Legge - 7/08/1990 - n. 241 art. 21 - Disposizioni sanzionatorie 1

Maurizio Francola

Disposizioni sanzionatorie1

 

1. Con la segnalazione o con la domanda di cui agli articoli 19 e 20 l'interessato deve dichiarare la sussistenza dei presupposti e dei requisiti di legge richiesti. In caso di dichiarazioni mendaci o di false attestazioni non è ammessa la conformazione dell'attività e dei suoi effetti a legge o la sanatoria prevista dagli articoli medesimi ed il dichiarante è punito con la sanzione prevista dall'articolo 483 del codice penale, salvo che il fatto costituisca più grave reato  2.

[ 2. Le sanzioni attualmente previste in caso di svolgimento dell'attività in carenza dell'atto di assenso dell'amministrazione o in difformità di esso si applicano anche nei riguardi di coloro i quali diano inizio all'attività ai sensi degli articoli 19 e 20 in mancanza dei requisiti richiesti o, comunque, in contrasto con la normativa vigente. ]  3

2-bis. Restano ferme le attribuzioni di vigilanza, prevenzione e controllo su attività soggette ad atti di assenso da parte di pubbliche amministrazioni previste da leggi vigenti, anche se è stato dato inizio all'attività ai sensi degli articoli 19 e 20  4.

2-ter. La decorrenza del termine previsto dall'articolo 19, comma 3, e la formazione del silenzio assenso ai sensi dell'articolo 20 non escludono la responsabilità del dipendente che non abbia agito tempestivamente nel caso in cui la segnalazione certificata o l'istanza del privato non fosse conforme alle norme vigenti  5.

[4] Comma aggiunto dall'articolo 3, comma 6-nonies, del D.L. 14 marzo 2005, n. 35 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 14 maggio 2005, n. 80 .

Inquadramento

L'articolo 21 della l. n. 241/1990, come da ultimo modificato dalla l. n. 124/2015, prevede che con la segnalazione o con la domanda di cui agli art. 19 e 20 della medesima legge sul procedimento amministrativo, l'interessato debba dichiarare la sussistenza dei presupposti e dei requisiti di legge richiesti, con la precisazione che in caso di dichiarazioni mendaci o di false attestazioni non è ammessa la conformazione dell'attività e dei suoi effetti a legge o la sanatoria prevista dagli articoli sopracitati.

La disposizione esclude qualsivoglia tutela nei confronti di chi si renda autore di condotte fraudolente preordinate al conseguimento di un proprio vantaggio in danno della P.A.

L'originaria versione della norma contemplava anche un comma 2, il quale prevedeva sanzioni per i soggetti che, a seguito di presentazione di Scia o di istanza provvedimentale (articoli 19 e 20), avessero dato inizio all'attività in carenza dei requisiti previsti per l'esercizio della stessa. Detta disposizione, tuttavia, è stata da ultimo abrogata dalla l. n. 124/2015. Secondo alcuni commentatori l'abrogazione della previsione in esame comporta che la sussistenza effettiva dei requisiti di legge non debba essere più considerata quale presupposto necessario per l'avvio dell'attività. Tuttavia, appare maggiormente condivisibile una diversa ricostruzione ermeneutica, secondo la quale la presenza dei requisiti normativamente richiesti è in ogni caso da considerare quale presupposto necessario di legittimità dell'esercizio dell'attività. Del resto, rimane fermo quanto previsto dal comma 1, il quale richiede la dichiarazione dei presupposti e dei requisiti di legge proprio per evitarne l'elusione, in virtù del principio di semplificazione, e punendone, peraltro, l'eventuale mistificazione (Caringella).

Al fine di evitare che la disposizione in commento si traducesse di fatto in un minore rigore da parte della p.a. nella propria attività di verifica sull'attività del dichiarante/istante, il legislatore del 2005 ha introdotto nell'art. 21 il comma 2-bis, con il quale sono fatte espressamente salve le attribuzioni di vigilanza, prevenzione e controllo su attività soggette ad atti di assenso da parte di pubbliche amministrazioni previste da leggi vigenti, anche se è stato dato inizio all'attività ai sensi degli articoli 19 e 20 (Cass. I, n. 11478/2003).

Infine, l'art. 3 comma 3 lett. e) d.lgs. 30 giugno 2016 n. 126 ha aggiunto all'art. 21 il comma 2-ter, statuendo che la decorrenza del termine previsto dall'articolo 19, comma 3, e la formazione del silenzio assenso ai sensi dell'articolo 20 non escludono la responsabilità del dipendente che non abbia agito tempestivamente nel caso in cui la segnalazione certificata o l'istanza del privato non fosse conforme alle norme vigenti.

Bibliografia

Caringella, Codice Amministrativo Ragionato, Roma, 2018.

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