La risoluzione del concordato fallimentare in caso di inadempimento di scarsa importanza
26 Maggio 2022
Nel concordato fallimentare, a differenza che nel concordato preventivo, la scarsa importanza dell'inadempimento non assume rilievo. È dunque ammissibile la risoluzione del concordato anche nei casi di inadempimento di scarsa importanza?
Dopo la pronuncia della sentenza di fallimento, l'imprenditore fallito propone istanza di concordato fallimentare. Successivamente all'omologazione del concordato alcuni creditori ed il curatore segnalano il mancato adempimento di un solo obbligo derivante dal concordato: il pagamento di un credito di poco valore entro il termine fissato. Conseguentemente i creditori decidono di chiedere la risoluzione del concordato fallimentare. Si pone il problema di stabilire se sia possibile ottenere la risoluzione del concordato fallimentare in caso di inadempimento di un solo credito e comunque nel caso di inadempimento di scarsa importanza. L'art. 137 l.fall. prevede che ciascun creditore può chiedere la risoluzione del concordato fallimentare se le garanzie promesse non vengono costituite o se il proponente non adempie regolarmente gli obblighi derivanti dal concordato. La sentenza che risolve il concordato riapre la procedura di fallimento ed è provvisoriamente esecutiva. Secondo consolidata giurisprudenza, la riapertura del fallimento conseguente alla risoluzione del concordato fallimentare comporta la reviviscenza dell'originaria procedura concorsuale e non una nuova, autonoma procedura (Cass., sez. I, 5 aprile 2013, n. 8427). Manca, in tema di concordato fallimentare, una norma simile a quella dettata dall'art. 186 l.fall. per il concordato preventivo, secondo la quale il concordato non si può risolvere se l'inadempimento ha scarsa importanza. In assenza di una norma siffatta è pertanto ammissibile che un concordato fallimentare possa essere risolto per l'inadempimento riguardante anche un singolo credito o anche per la mera inosservanza dei termini di pagamento (Cass. 17 marzo 1976, n. 974). Pertanto nel giudizio di risoluzione del concordato fallimentare per inadempimento degli obblighi concordatari, il tribunale non ha altro compito né altro potere che quello di accertare se il concordato sia stato eseguito o meno nei termini e con le modalità stabiliti nella sentenza di omologazione, senza alcun margine di discrezionalità in ordine alla valutazione della gravità o all'imputabilità dell'inadempimento (Cass., sez. I, 10 gennaio 1996, n. 157). Per cui il tribunale non potrebbe neppure valutare l'effettiva consistenza del credito non pagato, nè eventualmente concedere una proroga. In conclusione, dunque, nel concordato fallimentare, a differenza di quel che accade nel concordato preventivo, la scarsa importanza dell'inadempimento non ha alcun rilievo. Conseguentemente, è possibile chiedere ed ottenere la risoluzione del concordato anche se non viene pagato un singolo credito ed anche se l'inadempimento è di scarsa importanza.
Normativa – art. 137 l.fall. Giurisprudenza – Cass., sez. I, 5 aprile 2013, n. 8427; Cass. 17 marzo 1976, n. 974; Cass., sez. I, 10 gennaio 1996, n. 157 Per approfondire – L. CASTELLI, Concordato fallimentare: il diritto di voto del creditore proponente, in questo portale, 11 luglio 2018. |