La validità delle notifiche via Pec effettuate dal tribunale e dalla procura della Repubblica di Torino dal 1° ottobre 2012 al 15 dicembre 2014

23 Settembre 2015

La questione che le Sezioni Unite penali hanno risolto attiene alla validità delle notifiche effettuate per via telematica a persona diversa dall'imputato e dall'indagato nel periodo successivo al primo di ottobre 2012 e prima del 15 dicembre 2014. La decisione nasce da un contesto normativo contrassegnato dal rapido susseguirsi di provvedimenti d'urgenza che hanno reso più magmatico il quadro regolamentare di riferimento.
1.

La questione che le Sezioni Unite penali hanno risolto attiene alla validità delle notifiche effettuate per via telematica a persona diversa dall'imputato e dall'indagato nel periodo successivo al primo di ottobre 2012 e prima del 15 dicembre 2014.

La decisione nasce da un contesto normativo contrassegnato dal rapido susseguirsi di provvedimenti d'urgenza che hanno reso più magmatico il quadro regolamentare di riferimento.

L'art. 51, commi da 1 a 4, d.l. 25 giugno 2008, n. 112, ha disciplinato le notifiche per via telematica (Pec) da effettuarsi a persona diversa dall'imputato e dall'indagato, disponendo che: “A decorrere dal quindicesimo giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dei decreti di cui al comma 2, negli uffici giudiziari indicati negli stessi decreti, le notificazioni e le comunicazioni [….] a persona diversa dall'imputato a norma degli articoli 148, comma 2-bis, 149, 150 e 151, comma 2, del codice di procedura penale” sono effettuate per via telematica all'indirizzo di posta elettronica certificata di cui all'articolo 16 del d.l. 29 novembre 2008, n. 185.

Il suddetto decreto ha previsto che in caso di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata da parte del difensore ovvero della parte onerata di indicarlo, le notificazioni venissero effettuate presso la cancelleria.

Il decreto ministeriale autorizzativo delle notifiche telematiche doveva essere emesso dal Ministro della Giustizia, previa verifica ed accertamento della funzionalità dei servizi di comunicazione, sentiti l'Avvocatura generale dello Stato, il Consiglio nazionale forense ed i Consigli dell'ordine degli avvocati interessati.

L'unico ufficio giudiziario che, sulla base delle disposizioni suddette, fu autorizzato (d.m. 12 settembre 2012 con efficacia dal 1 ottobre 2012) ad avvalersi delle notifiche via Pec, fu il Tribunale di Torino e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale.

Pochi giorni dopo l'emanazione del decreto ministeriale di cui sopra, il Legislatore è nuovamente intervenuto sul punto e con d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv. dalla l. 15 dicembre 2012, n. 221, ha disposto all'art. 16, comma 4, che si procedesse alle notifiche a persona diversa dall'imputato, sempre ai sensi degli artt. 148, comma 2-bis, 149, 150 e 151, comma 2, c.p.p., in via esclusiva con notificazioni per via telematica.

Contestualmente il Legislatore ha abrogato l'art. 51, commi da 4 a 8 del d.l. 112/2008 e, con riferimento ai procedimenti penali (ed a differenza di quanto disposto per i procedimenti civili), ha previsto l'obbligatorietà e l'esclusività delle notifiche via Pec a decorrere dal quindicesimo giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana di (nuovi) decreti ministeriali autorizzativi.

Infine, a complicare il non limpido quadro normativo sopra delineato, è intervenuta la legge di stabilità del 2013 (l. 24 dicembre 2012, n. 228) che ha introdotto il comma c-bis al comma 9 dell'art. 16 del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, prevedendo in particolare che: per i procedimenti penali innanzi ai Tribunali e le Corti di Appello il termine per le notifiche via Pec sia quello del 15 dicembre 2014.

La questione, dunque, può riassumersi in questi termini: abrogati i commi da 4 a 8 dell'art. 51 d.l. 112/2008, sono valide le notificazioni effettuate via Pec prima dell'emissione dei nuovi decreti ministeriali di cui al citato art. 16 del d.l. 179/2012?

Il problema, peraltro, si è posto per le notificazioni effettuate dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino che, come visto, sono stati gli unici uffici giudiziari autorizzati prima dell'abrogazione dell'art. 51, commi da 4 a 8, del d.l. 112/2008.

Orientamento favorevole alla declaratoria di nullità delle notifiche

La Corte di Cassazione, chiamata per la prima volta a pronunciarsi sulla questione sopra indicata, ha concluso per la nullità delle notificazioni effettuate via Pec sulla base della disciplina di cui al d.l. 112/2008, art. 51 commi da 4 a 8 e successivi d.m. di autorizzazione.

La conclusione cui è pervenuta la Corte riposa su una lettura strettamente letterale dell'art. 16, comma 9, lett. c-bis, d.l. 179/2012, il quale, con riferimento ai procedimenti penali, non distingue affatto tra Tribunali già autorizzati in forza del precedente d.l. 112/2008 e Tribunali non autorizzati.

La conseguenza, anche tenuto conto dell'intervenuta abrogazione dell'art. 51, commi da 4 a 8, d.l. 112/2008, non può che essere – a parere di questo primo orientamento – la declaratoria di nullità delle notifiche effettuate via Pec, prima dell'emanazione dei nuovi decreti ministeriali di cui all'art. 16, d.l. 179/2012 (Cass. pen., Sez. II, 9 luglio 2014, n. 32430).

Orientamento favorevole alla validità delle notifiche

Della questione è stata investita la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite (Cass. pen., Sezioni Unite, 26 giugno 2015, n. 32243).

A breve tempo dal precedente pronunziamento di cui sopra, la medesima sezione seconda penale della Suprema Corte di Cassazione veniva nuovamente chiamata a decidere della validità di una notifica via Pec effettuata dal Tribunale penale di Torino in forza del d.m. 12 settembre 2012 emesso in forza dell'ormai abrogato art. 51, commi 4-8, d.l. 112/2008. La vicenda giudiziaria, inoltre, si sviluppava nell'ambito del medesimo procedimento penale ed a carico del medesimo imputato.

La seconda sezione penale della Suprema Corte di Cassazione - ritenendo di non potere condividere le conclusioni già fatte proprie in un precedente arresto dalla medesima sezione, ed al fine di prevenire il possibile e potenziale contrasto giurisprudenziale - con ordinanza del 10-21 aprile 2015, ha rimesso la questione alle Sezioni unite penali; le quali, dunque, sono state chiamate a decidere: “se l'art. 16, comma 9, lett. c-bis), del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv. con modificazioni in l. 17 dicembre 2012, n. 221, debba o meno trovare applicazione anche nei confronti degli uffici giudiziari che, anteriormente all'entrata in vigore dello stesso d.l. n. 179, siano stati autorizzati con apposito decreto ministeriale e ai sensi dell'art. 51 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, conv. con modificazioni in l. 6 agosto 2008, n. 133, così come novellato dall'art. 4, comma 3, lett. a), del d.l. 29 dicembre 2009, n. 193, conv. con modificazioni nella l. 22 febbraio 2010, n. 124, a notificare gli atti inerenti inerenti a procedimenti penali, diretti a persone diverse dall'imputato, mediante la posta elettronica certificata”.

Peraltro, successivamente all'ordinanza di rimessione di cui sopra, la sezione sesta della Suprema Corte di Cassazione (sent. n. 37626 del 12 dicembre 2014), in contrasto con quanto già statuito dalla seconda sezione penale del medesimo Collegio con sentenza n. 32430 del 9 luglio 2014, ammetteva la validità delle notifiche effettuate via Pec dal Tribunale di Torino. La lettura proposta dalla sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha fatto leva su un'interpretazione logico sistematica dell'art. 16 d.l.n. 179/2012, ritenendo comunque le dette notifiche valide ai sensi dell'art. 148, comma 2-bis, c.p.p. interpretato nella lettura ampia che di tale norma ha fatto Cass. pen., Sez. un., 28 aprile 2011, n. 28451.

Secondo quest'ultimo orientamento, in particolare, l'art. 16 d.l. n. 179/2012 sarebbe applicabile unicamente a quegli uffici giudiziari rispetto ai quali non sia già intervenuto, alla data di efficacia del d.l.n. 179/2012, il d.m. di autorizzazione alle notifiche via Pec. Una diversa interpretazione, seppure corroborata dal dato letterale, sarebbe – secondo questo orientamento – palesemente incongrua ed illogica, non riuscendosi a spiegare altrimenti il differente regime che il legislatore ha assegnato alle notifiche telematiche nei procedimenti penali ed in quelli civili.

Ad ogni modo, la validità delle notifiche effettuate per via telematica, a persona diversa dall'imputato o dall'indagato, non potrebbe essere negata; ciò in quanto, già l'art. 148, comma 2-bis, c.p.p., nel fare riferimento ai “mezzi tecnici idonei” offrirebbe adeguata copertura legislativa alle notifiche effettuate via P.E.C., anche a prescindere dall'esistenza dei D.M. di autorizzazione previsti, tempo per tempo, dall'art. 51,d.l. n. 112/2008, ovvero, dall'art. 16, d.l. n. 179/2012.

2.

All'udienza del 10 aprile 2015 la seconda sezione penale ha rimesso al Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione un ricorso che ha proposto la seguente questione oggetto di contrasto giurisprudenziale:

se, abrogati i commi da 4 a 8 dell'art. 51 d.l. 112/2008, sono valide le notificazioni effettuate via Pec prima dell'emissione dei nuovi decreti ministeriali di cui al citato art. 16 del d.l. 179/2012.

3.

Il primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione ha assegnato alle Sezioni Unite, fissando per la trattazione l'udienza pubblica del 26 giugno 2015, un ricorso che propone la seguente questione di diritto, ritenuta dalla seconda sezione penale oggetto di contrasto giurisprudenziale:

Se, anche dopo l'entrata in vigore del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 (e relativa conversione in legge), siano valide le notificazioni a persona diversa dall'imputato eseguite per via telematica ai sensi del d.l. 25 giugno 2008, n. 112 (e relativa conversione in legge), dagli uffici giudiziari già autorizzati dal decreto 1° ottobre 2012 del Ministro della Giustizia.

4.

In data 26 giugno 2015 le Sezioni unite penali con sentenza n. 32243, risolvendo una questione di diritto di particolare rilevanza, hanno affermato il seguente principio: “Anche dopo l'entrata in vigore del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, e relativa conversione in legge, sono valide le notifiche a persona diversa dall'imputato o indagato eseguite per via telematica, ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, e relativa conversione in legge, dagli uffici giudiziari già autorizzati dal decreto 1 ottobre 2012 del Ministero della Giustizia (scil. Tribunale e Procura di Torino)”.

5.

Anche le Sezioni Unite Penali concludono per la validità delle notifiche via Pec effettuate sulla base dei d.m. di autorizzazione emessi in forza dell'art. 51, commi da 4 a 8, del d.l. 112/2008.

Le Sezioni unite, in specie, accedono ad una lettura logico-sistematica del quadro normativo disciplinante le notifiche via Pec nei procedimenti penali; e giungono ad affermare la validità delle dette notifiche partendo dal rilievo per il quale i d.m. emessi in forza dell'art. 51, d.l. n. 112/2008 non hanno natura normativa, ma meramente dichiarativa e funzione ricognitiva ed accertativa.

Partendo, dunque, dall'esatta qualificazione dell'efficacia giuridica dei decreti, e della loro natura non normativa, le Sezioni unite penali possono rifuggire dalla conclusione per la quale, abrogato l'art. 51, commi da 4 a 8, d.l. 112/2008, l'efficacia dei d.m. emessi in forza delle suddette disposizioni sarebbe dovuta conseguentemente venire meno.

Sulla scorta di tale rilievo, dunque, le Sezioni Unite affermano la perdurante efficacia dei D.M. emessi in forza dell'art. 51, d.l. n. 112/2008, i quali, successivamente all'emanazione dell'art. 16,d.l. n. 179/2012, riceverebbero da tale ultima disposizione copertura.

Per questa via, dunque, l'art. 16, d.l. n. 179/2012, nel richiedere ai fini della validità delle notifiche via Pec l'emissione di d.m. autorizzativi, farebbe riferimento unicamente a quegli uffici giudiziari non già in precedenza autorizzati. Per questi ultimi [scil. Tribunale di Torino e Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino] i d.m. autorizzativi già emessi conservano efficacia e, conseguentemente, autorizzano da subito ad avvalersi delle notifiche via Pec.

La Suprema Corte, inoltre, al fine di corroborare le conclusioni sopra riassunte, rileva come, in ogni caso, la possibilità di avvalersi delle notificazioni via Pec non possa essere negata, sol che si ponga mente a quanto disposto dall'art. 148, comma 2-bis, c.p.p., nella specie, dovendosi concludere che tra i mezzi tecnici idonei di cui alla suddetta norma siano da annoverare senz'altro le trasmissioni via Pec.

La Suprema Corte di Cassazione, dunque, afferma che:

  • Le notifiche al difensore ben possono essere effettuate con (qualsiasi) strumento idoneo sin dalla data di entrata in vigore della legge 438/2001 (che ha introdotto il comma 2-bis nell'art. 148 c.p.p.);
  • Tale strumento idoneo, limitatamente al Tribunale e alla Procura di Torino, è costituito anche dalla Pec, a far tempo dal giorno 1 ottobre 2012, in forza del d.m. 12 settembre 2012;
  • A far tempo dalla medesima data, e sempre con riferimento ai due sopra indicati uffici giudiziari piemontesi, le notifiche possono essere effettuate tramite Pec, oltre che ai difensori, a tutti gli altri soggetti diversi dall'imputato/indagato.

Le conclusioni cui giunge la Suprema Corte, peraltro, sembrano dettate dall'esigenza pratica di “salvare” le notifiche effettuate dai suddetti uffici giudiziari.

Non può non rilevarsi come: una cosa sia il meccanismo notificatorio di cui all'art. 148, comma 2-bis, c.p.p. (che richiede sempre un provvedimento ad hoc della competente autorità procedente. Peraltro, nel caso di specie era stata disposta la sola notifica via fax), altra sia l'affermazione generalizzata di validità delle notifiche effettuate via Pec in forza dei d.m. emessi ai sensi dell'art. 51, d.l.n. 112/2008.

Il tutto senza considerare che è difficile negare ai d.m. di cui al d.l. n. 112/2008, art. 51, oltre che valore accertativo, anche quello autorizzativo; di modo che l'abrogazione del provvedimento di legge (art. 51, commi da 4 a 8, d.l.n. 112/2008), che consente l'emanazione dell'atto amministrativo, non può dirsi neutro rispetto alla sopravvivenza del medesimo atto provvedimentale reso a valle del procedimento amministrativo di autorizzazione.

Si aggiunga, inoltre: 1) che la lettera c-bis del comma 9 dell'art. 16 d.l. n. 179/2012 ha chiaramente differito l'efficacia dei commi da 4 a 8 del medesimo art. 16 d.l. n. 179/2012 a data fissa (15 dicembre 2014) e 2) che il legislatore, pur intervenendo ripetutamente sulle notifiche telematiche nei procedimenti penali, non ha mai sentito l'esigenza di regolamentare distintamente la sorte delle dette notifiche a seconda, o meno, dell'esistenza dei d.m. autorizzativi resi sulla scorta dell'abrogato art. 51, commi 4-8, d.l n. 112/2008; chiaro segno, questo, della volontà del legislatore di non differenziare il regime normativo delle notifiche a seconda, o meno, dell'esistenza dei d.m. di autorizzazione.

Tali circostanze, nonché la chiara lettera della legge, inducono a ritenere più corrette le conclusioni originariamente assunte dalla seconda sezione penale della Cassazione nel citato arresto n. 32430 del 9 luglio 2014.

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