Decreto del Presidente della Repubblica - 24/11/1971 - n. 1199 art. 7 - Procedimento.Procedimento. Art. 7 Nei casi previsti dalla legge, il ricorso in opposizione è presentato all'organo che ha emanato l'atto impugnato. Per quanto non espressamente previsto dalla legge, valgono, in quanto applicabili, le norme contenute nel capo I del presente decreto. InquadramentoIl ricorso in opposizione rappresenta un ricorso amministrativo atipico, rivolto alla stessa autorità che ha emanato l'atto, anziché a quella gerarchicamente superiore. Non è un rimedio di carattere generale ma è eccezionale, utilizzabile solo nei casi tassativi in cui la legge lo ammette, in quanto l'autorità che ha emanato il provvedimento non è, di regola, la più idonea a giudicare il proprio antecedente operato (Cons. St. IV, n. 1290/1997). Anche in tale ipotesi, come per i ricorsi gerarchici impropri (Cons. St., Ad. plen., n. 7/1998), dunque, vige il principio di legalità, che rende insufficiente una mera previsione regolamentare della misura (T.A.R. Piemonte, Torino I, 20 luglio 2006, n. 3036; Cons. St. V, n.199/1991). Il principio di legalità, invece, sembra non presidiare prima facie la successiva proposizione del ricorso in sede giurisdizionale: «Ai sensi dell'art. 7, d.P.R. n. 1199/1971, il ricorso in opposizione è ammesso solo quando espressamente previsto dalla legge; pertanto, il ricorso giurisdizionale contro la decisione sull'opposizione non prevista da alcuna legge, in tanto può ammettersi, in quanto quest'ultima non sia meramente ripetitiva del provvedimento opposto» (T.A.R. Piemonte, Torino II, 10 marzo1986, n. 109). A questo particolare ricorso amministrativo, il d.P.R. n. 1199/1971 dedica soltanto l'art. 7 che, tuttavia, non detta alcuna disciplina particolare, rinviando, per quanto possibile, alle norme generali sul ricorso gerarchico. Anche il ricorso in opposizione, perciò, può essere proposto sia per motivi di legittimità che di merito e a tutela di interessi legittimi o semplici, oltre che di diritti soggettivi. Il ricorso in opposizione deve essere proposto entro 30 gg. dalla notifica o emanazione dell'atto impugnato, ma la legge può prevedere, nei singoli casi, termini diversi. Il gravame, presentato in forma scritta, con l'indicazione delle generalità del ricorrente, la sua sottoscrizione, l'indicazione dell'autorità adita e del provvedimento impugnato, nonché dei motivi di ricorso, deve essere notificato, a cura della P.A., qualora il ricorrente non vi abbia già provveduto, ai controinteressati, i quali hanno 20 gg. per lo svolgimento delle loro difese. Perplessità si registrano in dottrina in merito alla necessità di considerare la decisione del ricorso in opposizione come un atto definitivo, con la conseguente inammissibilità di una sua impugnazione tramite il ricorso gerarchico. I dubbi di maggior rilievo, però, investono la possibilità che, in sede di ricorso giurisdizionale avverso la decisione di rigetto del ricorso in opposizione, vengano proposti motivi nuovi rispetto a quelli fatti valere in via amministrativa. Sul punto, la dottrina maggioritaria, in considerazione del fatto che in realtà il problema attiene all'esatta individuazione dell'oggetto del ricorso giurisdizionale, ha concluso favorevolmente, ritenendo ammissibile la proposizione di motivi nuovi. È stato al riguardo osservato che, altrimenti opinando, si dovrebbe erroneamente ritenere che il ricorso de quo costituisca una prima fase del processo giurisdizionale. BibliografiaBenvenuti, Appunti di diritto amministrativo, 115, e Autotutela, in Enc. del dir., 541; Caringella, Manuale di diritto amministrativo ragionato, Roma, 2021, parte 12, capitoli 1 e 5; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2020; De Roberto, Tonini, I ricorsi amministrativi, Milano, 1984, 78; Sandulli, Manuale di Diritto Amministrativo, Napoli, 1989. |