Accertamenti chimico-tossicologici e articoli 186 e 187 codice della strada
19 Aprile 2016
Abstract
Gli accertamenti etilometrici eseguiti su strada dalle Forze dell'Ordine spesso non tengono conto delle limitazione degli strumenti di misura utilizzati. Analogamente, spesso le analisi condotte in ambiente ospedaliero a seguito di sinistro stradale non tengono in considerazione le problematiche di assunzione pregressa, valutabile mediante la corretta interpretazione dei dati ottenuti mediante test di conferma. Case Report
Il giorno xx/xx/2015 alle ore 01:50, a seguito di segnalazione di sinistro stradale (avvenuto alle ore 01:40 circa) una pattuglia della polizia municipale di Xxxx interveniva in Via Xxxxx. Nel sinistro in menzione risultava coinvolta la vettura condotta dal sig. Xxxx Xxxx che perdendo il controllo dell'auto era uscito di strada senza coinvolgere terze persone. Dopo aver effettuato prova strumentale alcoolimetrica, allo stesso veniva contestato l'art. 186 cod. strada, per aver condotto il proprio veicolo in condizioni psico-fisiche alterate per assunzione di sostanze alcoliche. In seguito a ciò veniva condotto al vicino ospedale Xxxx per essere sottoposto alle cure necessarie e per gli approfondimenti clinici del caso. Più nel dettaglio, il sig. Xxxx, in seguito a sinistro stradale avvenuto circa alle ore 01:40, visito dal personale medico dell'ambulanza intervenuta sul luogo dell'incidente, risultava lucido e orientato nello spazio anche se con leggere escoriazioni che ne hanno pertanto reso necessario l'accompagnamento in ospedale. All'arrivo della polizia municipale, il sig. Xxxx veniva sottoposto, consenziente, a test etilometrico, tramite apparecchio Drager 7110/MKIII, di cui a verbale risultano gli scontrini con un volume espirato sufficiente all'esecuzione del test strumentale ma non risulta la revisione annuale obbligatoria dello strumento. A seguito di richiesta avanzata dal legale difensore alla P.G. operante, tale revisione annuale risultava essere stata effettuata con ritardo di alcuni mesi rispetto alla scadenza prevista, quindi lo strumento utilizzato non risultava coperto dalla stessa nella data d'impiego. La prima prova effettuata con lo stesso strumento alle ore 01:55 evidenziava un valore pari a 0.85 g/L, la seconda prova, effettuata alle ore 02:00, rilevava un valore di 0.82 g/L, la terza, effettuata alle ore 02:06, mostrava un valore pari a 0,80 g/L per cui gli veniva contestato uno stato di ebbrezza da assunzione di bevande alcoliche. Giunto in ospedale, il sig. Xxxx veniva sottoposto a prelievo di liquidi biologici (urina) per verificare l'eventuale alterazione psicofisica da assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, secondo i normali protocolli medici di pronto soccorso, ed a scopi prognostico-curativi, durante il ricovero presso una struttura ospedaliera pubblica a seguito di un incidente stradale.In seguito ad analisi preliminari eseguiti secondo la metodica EMIT, il sig. Xxxx risultava positivo alla cocaina. Il risultato del test veniva confermato mediante metodologia cromatografica, il cui esito indicava positività per la benzoilecgonina un metabolita della cocaina. Pertanto al sig. Xxxx veniva contestata la guida di veicoli in stato di alterazione psicofisica, in violazione dell'art. 187, comma 1-bis, cod. strada.
Per quanto sopra esposto, visto la mancanza della revisione annuale dello strumento impiegato per il test alcolimetrico, i valori rilevati per il sig. Xxxx, non possono essere ritenuti validi in senso assoluto, poiché non accompagnati da ulteriori accertamenti con valenza medico legale. Ricordiamo infine la stessa sintomatologia riscontrata dagli operatori dell'ambulanza (vigile e orientato) non facilmente riconducibile a uno stato di alterazione psico-fisica. I metaboliti della cocaina
La cocaina è un alcaloide contenuto nelle foglie della pianta che porta lo stesso nome e che attraverso una serie di processi di estrazione, purificazione e taglio viene posta sul mercato illegale sotto forma di polvere bianca. La cocaina viene assorbita rapidamente dall'organismo: circa l'80% della dose entra nel sangue quando viene assunta per via intranasale e circa il 46% dopo essere stata fumata. Le caratteristiche farmacocinetiche della cocaina dipendono dalla modalità di assunzione della droga, più precisamente, il valore medio della emivita della cocaina varia con la modalità di assunzione: circa 75 minuti per via intranasale, circa 48 minuti per via orale e circa 54 minuti per via endovenosa. I tre principali metaboliti della cocaina sono: la benzoilecgonina, l'estere metilico della ecgonina e la norcocaina. Le colinesterasi plasmatiche ed epatiche idrolizzano la cocaina in due metaboliti inattivi, l'estere metilico della ecgonina, che costituisce il 32-49% del totale dei metaboliti urinari e la benzoilecgonina che costituisce il 29-45% dei metaboliti urinari. La benzoilecgonina può essere idrolizzata anche per via non enzimatica. Dopo singole dosi intranasali di 100-150 mg di cocaina le concentrazioni plasmatiche raggiungono picchi di 100-500 ng/ml dopo 20-60 minuti. L'emivita della cocaina nel sangue è dell'ordine di 30-120 minuti; ma la benzoilecgonina ha una emivita più lunga: circa 7-9 ore. La cocaina è rapidamente ed ampiamente metabolizzata e nelle urine vengono escrete frazioni molto più piccole della molecola immodificata (meno del 10%). Il principale metabolita osservato nelle urine umane è la benzoilecgonina. Oltre alla bezoilecgonina, nelle urine sono presenti anche il metil estere dell'ecgonina, la norcocaina e metaboliti aril-idrossilati. Generalmente, la cocaina può essere rilevata per circa 8 ore, nelle urine, dopo una dose intranasale di 1,5 mg/Kg, con un limite massimo di circa 12 ore. Mentre la benzoilecgonina può essere quantificata nelle urine, mediante tecniche cromatografiche o immunochimiche per 48-72 ore. Considerazioni sugli esami analitici
Dal materiale pervenuto, non risultano test eseguiti su matrice ematica. I certificati di analisi per la ricerca delle comuni droghe d'abuso, si riferiscono unicamente a dati relativi a test eseguiti su urina. Inoltre è bene approfondire alcuni aspetti delle analisi condotte. In primo luogo, il dato positivo per la cocaina, riscontrato nelle analisi condotte in fase preliminare, è stato ottenuto utilizzando una tipologia di analisi che rientra nella categoria di test di screening o test iniziali. Sono chiamati iniziali quei test che permettono di analizzare in poco tempo un gran numero di campioni biologici in maniera economica, efficace, standardizzata. Le metodiche dei test iniziali più utilizzate, che forniscono risultati di tipo semi-quantitativo (misurano la concentrazione dell'analita in relazione ai valori soglia previsti dalla normativa), sono di tipo immunochimico, applicate su analizzatori automatici, e di seguito elencate:
Questi metodi, molto adatti ai fini clinici, in quanto diretti, automatizzati, veloci, e di facile esecuzione, richiedono piccoli volumi di campione e forniscono una risposta in concentrazione che abitualmente viene trasformata in risultato qualitativo, cioè positivo oppure negativo, rispetto al valore soglia della sostanza testata. Uno dei limiti dell'utilizzo queste tecniche di tipo immunochimico consiste nel non riuscire a discernere in maniera univoca le singole molecole appartenenti alle diverse famiglie farmacologiche. Nel caso specifico, la positività alla cocaina deve essere intesa come positività ad una molecola appartenente alla famiglia farmacologica della cocaina. Un campione che risulti positivo ai test iniziali immunochimici o ai test speditivi, deve essere verificato con un test di conferma cromatografico per assumere valore medico-legale. Il dato ottenuto mediante cromatografia riportata una positività per il metabolita benzoilecgonina. Le analisi di conferma identificano i singoli analiti e forniscono risultati quantitativi accurati. Tali analisi di conferma servono inoltre a verificare che non siano risultati falsi positivi a causa della specificità relativamente ridotta dei test iniziali. I metodi di conferma devono:
Le metodiche ad oggi impiegate per i test di conferma sono di tipo cromatografico perlopiù abbinate alla spettrometria di massa:
Nel caso specifico, il test di conferma ha rilevato la presenza di benzoilecgonina, un metabolita inattivo della cocaina ma non la cocaina stessa. Considerazioni sui risultati
Dai certificati di analisi emerge la positività nelle urine esaminate per cocaina (ovvero al metabolita benzoilecgonina). La positività viene ribadita dall'esame di conferma, il quale specifica la presenza di benzoilecgonina e l'assenza di cocaina. Tale dato risulta compatibile con una assunzione avvenuta fino a 48-72 prima del prelievo di urina. Ricordiamo infatti che l'emivita della cocaina nel sangue è dell'ordine di 30-120 minuti ma la benzoilecgonina ha una emivita più lunga: circa 7-9 ore e può essere quantificata nelle urine, mediante tecniche cromatografiche o immunochimiche per 48-72 ore. Per contro il manifestarsi degli effetti psicologici di una dose di cocaina possono manifestarsi dopo pochi minuti; gli stessi si mantengono al massimo livello per circa 30 minuti, per poi esaurirsi dopo circa 2 ore. Considerazione sui risultati
Per quanto sopra esposto, dall'analisi della documentazione agli atti ed in particolare dagli esiti degli accertamenti tossicologici effettuati, ma soprattutto sulla base della tipologia e della quantità della sostanza rinvenuta nei campioni di urina analizzati, si può, sulla base delle condivise valutazioni scientifiche sul tema, affermare che la presenza del citato metabolita, nelle quantità rilevate, è compatibile con un assunzione avvenuta parecchie ore, prima del prelievo, nello specifico il dato relativo al metabolita della cocaina risulta compatibile con una assunzione avvenuta fino a 48-72 ore prima del prelievo di urina. Pertanto, la presenza del metabolita nelle urine non può ritenersi elemento determinante al fine di individuare l'esatto momento di assunzione della sostanza, e quindi di riflesso un eventuale stato di alterazione psicofisica dell'assuntore durante l'orario del sinistro. È quindi fondamentale ricordare che, la presenza nell'organismo di un metabolita inattivo derivante da una sostanza stupefacente non sia di per se in grado di alterare la percezione durante lo svolgimento di qualsivoglia attività e che sia unicamente un indicatore di un'assunzione pregressa della sostanza, che ha però da tempo terminato il suo effetto farmacologico. ATAVICO, MACCHIA, La determinazione delle droghe d'abuso, CLAS 1991; BACCINI, Sostanze d'abuso e tossico-dipendenze, Sorbona 1997; BRECHER, Licit ad Illicit Drugs, Consumer Union, Mount Vernan, 1972; CLARKE's, Analysis of Drugs and Poisons, Fourth Edition 2011; HOWLETT - BINDAN-RUSSEL - DEVANE - MELVIN, JOHNSON, HERKENHAM, The cannabinoidi receptor: bochemical, anatomical and behavioral chracterization, TINS, 13: 420, 1990; HOWLETT – FLEMING, Cannabinoid inhibition of adenylate cyclase: pharmacology of the response in neuroblastoma cell mebranes, Mol Pharmacol., 36: 532, 1984; MALIZIA, Le Droghe, Newtun Compton Editori, Roma, 1995; MERCURIALI, Tossicodipendenza: definizioni, patologia, quadri clinici, Pisa, 1993. |