoda divisibilità dell'immobile coniugale mediante la realizzazione di opere edilizie di suddivisione dell'abitazione neppure se poco costose.
Domanda
L'assegnazione parziale della casa familiare può essere chiesta dal genitore non collocatario all'esclusivo fine di risparmiare le spese per una nuova abitazione?
No, l'assegnazione parziale deve rispondere al criterio generale dell'interesse superiore del minore L'assegnazione della casa familiare è volta a tutelare l'interesse del minore a conservare il proprio habitat domestico, ragione che prevale sul titolo dominicale: in alcuni casi il Giudice può disporre una assegnazione parziale, quando ciò risponda all'interesse del minore, ad esempio ove tale soluzione possa agevolare in concreto la condivisone della genitorialità, ma è da escludersi l'assegnazione parziale – ed a maggior ragione la divisione dell'immobile- qualora essa sia chiesta dal genitore che non vive con il minore allo scopo di riottenere la piena disponibilità di una parte del suo patrimonio e di risparmiare sulle spese abitative (App. Catania, 29 novembre 2017).
Domanda
L'assegnazione parziale postula un espresso provvedimento?
Sì, in quanto in mancanza di precisazione l'assegnazione della casa familiare è totale In assenza di un'espressa indicazione di eccedenza di parte dell'abitazione coniugale, e di espressa assegnazione parziale, l'assegnazione della casa familiare disposta dal presidente del tribunale va intesa come effettuata per l'intero immobile, il quale comprende, se non espressamente esclusa, ogni sorta di pertinenza collegata direttamente o funzionalmente all'abitazione stessa (ad es., garage, solaio, taverna, lavanderia, ripostiglio, cantina, ecc.: Trib. Modena II, 16 maggio 2014, n. 4868). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio La divisione della casa familiare per consentire, nell'ipotesi di non elevata conflittualità tra i coniugi, ai figli di conservare le proprie abitudini e favorire i rapporti continuative con i genitori può essere concordata dagli stessi coniugi in sede di separazione consensuale: in questa ipotesi, tuttavia, spetterà al Tribunale in sede di omologa della separazione vagliare se gli accordi dei coniugi sotto tale profile siano funzionali al best interest della prole. La richiesta di assegnazione di parte della casa familiare può inoltre essere contenuta nel ricorso per la separazione giudiziale ovvero nella comparsa di costituzione a fronte del ricorso dell'altro coniuge. La relativa valutazione sarà quindi operata, in un primo momento, dal Presidente nell'ambito dei provvedimenti provvisori nell'interesse della prole e dei coniugi ex art. 708 c.p.c. e, a seguito dell'istruttoria svolta in causa, nella sentenza di separazione. Aspetti preliminari Negoziazione assistita Ai sensi dell'art. 6, comma 1, del d.l. n. 132/2014, conv. in l. n. 162/2014, la convenzione di negoziazione assistita da almeno un avvocato per parte può essere conclusa tra coniugi anche al fine di raggiungere una soluzione consensuale tanto per l'individuazione delle condizioni della separazione che per le successive modifiche di esse. Nel caso in esame incidendo l'accordo anche sulla vita della prole, lo stesso deve essere trasmesso entro il termine di dieci giorni al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente, il quale, quando ritiene che l'accordo risponde all'interesse dei figli, lo autorizza. Quando ritiene che l'accordo non risponde all'interesse dei figli, il procuratore della Repubblica lo trasmette, entro cinque giorni, al presidente del tribunale, che fissa, entro i successivi trenta giorni, la comparizione delle parti e provvede senza ritardo. All'accordo autorizzato si applica il comma 3. Competenza La competenza sulla domanda del coniuge, anche in caso di collocamento dei minori presso l'altro coniuge, all'assegnazione di una porzione della casa familiare se proposta in uno con il ricorso per separazione giudiziale appartiene al Tribunale e la competenza per territorio è disciplinata dall'art. 706 c.p.c. Tale norma, con l'esclusione del criterio della residenza comune dei coniugi, trova applicazione anche nell'ipotesi in cui dette richieste accedano al ricorso per divorzio giudiziale. Atto introduttivo Contenuto del ricorso Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Profili di merito Onere della prova Nell'ipotesi di contestazione da parte dell'altro coniuge, l'onere di provare che la suddivisione della casa familiare costituisce la modalità più idonea per l'esercizio della responsabilità parentale da entrambi i coniugi spetta al richiedente. È evidente che se sussiste peraltro una forte contestazione della richiesta da parte del coniuge collocatario della prole, la misura difficilmente sarà concessa a causa della conflittualità tra le parti che tale condotta esprime. Potrebbe essere dirimente, comunque, la CTU disposta dal giudice per valutare la comoda divisibilità dell'immobile. Richieste istruttorie Trattandosi di un procedimento camerale, il giudice può disporre mezzi di prova anche d'ufficio. È peraltro opportuno che il ricorrente depositi sin dalla proposizione dell'atto introduttivo le prove documentali delle quali dispone e formuli le eventuali richieste di ulteriori mezzi istruttori necessarie per l'accoglimento delle proprie domande. 4. ConclusioniIl coniuge proprietario della casa familiare, anche se non collocatario della prole, può, se l'abitazione è comodamente divisibile e non vi è elevata conflittualità con l'altro coniuge, chiedere ed ottenere l'assegnazione di una porzione della casa familiare. A tal fine, tuttavia, non assumerà rilevanza l'esigenza del richiedente di risparmiare la spesa di una nuova abitazione bensì solo la rispondenza all'interesse del minore che di norma sussiste quando tale soluzione può agevolare in concreto la condivisone della genitorialità e non sussiste un'elevata confilittualità tra i genitori. In assenza di espressa indicazione di eccedenza di parte dell'abitazione coniugale, e di espressa assegnazione parziale, l'assegnazione della casa familiare disposta dall'autorità giudiziaria va intesa come effettuata per l'intero immobile. |