Decreto legislativo - 7/03/2005 - n. 82 art. 69 - Riuso delle soluzioni e standard aperti 1Riuso delle soluzioni e standard aperti 1 Art. 69. 1. Le pubbliche amministrazioni che siano titolari di soluzioni e programmi informatici realizzati su specifiche indicazioni del committente pubblico, hanno l'obbligo di rendere disponibile il relativo codice sorgente, completo della documentazione e rilasciato in repertorio pubblico sotto licenza aperta, in uso gratuito ad altre pubbliche amministrazioni o ai soggetti giuridici che intendano adattarli alle proprie esigenze, salvo motivate ragioni di ordine e sicurezza pubblica, difesa nazionale e consultazioni elettorali. 2. Al fine di favorire il riuso dei programmi informatici di proprieta' delle pubbliche amministrazioni, ai sensi del comma 1, nei capitolati o nelle specifiche di progetto e' previsto, salvo che cio' risulti eccessivamente oneroso per comprovate ragioni di carattere tecnico-economico, che l'amministrazione committente sia sempre titolare di tutti i diritti sui programmi e i servizi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, appositamente sviluppati per essa2. 2-bis. Al medesimo fine di cui al comma 2, il codice sorgente, la documentazione e la relativa descrizione tecnico funzionale di tutte le soluzioni informatiche di cui al comma 1 sono pubblicati attraverso una o piu' piattaforme individuate dall'AgID con proprie Linee guida3.
[1] Articolo modificato dall'articolo 50, comma 1, del D.Lgs. 30 dicembre 2010, n. 235 e successivamente sostituito dall'articolo 54, comma 1, del D.Lgs. 26 agosto 2016, n. 179. [2] Comma modificato dall'articolo 62, comma 1, lettera a), del D.Lgs. 13 dicembre 2017, n. 217. [3] Comma aggiunto dall'articolo 62, comma 1, lettera b), del D.Lgs. 13 dicembre 2017, n. 217. InquadramentoL'art. 62 del d.lgs. n. 217/2017 ha modificato la presente disposizione integrando il comma 2 con il quale viene previsto che l'amministrazione committente debba essere sempre titolare di tutti i programmi e servizi ICT salvo che ciò risulti eccessivamente oneroso. In secondo luogo, aggiunge il comma 2-bis ai sensi del quale il codice sorgente, la documentazione e la relativa descrizione tecnico funzionale di tutte le soluzioni informatiche sono pubblicati attraverso una o più piattaforme individuate dall'AgiD con proprie linee. Questo indirizzo ha introdotto un nuovo concetto di riuso che AGID sta sviluppando, collegando: • l'utilizzo delle soluzioni e dei componenti software di proprietà della P.A.; • la scelta delle licenze aperte; • la condivisione (comunità) della gestione del software tra P.A. attraverso la piattaforma Developers Italia. Il comma 1 dell'art. 69 definisce l'obbligo, per le pubbliche amministrazioni titolari di software realizzato su specifiche indicazioni del committente pubblico, «di rendere disponibile il relativo codice sorgente, completo della documentazione e rilasciato in repertorio pubblico sotto licenza aperta, in uso gratuito ad altre pubbliche amministrazioni o ai soggetti giuridici che intendano adattarli alle proprie esigenze». La nuova formulazione dell'art. 69, ai commi 2 e 2-bis, riportati di seguito, sottolinea lo scopo di favorire il riuso disponendo «che l'amministrazione committente sia sempre titolare di tutti i diritti sui programmi e i servizi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione appositamente sviluppati per essa», «salvo che ciò risulti eccessivamente oneroso per comprovate ragioni di carattere tecnico-economico» e che «il codice sorgente, la documentazione e la relativa descrizione tecnico funzionale di tutte le soluzioni informatiche.... sono pubblicati attraverso una o più piattaforme individuate dall'AgID con proprie linee guida da adottarsi ai sensi dell'art. 71». Il riusoSi intende come «riuso» di un software il complesso di attività svolte per poterlo utilizzare in un contesto diverso da quello per il quale è stato originariamente realizzato, al fine di soddisfare esigenze similari a quelle che portarono al suo primo sviluppo. Il prodotto originario viene «trasportato» nel nuovo contesto arricchendolo, se necessario, di ulteriori funzionalità e caratteristiche tecniche che possono rappresentare un «valore aggiunto» per i suoi utilizzatori. Dal combinato disposto degli artt. 68 e 69 del CAD, il software in riuso è esclusivamente quello rilasciato sotto licenza aperta da una pubblica amministrazione. Questo è dunque un sottoinsieme di tutto il software open source disponibile per l'acquisizione. Le presenti linee guida distinguono, ove necessario, le modalità di acquisizione di software di pubbliche amministrazioni assoggettato a licenza aperta rispetto a software open source di terzi. Un aspetto fondamentale del riuso nel contesto della Pubblica Amministrazione è che l'Amministrazione che «riusa» riceve il software gratuitamente dall'Amministrazione cedente, e lo acquisisce sostenendo solo le spese di suo adattamento, ma non quelle di progettazione e realizzazione. Ai sensi dell'art. 69 del CAD in materia di riuso, un'amministrazione deve considerarsi titolare di un software realizzato su proprie specifiche indicazioni ogni qualvolta che: - abbia commissionato tale soluzione – attraverso un contratto di appalto o altra fattispecie negoziale avente analoga natura, anche a prescindere dal titolo dato al contratto – e il contratto preveda l'acquisizione in capo ad essa di tutti i diritti di proprietà intellettuale e industriale sul software sviluppato su committenza della Pubblica amministrazione, o comunque non attribuisca tale titolarità in capo all'appaltatore o a terzi. - il software sia stato realizzato da risorse interne all'amministrazione stessa. Ogni amministrazione deve, in sede di negoziazione di un contratto volto a commissionare lo sviluppo di un software, garantirsi, all'esito dell'esecuzione del contratto, la piena ed esclusiva titolarità di tutti i diritti sul software oggetto di sviluppo, salvo che questo risulti eccessivamente oneroso per comprovate ragioni di carattere tecnico-economico (dal comma 2 dell'art. 69 del CAD). Per software oggetto di sviluppo, si intendono le parti di software effettivamente sviluppate in esecuzione del contratto; resta inteso che lo sviluppo potrebbe basarsi sull'utilizzo di componenti software già esistenti (es: librerie e framework open source di terzi) per le quali non è necessario acquisire titolarità ma solo licenza d'uso (che dev'essere compatibile con le finalità di riuso). La mancata acquisizione della titolarità dell'opera non può essere utilizzata per ottenere condizioni economiche più vantaggiose, poiché non costituisce comprovata ragione di carattere tecnico-economico ai sensi dell'art. 69 comma 2 del CAD. Un'amministrazione, ai sensi dell'art. 69, deve egualmente acquisire la totalità dei diritti di proprietà intellettuale e industriale su eventuali personalizzazioni o moduli software destinati a integrarsi o interfacciarsi con un software proprietario. In tal caso, l'obbligo di cui all'art. 69 avrà ad oggetto esclusivamente il modulo o la parte del software oggetto di sviluppo; tale modulo dovrà quindi essere separato dal resto del software e rilasciato secondo le modalità indicate in Sviluppo di software ex novo (pagina 30)), avendo cura di indicare la necessaria dipendenza proprietaria nella documentazione. Ad esempio, espressioni come quelle che seguono, ove presenti nei contratti per lo sviluppo di software consentono di ritenere che l'amministrazione sia titolare dei diritti nel senso richiesto dall'art. 69 del CAD: • «il committente sarà titolare del software sviluppato»; • «la proprietà della soluzione informatica oggetto del contratto farà capo al committente o all'Amministrazione»; • «al termine del contratto la proprietà intellettuale sulla soluzione informatica oggetto di sviluppo competerà all'amministrazione committente»; • «tutti i diritti d'autore sul software sviluppato verranno trasferiti, a seguito del completamento dell'opera, all'amministrazione committente che ne diverrà titolare»; • «tutti i diritti di sfruttamento economico sul software oggetto del contratto competono all'amministrazione committente». Conformità del software alla normativaCome evidenziato dalle «Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni» adottate dall'AgID con Determinazione 9 maggio 2019, n. 115/2019 il riuso del software è un canale di amplificazione di ogni scelta in ambito informatico ed è completamente neutro rispetto alla bontà o erroneità di tali scelte. Esso può agire da moltiplicatore dell'impatto delle buone prassi o, allo stesso modo, da moltiplicatore di scelte erronee la cui diffusione non è auspicabile. Nel promuovere il riuso e la diffusione del software sul quale insistono diritti di proprietà intellettuale di un'amministrazione, con un importante vantaggio economico e in termini di efficienza, è importante richiamare l'attenzione delle singole Amministrazioni sull'importanza che il software posto in riuso – come d'altra parte l'intero parco software in uso a ogni amministrazione – sia conforme alla disciplina vigente. Poiché il processo di acquisizione di un software in riuso spesso comprende personalizzazioni e aggregazioni di diverse componenti, alcune delle quali potrebbero non essere più in uso o rilasciate anche anni prima, è importante ricordare che la verifica della piena conformità ai contesti normativi rimane in capo all'amministrazione che prenda in riuso un software, poiché solo ad essa compete la responsabilità delle decisioni assunte nell'ambito dei margini di discrezionalità assegnati e nel rispetto dei principi costituzionali di buon andamento. Il modello di riusoSi descrive nel dettaglio il modello di riuso delineato dal CAD e dalle «Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni». Fase di sviluppo 1. L'amministrazione «A», effettuando la valutazione comparativa prevista dall'art. 68, decide che, per soddisfare le proprie esigenze, deve necessariamente ricorrere alla realizzazione integrale di un software ex novo o la personalizzazione di un software Open Source esistente. 2. L'amministrazione «A» utilizza proprie risorse e/o ricorre ad un appalto per realizzare il software. In caso di appalto, come richiesto dall'art. 69 comma 2, l'amministrazione si garantisce l'acquisizione della titolarità di tutti i diritti di proprietà intellettuale e industriale sul software commissionato. 3. Durante il corso della realizzazione del software e/o al termine della stessa, l'amministrazione pubblica il codice sorgente del proprio software sotto una licenza aperta, in una piattaforma che rispetta i requisiti identificati nelle linee guida. Fase di riuso 1. L'amministrazione «B», che necessita di un simile software, durante la fase di valutazione comparativa, trova il software messo a riuso dall'amministrazione «A», all'interno di Developers Italia. 2. La licenza aperta consente all'amministrazione «B» di acquisire ed utilizzare il software dell'amministrazione «A» senza necessità di sottoscrivere alcuna convenzione, sottostando ai termini della licenza stessa. 3. L'amministrazione «B» effettua una valutazione dello stato del software e dell'applicabilità al proprio contesto. 4. Se il software viene personalizzato, ove possibile, tale personalizzazione (in quanto sviluppo su specifica indicazione dell'amministrazione «B») è anch'essa soggetta a quanto prescritto dall'art. 69 comma 1, ed è quindi necessario rilasciare il relativo codice sorgente sotto licenza aperta. Il modello del riuso tramite software Open Source consente quindi di trovare un software, valutarlo e personalizzarlo senza stipulare alcuna convenzione con l'amministrazione che ha messo a riuso il software stesso, oltre all'accettazione della licenza Open Source che si perfeziona con il semplice download. Inoltre, il software è disponibile online e non è quindi necessaria alcuna richiesta di accesso. È importante però considerare che il software potrebbe non essere «pronto all'uso». L'amministrazione potrebbe quindi avere necessità di un intervento tecnico per installare il software, adattarlo alle proprie esigenze, formare il personale che dovrà usarlo, avere a disposizione supporto e manutenzione. Per tutti questi interventi, l'amministrazione può usare proprie risorse o forniture, poiché nessun vincolo da questo punto di vista è imposto all'amministrazione che ha realizzato il software e lo ha messo a riuso. Il modello di riuso sopra delineato è reso possibile dalla piattaforma Developers Italia di AgID. All'interno della piattaforma, viene resa disponibile una sezione dedicata al software reso disponibile per il riuso dalle amministrazioni. In particolare: • È disponibile un «motore di ricerca» del software in riuso. Tramite questo motore, l'amministrazione potrà cercare software libero rilasciato su Internet da altre amministrazioni, utilizzando strumenti di consultazione messi a disposizione dalla piattaforma (es: filtri per tipologia di software, tipologia di amministrazione di riferimento); • È disponibile una modalità per «registrare» in Developers Italia il software delle amministrazioni rilasciato in modalità Open Source ai fini del riuso, perché diventi facilmente individuabile da parte di altre amministrazioni. BibliografiaBravo, EUPL e riuso di software da parte della pubblica amministrazione. Strategie di diritto contrattuale, in Ciberspazio e diritto, Modena, 2010, fasc. 1, 53-74; Faini, La strada maestra dell'“open government”: presupposti, obiettivi, strumenti, in Ciberspazio e diritto, Modena, 2013, fasc. 2, 213-238; Martini, Open source, pubblica amministrazione e libero mercato concorrenziale, in Il Diritto dell'economia, Modena, 2009, fasc. 3-4, 677-707. |