Sul divieto di circolare con veicolo immatricolato all’estero per chi risiede in Italia da più di 60 giorni

Redazione Scientifica
09 Giugno 2022

«I principi enunciati dalla Corte di giustizia, riguardo a norme oggetto di giudizio di legittimità costituzionale, si inseriscono direttamente nell'ordinamento interno con il valore di ius superveniens, condizionando e determinando i limiti in cui quelle norme conservano efficacia e devono essere applicate anche da parte del giudice a quo».

La Corte Costituzionale decideva sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dal Giudice di Pace di Massa Carrara riguardante alcune norme del Nuovo Codice della strada (d.lgs. n. 285/1992), censurate per il fatto di prevedere un divieto, per chi ha stabilito la propria residenza in Italia da più di sessanta giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all'estero.

Questa norma vale in tutti i casi, tranne per quello in cui il veicolo sia concesso in leasing o in locazione senza conducente da parte di un'impresa costituita in altro Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo, ovvero sia concesso in comodato da un'impresa costituita analogamente all'estero a un soggetto residente in Italia legato da un rapporto di lavoro o di collaborazione.

L'obbligo per l'intestatario sarebbe quello di richiedere al competente ufficio della motorizzazione civile, previa consegna del documento di circolazione e delle targhe estere, il rilascio di un foglio di via e della relativa targa, al fine di condurre il veicolo oltre i transiti di confine.

La pena per l'eventuale infrazione di queste regole comporta una sanzione amministrativa, unitamente al sequestro del veicolo e all'eventuale confisca.

Il rimettente lamentava che apparisse «irragionevole distinguere tra veicoli europei immatricolati all'estero in proprietà di persone fisiche residenti all'estero e in proprietà di persone giuridiche con sede all'estero, in quanto si tratta pur sempre di veicoli immatricolati all'estero e circolanti in Italia».

Inoltre, aveva disposto il rinvio pregiudiziale chiedendo alla Corte di giustizia dell'Unione europea di accertare la compatibilità delle disposizioni contenute nell'art. 93 del Codice della strada con alcune disposizioni del TFUE.

La Corte Costituzionale esaminando la questione ricorda che «i principi enunciati dalla Corte di giustizia, riguardo a norme oggetto di giudizio di legittimità costituzionale, si inseriscono direttamente nell'ordinamento interno con il valore di ius superveniens, condizionando e determinando i limiti in cui quelle norme conservano efficacia e devono essere applicate anche da parte del giudice a quo».

Pertanto, a fronte dello ius superveniens costituito da un siffatto obbligo di disapplicazione, spetta al giudice rimettente la valutazione circa la perdurante rilevanza e non manifesta infondatezza delle questioni prospettate.

Questo quanto deciso dalla Corte Costituzionale.

(Fonte:

Diritto e Giustizia

)

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