Residui di incendio doloso: indagini tecniche per la ricostruzione dei fatti

Oscar Ghizzoni
23 Dicembre 2015

Durante un incendio doloso le specie infiammabili impiegate partecipano attivamente, consumandosi nel corso del processo. Nel corso della combustione le componenti più pesanti delle miscele infiammabili tendono però a conservarsi integre, perlomeno in tracce, per un tempo più lungo di quelle leggere. Questo fenomeno consente di svolgere successive indagini tecniche per la ricostruzione della dinamica di incendio e delle sostanze impiegate per innescarlo.
Abstract

Durante un incendio doloso le specie infiammabili impiegate partecipano attivamente, consumandosi nel corso del processo. Nel corso della combustione le componenti più pesanti delle miscele infiammabili tendono però a conservarsi integre, perlomeno in tracce, per un tempo più lungo di quelle leggere. Questo fenomeno consente di svolgere successive indagini tecniche per la ricostruzione della dinamica di incendio e delle sostanze impiegate per innescarlo.

Le sostanze infiammabili

Le miscele infiammabili che vengono usualmente impiegate per innescare ed alimentare i processi di combustione tipici di un incendio doloso sono per loro natura caratterizzate da elevata labilità e volatilità e, pertanto, soggette a processi di rapida ossidazione e evaporazione.

Durante un incendio le specie infiammabili partecipano attivamente, consumandosi nel corso del processo. Pertanto l'assenza di acceleranti della combustione in un reperto residuo d'incendio non consente di escludere in maniera categorica l'ipotesi che esse siano state integralmente consumate nel corso della combustione o siano evaporate successivamente.

Nel corso della combustione le componenti più pesanti delle miscele infiammabili tendono però a conservarsi integre, perlomeno in tracce, per un tempo più lungo di quelle leggere.

Come conseguenza diretta si ottiene spesso una maggiore evidenza analitica della frazione idrocarburica più pesante (formata cioè da composti meno volatili e quindi soggetti ad un fenomeno di evaporazione più lento che ne garantisce una maggior persistenza nel tempo), la quale risulta essere predominante nel reperto analizzato.

Come metodo di comparazione dei residui di combustibili individuati sui reperti prelevati sulla scena dell'incendio, si rende necessario mettere a confronto i risultati delle analisi ottenute con quelli derivanti dai combustibili di prova: solventi per vernici, benzina, gasolio, nafta, olio combustibile, paraffina, ecc., tutte miscele di idrocarburi derivanti dal petrolio, con caratteristiche chimiche differenti in funzione del prodotto considerato.

Sfruttando i software di acquisizione dati degli strumenti analitici e possibile sovrapporre i risultati ottenuti dai vari campioni prelevati sul luogo di incendio e di prova e confrontarne il pattern dei segnali.

Si ottiene così un responso di compatibilità o non compatibilità dal confronto dei risultati ottenuti, pur considerando le differenze di intensità dei segnali risultanti, e questo può essere dovuto a diversi fattori quali:

  • adsorbimento del substrato;
  • stato di combustione del materiale;
  • stato di evaporazione delle sostanze più volatili.

Decisiva, ai fini identificativi, è l'analisi dei diversi standard di combustibili testati, la maggior parte dei quali permettono di identificare una serie complessa di segnali direttamente correlabili agli idrocarburi caratteristici per ogni miscela testata.

Case report

Case Report 1

Nell'ambito delle indagini tecniche svolte su un presunto incendio doloso avvenuto ai danni di una porta di ingresso relativa ad un appartamento condominiale, a scopo intimidatorio, su un campione derivante da frammenti zerbino, posto in analisi è stata riscontrata presenza in tracce di una miscela di sostanze infiammabili riconducibili a benzina verde per autotrazione.

Sulla porta non è stata rinvenuta presenza di tracce di liquido infiammabile, si presume, in quanto non direttamente interessata dal liquido stesso, bensì dalle fiamme generate dal medesimo.

Il confronto fra le risultanze analitiche, tra i campioni di prova e quello derivante dal reperto di cui sopra, hanno mostrato una elevata compatibilità, sia dal punto di vista della composizione qualitativa che dei rapporti percentuali fra i diversi componenti individuati.

Si è potuto dunque ritenere, con un ampio margine di certezza, che la miscela combustibile riscontrata sul reperto esaminato fosse benzina verde per autotrazione.

Gli elementi messi in evidenza avvalorarono pertanto l'ipotesi dolosa, per sversamento e innesco di benzina sullo zerbino posto di fronte alla porta di ingresso della abitazione citata. Lo stesso liquido infiammabile si è diffuso sotto la medesima porta generando un alone di bruciatura ben visibile all'interno dell'appartamento e ben documentato negli allegati fotografici.

Case Report 2

Nel corso del 2014 un uomo è rimasto coinvolto in un particolare sinistro stradale, causato dal divampare di un incendio all'interno dell'abitacolo della sua automobile, comportando la perdita del controllo della vettura stessa che, procedendo a bassa velocità, ha terminato la sua marcia contro un pilone dell'illuminazione. A seguito dell'incendio, il conducente ha riportato gravi lesioni da ustione.

Un'ispezione preliminare sul veicolo ha evidenziato come l'incendio fosse probabilmente scaturito dal vano portaoggetti posto di fronte alla leva del cambio nel quale è stato rinvenuto uno straccetto intriso di una sostanza presumibilmente infiammabile.

L'innesco dell'incendio si è concretizzato all'accensione di una sigaretta da parte del conducente, come affermato dallo stesso nelle sommarie informazioni raccolte dalla P.G. operante in fase di indagini.

La stessa automobile era già stata visionata presso la officina del rivenditore, da un tecnico competente.

Come emergeva dalle dichiarazioni verbalizzate presso la Stazione dei Carabinieri, lo stesso tecnico aveva già escluso che l'incendio potesse essere stato provocato da un difetto meccanico, da attribuirsi al sistema di alimentazione del motore, piuttosto che da cortocircuito o da qualsiasi altro guasto riconducibile alla componente elettromeccanica dell'autovettura.

La vettura posta in verifica si presentava con tettuccio completamente interessato da una bruciatura che ha carbonizzato buona parte del rivestimento e provocato lo scioglimento parziale delle alette parasole, oltre a bruciature a chiazze interessanti il sedile anteriore destro e la seduta laterale destra del sedile anteriore sinistro. Erano inoltre presenti bruciature interessanti il rivestimento interno della portiera anteriore sinistra, la cintura di sicurezza sinistra, leva del cambio, volante, e i quattro poggiatesta.

L'impressione visiva d'insieme, lasciava intuire come l'incendio fosse scaturito dal vano portaoggetti posto di fronte la leva del cambio e si sia propagato verso l'alto.

Risultava dunque ragionevole ritenere che lo straccetto analizzato fosse imbevuto di una soluzione simile in composizione a quella dell'acqua ragia minerale facilmente rinvenibile in commercio o di altri prodotti composti da miscele di solventi (Svitol e simili), che trovano diversi impieghi nell'uso comune. Tutte queste composizioni sono caratterizzate da un'elevata infiammabilità, con conseguente pericolosità se esposte a fiamme libere.

I vapori rilasciati dallo straccio imbibito di questa miscela di composti, posto nel vano porta oggetti situato di fronte la leva del cambio, si sono distribuiti all'interno dell'abitacolo della automobile generando una miscela ottimale (in termini di infiammabilità) con l'ossigeno presente. L'accensione di una sigaretta ha fornito idoneo innesco ed i vapori scaturiti dallo straccetto esaminato si sono immediatamente incendiati, generando una propagazione delle fiamme dal basso verso l'alto, interessando quasi tutto l'abitacolo compreso il malcapitato.

Le analisi chimiche condotte su campioni prelevati dallo straccetto in questione hanno permesso di rilevare ancora dei residui della sostanza responsabile dell'incendio.

Procedure di sopralluogo tecnico e repertamento Ris CC di Roma e Parma

*Le procedure a cui si fa riferimento sono sviluppate con il contributo dello scrivente

Dottrina e protocolli

US National Fire Protection Association, Guide for fire and explosion investigation Ed. 2014; ASTM E1618-14, Standard Test Method for Ignitable Liquid Residues in Extracts from Fire Debris Samples by Gas Chromatography-Mass Spectrometry, ASTM International, West Conshohocken, PA, 2014;

Lo scopo primario dell'investigazione forense è definire se un incendio è di natura accidentale o dolosa. Il sopralluogo in caso di incendio rappresenta il punto di inizio dell'attività di indagine tecnica ed è pertanto di fondamentale importanza. Le operazioni svolte nel corso del sopralluogo sono finalizzate a raccogliere gli elementi indispensabili alla valutazione della dinamica dell'evento ed alla ricerca della causa. Il sopralluogo a seguito di incendio presenta difficoltà aggiuntive, legate al fatto che il fuoco per sua natura distrugge e modifica tutto ciò che incontra durante il suo propagarsi e pertanto anche ciò che ne può aver determinato la causa.

La ricerca delle cause passa attraverso l'applicazione di metodi scientifici e la conoscenza di leggi della chimica e della fisica.

Talvolta la complessità del quadro investigativo e la diversa natura delle possibili fonti di innesco rendono necessario un approccio interdisciplinare ed il concorso al sopralluogo di competenze tecniche diverse. Nei casi di particolare complessità, come ad esempio negli incendi di vaste dimensioni a carico di edifici, oltre a conoscenze di carattere impiantistico, necessarie per una corretta valutazione del danno strutturale e di eventuali disfunzioni a carico dell'impianto elettrico, sono indispensabili conoscenze specialistiche di tipo chimico per l'individuazione, nei casi dolosi, di residui di sostanze estranee all'ambiente e riconducibili alla presenza di acceleranti della combustione.

Le cause di un incendio possono essere classificate come:

  • naturali, come conseguenza di eventi naturali;
  • accidentali come conseguenza di atti non intenzionali e negligenza;
  • dolose ovverossia intenzionali;
  • non determinate, cause sconosciute ed impossibili da determinare.

La determinazione delle cause di un incendio è un'attività complessa ed articolata. Spesso è necessario esaminare una serie di elementi ed elaborarli al fine di giungere ad una valutazione conclusiva. Tra gli elementi da valutare in questo ambito abbiamo:

  • conoscenza dei luoghi, dei materiali presenti prima dell'evento e delle attività svolte;
  • esame degli elementi testimoniali e loro valutazione;
  • analisi dei luoghi e valutazione degli effetti della combustione;
  • studio dei materiali coinvolti nella combustione e delle loro proprietà chimico fisiche;
  • valutazione dei risultati analitici degli accertamenti sui reperti prelevati.

La metodologia seguita per la determinazione dell'origine e della causa di un fuoco costituisce linea guida per una corretta procedura di indagine forense. In linea generale per determinare il punto di origine di un incendio, occorre innanzitutto partire dalla valutazione del danno subito dalla struttura e identificare le aree meno danneggiate dal fuoco e quelle maggiormente colpite. Tipicamente le aree caratterizzate da un danno più evidente sono nelle vicinanze dell'area di origine. Il percorso da seguire nel corso di un sopralluogo parte quindi dalla zona di minor danno e procede in maniera progressiva verso la zona di maggiore danno. Attraverso la valutazione delle tracce del fuoco e di evidenze fisiche come la carbonizzazione del legno, la distorsione e la fusione di componenti metalliche, si perviene alla individuazione dell'area di origine. Mediante lo studio degli effetti della combustione all'interno di essa si perviene alla identificazione del punto o dei punti di innesco.

La raccolta di fonti di prova da sottoporre ad analisi per la ricerca di liquidi infiammabili, in un incendio dovrebbe essere realizzata seguendo i seguenti principi:

  • prevenire la contaminazione;
  • raccogliere i campioni seguendo le corrette modalità;
  • confezionare e conservare i campioni in modo da preservare le tracce di sostanze infiammabili;
  • documentare la raccolta delle prove;
  • raccogliere quando necessario dei campioni di confronto.

I residui di incendio da analizzare devono essere introdotti in idonei contenitori a tenuta ermetica che consentano la preservazione delle sostanze volatili presenti e non introducano importanti elementi di contaminazione. Idonei allo scopo perché sufficientemente inerti sono contenitori in vetro e metallo. La scelta del contenitore a parità di prestazioni è dettata dalla diffusione commerciale, dalla facile reperibilità e dal prezzo.

Le analisi degli infiammabili, finalizzate ad evidenziare la loro presenza e ad identificarne la natura, può interessare matrici di natura estremamente diversificata; nell'ampia gamma di possibili reperti si possono elencare:

  • materiale residuo d'incendio raccolto nel corso del sopralluogo;
  • residui presenti in contenitori utilizzati per trasportare liquido infiammabile;
  • indumenti indossati da presunti autori di un rogo;
  • resti degli indumenti indossati dalle vittime di un incendio;
  • tappetini e tessuti interni di autovetture;
  • ordigni incendiari improvvisati.
Case Report

Un caso molto interessante di incendio doloso presso abitazione privata, in cui le indaginitecniche condotte hanno consentito di ricostruire la dinamica di incendio, anche se i campioni esaminati sono stati raccolti utilizzando una metodologia parzialmente erronea, come da verbale della P.G. operante sul posto:

All'abitazione vi si accede da una strada interna interpoderale. Si estende su un piano ed è la porzione terminale sinistra di altre unità abitative analoghe, è circondata da giardino ed è protetta da recinzione metallica con relativo cancello in atto chiuso. L'abitazione presenta addossata alla facciata sinistra una tettoia in legno a vista con tavolo e sedie. Nella facciata posteriore si osservano gli infissi della casa, costruiti in legno e protetti da scuri, dall'angolo posteriore sinistro si osserva la finestra della cucina (in atto chiusa), la finestra del salotto (completamente bruciata) i cui resti si osservano sul davanzale, sul marciapiede e sul giardino; la porta d'ingresso al salotto che presenta nella parte inferiore una parziale combustione delle fibre legnose; a sinistra è presente un'ulteriore finestra ma priva di segni evidenti di combustione.

Sui davanzali delle finestre interessate e sulla soglia del portoncino d'ingresso al salotto si osserva un annerimento dovuto alla combustione ed un alone oleoso lasciato probabilmente dal liquido infiammabile utilizzato come accelerante.

Lungo il perimetro esterno addossato all'abitazione si estende un marciapiede ed in particolare nella porzione posteriore che accede alla tettoia, si osserva un alone di affumicatura che partendo dalla perpendicolare della finestra della cucina raggiunge il tavolo e le sedie nonché la base delle colonne che sorreggono il tetto.

L'interno dell'abitazione si raggiunge dalla porta finestra della cucina, in atto aperta, e prospiciente la strada d'accesso all'abitazione, all'interno si osserva sulla parete destra una porta che accede al corridoio della zona notte e di seguito una seconda porta che accede al salotto, sulla parete anteriore è presente una finestra in atto chiusa e protetta con gli scuri. Il salotto di forma pressochè rettangolare disposto trasversalmente a destra (entrando dal corridoio della zona notte) presenta nella parete anteriore patendo da sinistra: una finestra completamente bruciata e di seguito una porta finestra con segni di combustione nella parte inferiore.

Sul posto sono stati raccolti alcuni reperti consistenti in: Reperto n.1, tracce di sostanza oleosa asportata dalla soglia esterna del portoncino del salotto; Reperto n. 2, frammenti di legno combusto asportati dal davanzale della finestra bruciata del salotto; Reperto n.3, tracce di sostanza oleosa asportata dalla soglia esterna del davanzale della finestra della cucina; Reperto n. 4, tracce di sostanza oleosa asportate dal pavimento in prossimità del tavolo presente nel sottoportico; Reperto n. 5, tracce di sostanza oleosa asportato dal pavimento interno in prossimità della soglia della portoncino del salotto.

  • I residui di materiale infiammabile identificati a seguito degli accertamenti chimici condotti in laboratorio erano riconducibili alle frazioni incombuste, o parzialmente incombuste di liquidi combustibili pesanti (diesel, olio combustibile denso o gasolio da riscaldamento);
  • è stato difficile attribuire una identificazione precisa, causa il loro stato di degradazione, anche se all'atto pratico poco o nulla sarebbe cambiato circa gli effetti prodotti nell'incendio;
  • le sostanze appena citate sono difficili da innescare se prese singolarmente, si è dunque dovuto ragionevolmente ritenere che il loro utilizzo fosse avvenuto in miscela con un combustibile più volatile (tipo benzina o solventi leggeri). Di quest'ultimo non si sono però riscontrate tracce in quanto esaurito nel corso dell'incendio;
  • L'incendio, certamente di natura dolosa (date le inequivocabili modalità di spargimento della miscela infiammabile), ha coinvolto il portoncino di ingresso al salotto della abitazione, la finestra del salotto e prodotto la scia affumicata sul pavimento che, partendo dalla perpendicolare della finestra della cucina ha raggiunto il tavolo e le sedie nonché la base delle colonne che sorreggono il tetto, rendendo una idea molto precisa delle modalità di spargimento, all'esterno della abitazione;

Innescato il fuoco, lo stesso incendio ha prodotto, in particolare, la combustione della struttura della finestra e del portoncino del salotto, iniziando la propria penetrazione all'interno dell'appartamento, ove, se non fosse stato prontamente estinto, avrebbe potuto provocare l'incendio della intera abitazione, con evidente pericolo per gli eventuali astanti.

In relazione ai risultati analitici ottenuti nel corso degli accertamenti di cui sopra, occorre ribadire quanto segue:

  • Le miscele infiammabili che alimentano i processi di combustione sono per loro natura caratterizzate da elevata volatilità e pertanto soggette ad evaporazione. Nel corso di un incendio le specie infiammabili partecipano attivamente, consumandosi nel corso del processo. Pertanto l'assenza di acceleranti della combustione in un reperto residuo d'incendio, non consente di escludere in maniera categorica l'ipotesi che esse siano state integralmente consumate nel corso della combustione o siano evaporate successivamente;
  • negli atti a disposizione dello scrivente non risultava documentata la conservazione a temperatura refrigerata dei reperti analizzati, condizione questa che può consentire una conservazione più longeva dei residui di infiammabile. Inoltre i reperti sono stati, dopo l'evento, confezionati in buste in plastica, condizione questa che certamente non ha evitato l'evaporazione di eventuali residui dei componenti più volatili.

Si ritiene, in base a quanto sopra evidenziato, che la frazione più volatile della miscela combustibile in esame sia evaporata a seguito dell'incendio stesso, oltre che a causa metodo di campionamento inizialmente adottato, poco idoneo alla tipologia di analisi richiesta.

Come conseguenza diretta si è ottenuta una maggiore evidenza analitica della frazione idrocarburica più pesante (formata cioè da composti meno volatili e quindi soggetti ad un fenomeno di evaporazione più lento che ne garantisce una maggior persistenza nel tempo), la quale risultava essere predominante in ciascun reperto analizzato.

In base alle considerazioni di cui sopra, è risultato difficile poter procedere all'esatta identificazione della tipologia di sostanza o miscela combustibile utilizzata. Si è però potuto ipotizzare l'utilizzo nella miscela incendiaria, di un combustibile che presentasse, già da incombusto, una composizione idrocarburica pesante. Disel, olio combustibile denso o gasolio da riscaldamento, risultavano essere i combustibili più somiglianti ai residui presenti sui reperti.

Le sostanze appena citate sono difficili da innescare se prese singolarmente, si deve ragionevolmente ritenere che il loro utilizzo sia avvenuto in miscela con un combustibile più volatile (tipo benzina o solventi leggeri). Di quest'ultimo non si sono però riscontrate tracce per i motivi sopraelencati.

Criticità dell'indagine
  • L'assenza delle sostanze maggiormente volatili nei residui di una miscela incendiaria non ne esclude la loro iniziale presenza ma può certificare la loro totale evaporazione e distruzione nel corso dell'incendio;
  • i reperti raccolti sulla scena di un incendio devono essere custoditi in contenitori a chiusura ermetica e in vetro, l'uso di contenitori in cartone o plastica può favorire la dispersione dei residui delle sostanze infiammabili utilizzate per innescare ed alimentare il fuoco.

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