Legge - 24/11/1981 - n. 689 art. 5 - Concorso di persone.Concorso di persone. Quando più persone concorrono in una violazione amministrativa, ciascuna di esse soggiace alla sanzione per questa disposta, salvo che sia diversamente stabilito dalla legge. InquadramentoL'art. 5 della l. 689/1981 disciplina il concorso di persone nell'illecito amministrativo, prevedendo che, qualora più persone concorrano in una violazione amministrativa, ciascuna di esse soggiaccia alla sanzione per questa disposta. Questa disposizione ricalca la lettera dell'art. 110 del codice penale ed introduce, anche nel campo del diritto amministrativo punitivo, l'istituto penalistico del concorso di persone nell'illecito. Sebbene il dato normativo non lasci spazio ad incertezze interpretative, la figura del concorrente nella violazione amministrativa trova, nella prassi, scarsa applicazione e risulta spesso confusa con la figura del responsabile solidale prevista dall'art. 6 della stessa l. 689/1981. «Il concorso di più persone nella commissione della violazione amministrativa, regolato dall'art. 5, differisce dalla fattispecie prevista dall'art. 6, disciplinante la solidarietà con l'autore dell'illecito di persone non concorrenti nella violazione, sia perché ciascun concorrente è sottoposto all'intera sanzione e sia perché il pagamento da parte di uno non estingue l'obbligazione degli altri» (Cfr. Cass. n. 2088/2000; Cass. n. 17681/2006). Il concorso di persone rappresenta una forma di manifestazione dell'illecito, ossia una forma eventuale di realizzazione di un illecito astrattamente monosoggettivo: in altri termini, il concorso sussiste quando più persone commettono insieme una violazione, che astrattamente può essere realizzata anche da una sola persona (Mantovani, 509). Mutuando i requisiti dal sistema penale, i requisiti del concorso di persone nell'illecito amministrativo sono: a. la pluralità di agenti; b. la realizzazione della fattispecie illecita; c. il contributo di ciascun agente alla realizzazione dell'illecito; d. l'elemento soggettivo del dolo o della colpa. Concorso materiale e concorso morale o psicologicoLa responsabilità a titolo di concorso presuppone che ciascun concorrente apporti un contributo personale per la riuscita dell'illecito, contributo che deve presentarsi come rilevante ai fini della responsabilità da concorso. Tradizionalmente si distingue tra un concorso materiale ed un concorso morale o psicologico. Il concorso materiale si realizza quando un soggetto interviene nella serie di atti che danno vita all'illecito, fornendo il proprio contributo rilevante alla consumazione della violazione; proprio il concetto di contributo rilevante è alla base del dibattito dottrinale, in quanto una parte della dottrina aderisce alla teoria condizionalistica, ed esige che il contributo di ogni agente sia conditio sine qua non per la riuscita del fatto illecito (Marinucci Dolcini, 179), mentre altra parte propone un diverso modello di causalità – la cosiddetta causalità agevolatrice o di rinforzo – per cui i comportamenti possono essere anche soltanto agevolatori della buona riuscita della fattispecie illecita (Bettiol, Pettoello Mantovani, 310). La giurisprudenza, mediante numerosi interventi della Corte di Cassazione, ha stabilito che il contributo personale assume rilevanza non solo quando abbia efficacia causale, ma anche quando sia un contributo agevolatore, la cui mancanza avrebbe comunque fatto causare l'illecito, ma con possibili complicazioni o difficoltà. Da ciò deriva che, secondo la Corte, è sufficiente che il comportamento consista in un contributo apprezzabile alla commissione dell'illecito, mediante agevolazione degli altri, «... e che il partecipe, per effetto della sua condotta, idonea a facilitarne l'esecuzione, abbia aumentato la possibilità della produzione dell'illecito, perché in forza del rapporto associativo diventano sue anche le condotte degli altri concorrenti» (ex plurimis, Cass. pen. IV, n. 24895/2007). Il concorso psicologico o morale riguarda il soggetto che dà un impulso psicologico alla realizzazione di un illecito materialmente commesso da altri. In tema di sanzioni amministrative, l'art. 5 della l. n. 689/1981, recepisce i principi fissati in materia dal cod. pen., rendendo così applicabile la pena pecuniaria non soltanto all'autore o ai coautori dell'infrazione, ma anche a coloro che abbiano comunque dato un contributo causale, pure se esclusivamente sul piano psichico (Cass. I, n. 7336/1990). Questo contributo può manifestarsi attraverso varie forme, non solo come istigazione, ma anche sotto forma di agevolazione alla sua preparazione, rafforzamento del proposito illecito, o anche soltanto come adesione o approvazione. Se è vero che il concorso si manifesta nelle forme che agevolano sul piano psicologico la condotta illecita, anche soltanto assicurando all'altro concorrente lo stimolo dell'azione illecita o un maggiore senso di sicurezza nella propria condotta, è da escludersi tuttavia che la mera connivenza – che si sostanzia in un comportamento meramente passivo – sia sanzionabile a titolo di concorso. Anche la giurisprudenza afferma che la semplice condotta omissiva e connivente non è sufficiente a fondare un'affermazione di responsabilità a titolo di concorso nell'illecito, occorrendo a tal fine che sussista un contributo materiale o psicologico che abbia consentito una più agevole commissione della violazione, stimolando o rafforzando il proposito illecito del concorrente. La condotta illecita, in questo caso partecipativa, materiale o morale, deve essere sorretta dal requisito psicologico che può essere doloso o colposo, come stabilito dall'art. 3 della stessa l. n. 689/1981 (Cass. I, n. 3245/1994). Il concorso anomalo Una ipotesi particolare nell'applicazione del principio del concorso nella commissione della violazione amministrativa, è quella del cosiddetto concorso anomalo, che si realizza quando, nel fenomeno concorsuale, si verifica che l'illecito posto in essere dai concorrenti sia diverso da quello preveduto e voluto da uno di essi. Nel sistema penale questo è un esempio di aberratio delicti plurisoggettiva, disciplinata dall'art. 116 del Codice Penale, secondo il quale «qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde se l'evento è conseguenza della sua azione od omissione. Se il reato commesso è più grave di quello voluto, la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave». La Corte cost. n. 42/1965 (vedi anche 55/2021), con i suoi numerosi interventi in materia, ha apportato a questa disposizione alcuni correttivi interpretativi, affermando che questo articolo del Codice Penale poggia sulla sussistenza di un rapporto di causalità non soltanto materiale ma anche psichico, nel senso che «il reato diverso più grave commesso dal concorrente debba potere rappresentarsi alla psiche dell'agente, nell'ordinario svolgersi e concatenarsi dei fatti umani, come uno sviluppo logicamente prevedibile di quello voluto, affermandosi in tal modo anche la necessaria presenza di un coefficiente di colpevolezza». L'interpretazione fornita dalla Corte fa pensare che la responsabilità per concorso anomalo sia ravvisabile soltanto quando l'illecito diverso e più grave di quello voluto dal compartecipe costituisca uno sviluppo logicamente prevedibile quale possibile conseguenza della condotta posta in essere, senza che l'evento che si verifica sia conseguenza di fattori eccezionali, sopravvenuti, meramente occasionali e non ricollegabili alla condotta criminosa posta in essere. A ciò aggiungiamo che la condotta psichica si snoda tra la mancata previsione di uno sviluppo degli eventi in effetti imprevedibile, e la rappresentazione dell'eventualità che il diverso evento avesse potuto verificarsi; della condotta illecita, e quindi della responsabilità, si risponderà anche quando il concorrente avrebbe potuto rappresentarsi l'eventualità di una conseguenza se avesse considerato tutte le circostanze del caso con la dovuta diligenza. Ad ogni modo, una disposizione analoga a quella del codice penale che prevede il concorso anomalo, non è contemplata dalla l. 689/1981, che si limita a disciplinare genericamente il concorso di persone. Tale carenza normativa potrebbe far pensare all'impossibilità di applicare questo principio del concorso anomalo alle sanzioni amministrative. In realtà i principi generali contenuti nell'art. 1 della l. 689/1981, tra cui il concorso di persone, sono disciplinati in maniera così generale da essere ritenuti integrabili con la disciplina del codice penale. I principi presenti vengono visti come applicabili alla disciplina sanzionatoria amministrativa proprio perché essi hanno la funzione di aumentare l'area di punibilità e ampliare i livelli di protezione e tutela di beni giuridici come previsti dall'ordinamento. La responsabilità per concorso anomalo, quindi, secondo l'orientamento della Corte di Cassazione, è ravvisabile quando l'illecito diverso e più grave «costituisca uno sviluppo logicamente prevedibile quale possibile conseguenza della condotta concordata da parte di un soggetto di normale intelligenza e cultura media, secondo regole di ordinaria coerenza dello svolgersi dei fatti umani, non interrotta da fattori accidentali e imprevedibili» (Cass. pen. I, n. 37940/2006). BibliografiaAntolisei, Il rapporto di causalità nel diritto penale, Padova, 1934; Bettiol, Pettoello Mantovani, Diritto penale, Parte generale, 12a ed., Padova, 1986; Capaccioli, Principi in tema di sanzioni amministrative: considerazioni introduttive, in Aa.Vv., Le sanzioni in materia tributaria, Milano, 1979; Corso, Sanzioni amministrative, in Aa.Vv., Le sanzioni amministrative, Atti del XXVI Convegno di Studi di Scienza dell'amministrazione (Varenna, 18-20 settembre 1980), Milano, 1982; Dalia, Le cause sopravvenute interruttive del nesso causale, Napoli, 1975; Donini, Imputazione oggettiva dell'evento. «Nesso di rischio» e responsabilità per fatto proprio, Torino, 2006; Mantovani, Diritto penale, Padova, 1992; Marinucci G. e Dolcini E., Manuale di diritto penale, Parte generale, Milano, 2009; Morselli, Note critiche sulla teoria dell'imputazione oggettiva, in Ind. pen., 2000; Pagliaro, Imputazione oggettiva dell'evento, in Riv. it. dir. proc. pen., 1992; Palazzo, Corso di diritto penale, parte generale, Torino, 2011. |