La validità delle notifiche all'imputato eseguite ex art. 157, comma 8-bis c.p.p. nonostante l'elezione o dichiarazione di domicilio

05 Luglio 2017

La questione che è stata rimessa alle Sezioni unite, con ord. n. 19184/2017, riguarda gli oneri dimostrativi gravanti sul difensore di fiducia che intenda eccepire il difetto di notificazione all'imputato del decreto di citazione a giudizio in quanto eseguita mediante consegna a sue mani in qualità di domiciliatario ex lege ai sensi ...
1.

La questione che è stata rimessa alle Sezioni unite, con ord. n. 19184/2017, riguarda gli oneri dimostrativi gravanti sul difensore di fiducia che intenda eccepire il difetto di notificazione all'imputato del decreto di citazione a giudizio in quanto eseguita mediante consegna a sue mani in qualità di domiciliatario ex lege ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis c.p., nonostante l'interessato avesse eletto o dichiarato un domicilio per ricevere le notificazioni.

Più in dettaglio, ciò che si chiede alla Suprema Corte, nella sua composizione allargata, è di stabilire se il difensore di fiducia, nell'eccepire la suddetta nullità, debba allegare circostanze impeditive della conoscenza della citazione da parte dell'imputato e se, in mancanza, la nullità rimanga sanata.

Per comprendere il senso della questione occorre premettere che le Sezioni unite sono già state chiamate a pronunciarsi sui controversi rapporti fra domicilio legale ex art. 157, comma 8-bis c.p.p., e domicilio volontario ex art. 161 c.p.p. Allora il quesito riguardava la possibilità di notificare un atto destinato all'imputato mediante consegna al suo difensore di fiducia ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis, c.p.p. anche nel caso in cui egli abbia provveduto a dichiarare od eleggere un domicilio per le notificazioni (ovviamente diverso da quello del difensore di fiducia).

Sul punto, a fronte di un'unitaria opinione negativa dei commentatori, la magistratura aveva prodotto decisioni contrastanti.

Alcune pronunce avevano escluso che il domicilio legale potesse prevalere su quello dichiarato, perché il meccanismo delineato dal comma 8-bis dell'art. 157 c.p.p. è riferibile, nell'organizzazione della norma in cui si inserisce, alle ipotesi considerate dai commi precedenti ed è destinato ad operare soltanto dopo che siano state espletate, per la prima notificazione, le procedure di cui ai predetti commi, mentre non si applica nell'ipotesi in cui l'imputato abbia precedentemente dichiarato od eletto domicilio ex art. 161 c.p.p. (Cass. pen., Sez. V, 24 ottobre 2005, n. 44608; Cass. pen., Sez. III, 14 marzo 2006, n. 14244; Cass. pen., Sez. V, 25 gennaio 2007, n. 8108).

Al contrario, altre sentenze avevano ritenuto che la forma di notificazione in esame dovesse ritenersi prevalente su ogni altra forma, sicché, in presenza di nomina fiduciaria, è irrilevante, ai fini della successiva notificazione, il domicilio dichiarato dall'imputato.

Presupposto di una simile lettura è la limitazione della clausola di salvezza contenuta nel primo comma dell'art. 157 c.p.p. alle sole prime notificazioni e non anche alle successive.

A sostegno di tale interpretazione vengono invocate le finalità perseguite dal legislatore nell'introdurre la disposizione in commento, ovvero garantire la ragionevole durata del processo in ottemperanza all'art. 111 Cost. accelerando i tempi di notifica degli atti.

Presupposto di operatività della norma è esclusivamente la previa rituale effettuazione di una prima notifica all'imputato libero, in considerazione proprio della ratio della nuova disposizione, volta a consentire un tendenziale e generalizzato risparmio di tempi attraverso l'automatica notificazione degli atti ulteriori al difensore di fiducia (che diviene domiciliatario per legge del proprio assistito). In ogni caso l'imputato può, in qualsiasi momento, escludere la domiciliazione ex lege con una successiva diversa dichiarazione od elezione di domicilio esplicitamente ed espressamente formulata in tal senso, mentre il difensore di fiducia può interrompere l'automatismo delineato dal Legislatore dichiarando immediatamente all'autorità che procede di non accettare la notificazione (Cass. pen., Sez. V I, 9 marzo 2006, n. 19267; Cass. pen., Sez. VI, 2 aprile 2007, n. 21341; Cass. pen., Sez. III, 20 settembre 2007, n. 41063; Cass. pen., Sez. III, 9 gennaio 2008, n. 6790).

Le Sezioni unite non hanno condiviso le conclusioni di tale ultimo orientamento, ritenendo che non si possano assegnare alla parte adempimenti non espressamente previsti, ma ricavabili solo forzatamente dal sistema, così come non è ammissibile attuare una semplificazione del sistema delle notificazioni in via meramente ermeneutica (Cass. pen., Sez. unite, 27 marzo 2008, n. 19602).

Inoltre, la soluzione respinta ha l'effetto di ridimensionare la vigente regolamentazione del domicilio convenzionale (artt. 161 e 162 c.p.p.), nel senso che la dichiarazione o l'elezione di domicilio riguarderebbero esclusivamente l'imputato difeso d'ufficio, in quanto per l'imputato difeso di fiducia non sarebbe possibile alcuna dichiarazione di domicilio, né un'elezione diversa da quella presso il suo difensore.

Secondo l'autorevole pronuncia, il sistema appare articolato secondo due tipologie di notificazioni. In sintesi, quando si deve effettuare la prima notificazione all'imputato non detenuto, che non abbia dichiarato o eletto domicilio, il sistema normativo prevede che si debba procedere in uno dei modi consecutivi previsti dai primi otto commi dell'art. 157 c.p.p. Una volta effettuata regolarmente la prima notificazione, se l'imputato provvede a nominare il difensore di fiducia, senza dichiarare od eleggere domicilio, tutte le successive notificazioni si effettuano mediante consegna al difensore, ai sensi del comma 8-bis dell'157 c.p.p.; questi può “immediatamente”, quindi antecedentemente alla prima notificazione presso di lui, dichiarare all'autorità che procede di non accettare la notificazione, altrimenti il processo nei suoi vari gradi seguirà con le notificazioni al difensore di fiducia.

In questo contesto normativo, la Corte, nell'affrontare la questione controversa se alla notificazione presso il difensore di fiducia eventualmente nominato possa e debba procedersi anche in caso di dichiarazione od elezione di domicilio, fornisce una risposta negativa, alla luce di una lettura sistematica delle norme coinvolte.

Secondo la Corte, infatti, l'operatività della disciplina di cui all'art. 157, comma 8-bis, c.p.p., è subordinata all'assenza di una dichiarazione od elezione di domicilio. Quindi, è solo in difetto di dichiarazione od elezione di domicilio che, qualora l'imputato abbia nominato un difensore di fiducia, tutte le successive notificazioni devono essere eseguite mediante consegna al difensore, ferma restando, comunque, l'assenza di una preclusione all'esercizio della facoltà dell'imputato stesso di dichiarare o eleggere domicilio per le notificazioni anche dopo la nomina del difensore di fiducia, nel qual caso l'esercizio di tale facoltà ha l'effetto di paralizzare la regola contenuta nel citato comma 8-bis.

Quindi, nella lettura suggellata dalle Sezioni unite il meccanismo notificatorio previsto dall'art. 157, comma 8-bis, c.p.p. è destinato ad avere una operatività generale, ma condizionata. Generale, in quanto, in assenza di una disposizione contraria, è riferibile all'intero processo, sicché – spiega la sentenza – non occorre individuare per ciascuna fase processuale una prima notificazione rispetto alla quale possa, poi, trovare attuazione la nuova disciplina; condizionata, perché la sua disciplina opera solo in mancanza di una valida domiciliazione, la cui esistenza rende nulla la notifica eventualmente eseguita mediante consegna al difensore in violazione della volontà dell'interessato (Cass. pen., Sez. I, 20 maggio 2008, n. 23973).

D'altro canto, la soluzione adottata dalle Sezioni unite si ricava anche dall'incipit dell'art. 157 c.p.p., che subordina la sua operatività, ivi compresa quella della disposizione di cui al comma 8-bis delle predetta norma, alla mancanza di un domicilio dichiarato o eletto dall'imputato.

Quanto alla natura dell'invalidità che colpisce la notificazione effettuata ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis c.p.p., fuori dai casi previsti dalla legge, le Sezioni Unite, richiamando il proprio consolidato orientamento (Cass. pen., Sez. un., 27 ottobre 2004-7 gennaio 2005, n. 119; Cass. pen., Sez. un., 27 febbraio 2002, n. 17179), hanno ritenuto trattarsi di una nullità di ordine generale e a regime intermedio, in quanto la notificazione è esistente ma viziata, in quanto difforme dal modello legale. Ne consegue che la patologia deve ritenersi sanata quando risulti provato che l'errore non abbia impedito all'imputato di conoscere l'esistenza dell'atto e di esercitare il diritto di difesa; essa rimane comunque senza effetto se non è dedotta tempestivamente, essendo soggetta alla sanatoria speciale di cui all'art. 184 c. 1 c.p.p., alle sanatorie generali di cui all'art. 183 c.p.p. e alle regole di deducibilità di cui all'art. 182 c.p.p., oltre che ai termini di rilevabilità di cui all'art. 180 c.p.p.

Venendo al quesito in esame, le Sezioni Unite vengono di nuovo interpellate sul tema della notificazione al difensore in qualità di domiciliatario legale attraverso un quesito che, collocandosi nel solco della precedente decisione, completa il primo dictum investendo l'ampiezza dell'onere dimostrativo gravante sul difensore che intenda eccepire la nullità della notificazione eseguita, irregolarmente, ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis c.p.p.

Secondo un primo orientamento, la nullità derivante dalla avvenuta notificazione del decreto di citazione per il giudizio, a norma dell'art. 157, comma 8-bis c.p.p., presso il difensore di fiducia anziché presso il domicilio dichiarato o eletto dall'imputato, deve ritenersi sanata in tutti i casi in cui risulti provato che la notificazione non ha impedito all'imputato di conoscere l'esistenza dell'atto e di esercitare il diritto di difesa (Cass. pen., Sez. IV, 1 aprile 2015, n. 18098; Cass. pen., Sez. IV, 25 gennaio 2016, n. 7917; Cass. pen., Sez. IV, 20 dicembre 2016, n. 2416). Tale opzione ermeneutica si fonda principalmente sul rapporto fiduciario insito nel mandato difensivo che lega l'imputato-destinatario della notificazione e il difensore-consegnatario del documento, in quanto su quest'ultimo incombe l'onere deontologico di mantenere i rapporti con il proprio assistito e di portare l'atto a sua conoscenza. Ciò determinerebbe una sorta di presunzione di conoscenza, in capo all'imputato, degli atti notificati al proprio difensore, superabile solo attraverso l'allegazione delle particolari circostanze impeditive della stessa, il cui onere grava sul difensore stesso. Dunque, il difensore che non rappresenti, nel formulare l'eccezione di irritualità della notifica della citazione, alcun pregiudizio per il diritto di difesa, lascia intendere che l'adempimento del dovere ha consentito di rendere nota all'imputato la citazione, con effetto sanante.

Secondo altro orientamento, la presunzione di conoscenza da parte dell'imputato dell'atto notificato al suo difensore di fiducia non può fondarsi unicamente sull'esistenza di un mandato difensivo ma occorrono ulteriori elementi indicativi della mancata conoscenza dell'atto da parte del suo destinatario, quali la accertata inesistenza del domicilio dichiarato o eletto dall'imputato (Cass. pen., Sez. IV, 25 gennaio 2016, n. 7917), la proposizione personale dell'impugnazione (Cass. pen., Sez. III, 19 luglio 2016, n. 47953) oppure, più in generale, la perdita di contatto e di effettivo collegamento tra difensore ed assistito.

In sostanza, le suddette pronunce, pur riconoscendo a carico del difensore di fiducia un onere di allegazione di circostanze impeditive della conoscenza dell'atto, non attribuiscono un automatico effetto sanante all'inadempimento dell'onere, essendo necessario per l'operatività della sanatoria concreti ed ulteriori elementi da cui desumere la predetta conoscenza.

Ancor più radicale è la posizione assunta di recente dalla Sesta Sezione con la sentenza n. 11954/2017, secondo la quale, «è solo quando l'imputato assuma che le non corrette modalità di notifica abbiano comportato una situazione assimilabile ad un difetto di vocatio in jus, che grava su di lui l'onere di fornire gli elementi concreti, suscettibili di verifica, indicativi dell'effettività di detta (eccezionale) situazione. Per il resto, invece, pur nella consapevolezza delle implicazioni che sono proprie del rapporto fiduciario fra l'avvocato nominato dall'imputato ed il suo cliente, la nullità rimane configurabile e ritualmente deducibile, senza alcun "peso" probatorio a carico dell'istante».

Pertanto, secondo tale pronuncia, l'onere di allegazione da parte del difensore di fiducia, di circostanze attestanti il venir meno del contatto e dell'effettivo collegamento con il suo assistito, ricorre solo quando venga eccepita la nullità assoluta. Ne consegue che in presenza di una nullità a regime intermedio, non può maturare una sanatoria quale effetto di un'inerzia probatoria della parte che ha proposto l'eccezione.

2.

All'udienza del 29 marzo 2017 la quarta sezione penale ha rimesso al Primo Presidente della Corte Suprema di cassazione un ricorso che ha proposto la seguente questione oggetto di contrasto giurisprudenziale: se in presenza di elezione o dichiarazione di domicilio da parte dell'imputato, ove la notifica del decreto di citazione a giudizio sia stata effettuata, ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis c.p.p., a mani del difensore di fiducia, quest'ultimo, nell'eccepire la nullità, debba allegare circostanze impeditive della conoscenza della citazione da parte dell'imputato, e se, in mancanza, la nullità rimanga sanata.

3.

Il primo Presidente della Corte Suprema di cassazione ha assegnato alle Sezioni unite, fissando per la trattazione l'udienza pubblica del 22 giugno 2017, un ricorso che propone la seguente questione di diritto, ritenuta dalla quarta sezione penale oggetto di contrasto giurisprudenziale: se in presenza di elezione o dichiarazione di domicilio da parte dell'imputato, ove la notifica del decreto di citazione a giudizio sia stata effettuata, ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis, c.p.p., a mani del difensore di fiducia, quest'ultimo, nell'eccepire la nullità, debba allegare circostanze impeditive della conoscenza della citazione da parte dell'imputato, e se, in mancanza, la nullità rimanga sanata.

4.

In data 22 giugno 2017 le Sezioni unite, risolvendo una questione di diritto di particolare rilevanza, hanno escluso che, in caso di dichiarazione o di elezione di domicilio dell'imputato, la nullità della citazione a giudizio, che sia stata eseguita mediante consegna al difensore di fiducia anziché presso il domicilio dichiarato o eletto, possa essere sanata qualora il difensore, nel dedurre la nullità, non abbia allegato circostanze impeditive della conoscenza dell'atto da parte dell'imputato.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.