La relazione 2022 del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale

Redazione Scientifica
21 Giugno 2022

Il tempo è «difficile da misurare quando ci si ritrova in situazioni di libertà che viene privata, col rischio di confondere la sua non misurabilità con l'indefinitezza e l'indeterminazione», ha dichiarato Mauro Palma, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.

La relazione annuale del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, nella persona del Presidente Mauro Palma, è stata presentata ieri nella Sala Capitolare del Senato.

I protagonisti del la relazione di quest'anno sono stati il senso del tempo e il disagio in carcere.

Il tempo «si dipana attraverso i mutamenti percettivi nelle varie fasi che si snodano da un evento alle sue conseguenze, alla successiva nuova realtà vissuta, al difficile recupero della libertà», ha affermato Mauro Palma. Tempo, però, che è «difficile da misurare quando ci si ritrova in situazioni di libertà che viene privata, col rischio di confondere la sua non misurabilità con l'indefinitezza e l'indeterminazione».

Il Garante ha anche parlato di un altro concetto, quello del disagio, un malessere provato sia da chi è costretto negli istituti, sia dal personale che ci lavora.

Sul tema, le riflessioni individuate sono state tre, «in primo luogo l'accentuazione della presenza di minorità sociale in carcere», in secondo la complessità della “macchina” della detenzione che «richiede tempi per conoscere la persona, per capirne i bisogni e per elaborare un programma di percorso rieducativo» e, da ultimo, «la responsabilità esterna, del territorio», che avrebbe dovuto «intercettare prima che intervenisse il diritto penale» il malessere.

Secondo il Garante, si tratta di elementi che si sommano con quelli che già affliggono il sistema da tempo, come l'affollamento delle strutture.

Palma, inoltre, ha sottolineato l'importanza di non cedere a d un'immagine che mostri il condannato come un nemico, alla quale si accompagna frequentemente «una scarsa attenzione verso strumenti di riconciliazione».

La versione integrale della relazione è disponibile sul sito dell'Autorità.

*Fonte: DirittoeGiustizia

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