Vessa la compagna davanti al figlio minore: è configurabile l'aggravante di maltrattamenti in famiglia?

Redazione Scientifica
07 Giugno 2022

Respinto il ricorso di un uomo che aveva maltrattato la compagna davanti a loro figlio. Ciò che conta è la medesima ratio dei fatti di maltrattamento commessi “in presenza” o “in danno” del minore.

Con la sentenza in esame, la Corte di cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sulla responsabilità di un uomo accusato di aver vessato e maltrattato la compagna davanti a loro figlio.

La vicenda offre alla Corte l'occasione di chiarire se è configurabile la circostanza aggravante per i maltrattamenti in famiglia sul partner a cui assiste il figlio minore.

A riguardo, i Giudici hanno chiarito che «il fatto commesso in presenza di un minore, soggetto “debole" per definizione, non è certamente privo di un significato offensivo nei confronti del minore medesimo, la cui integrità psichica, nel breve e/o nel lungo periodo, può essere seriamente compromessa dalla diretta percezione di gravi episodi di violenza commessi in ambito familiare»: la ratio dell'aggravante, infatti, «si correla all'esigenza di elevare la soglia di protezione di soggetti i quali, proprio a cagione dell'incompletezza del loro sviluppo psico-fisico, risultino più sensibili ai riflessi dell'altrui azione aggressiva, specie se commessa da un genitore in danno dell'altro, e possano così rimanerne vulnerati, esito che riflette gli approdi ormai adeguatamente consolidati della scienza psicologica, secondo cui anche bambini molti piccoli sono negativamente influenzati dagli eventi traumatici verificatisi nell'ambiente che li circonda».

Pertanto, la Corte afferma che «non è affatto irragionevole che il Legislatore abbia considerato, nella medesima disposizione, i fatti di maltrattamento commessi “in presenza” o “in danno” di un minore in quanto sono espressione della medesima ratio: la tutela dell'integrità del minore, nelle sue componenti di integrità psichica in un caso, che può essere compromessa quando il minore è spettatore di episodi di violenza in ambito familiare, e di integrità fisica, quando il minore è egli stesso vittima di violenza».

Alla luce di tali considerazioni, dunque, la Corte conferma la responsabilità dell'imputato e rigetta il ricorso.

*Fonte: DirittoeGiustizia

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