Convivenza “anomala” come coniugi e delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità1. Bussole di inquadramentoIl matrimonio concordatario Nell'ordinamento italiano il matrimonio può essere celebrato, oltre che dinanzi all'ufficiale di stato civile, anche di fronte al ministro del culto cattolico, secondo quanto previsto dall'art. 8 dell'Accordo di modifica del Concordato lateranense stipulato il 18 febbraio 1984 (ratificato con l. n. 121/1985). In forza di tale Accordo lo Stato italiano riconosce effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico, purché l'atto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previe pubblicazioni nella casa comunale, e durante la celebrazione venga data lettura degli artt. 143,144 e 147 c.c. Condizioni per il riconoscimento degli effetti delle sentenze ecclesiastiche di nullità matrimoniale; il problema della c.d. riserva mentale Lo stesso Accordo ha previsto che le sentenze di nullità del matrimonio rese dai Tribunali ecclesiastici possono, in presenza di determinate condizioni, essere delibate nell'ordinamento italiano. La Corte d'appello deve in particolare verificare il rispetto nel procedimento del principio del contraddittorio e la compatibilità della decisione con l'ordine pubblico italiano. Questioni peculiari sorgono nell'ipotesi di riserva mentale, ossia di divergenza consapevole tra volontà e dichiarazione, in quanto il matrimonio canonico, anche come effetti civili, ha tra i requisiti di validità la consapevolezza e volontà dei coniugi dei tre bona matrimonii (unione fedele tra i coniugi; indissolubilità; finalità procreativa). Per la declaratoria di nullità del matrimonio secondo il diritto canonico è sufficiente, dunque, che uno dei coniugi dimostri, anche se non l'aveva manifestata all'altro, la sussistenza di una riserva mentale su uno dei tre bona matrimonii. Ai fini della delibazione della decisione nell'ordinamento italiano, invece, è anche necessario l'accertamento che la riserva sia stata manifestata all'altro coniuge ovvero che questi l'abbia effettivamente conosciuta o che non l'abbia conosciuta per propria negligenza; in mancanza, la sentenza ecclesiastica non può essere delibata in quanto ciò contrasterebbe con l'ordine pubblico (e, in particolare, con la tutela della buona fede e dell'affidamento incolpevole). La convivenza triennale come coniugi quale circostanza ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio Per altro verso, le Sezioni Unite della Corte di cassazione, dopo un vivace dibattito, hanno affermato che la convivenza come coniugi, protrattasi per almeno tre danni dalla data di celebrazione del matrimonio concordatario, connotando nell'essenziale l'istituto del matrimonio nell'ordinamento italiano, è costitutiva di una situazione giuridica di ordine pubblico, ostativa alla dichiarazione di efficacia nella Repubblica italiana delle sentenze definitive di nullità di matrimonio pronunciate dai tribunali ecclesiastici, per qualsiasi vizio genetico del matrimonio accertato e dichiarato dal giudice ecclesiastico (Cass., S.U., n. 16379/2014). L'interrogativo che pone la fattispecie casistica in esame è se anche una convivenza anomala, in quanto i coniugi abbiano conservato residenze diverse durante il rapporto coniugale, possa ostare alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
L'anomala convivenza triennale è circostanza ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità?
Orientamento più recente della Corte di Cassazione Anche la convivenza triennale “anomala” osta alla delibazione della sentenza ecclesiastica nullità La S.C., di recente (Cass., n. 367/2021), ha ribadito il principio per il quale la convivenza coniugale, elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di ordine pubblico italiano ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio. La stessa Corte ha al contempo precisato che anche una «anomala convivenza ultratriennale “come coniugi”» è una situazione giuridica di «ordine pubblico ostativa alla delibazione della sentenza canonica di nullità del matrimonio, essendo caratterizzata da una complessità fattuale strettamente connessa all'esercizio di diritti, adempimento di doveri e assunzione di responsabilità di natura personalissima». Nella specie, è stata riconosciuta efficacia impediente alla delibazione anche ad un'anomala convivenza ultratriennale, priva del requisito della materiale coabitazione dei coniugi e della comune residenza, sul presupposto che la ridotta presenza del marito presso il domicilio coniugale si giustifica come reazione alla volontà della moglie di voler eleggere a domicilio coniugale la casa della propria madre, alla quale era legata da un eccessivo attaccamento.
Domanda
Il giudice può rilevare d'ufficio la convivenza triennale dei coniugi quale circostanza ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità?
No, si tratta di un'eccezione in senso stretto riservata alla parte che la propone L'eccezione relativa alla convivenza triennale come coniugi, ostativa alla positiva delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio, rientra tra quelle che l'ordinamento riserva alla disponibilità della parte interessata; e ciò in base sia alla complessità fattuale delle circostanze sulle quali essa si fonda e alla connessione molto stretta di tale complessità con l'esercizio di diritti, con l'adempimento di doveri e con l'assunzione di responsabilità personalissimi di ciascuno dei coniugi, sia alla espressa previsione della necessità dell'eccezione di parte nell'analoga fattispecie dell'impedimento al divorzio costituito dall'interruzione della separazione, ai sensi dell'art. 3 della l. n. 898/1970 (Cass. I, n. 7925/2020).
Domanda
A fronte dell'eccezione di convivenza triennale come coniugi, quale giudice deve svolgere la relativa istruttoria?
L'autorità giudiziaria richiesta del riconoscimento deve accertare se vi è stata una convivenza almeno triennale delle parti come coniugi Nell'ipotesi di delibazione della sentenza di nullità del matrimonio concordatario pronunciata dal tribunale ecclesiastico, la Corte d'appello, ove la parte deduca la contrarietà all'ordine pubblico di tale sentenza per la sussistenza del requisito della convivenza pluriennale richiamando prove documentali e chiedendo l'ammissione di prove orali, è tenuta ad istruire la causa, poiché l'accertamento circa la natura e la durata della convivenza è devoluto al giudice del riconoscimento della sentenza emessa dal giudice canonico, trattandosi di circostanze estranee a quel giudizio (Cass. VI, n. 17379/2020).
Domanda
Alla parte che abbia proposto eccezione di convivenza triennale come coniugi è preclusa la proposizione di altra azione volta alla dichiarazione di nullità del matrimonio concordatario da parte dei Tribunali eccelesiastici?
La proposizione di domanda di nullità del matrimonio al tribunale ecclesiastico non preclude la possibilità di eccepire l'intervenuta convivenza triennale In tema di matrimonio concordatario, la proposizione della domanda di nullità del matrimonio davanti al tribunale ecclesiastico da parte di un coniuge non esclude la possibilità per quest'ultimo di eccepire, nel giudizio di delibazione introdotto dall'altro, l'intervenuta convivenza triennale, preclusiva del riconoscimento della sentenza canonica di nullità, poiché i due processi si collocano su piani diversi e non è possibile desumere dal solo fatto che la parte abbia introdotto il giudizio di nullità del matrimonio concordatario la volontà di ottenere anche la produzione di effetti giuridici nell'ordinamento italiano della relativa sentenza (Cass., n. 20864/2021). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio L'eccezione di convivenza ultratriennale come coniugi, quale circostanza ostativa in assoluto alla delibazione nell'ordinamento italiano della sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale, è riservata al coniuge convenuto dinanzi alla Corte d'Appello da quello che richiede il riconoscimento. Detta eccezione deve essere quindi veicolata nella comparsa di costituzione e risposta, da depositarsi entro venti giorni prima dell'udienza di comparizione, del convenuto nel giudizio di delibazione. Si tratta, infatti, di un'eccezione riservata alla parte (e quindi assoggettata alla preclusione contemplata a tal fine dall'art. 167 c.p.c.). Nell'ipotesi di accoglimento della domanda di riconoscimento, la parte convenuta soccombente può, ove assuma la sussistenza di vizi di diritto nella decisione, proporre ricorso per cassazione contro la stessa. Aspetti preliminari Competenza Competente per la delibazione, ai sensi dell'art. 796 c.p.c., è la Corte d'Appello del luogo dove la sentenza deve essere eseguita. Ne deriva che la competenza territoriale della Corte d'Appello deve essere determinata con riguardo alla circoscrizione del tribunale nel quale si trova il Comune presso il quale fu trascritto l'atto di matrimonio che si identifica, ai sensi dell'art. 8 della l. n. 121/1985, nel Comune nel quale il matrimonio è stato celebrato (Cass. I, n. 2734/1995). Atti di parte Contenuto della comparsa di costituzione e risposta nel giudizio di delibazione Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore entro venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione (ovvero differita ai sensi dell'art. 168-bis, comma 5, c.p.c.), depositando in cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di risposta con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione. Nella comparsa di risposta tempestivamente depositata deve essere formulata l'eccezione di convivenza almeno triennale come coniugi. La comparsa deve contenere le generalità del convenuto e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal convenuto e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Nella comparsa tempestivamente depositata, deve essere formulata l'eccezione impediente alla delibazione costituita dalla convivenza almeno triennale come coniugi, che costituisce eccezione riservata alla parte. Come ribadito da ultimo dalla S.C., invero, la convivenza triennale “come coniugi”, quale situazione giuridica di ordine pubblico ostativa alla delibazione della sentenza canonica di nullità del matrimonio, è oggetto di un'eccezione in senso stretto, essendo caratterizzata da una complessità fattuale strettamente connessa all'esercizio di diritti, e dunque deve essere proposta dal convenuto, a pena di decadenza, nella comparsa di risposta, da depositarsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza fissata nell'atto di citazione e, qualora tale udienza sia rinviata d'ufficio ai sensi dell'art. 168-bis, comma 4, c.p.c., detto differimento non determina la riapertura dei termini per il tempestivo deposito della comparsa di risposta e la proposizione dell'eccezione (Cass. I, n. 11791/2021). Profili di merito Onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. il coniuge che propone l'eccezione deve dimostrare i fatti costitutivi da porre a fondamento della stessa, ossia, nella fattispecie considerata, la convivenza come coniugi per oltre un triennio. Di solito tale prova è raggiunta dimostrando la comune residenza anagrafica e l'affectio sottesa alla convivenza; a fronte di una dimostrazione siffatta è il coniuge che insta per la delibazione a dover fornire la prova contraria (Cass. I, n. 3315/2017). Nella peculiare fattispecie casistica in esame, tuttavia, questa impostazione è stata scalfita dalla possibilità di ritenere che anche una convivenza “anomala”, ovvero caratterizzata dalla conservazione di residenze diverse da parte dei coniugi, possa costituire circostanza ostativa al riconoscimento. Ciò sembra doversi ricondurre a fattispecie eccezionali nelle quali, per scelte di vita riservate all'autonomia di ciascun coniuge, non sia possibile un'armoniosa convivenza coniugale fissa in una stessa abitazione, pur sussistendo l'affectio coniugalis. Richieste istruttorie Il giudice adito con l'atto di citazione per la delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale è tenuto, a fronte dell'eccezione di convivenza ultratriennale come coniugi, a istruire il giudizio, anche ammettendo, ove rilevanti, le prove testimoniali articolate dalle parti sulla questione (se controversa). 4. ConclusioniA fronte degli Accordi modificativi dei Patti lateranensi ratificati con l. n. 121/1985, nell'ipotesi di matrimonio c.d. concordatario, le sentenze delle autorità ecclesiastiche dichiarative della nullità del matrimonio possono produrre effetti, previa delibazione exartt. 796 ss. c.p.c., nell'ordinamento italiano. A tal fine va quindi vagliata la compatibilità delle decisioni con l'ordine pubblico interno. In particolare, le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno chiarito che la convivenza come coniugi, protrattasi per almeno tre danni dalla data di celebrazione del matrimonio concordatario, connotando nell'essenziale l'istituto del matrimonio nell'ordinamento italiano, è costitutiva di una situazione giuridica di ordine pubblico, ostativa alla dichiarazione di efficacia nella Repubblica italiana delle sentenze definitive di nullità di matrimonio pronunciate dai tribunali ecclesiastici, per qualsiasi vizio genetico del matrimonio accertato e dichiarato dal giudice ecclesiastico (Cass., S.U., n. 16379/2014). Nella più recente giurisprudenza di legittimità è stato precisato che la circostanza ostativa al riconoscimento costituita dalla convivenza ultratriennale come coniugi non è esclusa ex se qualora i coniugi abbiano, per effetto di scelte personalissime ad essi riservate, conservato residenze diverse (c.d. convivenza anomala). Si è così ulteriormente ristretto l'ambito del riconoscimento nel nostro ordinamento delle sentenze ecclesiastiche dichiarative della nullità del matrimonio concordatario. |