Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 69 - Norme transitorie (Art. 25, comma 4 del d.lgs n. 29 del 1993; art. 50, comma 14 del d.lgs n. 29 del 1993, come sostituito prima dall'art. 17 del d.lgs n. 470 del 1993 e poi dall'art. 2 del d.lgs n. 396 del 1997; art. 72, commi 1 e 4 del d.lgs n. 29 del 1993, come sostituiti dall'art. 36 del d.lgs n. 546 del 1993; art. 73, comma 2 del d.lgs n. 29 del 1993, come sostituito dall'art. 37 del d.lgs n. 546 del 1993; art. 28, comma 2 del d.lgs n. 80 del 1998; art. 45, commi 5, 9, 17 e 25 del d.lgs n. 80 del 1998, come modificati dall'art. 22, comma 6 del d.lgs n. 387 del 1998; art. 24, comma 3 del d.lgs n.387 del 1998)

Renata Mazzaro

1. Salvo che per le materie di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 23 ottobre 1992, n. 421, gli accordi sindacali recepiti in decreti del Presidente della Repubblica in base alla legge 29 marzo 1983, n. 93, e le norme generali e speciali del pubblico impiego, vigenti alla data del 13 gennaio 1994 e non abrogate, costituiscono, limitatamente agli istituti del rapporto di lavoro, la disciplina di cui all'articolo 2, comma 2. Tali disposizioni sono inapplicabili a seguito della stipulazione dei contratti collettivi del quadriennio 1994-1997, in relazione ai soggetti e alle materie dagli stessi contemplati. Tali disposizioni cessano in ogni caso di produrre effetti dal momento della sottoscrizione, per ciascun ambito di riferimento, dei contratti collettivi del quadriennio 1998-20011.

2. In attesa di una nuova regolamentazione contrattuale della materia, resta ferma per i dipendenti di cui all'articolo 2, comma 2, la disciplina vigente in materia di trattamento di fine rapporto.

3. Il personale delle qualifiche ad esaurimento di cui agli art. 60 e 61 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, e successive modificazioni ed integrazioni, e quello di cui all'articolo 15 della legge 9 marzo 1989, n. 88, i cui ruoli sono contestualmente soppressi dalla data del 21 febbraio 1993, conserva le qualifiche ad personam. A tale personale sono attribuite funzioni vicarie del dirigente e funzioni di direzione di uffici di particolare rilevanza non riservati al dirigente, nonché compiti di studio, ricerca, ispezione e vigilanza ad esse delegati dal dirigente. Il trattamento economico è definito tramite il relativo contratto collettivo 2.

4. La disposizione di cui all'art. 56, comma 1, si applica, per ciascun ambito di riferimento a far data dalla entrata in vigore dei contratti collettivi del quadriennio contrattuale 1998-2001.

5. Le disposizioni di cui all'art. 22, commi 17 e 18, della legge 29 dicembre 1994, n. 724, continuano ad applicarsi alle amministrazioni che non hanno ancora provveduto alla determinazione delle dotazioni organiche previa rilevazione dei carichi di lavoro.

6. Con riferimento ai rapporti di lavoro di cui all'art. 2, comma 3, del presente decreto, non si applica l'art. 199 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3.

7. Sono attribuite al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, le controversie di cui all'art. 63 del presente decreto, relative a questioni attinenti al periodo del rapporto di lavoro successivo al 30 giugno 1998. Le controversie relative a questioni attinenti al periodo del rapporto di lavoro anteriore a tale data restano attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo solo qualora siano state proposte, a pena di decadenza, entro il 15 settembre 2000.

8. Fino all'entrata in vigore della nuova disciplina derivante dal contratto collettivo per il comparto scuola, relativo al quadriennio 1998-2001, continuano ad applicarsi al personale della scuola le procedure di cui all'art. 484 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.

9. Per i primi due bandi successivi alla data del 22 novembre 1998, relativi alla copertura di posti riservati ai concorsi di cui all'art. 28, comma 2, lettera b, del presente decreto, con il regolamento governativo di cui al comma 3, del medesimo articolo è determinata la quota di posti per i quali sono ammessi soggetti anche se non in possesso del previsto titolo di specializzazione.

10. Sino all'applicazione dell'art. 46, comma 12, l'ARAN utilizza personale in posizione di comando e fuori ruolo nei limiti massimi delle tabelle previste dal decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 1994, n. 144, come modificato dall'articolo 8, comma 4, della legge 15 maggio 1997, n. 127.

11. In attesa di una organica normativa nella materia, restano ferme le norme che disciplinano, per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche l'esercizio delle professioni per le quali sono richieste l'abilitazione o l'iscrizione ad ordini od albi professionali. Il personale di cui all'art. 6 comma 5, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, può iscriversi, se in possesso dei prescritti requisiti, al relativo ordine professionale.

Inquadramento

Particolare rilievo riveste, nel quadro della disciplina transitoria, il comma 7 dell'art. 69 d.lgs. n. 165/2001, laddove è precisato il discrimine temporale della devoluzione alla giurisdizione dal g.o. delle controversie del pubblico impiego (cfr. l'art. 63 del decreto).

L'attribuzione al giudice ordinario opera a partire dal 30 giugno 1998, o meglio per le questioni attinenti al periodo del rapporto di lavoro successivo a tale data. Le controversie relative a questioni attinenti al periodo del rapporto di lavoro anteriore restano attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, purché siano proposte, a pena di decadenza, entro il 15 settembre 2000.

Riguardo la natura della preclusione temporale per l'azione dinanzi al giudice amministrativo, tale termine deve ritenersi di decadenza per l'esercizio del diritto di azione (limite interno). (Busico).

La Consulta ha confermato la legittimità costituzionale del predetto assetto precettivo, risultando esso ispirato a coerenti esigenze organizzative connesse al trapasso da una giurisdizione all'altra (ex multis, Corte cost. ord. nn. 214/2004; 382/2005; 197/2006). La scelta della decadenza dal diritto di agire è stata considerata misura idonea a prevenire il temuto sovraccarico di entrambi i giudici investiti del contenzioso del pubblico impiego, realizzando, altresì, tra di essi un ordinato riparto di tale contenzioso. Ciò grazie al meccanismo volto ad evitare che per la medesima concreta controversia fosse previsto il succedersi, nel tempo, della giurisdizione di un giudice a quella di un altro giudice. Peraltro, il termine di decadenza previsto dal legislatore (che si è manifestato di oltre ventisei mesi) non è stato riconosciuto tale da rendere «oltremodo difficoltosa» la tutela giurisdizionale, ma anzi più che congruo. Ex multis, T.A.R. Lombardia, Milano I, n. 5634/2004; T.A.R. Piemonte, n. 2930/2008 e, soprattutto, Corte cost., ord. n. 213/2005.

In sostanza, «nell'ambito del rapporto di impiego pubblico, le controversie relative al periodo del rapporto di lavoro precedente il 30 giugno 1998 – che, secondo la disciplina transitoria della devoluzione del contenzioso al giudice ordinario, sono mantenute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo – dovevano essere proposte entro il 15 settembre 2000, essendo tale data concepita, dall'art. 45, comma 17, del d.lgs. n. 80/1998, non quale limite alla persistenza della giurisdizione suddetta, ma quale termine di decadenza per la proponibilità della domanda giudiziale; ne consegue che, decorsa detta data, la domanda non può più essere proposta né innanzi al giudice amministrativo, né davanti al giudice ordinario» (Cass. VI, ord. n. 24690/2010).

Quanto alle controversie a cavallo dei due periodi, una prima tesi ha sostenuto l'inadeguatezza di un opzione ermeneutica che colleghi rigidamente il discrimine temporale del trasferimento delle controversie alla giurisdizione ordinaria ad elementi come la data del compimento da parte dell'amministrazione dell'atto di gestione del rapporto che abbia determinato l'insorgere della questione litigiosa, oppure l'arco temporale di riferimento degli effetti di tale atto, o, infine, il momento di insorgenza della contestazione. L'accento va, invece, posto sul dato storico costituito dall'avverarsi dei fatti materiali e delle circostanze, così come posti a base della pretesa avanzata, in relazione alla cui giuridica rilevanza sia insorta la controversia (cfr. Cass. S.U., n. 26786/2008). Peraltro, «ove il lavoratore-attore riferisca le proprie pretese ad un periodo in parte anteriore ed in parte successivo al 30 giugno 1998, la regola del frazionamento della competenza giurisdizionale tra giudice amministrativo in sede esclusiva e giudice ordinario, in relazione ai due periodi interessati, trova temperamento in caso di illecito permanente, sicché, qualora la lesione del diritto del lavoratore abbia origine da un comportamento illecito permanente del datore di lavoro, occorre fare riferimento al momento di realizzazione del fatto dannoso e, quindi, al momento della cessazione della permanenza, con la conseguenza che va dichiarata la giurisdizione del giudice ordinario allorché tale cessazione sia successiva al 30 giugno 1998» (Cass. S.U. , n. 20933/ 2011; Cass.S.U., n. 23739/2004).

Una diversa sensibilità ha manifestato Cass. S.U., n. 3183/2012 che ha impresso una svolta nella giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione relativa alla disciplina transitoria dettata per ammortizzare il passaggio al giudice ordinario delle controversie in materia di lavoro alle dipendenze delle P.A.. Il giudice della giurisdizione ha, infatti, affermato che nel pubblico impiego contrattualizzato la sopravvivenza della giurisdizione amministrativa, regolata dall'art. 69, comma 7, del d.lgs. n. 165/2001, costituisce un'ipotesi eccezionale; da ciò si ricava che in caso di fattispecie sostanzialmente unitaria dal punto di vista giuridico e fattuale, la protrazione della vicenda anche oltre il 30/6/1998 radica la giurisdizione dell'A.G.O. pure per il periodo precedente, onde evitare il frazionamento della tutela. Vienne così attenuta la valenza del criterio del mero dato storico – costituito dal verificarsi entro il 30 giugno o dopo il 30 dei fatti posti a base della pretesa azionata –, in relazione alle controversie che, concettualmente unitarie, si collocano temporalmente a cavallo dello spartiacque segnato dalla predetta data; ciò al fine di evitare ai ricorrenti di doversi rivolgere a due giudici diversi ciascuno per la parte di propria spettanza. Non è, infatti, ammissibile che sul medesimo rapporto abbiano a pronunciarsi due giudici diversi con conseguente possibilità di risposte differenti ad un'identica domanda di giustizia (cfr. Cass. S.U., n. 17928/2013 e T.A.R. Calabria, Reggio Calabria, n. 195/2013).

Bibliografia

Busico, Dubbi di legittimità costituzionale del criterio temporale di riparto di giurisdizione nel pubblico impiego privatizzato, in lexitalia.it.

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