Risarcimento dei danni per infedeltà nei confronti del coniuge

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Gli illeciti endofamiliari

Nell'ultimo ventennio la categoria dei danni non patrimoniali risarcibili è stata significativamente ampliata.

In tale più generale contesto, è stata superata l'impostazione tradizionale che subordinava gli interessi dei singoli familiari a quello superiore del consorzio, a favore di un modello di famiglia-comunità le cui necessità si identificano con quelle dei suoi componenti.

Si è preso così atto dell'insufficienza degli strumenti tradizionali previsti dal diritto di famiglia per sanzionare comportamenti illeciti posti in essere da un membro della famiglia a danno degli altri.

È stata di qui elaborata la categoria dell'illecito c.d. endofamiliare, che afferisce a qualsivoglia comportamento dannoso caratterizzato dalla sussistenza di un rapporto tra danneggiante e danneggiato in termini di coniugio e/o di filiazione e può quindi, a livello descrittivo, distinguersi tra l'ipotesi di danno cagionato all'interno del rapporto coniugale o di convivenza e quella di violazione dei doveri genitoriali.

Le condotte illecite nei confronti del coniuge; il risarcimento dei danni per infedeltà

In virtù della descritta evoluzione ordinamentale, possono costituire fatti illeciti che determinano un diritto del coniuge al risarcimento del danno ex art. 2059 c.c. tutte le condotte dell'altro coniuge che abbiano integrato una lesione di diritti costituzionalmente rilevanti.

L'azione risarcitoria è autonoma sia quanto ai presupposti che sul piano processuale da altre “sanzioni” interne al sistema del diritto di famiglia: ad esempio, il risarcimento in esame può essere accordato anche in ipotesi nelle quali nel giudizio di separazione sia stata rigettata la domanda di addebito proposta nei confronti del coniuge convenuto.

Vi è dunque che i danni da violazione dei doveri coniugali sono risarcibili, non sussistendo, al riguardo, deroga alcuna alla clausola generale di responsabilità di cui all'art. 2043 c.c.: difatti, ai doveri derivanti dal matrimonio si deve riconoscere natura giuridica e non soltanto morale, con la conseguenza che può affermarsi come da essi discenda un diritto soggettivo di un coniuge nei confronti dell'altro a comportamenti rispondenti a tali obblighi; inoltre, le sanzioni specifiche, quali l'addebito, non esauriscono i rimedi posti a tutela del coniuge in quanto persona, per il quale la famiglia può e deve costituire un ambito di autorealizzazione e non di compressione dei diritti irrinunciabili, quali quello alla salute, all'incolumità personale, all'onore e gli altri diritti personalissimi dell'individuo.

La violazione del dovere di fedeltà fra coniugi non determina ex se un diritto al risarcimento del danno in favore del coniuge che abbia subito il tradimento.

Tale violazione è infatti suscettibile di assumere rilevanza sul piano della responsabilità civile, dando luogo ad obblighi risarcitori, quando la condotta del coniuge convenuto si sia svolta con modalità tali da determinare danni all'altro coniuge correlati a una grave lesione della sfera della dignità, da cui siano derivate compromissioni nella sfera relazionale.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Quali sono i presupposti per il danno da infedeltà? 

Orientamento della Corte di Cassazione

La configurabilità degli illeciti endofamiliari

La responsabilità endofamilare tra coniugi ha fatto ingresso nella giurisprudenza di legittimità con la sentenza Cass., n. 9801/2005, che ha contributo a segnare una nuova prospettiva per i ruoli all'interno della famiglia, anche in rapporto alla realtà esterna, dove i titolari sono responsabili l'uno nei confronti dell'altro.

In particolare, nella predetta pronuncia la S.C. ha evidenziato che «Il rispetto della dignità e della personalità, nella sua interezza, di ogni componente del nucleo familiare assume il connotato di un diritto inviolabile, la cui lesione da parte di altro componente della famiglia costituisce il presupposto logico della responsabilità civile, non potendo da un lato ritenersi che diritti definiti inviolabili ricevano diversa tutela a seconda che i titolari si pongano o meno all'interno di un contesto familiare» (conf., tra le più recenti, Cass. III, n. 6598/2019).

La giurisprudenza ha peraltro precisato che il risarcimento di tale danno può essere accordato solo nel caso in cui venga violato un diritto fondamentale di rango costituzionale, come la dignità della persona, e la violazione sia di particolare gravità, in quanto posta in essere con modalità insultante, ingiuriosa ed offensiva. È pur sempre richiesto, infatti, che «la condizione di afflizione indotta nel coniuge superi la soglia della tollerabilità e si traduca, per le sue modalità o per la gravità dello sconvolgimento che provoca, nella violazione di un diritto costituzionalmente protetto, quale, in ipotesi, quello alla salute o all'onore o alla dignità personale ».

Il coniuge che tradisce deve risarcire l'altro se ne viola la dignità

La S.C. ha ormai ripetutamente riconosciuto che la natura giuridica del dovere di fedeltà derivante dal matrimonio implica che la sua violazione non sia sanzionata unicamente con le misure tipiche del diritto di famiglia, quale l'addebito della separazione, ma possa dar luogo al risarcimento dei danni non patrimoniali ex art. 2059 c.c., senza che la mancanza di pronuncia di addebito in sede di separazione sia a ciò preclusiva, sempre che [tuttavia] la condizione di afflizione indotta nel coniuge superi la soglia della tollerabilità e si traduca, per le sue modalità o per la gravità dello sconvolgimento che provoca, nella violazione di un diritto costituzionalmente protetto, quale, in ipotesi, quello alla salute o all'onore o alla dignità personale (cfr. Cass. VI, n. 26383/2020, la quale ha tuttavia escluso, nella specie, il risarcimento del danno da illecito endofamiliare, in conseguenza della violazione da parte della moglie dei doveri coniugali, che avrebbe determinato nel marito uno stato depressivo dopo l'allontanamento della moglie dalla casa familiare, atteso che mancava la prova del nesso tra il tradimento subito e lo stato depressivo in cui l'uomo era caduto).

Coerentemente con tale assunto e con specifico riferimento al danno non patrimoniale da adulterio, anche recentemente la Suprema Corte ne ha sancito la risarcibilità, alla condizione però dell'avvenuta lesione di un diritto inviolabile della persona, costituzionalmente protetto, e sempre purché la lesione superi la soglia della tollerabilità (Cass., n. 6598/2019).

Domanda
Assume rilievo la libertà nelle scelte sentimentali dell'altro coniuge?

L'incoercibilità nelle scelte sentimentali implica un necessario bilanciamento nel giudizio risarcitorio

Nel giudizio di risarcimento dei danni per adulterio non può pretermettersi il bilanciamento tra interessi contrapposti o meglio tra le situazioni soggettive coinvolte dall'illecito endofamiliare: la posizione del coniuge che domanda il risarcimento – allegando la lesione del diritto all'integrità familiare e all'assistenza morale e materiale in seno al matrimonio – con la situazione soggettiva del coniuge autore della violazione, il quale, dal canto suo, vanta il diritto ad autodeterminarsi nell'ambito della sfera privata e familiare, nonché la libertà delle scelte sentimentali, ontologicamente incoercibili (Trib. Rimini, 4 aprile 2019, n. 301).

Domanda
Possono influire sul diritto al risarcimento le modalità del tradimento?

Il tradimento che viola la dignità dell'altro coniuge giustifica la condanna al risarcimento

Non è di per sé l'avere intrattenuto una relazione extraconiugale ad integrare una forma di illecito aquiliano quanto piuttosto le modalità con le quali tale condotta ha arrecato pregiudizio a diritti personalissimi dell'altro coniuge, dotati di copertura costituzionale, tale da configurare una forma grave di danno non patrimoniale, di tipo morale ed esistenziale (ex ceteris, Trib. Palermo III, 3 giugno 2016, n. 2999).

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Il giudizio di risarcimento dei danni cagionati, durante il matrimonio, dall'altro coniuge per effetto di condotte gravemente lesive della dignità dell'altro – tra le quali può rientrare, specie per le modalità “palesi” all'esterno con le quali si è manifestato, un tradimento – deve essere incardinato in via autonoma rispetto a quello di separazione coniugale.

Del resto, il rigetto della domanda di addebito non preclude l'accoglimento di quella volta al risarcimento del danno.

Trattandosi di un illecito aquiliano ne andranno dimostrati i presupposti, i.e. la condotta contestata, il nesso di causalità tra la stessa ed i pregiudizi dedotti nonché la sussistenza e l'entità di questi ultimi.

Aspetti preliminari

Competenza per territorio

Quella per il risarcimento dei danni da illecito endofamiliare è un'azione risarcitoria che segue le regole ordinarie in tema di competenza e che, pertanto, segue rispetto alla competenza per territorio i principi espressi dagli artt. 18 ss. c.p.c. Ne deriva che il foro è quello del luogo di residenza o domicilio del convenuto.

La S.C. ha chiarito che nella (non infrequente) ipotesi in cui, unitamente alla domanda di separazione personale o di divorzio, siano proposte anche domande di risarcimento dei danni ed il giudice di primo grado, applicando il rito ordinario, ritenga tali domande inammissibili nel giudizio di separazione poiché ad esso non legate da "connessione forte", come richiesto dall'art. 40, comma 3 c.p.c., nella fase di appello non si verifica l'effetto espansivo del rito ordinario sul rito camerale previsto dalla predetta norma (con la conseguenza che l'impugnazione contro tale sentenza, seguendo il rito camerale ex art. 23 della l. n. 74/1987, dovrà essere introdotta con ricorso e non con atto di citazione, eventualmente formulando direttamente in quella sede uno specifico motivo di gravame volto a censurare la ritenuta insussistenza, tra la domanda di separazione o divorzio e quelle ritenute inammissibili, di ipotesi di connessione qualificata: Cass. I, n. 11964/2022).

Legittimazione

La legittimazione attiva a proporre la domanda compete al coniuge (o ex coniuge o partner) che propone la domanda risarcitoria.

Atto introduttivo

Contenuto dell'atto di citazione

La domanda deve essere introdotta con atto di citazione – da notificarsi, dunque, prima al convenuto, nel rispetto del termine a comparire di cui all'art. 163 c.p.c. e da depositarsi, entro i successivi dieci giorni, con l'iscrizione a ruolo presso la cancelleria dell'autorità giudiziaria adita ‒ che deve contenere le generalità dell'attore e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dall'attore e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione.

Nell'atto di citazione, prima della formulazione delle conclusioni, occorre specificare le ragioni poste a fondamento della domanda risarcitoria.

Profili di merito

Onere della prova

Il risarcimento del danno non patrimoniale, pertanto, richiede la prova, in ossequio all'art. 2697 c.c., che la condizione di afflizione provocata nel coniuge abbia arrecato allo stesso un apprezzabile pregiudizio.

In particolare, nell'ipotesi di danno da adulterio, una volta accertata la violazione del dovere coniugale dovrà quindi essere svolta una ulteriore indagine, e cioè se tale violazione abbia determinato un danno risarcibile: occorre un quid pluris rispetto alla mera violazione che è costituito dalla lesione di diritti fondamentali della persona, un qualcosa in più rispetto alla rottura dell'affectio coniugalis che non può trovare tutela solo nei rimedi previsti dal diritto di famiglia e quindi di un danno risarcibile attraverso la responsabilità civile. In sostanza il coniuge che cagiona all'altro un danno ingiusto è chiamato a risarcirlo. Pertanto, riconosciuta la natura extracontrattuale ex art. 2043 c.c. dell'illecito endofamiliare, spetterà al coniuge danneggiato dimostrare non solo il nesso causale tra violazione dei doveri coniugali e lesione di diritti costituzionalmente garantiti, ma lo stesso coniuge sarà tenuto a dimostrare, altresì, il comportamento doloso del danneggiante (v., tra le molte, Trib. Livorno, 15 aprile 2020, n. 331).

Richieste istruttorie

Le richieste istruttorie in via diretta devono essere formulate, trovando applicazione le preclusioni proprie del giudizio ordinario di cognizione, entro la seconda memoria di cui all'art. 183, sesto comma, c.p.c.

Le prove contrarie potranno essere articolate, rispetto a prove dedotte dall'altra parte nell'indicata seconda memoria, nell'ambito della terza memoria istruttoria.

4. Conclusioni

Nell'evoluzione che ha condotto, specie nell'ultimo ventennio, alla coerenziazione della responsabilità civile, un istituto per sua natura legato ad una logica di tipo patrimonialistico, con le esigenze di tutela dei diritti fondamentali, è stato coniato anche il danno da illecito endofamiliare.

Se in passato si riteneva che la famiglia, quale istituzione da tutelare in quanto tale, fosse un istituto che il diritto poteva soltanto lambire, con la a graduale realizzazione del modello di famiglia voluto dalla Costituzione ed espresso dall'art. 29 Cost., si pone finalmente al centro dell'attenzione la posizione del singolo all'interno del nucleo familiare, quale titolare di situazioni giuridiche tutelate dall'ordinamento, non suscettibili più di alcuna limitazione nei confronti degli altri membri della famiglia. Il ruolo di centralità assunto dall'individuo nell'ordinamento giuridico – rafforzato dalla parallela evoluzione giurisprudenziale del danno alla persona attraverso una rilettura dell'art. 2059 c.c. in una chiave “costituzionalmente orientata” – non consente eccezioni al principio di tutela dei diritti fondamentali, qualora la lesione di tali diritti sia riconducibile alla condotta posta in essere in violazione di un dovere familiare.

Tra le fattispecie più ricorrenti di illecito civile che può comportare un obbligo risarcitorio in favore dell'altro coniuge vi è l'infedeltà perpetrata nel corso del rapporto matrimoniale che per le sue modalità si sia rivelata idonea a ledere gravemente la dignità dello stesso.

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