Custodia cautelare: sospensione dei termini interfasici e deposito anticipato della sentenza rispetto alla scadenza

Luigi Ludovici
06 Luglio 2016

Le Sezioni unite in data 25 maggio 2016 sono state chiamate a decidere sulla questione se, disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare in correlazione con il termine fissato per la redazione della motivazione della sentenza, ai sensi del combinato disposto degli artt. 304, comma 1, lett. c) e 544, commi 2 e 3, c.p.p., ai fini della ripresa della decorrenza del termine di fase, ove la sentenza sia stata depositata anticipatamente rispetto alla scadenza prefissata, debba aversi riguardo a detto momento, ovvero alla scadenza del più ampio periodo di sospensione di cui sopra.
1.

La questione che le Sezioni unite penali hanno risolto attiene alla portata che la sospensione dei termini di fase disposta ex art. 304, comma 1, lett. c) c.p.p. in pendenza dei termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. assume nel caso in cui il deposito della sentenza avvenga anticipatamente rispetto alla diversa data prescritta dalla legge ovvero determinata dal giudice in sede di lettura del dispositivo.

L'intervento del plenum si è reso necessario per ricondurre ad unità il contrasto interpretativo che, nel tempo, si era andato sviluppando in materia e che aveva portato al profilarsi di due opposti orientamenti giurisprudenziali.

Secondo un primo e più consolidato indirizzo, la sospensione dei termini interfasici opera in pendenza dei termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. a prescindere da se il deposito della sentenza si sia effettivamente protratto per l'intera durata degli stessi ovvero se sia avvenuto in una data antecedente. Suffragherebbero tale soluzione la lettera della legge nonché un'interpretazione della stessa condotta in chiave logico-sistematica. Quanto al primo profilo, l'irrilevanza della concreta data di deposito della sentenza si desumerebbe dal fatto che l'art. 304 c.p.p., nel momento in cui riconosce la possibilità di sospensione dei termini ex art. 303 c.p.p. in relazione al deposito della sentenza, ne parametra l'operatività non ai giorni effettivamente impiegati dal giudice per la stesura della motivazione ma ai termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. Sul fattore testuale convergerebbe quindi il dato sistematico posto che, valorizzando l'effettiva data di deposito della sentenza ai fini della sospensione dei termini cautelari, si determinerebbe un'asimmetria con la disciplina dei termini per l'impugnazione: a norma dell'art. 584 c.p.p., infatti, tanto il dies a quo di decorrenza del termine per impugnare quanto l'entità dello stesso hanno quale unico parametro di riferimento i termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. a nulla rilevando l'eventuale deposito anticipato della sentenza (Cass. pen., Sez. VI, 29 aprile 2004, ord. n. 29873; Cass. pen., Sez. IV, 30 novembre 2004, n. 6695; Cass. pen., Sez. I, 21 giugno 2005, n. 26005; Cass. pen., Sez. I, 30 settembre 2005 n. 38596).

A questo orientamento si contrappone un risalente e minoritario filone interpretativo che, però, di recente le Sezioni unite della Cassazione hanno contribuito a rivitalizzare (Cass. pen., Sez. VI, 17 novembre 2003 n. 47803; Cass. pen., Sez. unite, 13 luglio 2011, n. 27361; Cass. pen., Sez. VI, 8 marzo 2012 n. 1186; Cass. pen., Sez. VI, 11 giugno 2015, n. 31353). Il supremo Collegio, infatti, confermando la legittimità del provvedimento di sospensione dei termini di durata della custodia cautelare in pendenza dei termini per la redazione della sentenza assunto d'ufficio senza il previo contraddittorio delle parti, ha per incidens precisato di non condividere la tesi sostenuta in seno alla giurisprudenza della Cassazione che, nel contesto della disciplina della sospensione dei termini cautelari disposta per la redazione della sentenza, disconosce qualsiasi rilevanza al deposito anticipato della stessa rispetto ai termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. Il plenum ha infatti chiarito che, se la ratio dell'art. 304, comma 1, lett. c) c.p.p. è quella di sospendere il decorso dei termini cautelari per il periodo in cui il giudice sia impegnato nella stesura della motivazione, è soltanto per la durata di tale impedimento che la sospensione è destinata ad operare; soluzione questa che sarebbe imposta non solo dalla ratio legis ma anche dalla natura inviolabile della libertà personale che, in quanto tale, non tollera limitazioni che non siano strettamente necessarie. Né, ad avviso del supremo Collegio, avrebbe alcun pregio l'argomento sistematico impiegato a sostegno dell'interpretazione avversata: la regola della non incidenza sul termine per impugnare del deposito anticipato della sentenza rispetto ai termini ex art. 544, commi 2 e 3, c.p.p. risponde all'esigenza di evitare incertezze circa la decorrenza e l'entità del termine impugnatorio di cui la parte si può avvalere; spostandoci, dunque, dal terreno delle impugnazioni a quello dei termini cautelari, nessun vincolo sistematico è possibile desumere dalla regola in questione posto che, in caso contrario, si finirebbe per avallare interpretazioni dell'art. 304, comma 1, lett. c) c.p.p. inconciliabili con i principi costituzionali che, nella materia cautelare, impongono di limitare il più possibile le limitazioni alla libertà (Cass. pen., Sez. unite, 13 luglio 2011, n. 27361, cit.).

2.

All'udienza del 25 febbraio 2016 la sesta Sezione penale ha rimesso al primo Presidente della Corte di cassazione un ricorso che ha proposto la seguente questione oggetto di contrasto giurisprudenziale: se, disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare in correlazione con il termine fissato per la redazione della motivazione della sentenza, ai sensi del combinato disposto degli artt. 304 co. 1 lett. c) e 544 co. 2 e 3 c.p.p., ai fini della ripresa della decorrenza del termine di fase, ove la sentenza sia stata depositata anticipatamente rispetto alla scadenza prefissata, debba aversi riguardo a detto momento, ovvero alla scadenza del più ampio periodo di sospensione di cui sopra. (Cass. pen. ord. 9553/2016)

3.

Il primo Presidente della Corte suprema di cassazione ha fissato l'udienza del 25 maggio 2016 per la trattazione del ricorso dinanzi alle Sezioni unite.

4.

In data 25 maggio 2016 le Sezioni unite penali, hanno confermato l'orientamento maggioritario e meno garantista, affermando il seguente principio di diritto: I termini di fase riprendono a decorrere dalla scadenza del termine stabilito dalla legge o determinato dal giudice per il deposito della sentenza.

5.

È stata depositata la sentenza n. 33217 del 29 luglio 2016, con la quale le Sezioni Unite, hanno deciso che nell'ipotesi in cui sia stata disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare nella fase del giudizio ex art. 304, comma 1, lett. c), c.p.p. durante la pendenza dei termini previsti dall'art. 544, commi 2 e 3 , c.p.p., deve farsi riferimento, ai fini della ripresa della decorrenza dei termini di fase, alla scadenza del termine stabilito dalla legge o determinato dal giudice per il deposito della sentenza.

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