Codice Civile art. 829 - Passaggio di beni dal demanio al patrimonio.Passaggio di beni dal demanio al patrimonio. [I]. Il passaggio dei beni dal demanio pubblico al patrimonio dello Stato deve essere dichiarato dall'autorità amministrativa. Dell'atto deve essere dato annunzio nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica. [II]. Per quanto riguarda i beni delle province e dei comuni, il provvedimento che dichiara il passaggio al patrimonio dev'essere pubblicato nei modi stabiliti per i regolamenti comunali e provinciali. InquadramentoL'art. 829 c.c. prevede la c.d. sdemanializzazione, ossia il trasferimento di beni del demanio pubblico al patrimonio pubblico, rimanendo di per sé irrilevante l'appartenenza alla titolarità dello Stato o di altro ente territoriale, in quanto è un atto attraverso il quale si incide sulla destinazione pubblicistica del bene determinandone la cessazione dello statuto speciale di diritto pubblico. Tradizionalmente il procedimento de quo operava soltanto per i beni del demanio eventuale (art. 822, comma 2, c.c.), in quanto quest'ultimi sono imputabili al demanio in virtù di un atto di destinazione amministrativo. Viceversa, tale ragionamento non era estensibile al demanio necessario, sia naturale che artificiale, la cui demanialità è insita nella identità fisica del bene; pertanto, solo la cessazione della sua esistenza in natura può comportare il venir meno della demanialità. La sdemanializzazione comporta delle implicazioni relative al regime giuridico applicabile, in quanto la permanenza del bene tra quelli demaniali garantisce l'applicazione del regime dell'incommerciabilità di cui all'art. 823 c.c. Invece, il regime giuridico di cui all'art. 828 c.c. per i beni patrimoniali è esclusivamente limitato alla destinazione del bene, ma non alla necessaria titolarità pubblica (per un approfondimento sul regime giuridico si veda il commento all'art. 828 c.c.). Questioni applicative1) È ammissibile una sdemanializzazione tacita? La norma in commento si preoccupa di individuare esclusivamente le forme di pubblicità; prevedendo la necessità di dare notizia dell'atto tramite pubblicazione, nel caso di beni statali, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica, ovvero se si tratta di beni delle Province e dei Comuni nei modi stabiliti dai rispettivi regolamenti. La ratio della disposizione è quella di fornire adeguata pubblicità a una decisione che coinvolge la collettività, in virtù della natura stessa del bene; oltreché, assolvere alla funzione di dare efficacia al provvedimento dichiarativo del trasferimento. Dunque, la sdemanializzazione espressa, di regola, consegue a un formale provvedimento di cessazione della demanialità. Viceversa, per sdemanializzazione tacita, la cui ammissibilità è stata discussa in passato, è oggi pacificamente ammessa dalla giurisprudenza. Infatti, la giurisprudenza ordinaria ritiene che la sdemanializzazione di una strada può avvenire anche tacitamente, indipendentemente da un atto formale di sclassificazione o di inclusione o meno nell'elenco comunale delle strade, quale conseguenza della cessazione della destinazione del bene al passaggio pubblico, in virtù di atti o fatti, univoci ed incompatibili con la volontà di conservare quella destinazione (Cass. n. 22569/2020). In tal senso, anche la giurisprudenza amministrativa la quale ritiene che la sdemanializzazione sia ravvisabile solo in conseguenza di atti e/o fatti che mostrino in modo inequivocabile la volontà della P.A. di sottrarre il bene alla destinazione pubblica e di rinuncia in via definitiva al suo ripristino; viceversa, il mero non uso, o la circostanza che il bene non sia più adibito per lungo tempo all'uso pubblico non determina la sdemanializzazione tacita dello stesso (T.A.R. Umbria, Perugia, n. 142/2018; Cons. St. n. 115/2017). Tale ultima circostanza è stata ribadita dal Consiglio di Stato, il quale ha sottolineato che il disuso, l'inerzia della P.A., l'incuria della strada, l'occupazione da parte di privati non sono elementi sufficienti a dimostrare l'intervenuta tacita sdemanializzazione (Cons. St. n. 654/2018). Anche la dottrina sembra optare per un criterio più elastico sulla base dell'effettiva e concreta destinazione del bene. Infatti, ritiene che la cessazione della demanialità avvenga non solo nelle ipotesi di perdita delle caratteristiche obiettive, si pensi al caso del demanio naturale che cessi di esistere ovvero al caso di demanio accidentale in cui venga demolita l'opera pubblica, ma anche nel caso in cui il bene non risulti effettivamente destinato, in modo univoco, da parte della P.A. al soddisfacimento di un'esigenza di pubblico interesse (Police, 432). Secondo tale impostazione, quindi, nel caso di una fortezza militare la quale cessi la propria destinazione in quanto ne sia stata edificata una nuova in sostituzione, cessa automaticamente la natura demaniale del bene. Pertanto, in tal caso risulta non soltanto che il bene non è più adibito ad uso pubblico, elemento secondo tale tesi di per sé insufficiente, ma è anche ravvisabile fatti che manifestano in modo inequivocabile la volontà della p.a. di sottrarre il bene a detta destinazione (Chiara, 829). Nel caso di specie la nuova edificazione di una fortezza militare. 2) La sdemanializzazione è prodotta da un provvedimento amministrativo costitutivo? Era in passato dibattuto in dottrina e giurisprudenza la natura del provvedimento amministrativo, il quale dichiarasse ai sensi dell'art. 829 c.c. la sdemanializzazione. Infatti, una parte della dottrina riteneva che, per la tipologia e natura dei beni in oggetto, il provvedimento dovesse avere necessariamente natura costitutiva; tanto che riconduceva l'emanazione del provvedimento a un giudizio tecnico-discrezionale della P.A. La giurisprudenza e dottrina del tutto prevalente, invece, ritiene che il provvedimento abbia natura dichiarativa, limitandosi, secondo un giudizio obiettivo e oggettivo, alla verifica della destinazione effettiva del bene. A tal riguardo le Sezioni Unite hanno ribadito che l'art. 829 c.c. del 1942, si pone in continuità con l'antecedente rappresentato dall'art. 420 c.c. del 1865; e, questo, nel senso che il primo prevede che il passaggio di un bene dal demanio pubblico al patrimonio disponibile dello Stato può essere semplicemente dichiarato dall'autorità amministrativa, con ciò riconoscendo espressamente al provvedimento di declassificazione natura esclusivamente dichiarativa, cioè soltanto ricognitiva della perdita della destinazione ad uso pubblico del bene; ricavandosi, da questo, la pacifica conclusione che il passaggio del bene pubblico al patrimonio disponibile dello Stato consegue direttamente al realizzarsi del fatto della perdita della destinazione pubblica del bene, cosiddetta sdemanializzazione tacita, locuzione che evidenzia come la declassificazione prescinde dal provvedimento dell'autorità amministrativa, diversamente da quanto invece previsto dall'art. 35 cod. nav., per il demanio marittimo e dall'art. 947 c.c., comma 3, per il demanio idrico (Cass. S.U., n. 7739/2020). BibliografiaPolice, I beni di proprietà pubblica, in Scoca (a cura di), Manuale di diritto amministrativo, Torino, 2019; Chiara, passaggio di beni dal demanio al patrimonio, in beni pubblici, Castorina - Chiara (a cura di), Milano, 2008. |