Farmaci a raffica agli anziani ospiti della Casa famiglia: legittima la condanna del titolare

Redazione Scientifica
26 Aprile 2022

Alla persona che gestiva la struttura sono addebitati i reati di maltrattamenti in famiglia e di lesioni personali. Inequivocabili i comportamenti da lui tenuti nei confronti, in particolare, di due uomini, sottoposti a una ingiustificata abnorme somministrazione di farmaci

Farmaci a raffica per tenere buoni gli anziani ospiti della Casa-famiglia. Legittima la condanna del titolare della struttura, ritenuto colpevole di maltrattamenti in famiglia e di lesioni personali.

A essere prese in esame sono le precarie condizioni riscontrate su due uomini ospitati nella Casa-famiglia e provocate da una evidente trascuratezza e dal ricorso a un'eccessiva e ingiustificata somministrazione di farmaci.

Per i giudici di merito è inequivocabile il quadro probatorio emerso. Ciò comporta la condanna, sia in primo che in secondo grado, del titolare della struttura, arrestato a fine maggio del 2018, sanzionato in Tribunale con otto anni di reclusione, pena poi ridotta in Appello a sei anni e otto mesi di reclusione.

Sulla stessa linea si attesta anche la Cassazione, respingendo le obiezioni difensive mirate a ridimensionare la gravità delle condotte contestate al titolare della Casa-famiglia.

Per quanto concerne il primo anziano – Paolo, nome di fantasia –, i giudici sottolineano che gli sono stati somministrati «in modo abnorme farmaci ad azione psicotropa» e ciò al fine di «ridurlo in uno stato di costante sopore». Da tale condotta è derivata la conseguenza di «aver posto Paolo in pericolo di vita».

Su questo fronte i giudici sottolineano che «la situazione di grave intossicazione in cui versava Paolo, cagionata dalla eccessiva somministrazione di psicofarmaci, se non interrotta avrebbe condotto all'aggravarsi delle condizioni generali, determinandone la morte». E in questa ottica è irrilevante l'osservazione centrata sul fatto che «Paolo, una volta ricoverato in ospedale, non ha avuto necessità di particolari terapie salvavita», poiché «l'elemento che ha interrotto il decorso, che avrebbe condotto alla morte di Paolo, è consistito in primo luogo nell'interruzione della somministrazione, in dosi elevatissime, dei farmaci indebitamente fatti assumere all'anziano dal titolare della ‘casa famiglia'».

Identica prospettiva viene adottata anche in riferimento al deprecabile trattamento riservato a un altro ospite – Mario, nome di fantasia – della struttura.

Evidenti, difatti, le lesioni riportate dall'anziano, che «presentava, al momento del ricovero in ospedale, insufficienza renale acuta ostruttiva, cagionata dal ritardo», addebitabile al titolare della ‘casa famiglia', «nel disporne il trasferimento nel nosocomio».

Precedentemente, peraltro, sempre il titolare della Casa-famiglia «aveva ignorato l'indicazione proveniente dal medico interno alla struttura» in merito alla necessità di un «ricovero in ospedale» e «aveva provvedeva ad applicare un catetere a Mario, nonché a somministrargli massicce dosi di sedativi». E tali condotte, «assunte al di fuori del controllo medico», hanno determinato, sottolineano i Giudici, «un aggravamento delle già compromesse condizioni dell'anziano, cagionando un blocco renale, evento di per sé inquadrabile nell'ampia nozione delle lesioni personali».

*Fonte: DirittoeGiustizia

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.