Decreto legislativo - 19/08/2016 - n. 175 art. 25 - Disposizioni in materia di personale1Disposizioni in materia di personale1
1. Entro il 30 settembre di ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, le società a controllo pubblico effettuano una ricognizione del personale in servizio, per individuare eventuali eccedenze, anche in relazione a quanto previsto dall'articolo 24. L'elenco del personale eccedente, con la puntuale indicazione dei profili posseduti, è trasmesso alla regione nel cui territorio la società ha sede legale secondo modalità stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. 2. Le regioni formano e gestiscono l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti ai sensi del comma 1 e agevolano processi di mobilità in ambito regionale, con le modalità stabilite dal decreto previsto dal medesimo comma 1 e previo accordo con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, tramite riallocazione totale o parziale del personale in eccedenza presso altre società controllate dal medesimo ente o da altri enti della stessa regione, sulla base di un accordo tra le società interessate. 3. Decorsi dodici mesi dalla scadenza dei termini di cui al comma 1, le regioni trasmettono gli elenchi dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che gestisce, d'intesa con ciascuna regione territorialmente competente, l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati. [1] Articolo prima modificato dall'articolo 16, comma 1 del D.Lgs. 16 giugno 2017 n. 100, e successivamente sostituito dall'articolo 1, comma 10-novies, del D.L. 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni dalla Legge 28 febbraio 2020, n. 8. Vedi anche le disposizioni di cui al successivo comma 10-decies dell'articolo 1 del medesimo D.L. 162/2019. InquadramentoL'esigenza che il personale delle società a controllo pubblico non transiti alle dipendenze del socio pubblico (se non a seguito di superamento di apposito concorso pubblico, come desumibile dall'art. 19, comma 8, TUSP per il caso di reinternalizzazione di funzioni o servizi) ha indotto il legislatore delegato a introdurre un'apposita norma dedicata alla gestione delle eventuali eccedenze di personale dipendente da società controllate. Il vigente art. 25 del d.lgs. n. 175/2016 istituisce un regime temporaneo ed applicabile, dunque, fino al 30 settembre 2022. In particolare, in coerenza con una delle finalità che connotato l'intero Testo Unico, quella di contenimento della spesa pubblica di cui all'art. 1, comma 2 del TUSP, la disposizione in commento obbliga le società a controllo pubblico a effettuare una ricognizione del personale in servizio per individuare eventuali eccedenze. La giurisprudenza contabile sul punto ha rilevato, sebbene con riferimento al testo antecedente alla modifica intervenuta nel febbraio 2020, come «il disposto dell'art. 25 del Testo Unico [...] appalesa un rafforzamento in senso ancor più rigoroso dei divieti e delle limitazioni in materia di personale nonché dei doveri contenimento dei relativi costi facenti capo alla P.A.» (C. conti, sez. contr. Abruzzo n. 252/2016). Per la gestione del personale in esubero, l'art. 25 TUSP ha previsto una mobilità tra società a controllo pubblico e, in particolare, la possibilità del ricollocamento, totale o parziale, presso altre società controllate attraverso una procedura gestita sia a livello regionale che statale. Le regioni formano e gestiscono l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti ai sensi del comma 1 e agevolano processi di mobilità in ambito regionale, con le modalità stabilite dal decreto previsto dal medesimo comma 1 e previo accordo con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, tramite riallocazione totale o parziale del personale in eccedenza presso altre società controllate dal medesimo ente o da altri enti della stessa regione, sulla base di un accordo tra le società interessate (comma 2, art. 25 TUSP). Decorsi, dunque, 12 mesi dalla scadenza dei termini di cui al comma 1, le regioni trasmettono gli elenchi dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che gestisce, d'intesa con ciascuna regione territorialmente competente, l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati» (comma 3, art. 25 TUSP). Il testo normativo appena richiamato, in vigore dal 1° marzo 2020, è stato inserito dall'art. 1, comma 10-novies in sede di conversione del d.l. n. 162/2019, avvenuta con l. n. 8/2020. La norma in esame prevede, quindi, una procedura di mobilità del personale eccedentario, gestita prima dalla Regione e poi dall'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) di cui si dirà infra (C. conti, sez. contr.Lazio, n. 15/2021). Quanto all'ambito soggettivo di applicazione, il dato testuale della norma è chiaro: l'art. 25 del Testo Unico si applica esclusivamente alle società a controllo pubblico, così come definite dal precedente art. 2, comma 1, lett. b) e m) TUSP (al cui commento si rinvia). Alla luce di quanto sopra, dunque, ai fini dell'applicabilità della disposizione in commento la mera partecipazione da parte di una pubblica amministrazione al capitale di una società non è sufficiente. Sicché, data la continuità della disposizione vigente con quanto previsto originariamente dall'art. 25 del TUSP si deve ritenere che restino escluse dall'ambito di applicazione della norma in commento anche le società a prevalente capitale privato di cui all'art. 17 del TUSP. La ricognizione del personale.Il vigente art. 25, comma 1 del TUSP impone alle società pubbliche di effettuare una ricognizione del personale in servizio anche al fine di individuare eventuali eccedenze entro il 30 settembre di ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022. Nella sua versione della norma originaria, il termine per l'effettuazione di tali adempimenti era originariamente fissato al 30 settembre 2017. Le società a controllo pubblico, una volta rinvenuto personale eccedente, devono redigere «l'elenco del personale eccedente», con la puntuale indicazione dei profili posseduti e trasmetterlo alla Regione nel cui territorio la società ha sede legale secondo modalità stabilite «con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato di concerto con il Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in Conferenza unificata ai sensi dell'art. 8, comma 6, della l. n. 131/2003». Il decreto a cui rinvia la disposizione in commento è stato adottato il 9 novembre 2017. L'art. 1 del citato d.m. ha definito come «eccedenze di personale» la «situazione in cui il personale in servizio presso le società a controllo pubblico, in una o più categorie, qualifiche e livelli di inquadramento, superi l'effettiva necessità di personale, anche in relazione a quanto previsto dall'art. 24 del d.lgs. n. 175/2016». Il successivo art. 2 dispone che le società a controllo pubblico i) devono effettuare la ricognizione del personale in servizio, per individuare eventuali eccedenze, anche in relazione a quanto previsto dall'art. 24 del d.lgs. n. 175/2016, e ii) devono individuare le eccedenze di personale e dare comunicazione preventiva per iscritto alle rappresentanze sindacali aziendali costituite a norma dell'art. 19 della l. n. 300/1970, nonché alle rispettive associazioni di categoria. In mancanza delle predette rappresentanze la comunicazione deve essere effettuata alle associazioni di categoria aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Pertanto, la comunicazione relativa al personale eccedente deve, nel rispetto di quanto stabilito dal d.m. 9 novembre 2017, contenere l'indicazione dei motivi che hanno determinato la situazione di eccedenza di personale, del numero, della collocazione aziendale e delle categorie, qualifiche e livelli di inquadramento del personale eccedente nonché del personale abitualmente impiegato. Tale elenco poi viene trasmesso alla Regione competente in base al luogo della sede legale della società controllata. L'art. 25, comma 2 dispone che le Regioni formano e gestiscono l'elenco dei lavoratori eccedenti e agevolano i processi di mobilità in ambito regionale con le modalità stabilite sempre dal decreto del 9 novembre 2017, previo accordo con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Il ricollocamento avviene tramite la riallocazione totale o parziale del personale in eccedenza presso altre società controllate dal medesimo ente o da altri enti della stessa regione, sulla base di un accordo tra le società interessate. Le Regioni, a loro volta, ai sensi del successivo comma 3 dell'art. 25 del TUSP, decorsi dodici mesi dalla scadenza del termine di cui al comma 1, le regioni devono trasmettere gli elenchi dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), che gestisce l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati. All'ANPAL, a decorrere dal 31 marzo 2018, è stata affidata la gestione, tramite il sistema informativo unitario, dei dati dei lavoratori eccedenti, divenendo così titolare del relativo trattamento ai fini degli adempimenti di cui all'art. 25, comma 3 TUSP (art. 2, comma 6 del decreto 9 novembre 2017). La disciplina previgente.Il nuovo testo dell'art. 25 ricalca il contenuto della disposizione originaria per quanto riguarda la procedura di mobilità del personale eccedentario. Per completezza è utile analizzare, comunque, anche la previgente normativa che imponeva alle società a controllo pubblico un blocco temporaneo delle assunzioni a tempo indeterminato fino al 30 giugno 2018. Il Consiglio di Stato nel parere reso sullo schema di decreto legislativo aveva qualificato tale disposizione quale norma di «blocco» (Cons. St., parere n. 968/2016). Da qui la denominazione «blocco delle assunzioni». Il c.d. blocco delle assunzioni trovava la propria giustificazione i) nella salvaguardia dei livelli occupazionali del personale eventualmente eccedente delle società a controllo pubblico, che godeva di una corsia preferenziale ai fini del ricollocamento fino al 30 giugno 2018; ii) nell'esigenza di risparmio della spesa pubblica (Petrucci, 358). Il previgente art. 25, comma 4 del TUSP, infatti, aveva lo scopo di indirizzare le assunzioni verso i lavoratori dichiarati eccedenti, al fine di realizzare in ambito regionale, una razionale distribuzione delle risorse umane tra le società pubbliche che hanno necessità di gestione di eccedenze o carenze di personale. Nello specifico, dunque, si doveva attingere all'elenco dei lavoratori eccedenti ai quali si riconosceva un diritto di precedenza rispetto ad altri lavoratori che si sarebbero potuti candidare per tali assunzioni (Gambardella, 640). A ciò si aggiunga che l'art. 25, comma 4 faceva riferimento esclusivo ai contratti di lavoro a tempo indeterminato. Alla luce di quanto sopra, dunque, con riferimento all'ambito di applicazione della disposizione previgente si erano contrapposti due diversi orientamenti in dottrina. Secondo un primo orientamento, la norma facendo esplicito riferimento ai soli contratti di lavoro a tempo indeterminato escludeva dall'ambito di applicazione della stessa anche i contratti di lavoro a tempo determinato (Gambardella, 640), e lo stesso valeva anche per la somministrazione sia a tempo indeterminato che a tempo indeterminato. Un secondo orientamento, invece, sosteneva che il c.d. «blocco delle assunzioni» doveva estendersi anche ai contratti a tempo determinato stipulati dalla società che questa intendeva «convertire» in contratti a tempo indeterminato (Petrucci, 358). Il successivo comma 5 del previgente art. 25 del TUSP prevedeva una deroga al c.d. blocco delle assunzioni. Tale disposizione, in particolare, disponeva che «[e]sclusivamente ove sia indispensabile personale con profilo infungibile inerente a specifiche competenze e lo stesso non sia disponibile negli elenchi di cui ai commi 2 e 3, le regioni, fino alla scadenza del termine di cui al comma 3, possono autorizzare, in deroga al divieto previsto dal comma 4, l'avvio delle procedure di assunzione ai sensi dell'art. 19. Dopo la scadenza del suddetto termine, l'autorizzazione è accordata dall'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Per le società controllate dallo Stato, prima e dopo la scadenza del suddetto termine, l'autorizzazione è accordata dal Ministero dell'economia e delle finanze». In sostanza, la norma consentiva di procedere all'assunzione solo nel caso in cui il personale richiesto avesse un profilo infungibile e inerente a specifiche competenze sia i) indispensabile e ii) non fosse disponibile negli elenchi di cui ai precedenti commi 2 e 3 del medesimo articolo. Quando si avveravano tali condizioni, per procedere alla relativa assunzione era necessaria l'autorizzazione della regione o dell'ANPAL. E comunque era necessaria l'approvazione del Ministero dell'economia e delle finanze se la società era controllata dallo Stato. La relativa procedura di reclutamento doveva rispettare le modalità indicate dall'art. 19 del TUSP al cui commento si rinvia. Infine, la previgente disposizione al comma 6 disciplinava il regime sanzionatorio in caso di violazione delle previsioni di cui al medesimo articolo, sanzionando con la nullità i contratti di lavoro stipulati in violazione degli obblighi di cui all'art. 25 cit. Il comma 6, in particolare, stabiliva espressamente che «[i] rapporti di lavoro stipulati in violazione delle disposizioni del presente articolo sono nulli e i relativi provvedimenti costituiscono grave irregolarità ai sensi dell'art. 2409 del codice civile». Il generico riferimento alla «violazione delle disposizioni del presente articolo» doveva ritenersi riferito «principalmente» alla ipotesi in cui la società a controllo pubblico avesse proceduto all'assunzione di lavoratori dall'esterno senza attingere all'elenco del personale in eccedenza. All'ipotesi da ultimo menzionata, si aggiungeva anche il caso in cui le società avevano proceduto all'assunzione di personale infungibile (comma 5) in assenza della preventiva autorizzazione da parte della Regione. Il comma 6 aggiungeva un'ulteriore novità al regime della nullità dei contratti di lavoro, sancendo un profilo di responsabilità ai sensi dell'art. 2409 c.c. Contrariamente a quanto previsto dall'art. 19, comma 4 del TUSP, l'originario art. 25 non rinviava all'art. 2126 c.c. che fa salvi i diritti maturati dai lavoratori durante il periodo di esecuzione del contratto. Alcuni autori hanno ritenuto che si fosse trattato di una mera svista (Tosi, 492). Altri avevano sostenuto che anche il rapporto di lavoro instaurato in violazione della norma previgente rientrasse nell'ambito di applicazione dell'art. 2126 c.c., sancendo il conseguente diritto del lavoratore a percepire il trattamento retributivo e la contribuzione previdenziale per il tempo in cui il rapporto ha avuto esecuzione (Petrucci, 360). A tale conclusione si era pervenuti attraverso una lettura costituzionalmente orientata della norma. Infatti, ritenere non applicabile alla previgente disposizione l'art. 2126 c.c., aveva sollevato dubbi di costituzionalità in relazione all'art. 36 Cost. in base al quale «[i]l lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». BibliografiaFelicetti, Disposizioni transitorie in materia di personale, in Caringella, Ciaralli, Bottega, Codice ragionato delle società pubbliche, Commento organico al Testo Unico delle società pubbliche e alle norme complementari, Roma, 2018; Gambardella, Le fonti di disciplina del rapporto di lavoro, in Garofoli, Zoppini (a cura di), Manuale delle società a partecipazione pubblica, Molfetta, 2018, 621; Petrucci, Disposizioni transitorie in materia di personale, in Meo, Nuzzo (diretto da), Il Testo Unico sulle società pubbliche, commento ald.lgs. 19 agosto 2016, n. 175, Bari, 2016; Rinaldi, Riflessioni sulle procedure, in Catricalà, Fimmanò, Cantone (a cura di), Società pubbliche, Napoli, 2020; Tullini, Processi organizzativi e continuità del lavoro nelle società partecipate, in Rivista Italiana di Diritto del Lavoro, Milano, 2019. |