Incidenza della percezione del reddito di cittadinanza sull'assegno di mantenimento del coniuge beneficiario1. Bussole di inquadramentoFunzione dell'assegno di mantenimento al coniuge separato L'assegno di mantenimento dovuto al coniuge in caso di separazione è considerato la proiezione degli obblighi di mantenimento reciproci derivanti dal matrimonio (art. 143 c.c.) nonché estrinsecazione del generale dovere di assistenza materiale, che permane anche dopo la cessazione della convivenza: la separazione, infatti, instaura un regime che tende a conservare quanto più possibile gli effetti propri del matrimonio compatibili con la cessazione della convivenza e, quindi, con il tipo di vita di ciascuno dei coniugi (Cass. I, n. 4178/2013, cfr. anche Cass. I, n. 12196/2017). Elementi da valutare per stabilire il diritto all'assegno e la misura dello stesso Ai sensi dell'art. 156 c.c. il giudice, per stabilire se e in quale misura sia dovuto il contributo per il coniuge, deve compiere una serie di passaggi consequenziali: a) verificare la non addebitabilità della separazione al richiedente; b) valutare il tenore di vita in costanza di convivenza, che costituisce il parametro per l'inadeguatezza dei redditi del richiedente; c) accertare, comparativamente, le disponibilità economiche delle parti; d) valutare le altre circostanze che, ex art. 156, comma 2, c.c., ai fini della quantificazione in concreto dell'importo mensile dovuto. Una volta stabilito che il coniuge non è responsabile della frattura coniugale e che non ha redditi sufficienti a fargli mantenere un tenore di vita analogo (ma non necessariamente identico) a quello goduto in costanza di convivenza, il giudice procede alla valutazione comparativa dei mezzi a disposizione di ciascun coniuge e delle altre circostanze In questa analisi entrano in gioco tutti i fattori di carattere economico o suscettibili di valutazione economica (Cass. VI, n. 16809/2019; Cass, VI, n. 3709/2018): reddito al netto della fiscalità (Cass. VI, n. 13954/2018) patrimonio. All'esito di tale valutazione complessiva, se sussiste sproporzione tra le parti, il giudice procederà alla determinazione dell'assegno, diversamente no. La ricostruzione dei redditi dei coniugi è il momento cruciale nel quale l'autorità giudiziaria è chiamata dunque a valutare la sussistenza di quella eventuale sproporzione della situazione economica delle parti che legittima la previsione di un assegno di mantenimento in favore del coniuge economicamente più debole affinché possa conservare il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Reddito di cittadinanza Il d.l. n. 4/2019, conv., con modif., in l. n. 26/2019, ha introdotto nel nostro ordinamento il reddito di cittadinanza, definito dall'art. 1 come «misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro» e di contrasto alla povertà, nonché come misura diretta a favorire «il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura» ai fini dell'inclusione sociale. Il reddito di cittadinanza si compone di due voci: a) una componente che integra il reddito familiare, in modo tale che il nucleo che lo percepisce possa avere entrate pari a quelle indicate alla tabella allegata; b) una componente destinata al pagamento del canone di locazione sino a un massimo di euro 3.360 annui, cioè euro 280 mensili netti; se il nucleo vive in casa di proprietà gravata da mutuo, il contributo è pari alla rata annua di mutuo sino al massimo di euro 1.800 (euro 150 mensili). Il beneficio economico è netto, in quanto non soggetto a imposizione fiscale. L'ammontare del reddito non può mai essere superiore alle soglie di cui all'art. 3, comma 4, del d.l. n. 4/2019, conv., con modif., in l. n. 26/2019. La percezione del reddito di cittadinanza da parte di un coniuge separato beneficiario dell'assegno di mantenimento è suscettibile di incidere sia sulla spettanza che sull'entità dello stesso laddove va ad integrare il reddito familiare e a fornire un contributo per il pagamento del canone di locazione ovvero delle rate di mutuo. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quali criteri deve seguire l'autorità giudiziaria per determinare l'assegno di mantenimento, anche in relazione alla capacità lavorativa del richiedente?
Orientamento consolidato Ai fini della determinazione dell'assegno di mantenimento è necessaria una ricostruzione complessiva delle risorse economiche a disposizione del coniuge Al coniuge cui non sia addebitabile la separazione spetta, ai sensi dell'art. 156 c.c., un assegno tendenzialmente idoneo ad assicurargli un tenore di vita analogo a quello che aveva prima della separazione, purché non fruisca di redditi propri tali da fargli mantenere una simile condizione e che sussista una differenza di reddito tra i coniugi. La Corte di cassazione, anche con decisioni molto recenti, ha inteso l'art. 156, comma 2, c.c. nel senso che lo stesso stabilisce che il giudice debba determinare la misura dell'assegno di separazione tenendo conto non solo dei redditi delle parti ma anche di altre circostanze non indicate specificatamente, né determinabili a priori, ma da individuarsi in tutti quegli elementi fattuali di ordine economico, o comunque apprezzabili in termini economici, diversi dal reddito e idonei a incidere sulle condizioni economiche delle parti, la cui valutazione, peraltro, non richiede necessariamente l'accertamento dei redditi nel loro esatto ammontare, essendo sufficiente un'attendibile ricostruzione delle complessive situazioni patrimoniali e reddituali dei coniugi (Cass. I, n. 15818/2021; Cass. I, n. 605/2017). In applicazione del richiamato principio, ad esempio, è stata annullata una decisione di merito che aveva rigettato la domanda di attribuzione di un assegno in favore della moglie sulla base di una generica valutazione di equivalenza, delle condizioni economiche dei coniugi stessi, senza considerare i diversi loro regimi di vita, come sarebbe stato necessario (Cass. I, n. 29779/2008). In termini analoghi, nella giurisprudenza di merito, ribadito il principio per il quale nella separazione personale i redditi adeguati cui va rapportato, ai sensi dell'art. 156 c.c., l'assegno di mantenimento a favore del coniuge sono quelli necessari a mantenere il tenore di vita goduto durante il matrimonio, e la prova della ricorrenza dei presupposti dell'assegno stesso incombe su colui che avanza domanda di mantenimento, è stato evidenziato che la misura dell'assegno deve essere determinata tenendo conto non solo dei redditi delle parti ma anche di altre circostanze non indicate specificatamente, né determinabili “a priori”, ma vanno individuati in tutti quegli elementi fattuali di ordine economico, o comunque apprezzabili in termini economici, diversi dal reddito ed idonei ad incidere sulle condizioni economiche delle parti, la cui valutazione, peraltro, non richiede necessariamente l'accertamento dei redditi nel loro esatto ammontare, essendo sufficiente un'attendibile ricostruzione delle complessive situazioni patrimoniali e reddituali dei coniugi (App. Salerno, sez. II, 12 ottobre 2020, n. 1089, con riferimento ad un matrimonio durato tre anni, la moglie non svolgeva attività lavorativa ed era proprietaria di due immobili, il marito percepiva euro 800 mensili e a suo carico è stato posto il versamento di un assegno di mantenimento di euro 150 mensili). L'incidenza della capacità lavorativa del richiedente Quanto all'assegno di separazione, a differenza di quanto accade per l'assegno di divorzio, la valutazione della capacità lavorativa del richiedente l'assegno (non rientra tra i presupposti dell'assegno ex art. 156 c.c. ma nell'ambito delle “altre circostanze” di cui al secondo comma del medesimo articolo. Così, nel delineato contesto, la S.C. ha più volte ribadito il principio per il quale il giudice può negare, anche al coniuge disoccupato, l'assegno di mantenimento se e in quanto risulti accertata una sua reale possibilità (anche non colta) di ricollocazione proficua sul mercato del lavoro non in termini di mere valutazioni ipotetiche o astratte ma di effettiva possibilità di svolgimento di un'attività lavorativa retribuita, in considerazione di ogni concreto fattore individuale o ambientale (cfr. Cass. n. 5817/2018; Cass. VI, ord. n. 6427/2016). A differenza di quanto avviene ai fini del riconoscimento divorzile, peraltro, spetta al coniuge onerato (in via di eccezione) la prova della capacità lavorativa dell'altro (Cass., n. 7614/2009), che, a propria volta, sarà tenuto a dimostrare la propria impossibilità di recuperare un'occupazione. 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Di regola, le questioni afferenti la sussistenza dell'obbligo di uno dei coniugi separati di versare all'altro un assegno di mantenimento viene in rilievo nel procedimento di separazione giudiziale. La relativa domanda sarà quindi proposta, a seconda della posizione processuale assunta in giudizio dal coniuge richiedente, in sede di ricorso per la separazione giudiziale ovvero di memoria di costituzione nel procedimento. Per tal via una prima decisione sulla questione sarà di norma assunta nell'ambito dei provvedimenti presidenziali nell'interesse della prole e dei coniugi ex art. 708 c.p.c., decisione che potrà essere poi confemata, o no, al termine dell'istruttoria a cognizione piena nel giudizio di merito. L'ordinanza presidenziale, inoltre, è reclamabile con ricorso alla Corte d'appello, che si pronuncia all'esito di un procedimento in camera di consiglio (art. 708, comma 3, c.p.c.). Va considerato che, in caso di sopravvenienze, l'art. 709 c.p.c. consente di richiedere al giudice istruttore del procedimento di separazione la modifica e/o la revoca delle statuizioni assunte dal Presidente nell'ambito dei provvedimenti nell'interesse della prole e dei coniugi. Aspetti preliminari Competenza La competenza a conoscere della domanda di riconoscimento dell'assegno di mantenimento in favore del coniuge economicamente più debole correlata ad un ricorso per separazione giudiziale (ovvero alla comparsa di costituzione nel relativo procedimento) appartiene al Tribunale, la cui competenza per territorio è disciplinata dall'art. 706 c.p.c. Tale norma, con l'esclusione del criterio della residenza comune dei coniugi, trova applicazione anche nell'ipotesi in cui dette richieste accedano al ricorso per divorzio giudiziale. Profili di merito Onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. il richiedente l'assegno è onerato della prova del complesso dei presupposti per il riconoscimento e la quantificazione dello stesso. Peraltro, poiché tale prova non deve necessariamente essere specifica e diretta, è sufficiente che l'istante alleghi la sussistenza di una disparità economica fra i coniugi e una condizione economica inadeguata a godere dello stesso tenore di vita avuto in costanza di convivenza matrimoniale, ferma restando la possibilità dell'altro coniuge di contestare la pretesa, indicando beni o proventi che evidenzino l'infondatezza della domanda avversaria. Il reddito di cittadinanza può incidere sulla spettanza dell'assegno di mantenimento (o comunque sulla relativa quantificazione) non solo laddove va ad integrare, talora in modo significativo, i redditi del beneficiario ma anche per la finalità perseguita con l'introduzione di tale provvidenza da parte del legislatore statale, ossia di promuovere politiche volte all'inserimento nel mondo del lavoro di soggetti disoccupati o inoccupati, mettendo (teoricamente) a loro disposizione la possibilità prima di ricevere un beneficio e poi di formarsi professionalmente e reperire effettivamente un'offerta di lavoro congrua, i.e. quella effettiva possibilità di svolgimento di un'attività lavorativa retribuita, in considerazione di ogni concreto fattore individuale o ambientale che assurge a fattore impeditivo del sorgere del diritto all'assegno di mantenimento. Contenuto del ricorso o della comparsa di costituzione e risposta nel procedimento di separazione giudiziale Il ricorso deve contenere le generalità del ricorrente e del suo difensore, compresa l'indicazione del codice fiscale di entrambi, e del numero di fax e di posta elettronica certificata del difensore presso cui la parte deve eleggere domicilio, nel Comune ove ha sede il giudice adito, conferendogli con atto separato la procura alla lite, la quale, va sottoscritta dal ricorrente e dal difensore che deve autenticarne la sottoscrizione. Gli stessi elementi devono essere contenuti, ove la domanda di riconoscimento dell'assegno di mantenimento sia proposta dal coniuge convenuto, nella comparsa di costituzione e risposta. 4. ConclusioniIl giudice deve determinare la misura dell'assegno di separazione tenendo conto non solo dei redditi delle parti ma anche di altre circostanze non indicate specificatamente, né determinabili a priori, ma da individuarsi in tutti quegli elementi fattuali di ordine economico, o comunque apprezzabili in termini economici, diversi dal reddito e idonei a incidere sulle condizioni economiche delle parti, la cui valutazione, peraltro, non richiede necessariamente l'accertamento dei redditi nel loro esatto ammontare, essendo sufficiente un'attendibile ricostruzione delle complessive situazioni patrimoniali e reddituali dei coniugi. La possibilità effettiva e concreta di svolgere un'attività lavorativa retribuita costituisce fattore impediente, se dimostrato dall'onerato, al riconoscimento dell'assegno in favore del coniuge anche inoccupato. In tal senso la percezione del reddito di cittadinanza potrebbe incidere sul diritto (o sulla conservazione del diritto) all'assegno di mantenimento da parte del coniuge economicamente “più forte”, sia nella misura in cui potrebbe far venir meno tale sperequazione reddituale sia in quella in cui comporta una ricerca attiva per un coinvolgimento del percettore nel mondo del lavoro. |