Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 6 ter - Linee di indirizzo per la pianificazione dei fabbisogni di personale 1

Ciro Silvestro

Linee di indirizzo per la pianificazione dei fabbisogni di personale 1

1. Con decreti di natura non regolamentare adottati dal Ministro per [la semplificazione e] la pubblica amministrazione di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definite, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, linee di indirizzo per orientare le amministrazioni pubbliche nella predisposizione dei rispettivi piani dei fabbisogni di personale ai sensi dell'articolo 6, comma 2, anche con riferimento a fabbisogni prioritari o emergenti e alla definizione dei nuovi profili professionali individuati dalla contrattazione collettiva, con particolare riguardo all'insieme di conoscenze, competenze e capacità del personale da assumere anche per sostenere la transizione digitale ed ecologica della pubblica amministrazione e relative anche a strumenti e tecniche di progettazione e partecipazione a bandi nazionali ed europei, nonché alla gestione dei relativi finanziamenti2.

2. Le linee di indirizzo di cui al comma 1 sono definite anche sulla base delle informazioni rese disponibili dal sistema informativo del personale del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di cui all'articolo 60.

3. Con riguardo alle regioni, agli enti regionali, al sistema sanitario nazionale e agli enti locali, i decreti di cui al comma 1 sono adottati previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. Con riguardo alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale, i decreti di cui al comma 1 sono adottati di concerto anche con il Ministro della salute.

4. Le modalita' di acquisizione dei dati del personale di cui all'articolo 60 sono a tal fine implementate per consentire l'acquisizione delle informazioni riguardanti le professioni e relative competenze professionali, nonche' i dati correlati ai fabbisogni.

5. Ciascuna amministrazione pubblica comunica secondo le modalita' definite dall'articolo 60 le predette informazioni e i relativi aggiornamenti annuali che vengono resi tempestivamente disponibili al Dipartimento della funzione pubblica. La comunicazione dei contenuti dei piani e' effettuata entro trenta giorni dalla loro adozione e, in assenza di tale comunicazione, e' fatto divieto alle amministrazioni di procedere alle assunzioni.

6. Qualora, sulla base del monitoraggio effettuato dal Ministero dell'economia e delle finanze di intesa con il Dipartimento della funzione pubblica attraverso il sistema informativo di cui al comma 2, con riferimento alle amministrazioni dello Stato, si rilevino incrementi di spesa correlati alle politiche assunzionali tali da compromettere gli obiettivi e gli equilibri di finanza pubblica, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, adotta le necessarie misure correttive delle linee di indirizzo di cui al comma 1. Con riguardo alle regioni, agli enti regionali, al sistema sanitario nazionale ed agli enti locali, le misure correttive sono adottate con le modalita' di cui al comma 3.

[2] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, del D.L. 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79.

Inquadramento

È l'inedito art. 6-ter del decreto n. 165 – introdotto dall'art. 4 del d.lgs. n. 75/2017- a veicolare un'altra fondamentale novità in materia di gestone delle risorse umane pubbliche.

Il legislatore ha previsto che, con decreti di natura non regolamentare, adottati dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definite, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, linee di indirizzo per orientare le amministrazioni pubbliche nella predisposizione dei rispettivi piani dei fabbisogni di personale. Ciò anche «con riferimento a fabbisogni prioritari o emergenti di nuove figure e competenze professionali».

Con riguardo alle regioni, agli enti regionali, al sistema sanitario nazionale e agli enti locali, i decreti in questione sono adottati previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8, comma 6, l. 5 giugno 2003, n. 131. Relativamente alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale, i decreti con le linee di indirizzo sono adottati di concerto anche con il Ministro della salute.

Il sistema delineato dalla riforma Madia è, quindi, articolato su due livelli: uno più generale, fissato dalle linee di indirizzo, e uno particolare, dettato dai singoli piani triennali dei fabbisogni. La sua funzionalità si fonda sulla sinergia, sorretta dall'interscambio informativo.

Le linee di indirizzo sono, infatti, definite anche sulla base delle informazioni rese disponibili dal Sistema informativo del personale del Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di cui all'articolo 60 del d.lgs. n. 165 (articolo dedicato al Controllo del costo del lavoro e anche esso novellato dalla riforma Madia). Il costo del lavoro appare, così, elemento fondamentale in base al quale le pubbliche amministrazioni sono indirizzate a redigere i propri piani dei fabbisogni del personale.

Le modalità di acquisizione dei dati del personale di cui all'articolo 60 cit. sono, peraltro, implementate per consentire l'acquisizione delle informazioni riguardanti le professioni e relative competenze professionali, nonché i dati correlati ai fabbisogni. Ciascuna amministrazione pubblica comunica le predette informazioni e i relativi aggiornamenti annuali che vengono resi tempestivamente disponibili al Dipartimento della funzione pubblica. La comunicazione dei contenuti dei piani è effettuata entro trenta giorni dalla loro adozione. In assenza di tale comunicazione, è fatto divieto alle amministrazioni di procedere alle assunzioni.

Qualora, sulla base del monitoraggio effettuato dal Ministero dell'economia e delle finanze di intesa con il Dipartimento della funzione pubblica attraverso il sistema informativo, con riferimento alle amministrazioni dello Stato, si rilevino incrementi di spesa correlati alle politiche assunzionali tali da compromettere gli obiettivi e gli equilibri di finanza pubblica, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, adotta le necessarie misure correttive delle linee di indirizzo. Con riguardo alle regioni, agli enti regionali, al sistema sanitario nazionale ed agli enti locali, le misure correttive sono adottate con le modalità già viste per le linee di indirizzo.

Come evidenziato da Cons. St. comm. spec., parere n. 916/2017, le linee di indirizzo in esame manifestano «natura amministrativa e contenuto di mero dettaglio delle disposizioni di rango legislativo ovvero natura di mera interpretazione della normativa vigente o di indirizzo, allo scopo di rendere quanto più omogenea possibile l'adozione da parte di tutte le amministrazioni pubbliche il predetto piano di fabbisogno del personale». Ad esse dovrà essere affidato «anche il delicato compito di indicare in modo chiaro e puntuale le modalità (e/o gli strumenti) affinché l'individuazione del fabbisogno di personale risponda ad esigenze effettive organizzative e funzionali, non altrimenti risolvibili, ferma restando la discrezionalità delle singole pubbliche amministrazioni ed in particolare l'autonomia specifica delle Regioni, degli enti regionali, degli enti del sistema del servizio sanitario e degli enti locali. Parimenti, le predette linee di indirizzo dovranno farsi carico di sollecitare e chiarire anche le modalità di assorbimento del personale che risulti in esubero nel rispetto dei principi fissati dal d. lgs. n. 165/2001».

Il d.m. 8 maggio 2018

È il decreto del Ministro per la Funzione pubblica 8 maggio 2018 ad aver definito, ai sensi dell'articolo 6-ter, comma 1, del decreto n. 165, le linee di indirizzo per orientare le pubbliche amministrazioni nella predisposizione dei piani dei fabbisogni di personale.

Resta ferma la facoltà di integrazione da parte del vertice politico di ciascuna amministrazione, in relazione alle peculiari specificità ed ai rispettivi ordinamenti (Guizzardi, 1051).

Il d.m. richiama l'esigenza di «definire fabbisogni prioritari o emergenti in relazione alle politiche di governo, individuando le vere professionalità infungibili, non fondandole esclusivamente su logiche di sostituzione, ma su una maggiore inclinazione e sensibilità verso le nuove professioni e relative competenze professionali necessarie per rendere più efficiente e al passo con i tempi l'organizzazione del lavoro e le modalità anche di offerta dei servizi al cittadino attraverso, ad esempio, le nuove tecnologie. Logica deduzione di quanto detto è utilizzare, nella redazione del PTFP, criteri che meglio indirizzino l'approvvigionamento e la distribuzione di personale, in quest'ultimo caso ricorrendo anche a forme di riconversione professionale volte a privilegiare il potenziamento delle funzioni istituzionali e di core business piuttosto che di quelle di supporto o di back office».

Viene anche sottolineato il rilievo di «un'analisi degli input della produzione, fondata su metodologie di standardizzazione dei bisogni, quantitativi e qualitativi, valutando opportunamente le professionalità presenti e quelle mancanti e contemplando, all'occorrenza, ipotesi di conversione professionale. Tale analisi deve passare anche dalla previa individuazione di indicatori e parametri che, partendo da informazioni in possesso o acquisite dalle previste banche dati con metodi ragionati e sistematizzati, consentano di ottimizzare e razionalizzare quantitativamente e qualitativamente i propri fabbisogni, sviluppando analisi sui processi da gestire, nonché sul confronto tra attività, settori di attività, tipologie di amministrazioni omogenee o assimilabili, al fine di definire modelli standard di fabbisogno di personale».

Nel rispetto della «dotazione» di spesa potenziale massima, le amministrazioni, nell'ambito del PTFP, potranno procedere annualmente alla rimodulazione qualitativa e quantitativa della propria consistenza di personale, in base ai fabbisogni programmati. Tale rimodulazione «individuerà quindi volta per volta la dotazione di personale che l'amministrazione ritiene rispondente ai propri fabbisogni e che farà da riferimento per l'applicazione di quelle disposizioni di legge che assumono la dotazione o la pianta organica come parametro di riferimento (vedi, ad esempio, l'articolo 19, comma 6, del d.lgs. n. 165/2001, che indica un limite percentuale della dotazione organica ovvero, in senso analogo, l'articolo 110 del d.lgs. n. 267/2000). [..] L'indicazione della spesa potenziale massima non incide e non fa sorgere effetti più favorevoli rispetto al regime delle assunzioni o ai vincoli di spesa del personale previsti dalla legge e, conseguentemente, gli stanziamenti di bilancio devono rimanere coerenti con le predette limitazioni».

Nel PTFP la dotazione organica va espressa in termini finanziari: partendo dall'ultima dotazione organica adottata, si ricostruisce il corrispondente valore di spesa potenziale riconducendo la sua articolazione, secondo l'ordinamento professionale dell'amministrazione, in oneri finanziari teorici di ciascun posto in essa previsto, oneri corrispondenti al trattamento economico fondamentale della qualifica, categoria o area di riferimento in relazione alle fasce o posizioni economiche. Resta fermo che, in concreto, la spesa del personale in servizio, sommata a quella derivante dalle facoltà di assunzioni consentite, comprese quelle previste dalle leggi speciali e dall'articolo 20, comma 3, del d.lgs. 75/2017, non può essere superiore alla spesa potenziale massima, espressione dell'ultima dotazione organica adottata o, per le amministrazioni, quali le Regioni e gli enti locali, che sono sottoposte a tetti di spesa del personale, al limite di spesa consentito dalla legge».

La revisione degli assetti organizzativi e dei profili professionali

L'attività di programmazione dei fabbisogni deve contemplare l'eventuale ripensamento, ove necessario, anche degli assetti organizzativi».

Il legislatore è più volte intervenuto in materia richiamando alcuni criteri basilari per l'organizzazione delle amministrazioni pubbliche. Tali criteri, desumibili dalle misure già previste dall'articolo 2, comma 10, del d.l. 95/2012, valgono ancora oggi ad indirizzare le amministrazioni verso la:

a) concentrazione dell'esercizio delle funzioni istituzionali, attraverso il riordino delle competenze degli uffici eliminando eventuali duplicazioni;

b) riorganizzazione degli uffici con funzioni ispettive e di controllo;

c) rideterminazione della rete periferica su base regionale o interregionale;

d) unificazione, anche in sede periferica, delle strutture che svolgono funzioni logistiche e strumentali, compresa la gestione del personale e dei servizi comuni;

e) conclusione di appositi accordi tra amministrazioni per l'esercizio unitario delle funzioni di cui alla lettera d), ricorrendo anche a strumenti di innovazione amministrativa e tecnologica e all'utilizzo congiunto delle risorse umane;

f) tendenziale eliminazione degli incarichi di cui all'articolo 19, comma 10, del d.lgs. n. 165/2001 (funzioni ispettive, di consulenza, studio e ricerca o altri incarichi dirigenziali specifici diversi dalla titolarità di uffici).

Quale ulteriore criterio di razionalizzazione, va richiamato anche l'articolo 1, comma 404, della l. n. 296/2006 ed in particolare la lettera f) con riferimento al dimensionamento del personale utilizzato per funzioni di supporto (gestione delle risorse umane, sistemi informativi, servizi manutentivi e logistici, affari generali, provveditorati e contabilità) in misura non superiore al 15 per cento delle risorse umane complessivamente utilizzate da ogni amministrazione, mediante processi di riorganizzazione e di formazione e riconversione del personale addetto alle predette funzioni che consentano di ridurne il numero. Criteri utili, in sede di razionalizzazione degli assetti organizzativi, si rivelano tutti quelli volti allo snellimento delle strutture burocratico-amministrative, se del caso attraverso accorpamenti di uffici, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza percentuale delle posizioni dirigenziali in organico.

Resta ferma, per quanto riguarda la dirigenza delle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, degli enti di ricerca, nonché degli enti pubblici monocomparto di cui all'articolo 70, comma 4, del d.lgs. n. 165/2001, la previsione dell'articolo 2, comma 10-bis, del d.l. 6 luglio 2012, n. 95 (richiamato dallo stesso comma 3 dell'art. 6 del decreto n. 165), secondo cui il numero degli uffici di livello dirigenziale generale e non generale non può essere incrementato se non con disposizione legislativa. Viene fatta salva la possibilità di decrementare tale numero, nel qual caso la flessibilità del PTFP potrebbe consentire di destinare il valore finanziario dei posti dirigenziali per aumentare la dotazione organica del personale non dirigenziale ma non viceversa.

Ulteriore notazione è quella che la pianificazione di un corretto fabbisogno non può prescindere da una preliminare e congrua individuazione dei profili professionali necessari.

Al riguardo, ciascuna amministrazione dovrebbe verificare: 1. la possibilità di raffronto con gli ordinamenti professionali vigenti in altri settori e amministrazioni; 2. l'efficacia ed appropriatezza dei propri profili professionali con riferimento all'organizzazione del lavoro, alle funzioni e alla struttura della propria amministrazione, nell'ottica di bilanciare l'esigenza di convergenza con quella di valorizzare le specificità; 3. i cambiamenti dei processi lavorativi, indotti dalle innovazioni di servizio o processo e dalle nuove tecnologie, ed alle conseguenti esigenze di fungibilità delle prestazioni e di valorizzazione delle competenze professionali; 4. i contenuti dei profili professionali in relazione ai nuovi modelli organizzativi; 5. la possibilità di rappresentare e definire in modo innovativo i contenuti professionali, di individuare nuove figure o di pervenire alla definizione di figure polivalenti, nell'ottica di sostenere i processi di cambiamento organizzativo e di incentivare comportamenti innovativi.

Una simile impostazione determina un controllo molto rigido della spesa del personale pubblico, impedendo di programmare le assunzioni sulla base della semplice rilevazione dei posti vacanti di dotazioni organiche soggette a (anche) rapida obsolescenza e troppo spesso avulse dalle concrete necessità organizzative e di lavoro delle P.A., implementando lo sforzo di qualificazione e quantificazione delle risorse anche sul piano qualitativo.

Le Linee di indirizzo del maggio 2018 rinviano, quanto alle metodologie per la predisposizione dei piani dei fabbisogni di personale da parte delle P.A., a due Rapporti del Dipartimento della funzione pubblica e dell'Aran: «Modelli di analisi e di gestione dei fabbisogni di personale nelle amministrazioni pubbliche» (luglio 2017) e «Modelli di rappresentazione delle professioni e relative competenze: ipotesi di lavoro per la P.A.» (novembre 2017).

Nel primo rapporto si delineano le metodologie, secondo tecniche di tipo econometrico o ingegneristico, funzionali alla definizione in termini numerici dei fabbisogni, mentre il secondo documento si sofferma sui contenuti professionali.

Bibliografia

Guizzardi, Le linee di indirizzo per la predisposizione dei piani dei fabbisogni di personale da parte delle Pubbliche Amministrazioni, in Azienditalia, 2018, 1051.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario