Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 55 octies - Permanente inidoneita' psicofisica1Permanente inidoneita' psicofisica1 1. Nel caso di accertata permanente inidoneita' psicofisica al servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 2, comma 2, l'amministrazione puo' risolvere il rapporto di lavoro. Con regolamento da emanarsi, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, lettera b), della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono disciplinati, per il personale delle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, nonche' degli enti pubblici non economici: a) la procedura da adottare per la verifica dell'idoneita' al servizio, anche ad iniziativa dell'Amministrazione; b) la possibilita' per l'amministrazione, nei casi di pericolo per l'incolumita' del dipendente interessato nonche' per la sicurezza degli altri dipendenti e degli utenti, di adottare provvedimenti di sospensione cautelare dal servizio, in attesa dell'effettuazione della visita di idoneita', nonche' nel caso di mancata presentazione del dipendente alla visita di idoneita', in assenza di giustificato motivo; c) gli effetti sul trattamento giuridico ed economico della sospensione di cui alla lettera b), nonche' il contenuto e gli effetti dei provvedimenti definitivi adottati dall'amministrazione in seguito all'effettuazione della visita di idoneita'; d) la possibilita', per l'amministrazione, di risolvere il rapporto di lavoro nel caso di reiterato rifiuto, da parte del dipendente, di sottoporsi alla visita di idoneita'. [1] Articolo inserito dall'articolo 69, comma 1, del D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150. InquadramentoÈ l'art. 69 del d.lgs. n. 150/2009 ad aver inserito nel decreto n. 165/2001 il nuovo art. 55-octies. Esso prevede che, a fronte della accertata permanente inidoneità psicofisica al servizio dei dipendenti contrattualizzati, l'amministrazione può risolvere il rapporto di lavoro. La norma demanda ad un successivo regolamento la determinazione della procedura da adottare per la verifica della inidoneità, nonché le conseguenze da essa derivanti. Spiccano, in tale ambito: – la possibilità per l'amministrazione, nei casi di pericolo per l'incolumità del dipendente interessato nonché per la sicurezza degli altri dipendenti e degli utenti, di adottare provvedimenti di sospensione cautelare dal servizio, nonché nel caso di mancata presentazione del dipendente alla visita di idoneità, in assenza di giustificato motivo; – la disciplina degli effetti sul trattamento giuridico ed economico della citata sospensione nonché il contenuto e gli effetti dei provvedimenti definitivi adottati dall'amministrazione in seguito all'effettuazione della visita di idoneità; – la possibilità, per l'amministrazione, di risolvere il rapporto di lavoro nel caso di reiterato rifiuto, da parte del dipendente, di sottoporsi alla visita di idoneità. Il regolamento in questione è stato adottato con il d.P.R. 27 luglio 2011, n. 171 che reca una normativa che non sostituisce, ma integra, le discipline vigenti sull'accertamento della inidoneità psicofisica del pubblico dipendente, previste per altre e specifiche finalità (ad es. per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio e per il trattamento pensionistico di inabilità). Il d.P.R. n. 171/2011L'art. 2 del d.P.R. n. 171/2011chiarisce che, ai fini del decreto, si intende per inidoneità psicofisica permanente assoluta lo stato di colui che a causa di infermità o difetto fisico o mentale si trovi nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa; per inidoneità psicofisica permanente relativa si intende, invece, lo stato di colui che a causa di infermità o difetto fisico o mentale si trovi nell'impossibilità permanente allo svolgimento di alcune o di tutte le mansioni dell'area, categoria o qualifica di inquadramento. L'avvio della procedura per l'accertamento della inidoneità può essere richiesto (in ogni caso solamente dopo che sia stato superato il periodo di prova) dallo stesso dipendente interessato o dalla amministrazione. L'amministrazione può avviare la procedura, tenendo conto delle norme in materia di protezione dei dati personali, a fronte di: 1) assenza del dipendente per malattia, superato il primo periodo di conservazione del posto previsto nei contratti collettivi di riferimento; 2) disturbi del comportamento gravi, evidenti e ripetuti che fanno fondatamente presumere l'esistenza dell'inidoneità psichica permanente assoluta o relativa al servizio; 3) condizioni fisiche che facciano presumere l'inidoneità fisica permanente assoluta o relativa al servizio. Ulteriori precisazioni sono state recate dalla Circolare MEF n. 972 del 2015, «Linee guida in tema di inidoneità al servizio ed altre forme di inabilità dei dipendenti civili dello stato, ai sensi dell'art. 15 d.P.R. n. 461/2001 e d.P.R. n. 171/2011». Essa sottolinea che la formulazione dei giudizi di permanente inidoneità deve seguire un periodo di adeguata osservazione clinica e medico-legale di tipo longitudinale, necessaria alla stabilizzazione del quadro menomativo. I giudizi che comportano la risoluzione del rapporto di impiego, vanno espressi anche tenendo conto che occorre la ragionevole certezza che il dipendente non sia recuperabile per l'amministrazione di appartenenza. La circolare mette, inoltre, in evidenza, in merito ai giudizi che prevedono una inidoneità al servizio in modo relativo, come il giudizio espresso in ambito medico-legale, proprio della CMV, sia cosa diversa dal giudizio in ambito preventivo, proprio invece del medico competente. La giurisprudenza sull'istituto.Per Cass. sez. lav., n. 19774/2016 «l'art. 55-octies d.lgs. n. 165/2001, prevede, per il caso di “permanente inidoneità psicofisica” del dipendente, che l'amministrazione di appartenenza “può risolvere il rapporto di lavoro”, in tal modo confermando lo schema della sussistenza di un diritto potestativo di recesso in capo alla medesima, cui si contrappone, peraltro con le previste garanzie sostanziali e processuali, la posizione di soggezione del lavoratore. Né può consentirsi una diversa lettura della norma primaria sul rilievo che il regolamento di attuazione, di cui al d.P.R. 27 luglio 2011, n. 171, adotti una diversa formulazione normativa, nel senso che, in caso di accertata permanente inidoneità psicofisica assoluta ai servizio del dipendente, l'amministrazione “risolve il rapporto di lavoro”, posto che, al di là di ogni pur assorbente considerazione sul rapporto gerarchico tra le fonti del caso concreto, resta che, anche di fronte ad una inidoneità “assoluta” (ovvero, più esattamente, presentata o emergente come tale), l'amministrazione conserva il diritto di esercitare o meno, senza vincoli di automatismo, il potere che le è attribuito, vagliando, a tutela del proprio interesse, se il procedimento, attraverso il quale la valutazione medica è stata acquisita, corrisponda alle previsioni che presiedono al suo regolare svolgimento, se le sue conclusioni siano adeguatamente motivate o se, invece, non pongano dubbi sulla loro effettiva plausibilità, se non debba ritenersi opportuno un qualche momento di integrazione e di ulteriore approfondimento». Cass. sez. lav., n. 22550/2016 precisa che «nel pubblico impiego contrattualizzato la risoluzione del rapporto di lavoro – a seguito del procedimento di cui all'art. 55bis del d.lgs. n.165del 2001 – nel caso di ingiustificato rifiuto, da parte del dipendente pubblico, di sottoporsi alla visita medica di idoneità, reiterato per almeno due volte, di cui al combinato disposto dell'art. 55-octies lett. d) del d.lgs. n. 165 del 2001 con l'art. 6 del d.P.R. n. 171 del 2011, costituisce una autonoma ipotesi di licenziamento disciplinare, finalizzata ad assicurare il rispetto delle altre norme dettate dall'art. 55-octies cit., sempre tutelando il diritto di difesa del dipendente». BibliografiaVedi sub art. 55-septies |