Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 15 - Dirigenti (Art. 15 del d.lgs n. 29 del 1993, come sostituito dall'art. 4 del d.lgs n. 470 del 1993 e successivamente modificato dall'art. 10 del d.lgs n. 80 del 1998; Art. 27 del d.lgs n. 29 del 1993, commi 1 e 3, come sostituiti dall'art. 7 del d.lgs n. 470 del 1993)Dirigenti (Art. 15 del d.lgs n. 29 del 1993, come sostituito dall'art. 4 del d.lgs n. 470 del 1993 e successivamente modificato dall'art. 10 del d.lgs n. 80 del 1998; Art. 27 del d.lgs n. 29 del 1993, commi 1 e 3, come sostituiti dall'art. 7 del d.lgs n. 470 del 1993) 1. Nelle amministrazioni pubbliche di cui al presente capo, la dirigenza è articolata nelle due fasce dei ruoli di cui all'articolo 23. Restano salve le particolari disposizioni concernenti le carriere diplomatica e prefettizia e le carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate. Per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, è fatto salvo quanto previsto dall'articolo 6 1. 2. Nelle istituzioni e negli enti di ricerca e sperimentazione nonché negli altri istituti pubblici di cui al sesto comma dell'articolo 33 della Costituzione, le attribuzioni della dirigenza amministrativa non si estendono alla gestione della ricerca e dell'insegnamento. 3. In ciascuna struttura organizzativa non affidata alla direzione del dirigente generale, il dirigente preposto all'ufficio di più elevato livello è sovraordinato al dirigente preposto ad ufficio di livello inferiore. 4. Per le regioni, il dirigente cui sono conferite funzioni di coordinamento è sovraordinato, limitatamente alla durata dell'incarico, al restante personale dirigenziale. 5. Per il Consiglio di Stato e per i tribunali amministrativi regionali, per la Corte dei conti, per il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e per l'Avvocatura generale dello Stato, le attribuzioni che il presente decreto demanda agli organi di Governo sono di competenza rispettivamente, del Presidente del Consiglio di Stato, del Presidente della Corte dei conti, del Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e dell'Avvocato generale dello Stato; le attribuzioni che il presente decreto demanda ai dirigenti preposti ad uffici dirigenziali di livello generale sono di competenza dei segretari generali dei predetti istituti2. [1] Comma modificato dall'articolo 3, comma 8, lettera a), della legge 15 luglio 2002, n. 145. [2] Comma modificato dall'articolo 9, comma 7-bis, del D.L. 6 luglio 2012 n. 95. InquadramentoL'art. 15 del d.lgs. n. 165/2001 delinea alcune coordinate di fondo del disegno della dirigenza pubblica. Infatti, esso specifica, ai commi 1 e 3, che: 1) la dirigenza rappresenta una categoria unitaria (con una qualifica unica, omogeneamente sottoposta al regime contrattualizzato), articolandosi, nelle amministrazioni statali, nelle due fasce previste dai ruoli di cui all'art. 23 del decreto; sono fatte salve le regole proprie degli ordinamenti delle Forze armate e delle Forze di polizia e delle carriere prefettizia e diplomatica; 2) ricorre, tra i dirigenti, un rapporto di vera e propria sovraordinazione funzionale, tale per cui il preposto all'ufficio di livello superiore è sovraordinato ai dirigenti preposti agli uffici di livello inferiore. «L'individuazione delle funzioni (e delle connesse responsabilità) dirigenziali risponde alla necessità di razionalizzare l'organizzazione della pubblica amministrazione e raffigura un nuovo modo di concepire il ruolo dirigenziale, improntato ad una logica privatistica di valutazione del rapporto costi/benefici e finalizzato, quindi, all'emersione dei profili di responsabilità, quali indici della peculiarità della funzione dirigenziale. In tale contesto, all'amministrazione risulta attribuito in sostanza un potere- dovere di adeguare la propria struttura organizzativa (nel rispetto dei principi di legalità, imparzialità, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa fissati dall'art. 97 Cost.), individuando le funzioni necessarie dell'ente in rapporto ai servizi da rendere ai cittadini ed accertando così le effettive funzioni dirigenziali, da graduare poi in considerazione della loro rilevanza per la struttura dell'ente stesso. Possono essere considerate come dirigenziali solo le funzioni specificamente previste come tali dalla legge, ossia quelle che abbiano rivestito i caratteri dell'effettiva dirigenza con il connesso esercizio di poteri ampiamente discrezionali e l'assunzione di concrete e dirette responsabilità personali in relazione al risultato dell'attività svolta dalla struttura di preposizione ed alla attuazione dei programmi, dei progetti e delle direttive impartite dall'organo superiore» (TRGA Bolzano, n. 290/2008; cfr. anche C. conti sez. giurisd. Lazio, n. 265/2007). Tra i corollari del nuovo assetto della dirigenza Cons. St. VI, n. 6517/2008 evidenzia che «nel rapporto di lavoro subordinato, sia pubblico che privato, allorché un impiegato, seppure appartenente a qualifiche apicali, transita alle qualifiche dirigenziali, cambia in effetti il proprio status, divenendo così soggetto ad un diverso rapporto di servizio con l'ente di appartenenza; il che determina per il soggetto interessato la titolarità di specifici diritti e doveri del tutto differenti da quelli degli impiegati, disciplinati dai contratti collettivi riferiti esclusivamente ai dirigenti. [...] Conseguentemente, deve escludersi l'esistenza di un generale principio di conservazione dell'anzianità di livello nel passaggio dalle qualifiche impiegatizie a quelle dirigenziali». Discipline particolariUlteriori specificazioni recate dall'art. 15 del decreto n. 165 riguardano le funzioni dirigenziali in alcuni enti e plessi amministrativi: 1) nelle istituzioni e negli enti di ricerca e sperimentazione nonché nelle istituzioni di alta cultura, università ed accademie, la dirigenza amministrativa non ha competenze di merito nella gestione delle missioni inerenti la ricerca e l'insegnamento (comma 2; cfr. T.A.R. Emilia Romagna, Bologna II, n. 425/1998); 2) per le regioni, il dirigente cui sono conferite funzioni di coordinamento è sovraordinato, limitatamente alla durata dell'incarico, al restante personale dirigenziale (comma 4); 3) per il Consiglio di Stato e per i tribunali amministrativi regionali, per la Corte dei conti, per il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e per l'Avvocatura generale dello Stato, le attribuzioni che il decreto n. 165 demanda agli organi di Governo sono di competenza rispettivamente, del Presidente del Consiglio di Stato, del Presidente della Corte dei Conti, del Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e dell'Avvocato generale dello Stato; le attribuzioni demandate ai dirigenti preposti ad uffici dirigenziali di livello generale sono, invece, di competenza dei segretari generali dei predetti istituti (comma 5). La contrattualizzazione dei dirigenti generaliLa scelta di caratterizzare unitariamente la dirigenza pubblica (con l'introduzione di una qualifica unica) ha comportato il superamento dell'originaria esclusione dalla contrattualizzazione dei dirigenti generali. Predicata nella prima versione dell'art. 2, comma 4, del d.lgs n. 29/1993, essa è risultata poi superata nel 1998 dalla seconda privatizzazione (Zucaro, 377). Sul punto si è espressa Corte cost., ord. n. 11/2002, rimarcando che «è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale – sollevata in riferimento agli artt. 97,98 e 3 Cost. dell'art. 11, comma 4, lett. a), secondo periodo, della l. n. 59/1997 e degli artt. 19, 21 e 24, comma 2, del d.lgs. n. 29/1993, ora sostituiti dagli artt. 19,21,22, e 24, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001, nella parte in cui estendono il regime di diritto privato del rapporto di lavoro anche ai dirigenti generali, e rendono così applicabili a questi ultimi i principi e criteri direttivi dettati originariamente dall'art. 2 della l. 421 solo per i dirigenti non generali. La privatizzazione del rapporto di impiego pubblico (intesa quale applicazione della disciplina giuslavoristica di diritto privato) non rappresenta di per sé un pregiudizio per l'imparzialità del dipendente pubblico, per cui rientra nella discrezionalità del legislatore disegnare l'ambito di estensione di tale privatizzazione, con il limite del rispetto dei principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione e della non irragionevolezza della disciplina differenziata. L'estensione della privatizzazione anche ai dirigenti generali rientra nella discrezionalità del legislatore in materia, il cui ambito consente di escludere che dalla non irragionevolezza di una disciplina originariamente differenziata automaticamente discenda l'ingiustificatezza dell'eventuale successiva assimilazione; i dirigenti generali sono posti in condizione di svolgere le loro funzioni nel rispetto del principio di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione, tanto più che il legislatore delegato – nel riformulare gli artt. 3 e 14 del d.lgs. n. 29/1993, con gli artt. 3 e 9 del d.lgs. 80/1998, trasfusi ora negli artt. 4 e 14 del d.lgs. n. 165/2001 – ha accentuato il principio della distinzione tra funzione di indirizzo politico-amministrativo degli organi di governo e funzione di gestione e attuazione amministrativa dei dirigenti, escludendo, tra l'altro, che il Ministro possa revocare, riformare, riservare o avocare a sé o altrimenti adottare provvedimenti o atti di competenza dei dirigenti». BibliografiaZucaro, La privatizzazione del rapporto dei dirigenti generali davanti alla Corte costituzionale, in Giornale dir. amm., 2002, 4, 377. |