L'identificazione della scrittura attraverso il metodo segnaletico-descrittivo e l'esame chimico dattiloscopico

Oscar Ghizzoni
07 Ottobre 2015

La ricerca, lo studio e la caratterizzazione dei tratti tipici e identificativi di una scrittura o firma, su documenti autentici o contraffatti, sono oggi coadiuvati dalle moderne tecniche di ricerca e analisi microscopica, dattiloscopica, chimica e biologica.
Abstract

La ricerca, lo studio e la caratterizzazione dei tratti tipici e identificativi di una scrittura o firma, su documenti autentici o contraffatti, sono oggi coadiuvati dalle moderne tecniche di ricerca e analisi microscopica, dattiloscopica, chimica e biologica. Il metodo adottato è basato su quello detto grafonomico, ufficialmente noto come metodo segnaletico-descrittivo opportunamente aggiornato, tenendo conto dei diversi contributi provenienti anche da altre scuole del settore, ed attualmente in uso presso i reparti scientifici di carabinieri e polizia.

Il metodo segnaletico-descrittivo

Il metodo adottato è basato su quello detto grafonomico, ufficialmente noto come metodo segnaletico-descrittivo opportunamente aggiornato, tenendo conto dei diversi contributi provenienti anche da altre scuole del settore, ed attualmente in uso presso i Reparti Scientifici di Carabinieri e Polizia.

Il metodo segnaletico descrittivo si basa su un semplice principio: segnalare una caratteristica generale o particolare e descriverla, per poi passare al confronto.

In evidenza

Derivato dal Bertillon (inventore nel 1870 in Francia del Segnalamento Antropometrico per l'Identificazione Giudiziaria Scientifica, utilizzato per la prima volta dalla Prefettura di Polizia di Parigi) e migliorato dall'Ottolenghi (che ha introdotto per la prima volta in Italia il cartellino segnaletico, occupandosi di Antropometria e Dattiloscopia, autore del primo manuale su questo metodo: “La Perizia di Scrittura e la Identificazione Grafica” Bardi - Roma 1924) in collaborazione con il Gasti (Alto Funzionario della Polizia Italiana ed inventore del metodo di Catalogazione delle Impronte Digitali, in funzione dal 1906), il Falco e il Sorrentino, considera il gesto grafico come espressione della personalità, dunque come prodotto celebrale, psichico e neuromuscolare nella sua cinematica.

È un metodo scientifico che segue precisi criteri di protocollarità disponendo di una fase osservativa, segnaletica, confrontuale e conclusiva. La terminologia impiegata da questo metodo è fenomenologica-descrittiva di tipo letterario, non strettamente convenzionale (B. Vettorazzo, Metodologia della perizia grafica su base grafologica, Giuffrè Editore 1998), viene perseguita e vuole perseguire la ricerca di un linguaggio semplificato, privo di inutili bizantinismi e non ostentatamente aulico o forbito, utile quindi ai fini della comprensione per i non tecnici del settore.

Caratteristica di tale metodo è la ricerca concentrica, che procede dai connotati generali o di morfologia generale, analisi di primo livello; ai connotati salienti (più spiccati e personali) analisi di secondo livello; fino ai contrassegni particolari (cioè tipici ed esclusivi), analisi di terzo livello.

Questa metodologia di analisi risulta molto simile a quella impiegata in ambito dattiloscopico per l'esame delle impronte digitali (ove parimenti si applica il metodo segnaletico-descrittivo), con l'aggiunta dello studio della parte dinamica e tridimensionale (c.d. pressioni).

Gli accertamenti comparativi su manoscritture si basano sui seguenti principi cardine della grafica forense:

  • non esistono due persone che scrivono allo stesso modo;
  • nessuno è in grado di riscrivere il medesimo testo esattamente allo stesso modo;
  • la rilevanza identificativa di ogni elemento, sia esso concorrente ad esprimere un giudizio di identità oppure di esclusione, scaturisce da valutazioni circa la rarità, la complessità, la velocità esecutoria del tratto e la naturalezza con cui l'elemento stesso è realizzato;
  • nessuno è in grado di imitare tutte le caratteristiche della grafia di un altra persona e, allo stesso tempo, scrivere alla stessa velocità relativa e con la stessa qualità di tratto;
  • la possibilità di identificare l'unicità di una scrittura dipende dalla qualità e dalla quantità del materiale a disposizione.

In generale si analizza la dinamica grafica: ogni tratto è valutato come risultato di movimenti in tempi di scrittura. Particolare attenzione viene poi posta alla realizzazione sia del singolo carattere sia dei gruppi letterali, così come dei segni particolari, procedendo secondo lo schema seguente (dove vengono riportate, per motivi di sintesi, solo le caratteristiche principali):

Analisi di primo livello. In questa prima fase lo studio della scrittura si concentra sulla morfologia generale:

  • qualità della linea grafica e chiarezza: se è una linea contorta, robusta, tremolante, incerta, fluida, costante, variabile, come da modello calligrafico, scolastica, chiara, oscura, elegante, antielegante, accurata, arruffata, confusa, ritoccata, disordinata, estrosa, omittente, ecc.);
  • distribuzione sul foglio o nello spazio: si tratta di una scrittura senza margini ovvero largamente marginata, a margine sinistro o destro crescente o decrescente);
  • inclinazione assiale: eretta, pendente a destra o a sinistra, costante, variabile, oscillante;
  • comportamento sul rigo base: aderente, ascendente, discendente, retta, tortuosa;
  • comportamento sopra o sotto il rigo: parca, esuberante, radicata, svettante;
  • stacchi e connessioni: tra le lettere, tra le parole e tra i gruppi letterari;
  • calibro relativo e spaziatura: larga, stretta, piccola, grande, variabile, crescente, decrescente, fluttuante/ intralettera, interlettera, tra righe o tra parole);
  • pressione, velocità e ritmo: la scrittura è marcata o lieve, veloce oppure lenta, costante, variabile, statica, calma, tesa, scattante, titubante, incerta ...

Analisi di secondo livello. Nella seconda fase l'analisi ha ad oggetto i connotati salienti:

  • definizione e morfologia delle lettere e dei gruppi letterari;
  • conformazione delle aste (i tratti discendenti) e dei filetti (i tratti ascendenti) che possono essere marcati, sottili, dritti, curvi, ritorte, e dei tagli orizzontali, se si presentano lunghi, corti, ripassati, curvi, ritorti, avanzati, arretrati, ascendenti, discendenti, alti, bassi, staccati, incorporati;
  • morfologia degli occhielli (o asole) e degli ovali: aperti, chiusi, ripassati, angolati;

Analisi di terzo livello. Infine si passa all'esame dei dettagli e dei contrassegni particolari:

  • caratteristiche della punteggiatura e degli accenti (alti, bassi, centrati, avanzati, legati, a cerchio, omessi, puntiformi, accentati);
  • punti di inversione e raccordi;
  • presenza di ganci, ricci o segni particolari.

Molto importanti ai fini di questo esame risultano essere le firme che, in quanto risultato della personalizzazione massima della scrittura di un individuo, risultano particolarmente utili ai fini comparativi.

Ovviamente nelle firme maggiore è l'allontanamento dalle forme grafiche standard e l'evoluzione rispetto al corsivo, in particolare:

  • in realizzazioni spontanee, maggiori sono gli elementi sui quali è possibile fondare un giudizio di identificazione o reiezione circa la riconduzione delle firme in comparazione a un'unica mano scrivente;
  • in realizzazioni simulative, maggiori risultano le possibilità di rilevare variazioni generali e di dettaglio non riconducibili alla normale variabilità interna del soggetto scrivente;
  • in realizzazioni dissimulative, a fronte di una percentuale elevatissima di lettere vergate con forma volutamente lontana dal tratteggio abituale, elevata risulta la probabilità di ritrovare tracce più o meno estese dalla personalità grafica dello scrivente. Diversamente, in firme vergate con intenti simulativi si ritrovano gli elementi più evidenti caratterizzanti la firma che si intende imitare contestualmente a differenze la cui estensione e valore dipende dalle condizioni di realizzazione della firma, dal grado di compatibilità esistente tra la scrittura dell'imitatore e dell'imitato e dall'evoluzione e personalizzazione della grafia da imitare.

Contestualmente ai rilievi sopra descritti viene effettuato un accurato confronto con la scrittura oggetto di accertamenti, e le risultanze riassunte nelle tabelle comparative di seguito riportate, nelle quali, le singole valutazioni sono rappresentate in via schematica, chiara e soprattutto comprensibile anche ai non addetti ai lavori.

L'individuazione di concordanze o difformità riferite alla conformazione formale e gestuale delle singole lettere e dei gruppi in legatura determina, a seconda del valore di complessità attribuito, la formulazione di un giudizio secondo la seguente terminologia (Gianluca Ferrari, Vito Matragna, La standardizzazione dei giudizi grafico-forensi”- Rivista di problemi grafoloci nr. 145 gennaio-marzo 2008).

Conclusione

Emergenze analitiche

Portata del giudizio

Autografia

In assenza di limiti dell'indagine e di difformità fondamentali, valutati i fattori di complessità, decisivi dell'ipotesi che il soggetto considerato abbia tracciato il testo oggetto d'accertamento.

È il livello più elevato di confidenza espresso dall'esperto il quale non ha riserve ed è certo, sulla base dell'evidenza analitica, che le manoscritture a confronto abbiano la medesima origine.

Autografia probabile

In assenza di difformità fondamentali, forti elementi a supporto dell'ipotesi che il soggetto considerato abbia tracciato il testo oggetto d'accertamento.

L' evidenza del dato consente all'esperto di ritenere probabile che le manoscritture a confronto abbiano la stessa origine.

Indicazioni di autografia

In assenza di difformità fondamentali, deboli elementi a supporto dell'ipotesi che il soggetto considerato abbia tracciato il testo.

È il più basso livello di confidenza espresso dall'esperto al quale l'evidenza analitica suggerisce che le manoscritture a confronto possano avere la medesima origine

Nessuna conclusione

Limitazioni qualitative dei materiali grafici da identificare o in comparazione o assenza di termini omogenei a confronto.

È il punto zero della scala di confidenza. L'evidenza analitica non consente all'esperto di pervenire ad alcuna conclusione.

Indicazioni di eterografia

Deboli elementi a supporto dell'ipotesi che il soggetto considerato non abbia tracciato il testo oggetto d'accertamento; possono essere presenti analogie.

È il più basso livello di confidenza espresso dall'esperto al quale l'evidenza analitica suggerisce che le manoscritture a confronto possano avere differente origine.

Probabile eterografia

Forti elementi a supporto dell'ipotesi che il soggetto non abbia tracciato il testo oggetto d'accertamento; possono essere presenti analogie.

L' evidenza del dato consente all'esperto di ritenere probabile che le manoscritture a confronto abbiano una diversa origine.

Eterografia

In assenza di limiti all'indagine, rilevate difformità fondamentali, decisivi elementi a supporto dell'ipotesi che il soggetto considerato non abbia tracciato il testo d'accertamento; possono essere presenti analogie.

È il livello più elevato di confidenza espresso dall'esperto il quale non ha riserve ed è certo, sulla base dell'evidenza analitica, che le manoscritture a confronto abbiano una differente origine.

Caratteristiche delle scritture comparative ed eventuale saggio grafico

Le scritture comparative devono generalmente possedere dei requisiti in grado di renderle utilizzabili nell'ambito dell'esame di cui sopra.

Di seguito vengono si elencano le principali caratteristiche.

Coevità e contestualità: ovvero che si collochino preferibilmente nell'intorno temporale della firma o testo in esame, così come vergate in un contesto similare (risulta in ogni caso interessante poter valutare l'evoluzione della scrittura nel corso degli anni, se si è in possesso di un ampio numero di comparative).

Naturalezza: non sia cioè determinata da volontà simulativa o dissimulativa, malattia o costrizione.

Numero, qualità e coerenza: si può dire che generalmente occorrano almeno due, tre riscontri per verificare l'avverarsi di una costante di valore, ovvero il primo riscontro va scartato perché potrebbe essere casuale, il secondo è significativo, il terzo è una conferma; ovviamente deve essere tenuta in considerazione la qualità del riscontro, che avrà dunque un valore maggiore se riferito ad un contrassegno particolare.

Esame chimico - fisico e dattiloscopico

All'esame visivo e fotografico si aggiunge quello chimico-fisico (non distruttivo), ovvero l'osservazione generale e microscopica da tenersi con l'ausilio delle diverse fonti illuminanti, dall'ultravioletto, passando per la luce visibile sino all'infrarosso, per incidenza perpendicolare o radente (in modo da esaltare l'aspetto tridimensionale del grafismo in esame). Nel caso di esame di tratti sovrapposti tra testo stampato e firma viene utilizzato anche l'esame microscopico in luce polarizzata.

In generale l'esame chimico-fisico consente di:

  • stabilire se la scrittura in esame è stata vergata con un unico mezzo scrivente, ovvero con un unica tipologia di inchiostro (tramite l'utilizzo a diversi ingrandimenti delle differenti fonti luminose UV, bianca, IR in incidenza perpendicolare);
  • rilevare la presenza di correzioni, cancellazioni o aggiunte (tramite l'utilizzo a diversi ingrandimenti delle fonti luminose UV, e IR in incidenza perpendicolare od obliqua);
  • stimare e confrontare le caratteristiche di pressione del tratto inchiostrato (tramite l'utilizzo a diversi ingrandimenti di una fonte IR radente)

Ricerca di impronte digitali su carta di un documento

Può essere di notevole aiuto nella ricerca dell'autore di una scrittura anonima, usando il metodo della ninidrina (Roberto Spigo, Aspetti tecnici e chimici della perizia grafica, da Perizie su Scritture, Storia – Metodi – Legislazione, Tiemme 1998), oltre che risultare altamente indicativo al fine di stabilire se un soggetto ha maneggiato il documento ai fini della semplice lettura, oppure in fase di redazione o apposizione della firma. È necessario, per quanto possibile, preservare tale documento da ulteriori contatti digitali, una volta acquisito agli atti.

Case Report

Nell'ambito delle indagini svolte su missiva anonima il cui testo dattiloscritto e relativa firma, presenti su fotocopia, parevano essere riconducibili a soggetto le cui impronte digitali sono state rilevate anche all'esterno della busta utilizzata per l'invio della stessa, nell'ambito del procedimento avviato a carico del medesimo soggetto sono stati svolti più approfonditi accertamenti sulle impronte rilevate, posto che la scrittura relativa alla firma, seppur in fotocopia, pareva inequivocabilmente attribuibile all'indagato.

L'impronta palmare denominata rilevata sulla busta contenente i documenti di cui sopra, risultava posta sotto i francobolli; la stessa impronta esaminata a diversi ingrandimenti e con le diverse fonti luminose (luce bianca, UV, IR), non risultava infatti presente sulla superficie degli stessi francobolli. Qualora la busta fosse stata toccata a mani nude, dopo la apposizione dei francobolli, il reagente utilizzato per la esaltazione delle impronte su superficie cartacea (ninidrina) avrebbe certamente evidenziato la suddetta impronta anche sui francobolli.

Inoltre, sul bordo bianco degli stessi francobolli si potevano evincere dei depositi da contatto, apparentemente incongruenti, in realtà riconducibili alla conformazione eterogenea della superficie relativa ai comuni guanti in lattice, utilizzati per i più differenti impieghi.

Chi aveva redatto e spedito la missiva anonima, aveva utilizzato un documento originale riportante la firma dell'indagato, poi scannerizzata e inserita nel documento anonimo. La busta utilizzata per la spedizione è stata sottratta dalla scrivania dell'indagato. Tutte le operazioni di assemblaggio del documento, inserimento dei fogli nella busta e apposizione dei francobolli sono state svolte utilizzando dei guanti in lattice. L'indagato è stato scagionato da ogni accusa, successivamente fu perseguito un collega di lavoro dello stesso, che risultò poi essere il vero autore della lettera anonima.

Le superfici dei palmi delle mani, delle piante dei piedi e delle dita sono caratterizzate da una struttura particolare costituita essenzialmente dalle papille dermiche che, nel loro insieme, determinano la formazione delle cosiddette creste cutanee; queste ultime non sono altro che piccoli rilievi carnosi che contengono i corpuscoli tattili. L'impronta papillare è data dal deposito del sudore al contatto delle creste cutanee con una superficie. Le impronte possono però formarsi anche per semplice asportazione di materiale da una superficie (es. polvere) che rimane adeso al polpastrello, oppure per semplice pressione esercitata su materiale plasmabile (es. plastilina), o anche per apposizione di particolari sostanze (es. grasso, sangue, vernici ecc.) di cui si sono imbrattate le dita.

La dattiloscopia si basa su tre principi: l'immutabilità delle impronte nel corso della vita, la variabilità, ovvero la differenza di una impronta dalle altre, anche appartenenti ad uno stesso individuo, e la classificabilità delle impronte digitali.

L'impronta papillare è in genere costituita da secrezioni naturali (ed eventualmente da contaminazioni) prodotte da tre tipi di ghiandole superficiali: le ghiandole sudoripare ecrine ed apocrine e le ghiandole sebacee. Le superfici palmare e plantare della pelle sono caratterizzate solo da ghiandole ecrine. I componenti dell'impronta papillare possono essere così suddivisi:

  • organici: acidi amminici, urea, acido urico, acido lattico, zuccheri, creatinina, colina e talvolta proteine, carboidrati, steroli, acidi grassi, gliceridi, idrocarburi ed alcoli;
  • inorganici: cloruri, ioni metallici, solfati, fosfati, ammoniaca, acqua ( > del 98%).

Un'impronta delle creste papillari resiste al decorso del tempo fino a quando non intervengono particolari circostanze che ne determinino la cancellazione. Ricerche svolte dal Dipartimento di Polizia di Varsavia – Baniuk nel 1990 e tese ad osservare l'evoluzione nel tempo di impronte papillari lasciate su diversi tipi di superfici non porose (vetro, metallo e plastica) hanno permesso di rilevare che le impronte restano più a lungo sul vetro rispetto alla plastica a causa della carica elettrostatica che vi attira la polvere. Si è potuto appurare inoltre che le impronte in cui prevalga la componente sebacea hanno una durata nel tempo 5 volte maggiore rispetto a quelle a prevalenza di secrezioni ecrine, mentre la durata di un'impronta non esposta alle intemperie risulta di 15 volte superiore rispetto ad un'analoga impronta conservata all'esterno.

Il processo d'invecchiamento delle impronte non è regolare ma risulta accelerato da fattori quali l'elevata temperatura, il basso tasso di umidità, l'esposizione alla luce e alla polvere; di contro risulta rallentato dalla bassa temperatura e da un alto contenuto in grassi dell'impronta.

I dati sperimentali sopra citati, unitamente all'esperienza maturata sui reperti custoditi presso i depositi giudiziari, permettono di affermare che è possibile evidenziare impronte papillari anche dopo alcuni mesi a patto che siano state messe in atto opportune modalità di custodia. Contrariamente si può affermare che la durata media di una impronta sottoposta ad agenti esterni varia da alcune ore a pochi giorni.

Dottrina e protocolli. Il problema dell'utilità giuridica

Il problema dell'utilità giuridica si può sintetizzare nel modo seguente: considerando due porzioni di impronte occorre stabilire quanti e quali parametri siano sufficienti per affermare oltre ogni ragionevole dubbio che appartengano alla stessa persona.

La giurisprudenza italiana ritiene l'identificazione sicura qualora si siano riscontrati almeno 16-17 punti caratteristici uguali per forma e posizione; infatti - come ha calcolato il Balthazard - se due corrispondenze possono riscontrarsi ogni sedici impronte, tre ogni sessantaquattro, quattro ogni duecentocinquantasei, diciassette concordanze si possono ritrovare ogni 17.179.869.184 impronte, garantendo un'identificazione con un margine di errore pressoché nullo. Tuttavia, per quanto riguarda il numero minimo di corrispondenze necessarie per l'identificazione, l'orientamento a livello internazionale non è univoco: per l'IAI (International Association for Identification) non vi è un numero minimo di corrispondenze che permette di affermare che due frammenti di impronta provengano dallo stesso individuo, ma è il dattiloscopista che deve valutare caso per caso il numero e tipo di minuzie presenti.

In ogni caso quasi tutti i paesi hanno fissato un numero minimo di punti di corrispondenza per garantire l'identificazione dell'impronta; ad esempio, in alcuni paesi, sono sufficienti addirittura 6, 7 o 8 punti di concordanza.

Nella maggioranza dei Cantoni della Svizzera i punti di concordanza devono essere 12 tranne per il cantone di Ginevra dove si ammette il giudizio d'identità sulla base di 8 punti. Per Francia, Gran Bretagna e Italia il numero minimo è di 16-17 concordanze. Negli Stati Uniti e in Canada non è fissato un numero minimo di corrispondenze necessarie per l'identificazione.

Per l'Italia i criteri impiegati nell'attuale giurisprudenza sono chiaramente definiti nella sentenza n. 2559 del 14 novembre 1959 della II Sezione della Corte suprema di cassazione (ricorrenti il pubblico ministero e Maccagni) che testualmente recita:

“Invero, dopo talune oscillazioni, questa Corte Suprema ha affermato il principio […] che le emergenze delle indagini dattiloscopiche offrono senz'altro piena garanzia di attendibilità, anche quando esse concernono solo una porzione di dito, sempre che dalle dette indagini risulti la sicurezza dell'identificazione dell'impronta attraverso l'esistenza di almeno 16-17 punti caratteristici uguali per forma e posizione”; e ancora: “[...] conformemente ai risultati delle più moderne ricerche scientifiche, l'indagine identificativa di una persona attraverso le impronte digitali dà piena garanzia di attendibilità senza bisogno di elementi sussidiari di certezza, quando si riscontri l'esistenza di almeno 16-17 punti caratteristici uguali per forma e posizione, anche se le impronte appartengono solo alla porzione di un dito”.

Caratteri in stampa da uno strumento meccanico a base di Toner e grafismi manoscritti utilizzanti penne a sfera di colore nero e blu

Prima di esaminare le intersezioni tra i grafismi presenti sul reperto, occorre verificare che siano rispettate le seguenti condizioni:

  • accertarsi che il documento sia effettivamente in originale (per esempio il caso in cui la firma apparentemente è stata vergata con una penna di colore blu e i caratteri in stampa da una Laser Printer. Se trattasi di una fotocopia, in modalità monochrome, ovviamente apparirà tutto in nero, firma inclusa…);
  • accertarsi che la manoscrittura presenti un solco (la firma potrebbe essere stata frutto di un collage elettronico e poi stampata, di una manipolazione mediante un timbro in gomma, di fotocopiatura, ecc.);
  • accertarsi che i caratteri in stampa siano a base di Toner (e non da uno strumento meccanico a inchiostro liquido, Ink Jet, ecc.);
  • sincerarsi che il manoscritto sia stato compilato con una penna a sfera.

Un tratto manoscritto vergato mediante una penna a sfera è facilmente riconoscibile rispetto ad altri strumenti scrittori, dal fatto che l'inchiostro è distribuito irregolarmente sulle fibre (presenza di striature, mancanza d'inchiostrazione quando avviene una “inversione di percorso” (ad esempio un tratto ascendente che repentinamente diviene discendente, per via del rapido rotolamento della sfera che rimane per qualche frazione di secondo in assenza d'inchiostro), ecc.

Al contrario, per esempio nel caso di un pennarello, l'inchiostro viene depositato facendo strisciare una punta di feltro e non per rotolamento di una sfera. Ne consegue che l'inchiostro non lascia quasi nessun spazio bianco, anche in presenza di grafismi molto curvi.

Case Report

Ci si trova spesso ad avere a che fare con documenti riportanti firme originali, ma le cui parti stampate sono risultate rimaneggiate, per inserimento successivo di parti del testo riportanti clausole contrattuali non concordate nella fase di redazione dell'originale.

Nelle immagini sopra riportate si può osservare come caratteri di stampa molto simili tra loro, se osservati ad occhio nudo, presentino in realtà caratteristiche di stampa molto differenti, se osservate con un microscopio digitale, è questo il caso di un contratto riportante parti aggiunte successivamente alla sottoscrizione, con differente stampante.

Utilizzando inoltre gli opportuni illuminanti (luce polarizzata – in questo caso) è inoltre possibile capire se la parte manoscritta che incrocia la parte stampata sia sovrapposta a quest'ultima, quindi originale o sottoposta, ovvero se una parte del documento è stato stampato successivamente all'apposizione della firma.

Le criticità dell'indagine
  • I moderni metodi di acquisizione digitale delle scritture o dei documenti stampati permette spesso di produrre dei falsi sempre più difficili da investigare.
  • Spesso non è più sufficiente procedere alla sola analisi della scrittura per poter attribuire una provenienza documentale.
  • Il sapiente abbinamento di differenti tecniche indagine, analisi della scrittura, analisi microscopica, chimico-fisica, dattiloscopica e biologica (D.N.A.), su uno stesso documento, permette di rilevare utili elementi di prova che, abbinati tra loro, consentono di ricostruire un quadro indiziario molto più approfondito e completo di quanto si possa ottenere da un singolo campo di investigazione.
Guida all'approfondimento

S. Ottolenghi La perizia di scrittura e la identificazione grafica Mantellate Roma 1924;

G. Moretti Trattato scientifico di perizie grafiche EMP 2002;

M. Marchesan Psicologia della scrittura SMP 1993;

B. Vettorazzo Metodologia della perizia grafica su base grafologica Giuffrè1998;

G. Giordano e Vari Perizie su scritture Quaderni Tiemme 1998;

ENFFHEX, Gruppo di lavoro sulle manoscritture costituito nell'ambito della rete riunisce i maggiori Istituti di Scienze Forensi Euoropei (ENFSI);

Gianluca Ferrari, Vito Matragna, La standardizzazione dei giudizi grafico-forensi” Rivista di problemi grafoloci nr. 145 gennaio-marzo 2008;

Bottiroli Giovanni Tecniche non distruttive per l'Analisi di documenti in Atti del Convegno Nazionale - La Perizia Su Scrittura – Analisi e Comparazione della Grafia, Prato,1997;

Bottiroli Giovanni, Tecniche microspettroscopiche applicate all'analisi di documenti in Carta&Inchiostri, Ancona, AGI, 1999.

Dellavalle Francesco, Presentazione del nuovo spettrofotometro portatile Forinst Mod. SPF per la caratterizzazione cromatica degli inchiostri. In occasione del Work Shop di grafologia peritale, Pesaro, 28-31 Agosto 2008, Coordinamento: Prof. Pacifico Cristofanelli;

Eddins L. Steven, Gonzalez C. Rafael, Woods E. Richard, Digital Image Processing Using Matlab, Upper Saddle River (NewJersey), Pearson Prentice Hall, 2004;

Dellavalle Francesco, La Strumentazione per l'Analisi Documentale in Ambito Forense, Giordano Editore, 2011;

“Handwriting Identification:Facts and Fundamentals” di Roy A.Huber e A.M.Headrick, CRC Press 1999.

Salvatore Buzzanca Lezioni di Criminalistica.

Pierre Margot, Chris Lennard: Metodi di esaltazione delle impronte digitali, IPSC Università di Losanna.

L'Identification dactyloscopique, IPSC Università di Losanna.

Alexandre Girod, Christophe Champoo, Pierre Margot: L'exploitation des traces de chaussures en criminalistique, IPSC Università di Losanna.

Ugo Sorrentino La Scienza contro il crimine, Ed. QUARTA

Vincenzo Micchia Identità giudiziaria, Scuola superiore di Polizia

Gennaro Pirone: “La Polizia Scientifica” , Edizioni Maggioli

Bertillon A.: “Das Anthropologische Signalement”, Auft. Ber.

Reverte Come: “Antropologia Forense”, Ministero de Justitia, Madrid

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