Decreto del Presidente della Repubblica - 28/12/2000 - n. 445 art. 45 - (L-R) Documentazione mediante esibizione

Massimiliano Scalise

(L-R) Documentazione mediante esibizione 

1. I dati relativi a cognome, nome, luogo e data di nascita, la cittadinanza, lo stato civile e la residenza attestati in documenti di identità o di riconoscimento in corso di validità, possono essere comprovati mediante esibizione dei documenti medesimi. È fatto divieto alle amministrazioni pubbliche ed ai gestori o esercenti di pubblici servizi, nel caso in cui all'atto della presentazione dell'istanza sia richiesta l'esibizione di un documento di identità o di riconoscimento, di richiedere certificati attestanti stati o fatti contenuti nel documento esibito. È, comunque, fatta salva per le amministrazioni pubbliche ed i gestori e gli esercenti di pubblici servizi la facoltà di verificare, nel corso del procedimento, la veridicità e l'autenticità dei dati contenuti nel documento di identità o di riconoscimento. (L)

2. Nei casi in cui l'amministrazione procedente acquisisce informazioni relative a stati, qualità personali e fatti attraverso l'esibizione da parte dell'interessato di un documento di identità o di riconoscimento in corso di validità, la registrazione dei dati avviene attraverso l'acquisizione della copia fotostatica non autenticata del documento stesso.(R)

3. Qualora l'interessato sia in possesso di un documento di identità o di riconoscimento non in corso di validità, gli stati, le qualità personali e i fatti in esso contenuti possono essere comprovati mediante esibizione dello stesso, purché l'interessato dichiari, in calce alla fotocopia del documento, che i dati contenuti nel documento non hanno subito variazioni dalla data del rilascio. (R)

Inquadramento

L'art. 45, disposizione unica della Sezione IV del Capo III, è dedicata alla documentazione mediante esibizione. Tale norma riprende il contenuto dell'art. 3, comma 1 l. n. 127/1997 e dell'art. 7, comma 4, del d.P.R. n. 403/1998, anche se l'istituto in esame era già stato introdotto dagli artt. 5 e 6 l. n. 15/1968.

L'art. 45, comma 1 introduce un elemento di innovazione all'interno dei procedimenti di acquisizione documentale da parte della P.A., delimitando in maniera significativa le possibilità di richiesta dei pubblici uffici di certificati attestanti stati o fatti contenuti nel documento esibito, allorché all'atto della presentazione dell'istanza sia richiesta l'esibizione di un documento di identità o di riconoscimento.

Il comma 2 dello stesso art. 45 statuisce che i pubblici uffici possano registrare gli elementi attestati per mezzo dell'esibizione della predetta documentazione, ma ciò può avvenire attraverso la semplice acquisizione della copia fotostatica del documento, senza, peraltro, che lo stesso debba essere autenticato.

Il comma 3, invece, sulla scorta di quanto già statuito nell'art. 41, comma 2 del TUDA, stabilisce che, anche nell'eventualità che si sia in presenza di una documentazione che non potrebbe più produrre effetti giuridici, in quanto sia spirato il relativo periodo di validità, essa possa essere ugualmente esibita attraverso l'apposizione, da parte dell'interessato, di una dichiarazione in calce alla fotocopia del documento scaduto nella quali si affermi espressamente che tutti i dati presenti nello stesso non abbiano subito modifiche dalla data del rilascio. Detta dichiarazione, ovviamente, è assoggettata ai controlli, anche a campione, che le amministrazioni sono tenute a fare sulle dichiarazioni rilasciate dai cittadini ai sensi dell'art. 71 del Testo Unico in commento.

Analisi dell'art. 45: l'equilibrio fra semplificazione e certezza giuridica.

L'art. 45 si apre con la previsione secondo cui i dati relativi al cognome, al nome, al luogo e alla data di nascita, alla cittadinanza, allo stato civile ed alla residenza possono essere dimostrati per mezzo della semplice esibizione del documento di identità avente regolare corso di validità. La norma, poi, contempla un divieto espresso per le P.A. e per i gestori o gli esercenti di pubblici servizi di richiedere i certificati comprovanti elementi già presenti nel documento esibito, dando vita ad una farraginosa duplicazione di oneri in capo al privato.

Al proposito, sulla base del recente e più volte citato intervento dell'art. 30- bisdel d.l. n. 76/2020, conv. in l.n. 120/2020 (su cui vedi commento all'art. 2), che ha determinato l'applicazione delle disposizioni del TUDA sulla «produzione di atti e documenti» ai privati senza bisogno del loro consenso, si pone la questione dell'applicabilità dell'art. 45, comma 1 anche ai privati cui è esibito il documento di identità. Sul punto, una lettura ampia e funzionale della portata semplificatrice che connota la novella legislativa, nonché il rilievo per cui l'esibizione del documento ben può rientrare nella nozione di «produzione» dello stesso, può portare ad estendere il divieto in esame anche ai privati, non essendovi elementi per limitare il perimetro applicativo dell'art. 30-bis alla sola producibilità di dichiarazioni sostitutive.

L'art. 45, u. c. in relazione ai documenti di identità o di riconoscimento scaduti, ammette la loro utilizzabilità, limitatamente a questo fine, previa dichiarazione sulla fotocopia del documento che i dati ivi riportati non hanno subito modificazioni dalla data di rilascio.

Sul punto – nonostante che in giurisprudenza si parli di adempimento che «serve ad assicurare la paternità della dichiarazione» (T.A.R. Lazio, Roma III, n.7692/2011) e in dottrina si evochi la figura della conversione (Aa.Vv., 198) – parrebbe più corretto ritenere che nella specie ci si trovi di fronte ad un'autocertificazione con efficacia conservativa e lato sensu sanante della scadenza della validità del documento originario.

In giurisprudenza, con specifico riferimento ai concorsi (T.A.R. Lazio, Roma III,n.7692/2011) e alle gare d'appalto (Cons. St. VI, n.2366/2011;Cons. St. V,n. 7339/2004; T.A.R.Liguria, Genova II, n.9201/2010;T.A.R. Veneto, Venezia III, n.2007/2007) ha ritenuto emendabile in sede di soccorso istruttorio, con il meccanismo dell'art. 45, comma 3, la produzione di un documento scaduto a corredo di dichiarazioni e domande. Più nel dettaglio – come già rilevato nel commento dell'art. 38 – si è ritenuto che la presenza di un documento di identità scaduto in allegato ad una dichiarazione imposta dalla lex specialis non renda nulla quest'ultima anche se non si sia provveduto fin da subito all'adempimento previsto dall'art. 45, comma 3. Difatti la produzione di un documento scaduto è comunque idonea creare un collegamento identitario tra l'autore della dichiarazione ed il titolare del documento di identità personale prodotto in copia, onde fornire un principio di prova sull'effettivo autore della dichiarazione. Non si verte, quindi, nell'ipotesi dell'art. 45 del d.P.R. n. 445/2000 in cui, per comprovare i dati relativi a cognome, nome, luogo e data di nascita, la cittadinanza, lo stato civile e la residenza, è necessario necessariamente produrre un documento di identità valido, pena la necessità di una dichiarazione aggiuntiva dell'interessato circa la persistenza dei dati risultanti dal documento di identità scaduto. Pertanto, non ricorre nella specie l'ipotesi del citato art. 45 del d.P.R. n. 445/2000, il quale ammette senza equipollenti, a sanatoria della scadenza di validità del documento di identità prodotto in copia, soltanto la dichiarazione aggiuntiva dell'interessato sulla persistenza della validità dei dati risultanti dal documento scaduto (Cons. St. VI, n.2366/2011;T.A.R. Campania, Salerno I, n.1158/2018;T.A.R. Campania, Salerno II, n.1836/2011).

In definitiva la mancanza della dichiarazione ex art. 45, comma 3, costituisce mera irregolarità; l'art. 71, comma 3, del TUDA prevede, infatti, che «qualora le dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47 presentino delle irregolarità o delle omissioni rilevabili di ufficio, non costituenti falsità, il funzionario competente a ricevere la documentazione dà notizia all'interessato di tale irregolarità. Questi è tenuto alla regolarizzazione o al completamento della dichiarazione; in mancanza il procedimento non ha seguito» (cfr. T.A.R. Calabria, Catanzaro II, 28 luglio 2009, n.837 che ha considerato illegittima l'esclusione dalla gara di appalto di un concorrente che aveva prodotto un documento scaduto quando l'amministrazione competente a ricevere la documentazione non aveva invitato a regolarizzare la domanda e non vi erano elementi tali da provarne la falsità).

L'art. 45, comma 3, tuttavia, non affronta la fattispecie in cui alcuni dei dati contenuti nel documento di identità siano variati. Il caso può assumere rilevanza non trascurabile ove si tenga presente come l'introduzione di un atto contenente dati non più rispondenti a verità equivale ad uso di atto falso ai sensi dell'art. 76, comma 2, del d.P.R. n. 445/2000.

Tralasciando gli aspetti penalistici, va considerato che vi sono documenti di identità o di riconoscimento che conservano pienamente la propria validità e funzionalità anche nell'ipotesi che mutino alcuni dei dati personali che possono essere comprovati mediante esibizione, senza che da ciò consegua che il documento debba essere sostituito, rinnovato o altro: si pensi all'indicazione della residenza con particolare riferimento al passaporto o alla carta d'identità, documenti che conservano la propria validità decennale dalla data di rilascio, e rispetto ai quali non è ammissibile alcun «aggiornamento» quando varino tali dati.

In tali ipotesi, dunque, potrebbe addivenirsi alla conclusione che circoscrive ai soli dati non variati l'ambito di quelli che l'interessato può comprovare tramite l'esibizione del documento.

Come evidenziato in dottrina, all'interno di questo quadro, che sancisce un notevole snellimento degli iter procedurali in favore dell'interessato, il Legislatore non poteva esimersi dal porre a carico della P.A. l'onere di verificare la veridicità delle informazioni contenute nel documento medesimo, al fine di salvaguardare la certezza giuridica sulla quale si basa l'azione amministrativa e si sviluppa la corretta prosecuzione del procedimento (v. Aa.Vv., 41).

Bibliografia

Aa.Vv., La documentazione amministrativa, Milano, 2001, 196.

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