Concordato semplificato e misure protettive: un vuoto normativo nel codice della crisi?

20 Luglio 2022

Una delle più importanti novità introdotte dal CCI, come modificato dal D.Lgs. 83/2022, è rappresentata dalla composizione negoziata e dalle possibilità che essa offre di elaborare soluzioni per la fuoriuscita dalla crisi o dall'insolvenza. Tra queste un ruolo centrale assume il “concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio”: l'Autore si sofferma su questo nuovo istituto, che è stato al centro del dibattito apertosi all'esito dell'entrata in vigore del d.l. 118/2021 (che lo ha introdotto e le cui previsioni sono poi state inserite nel CCI).

È finalmente in vigore, nella sua struttura complessiva, il Codice della crisi e, dunque, è doveroso iniziare a confrontarsi con le sfide e le opportunità che il nuovo sistema offre.

Una delle innovazioni più potenti che l'ordinamento registra è certamente rappresentata dalla composizione negoziata e dalle (ampliate, rispetto al passato) possibilità che essa offre di elaborare soluzioni per la fuoriuscita dalla crisi o dall'insolvenza: tra queste, certamente un ruolo centrale assume il “concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio” (secondo la rubrica dell'art. 25-sexies CCI), elaborato come strumento di raccordo tra composizione e risanamento liquidatorio, le quante volte l'imprenditore abbia fatto il possibile, in corso di composizione negoziata, per trovare una soluzione, ma senza successo (per ostruzionismo dei creditori ovvero per circostanze oggettive).

In tale evenienza, il legislatore – chiaramente con lo scopo di “premiare” in forma indiretta l'imprenditore e, forse, anche di “punire” il ceto creditorio, o, quanto meno, per indurlo a valutare con maggiore serietà l'obbligo di partecipare con oggettiva serietà alla fase di composizione – offre l'opportunità di una liquidazione agevolata, anche mediante eventuale continuità aziendale indiretta.

I vantaggi che questo strumento offre rispetto al concordato preventivo tradizionale sono innumerevoli: per menzionare i più rilevanti, basti pensare alla superfluità dell'attestazione, alla mancanza di un provvedimento di ammissione (essendo il tribunale chiamato solo a vagliarne la ritualità), ma, soprattutto, all'assenza di un commissario, dell'adunanza dei creditori e del voto dei medesimi e, persino, delle tradizionali procedure competitive in sede di liquidazione.

Proprio per queste ragioni, il nuovo istituto è stato al centro del dibattito apertosi all'esito dell'entrata in vigore del D.L. 118/2021 (che lo ha introdotto e le cui previsioni sono poi state innestate nel Codice): da una parte, chi ha criticato un sistema che non pone più al centro della soluzione della crisi l'attività giurisdizionale e che temono un sistematico abuso nella costruzione delle operazioni di ristrutturazione; dall'altra, i sostenitori di una normativa evidentemente più elastica e meno improntata ai rigidi sistemi della legge fallimentare.

Fin qui uno sguardo generale sul concordato semplificato: il quale porta a ritenere che se la composizione negoziata funzionerà, come tutti ci si auspica che funzioni, la successiva liquidazione in forma semplificata potrebbe rappresentare uno strumento molto utile e, dunque, molto utilizzato per la definizione della crisi.

Allo stato, non si conoscono precedenti sull'argomento (e, d'altronde, sarebbe strano, tenuto conto dei pochi mesi di vigenza della nuova normativa): l'unico provvedimento edito (Tribunale di Ivrea 27 maggio 2022 , commentato da F. Cesare, Crisi d'impresa, piena disclosure nel concordato, in IlSole24ore,1° luglio 2022) si occupa del tema della disclosure riguardo ad eventuali attivi da azioni di responsabilità, che possano rendere più conveniente la liquidazione giudiziale.

Vi è però un tema che non è sfuggito a chi è stato chiamato ad applicare le nuove disposizioni: esso riguarda le misure protettive e, forse, svela un vuoto normativo creatosi nel passaggio dalla disciplina del D.L. 118/2021 che si aggiungeva a quella della legge fallimentare del 1942, al nuovo sistema integrato del Codice.

Il testo finale della riforma del 2021 (per come risultante dalla legge di conversione n. 147/2021), infatti, conteneva, all'art. 18, comma 2, ultima parte, un espresso richiamo, tra le altre, alla norma dell'art. 168 l. fall., regolante, come noto, l'effetto protettivo generalizzato (e permanente), tipico del sistema concorsuale tradizionale.

Sicché, chiunque abbia presentato una proposta di concordato semplificato prima del 15 luglio 2022 ha la tranquillità che, per effetto della sola pubblicazione del ricorso in registro delle imprese, potrà giovarsi, fino a che resterà aperto il concorso, della protezione dalle azioni individuali dei creditori.

Sennonché, nel passaggio dal sistema della doppia normativa a quello unico del Codice, parrebbe che il legislatore non abbia fatto attenzione alla necessità di introdurre una norma di raccordo.

Nella nuova struttura normativa, infatti, scomparsa una norma analoga all'art. 168 l. fall. e, addirittura, definitivamente soppresso l'automatismo tra apertura del concorso e vigenza delle misure protettive, dal 15 luglio 2022, di fatto, chi accede al concordato semplificato rischia di ritrovarsi privo di protezione, anche perché la struttura procedimentale definitiva non prevede l'applicazione ad esso delle norme sul procedimento unitario, le uniche che consentono di fruire, su provvedimento del tribunale, della nuova protezione.

È un vuoto che non sarebbe tollerabile, nella misura in cui finirebbe per produrre effetti perfettamente contrari a quelli voluti dal legislatore: anziché favorire la liquidazione concorsuale, infatti, esso la renderebbe sostanzialmente impossibile.

In questo contesto – e salvi interventi normativi, allo stato inattesi – l'unica soluzione di copertura del vuoto legislativo sembrerebbe essere l'applicazione in via analogica: sicché, sembra inevitabile ritenere – ove non si voglia vanificare la portata di una novità di simile rilievo – che, con il ricorso che contiene la domanda di concordato semplificato, o con istanza separata, l'imprenditore possa chiedere al tribunale anche l'applicazione delle misure protettive di cui agli artt. 54 e 55 Codice.

In difetto, l'istituto sarebbe destinato a rimanere lettera morta prima ancora di vedere la luce.

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