Scontro tra un'automobile ed un animale: sussiste il concorso tra presunzioni

07 Settembre 2022

In caso di scontro tra un autoveicolo e un animale come avverrà la ripartizione di responsabilità ex art. 2054 e 2052 c. c. dal momento che entrambi stabiliscono una presunzione di responsabilità a carico, rispettivamente, del conducente del veicolo e del proprietario dell'animale?
Massima

In tema di responsabilità per danni derivanti dall'urto tra un autoveicolo ed un animale, la presunzione di responsabilità oggettiva a carico del proprietario o dell'utilizzatore di quest'ultimo concorre con la presunzione di colpa a carico del conducente del veicolo, ai sensi dell' art. 2054, c. 1, c.c., che ha portata generale, applicabile a tutti i soggetti che subiscano danni dalla circolazione, sicché, ove il danneggiato sia il conducente e non sia possibile accertare la sussistenza e la misura del rispettivo concorso - sì che nessuno supera la presunzione di responsabilità a suo carico dimostrando, quanto al conducente, di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e, quanto al proprietario dell'animale, il caso fortuito - il risarcimento va corrispondentemente diminuito per effetto non dell' art. 1227 c.c., comma 1, non occorrendo accertare in concreto il concorso causale del danneggiato, ma della presunzione di pari responsabilità di cui agli artt. 2052 e 2054 c.c.

Il caso

Un automobilista citava in giudizio il padrone di un cane chiedendo il risarcimento dei danni subiti a causa dello scontro avvenuto sulla sede stradale con l'animale stesso. Il giudice di prime cure rigettava la domanda; l'attore proponeva appello che era accolto parzialmente, dal momento che il giudice di seconde cure ha ritenuto che la presunzione di responsabilità posta dall'art. 2052 c.c. non fosse elisa dalla diversa presunzione di colpa posta a carico del conducente del veicolo ai sensi dell' art. 2054 c.c., gravato della prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. L'originario convenuto proponeva ricorso in Cassazione che era rigettato, sul rilievo che nessuna delle parti avesse superato la presunzione di responsabilità a suo carico.

La questione

La questione in esame è la seguente: in tema di responsabilità per danni derivanti dall'urto tra un autoveicolo ed un animale, è configurabile il concorso tra presunzioni?

La soluzione giuridica

La responsabilità indicata dall' art. 2052 c.c. per il danno provocato da animali è caratterizzata dal fatto che i soggetti indicati dalla norma rispondono per il solo nesso di causalità fra l'azione dell'animale e l'evento del quale è chiamato a rispondere il proprietario dell'animale, oppure il soggetto che l'abbia utilizzato (Cass. n. 1368/2017).

Detta responsabilità per danni causati dall'animale è esclusa solo se il responsabile (proprietario o chi si serve dell'animale), “provi il caso fortuito”.

Trattasi della stessa formula esimente adottata dal legislatore nell'ipotesi di responsabilità per danno cagionato da cosa in custodia, di cui all'art. 2051 c.c.

In passato la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 13016/1992) ha ritenuto trattarsi di un caso di presunzione di colpa.

Tale posizione è stata successivamente abbandonata sul rilievo che la responsabilità si fonda sul mero rapporto di uso dell'animale; e solo lo stato di fatto, e non l'obbligo di vigilanza, può assumere rilievo nella fattispecie.

Costituisce dato oramai acquisito quello secondo il quale, la responsabilità ex art. 2052 c.c. integra un'ipotesi di vera e propria responsabilità oggettiva, che può essere vinta unicamente dalla prova, con onere a carico del proprietario dell'animale o di chi ne fa uso, che l'evento dannoso sia derivato da caso fortuito, inteso nel senso più ampio, comprensivo cioè anche del fatto del terzo e del fatto del danneggiato. Tale ipotesi prescinde, altresì, dall'accertamento del carattere colposo dell'attività o del comportamento del soggetto proprietario.

Invero la giurisprudenza ha chiarito che "poiché la responsabilità ex art. 2052 c.c. per danno cagionato da animali si fonda non su un comportamento o un'attività del proprietario, ma su una relazione (di proprietà o di uso) intercorrente tra questi e l'animale, e poiché il limite della responsabilità risiede nell'intervento di un fattore (il caso fortuito) che attiene non ad un comportamento del responsabile, ma alle modalità di causazione del danno, la rilevanza del fortuito deve essere apprezzata sotto il profilo causale, in quanto suscettibile di una valutazione che consenta di ricondurre ad un elemento esterno, anziché all'animale che ne è fonte immediata, il danno concretamente verificatosi" (Cass. n. 7260/2013; Cass. n. 17091/2014). Da ciò consegue che spetta all'attore provare l'esistenza del rapporto eziologico tra l'animale e l'evento lesivo, mentre il convenuto, per liberarsi dalla responsabilità, deve provare non già di essere esente da colpa, bensì l'esistenza di un fattore, estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale.

Dalla formulazione testuale della norma e dall'assenza di ogni riferimento alla colpa si evince come si tratti di una responsabilità extracontrattuale di tipo oggettivo, sostanzialmente fondata sul principio cuius comoda et incommoda, in forza del quale il soggetto che trae vantaggio da una situazione, deve sopportare anche gli svantaggi dalla stessa derivanti. Ed infatti, tale responsabilità grava sul proprietario ovvero su colui che ha in uso l'animale sulla base della mera relazione, rispettivamente di proprietà o di uso, intercorrente con l'animale – dunque a prescindere dalla condotta tenuta dal proprietario o dall'utente – nonché, ovviamente, del nesso di causalità fra il comportamento dell'animale e l'evento dannoso. La prova liberatoria è data pertanto dal caso fortuito, quale fattore esterno idoneo a interrompere il nesso eziologico.

Responsabile del danno cagionato dall'animale è cioè colui che essenzialmente ha la proprietà o l'uso dell'animale, ma il termine non presuppone né implica uno specifico obbligo di custodire o di vigilare la cosa, e quindi non rileva la violazione di detto obbligo.

Ciò è tanto più rilevante se si osserva che il contesto, nel quale trovasi la norma in questione, è relativo ad altre ipotesi (artt. 2047, 2048, 2050, 2054,1 c, c.c.) ben diversamente strutturate, in cui la presunzione non attiene alla responsabilità, ma alla colpa, per cui la prova liberatoria, in siffatte altre ipotesi, ha appunto ad oggetto il superamento di detta presunzione di colpa.

Ciò si spiega agevolmente in considerazione della ratio sottesa alla disposizione in commento, che è – come detto – quella per cui la responsabilità dei danni subiti da terzi e causalmente collegati ad atti posti in essere da un animale deve gravare su chi fa uso di detto animale nell'interesse proprio e per il perseguimento di finalità proprie, ancorché non economiche. Di conseguenza, laddove l'animale, nel momento in cui ha cagionato il danno, si trovava affidato di fatto a terzi, ma il proprietario non dimostri l'intervenuto passaggio della custodia al terzo, nei termini appena descritti, ai sensi dell'art. 2052 c.c. sarà chiamato a rispondere il proprietario medesimo.

Pertanto, in tema di responsabilità per i danni cagionati da animali, il proprietario deve presumersi responsabile ai sensi dell'art. 2052 c.c. e tale responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito, che può consistere sia in una alterazione dello stato dei luoghi imprevista, imprevedibile e non tempestivamente eliminabile o segnalabile nemmeno con l'uso dell'ordinaria diligenza, sia nella condotta della stessa vittima, ricollegabile all'omissione delle normali cautele esigibili in situazioni analoghe ( Cass. n. 20943/2009).

Se così è, il fatto che il proprietario sia stato diligente non esclude la sua responsabilità per danno cagionato dall'animale, se non è provato il fortuito.

Poiché la responsabilità si fonda non su un comportamento o un'attività del proprietario, ma su una relazione (di proprietà o di uso) intercorrente tra questi e l'animale, e poiché il limite della responsabilità risiede nell'intervento di un fattore (il caso fortuito) che attiene non ad un comportamento del responsabile (come nelle prove liberatorie degli artt. 2047, 2048, 2050, 2054 c.c.) , ma nelle modalità di causazione del danno, si deve ritenere che la rilevanza del fortuito attiene al profilo causale, in quanto suscettibile di una valutazione che consenta di ricondurre all'elemento esterno, anziché all'animale che ne è fonte immediata, il danno concretamente verificatosi.

Si intende, così, anche la ragione dell'inversione dell'onere della prova prevista dall' art. 2052 c.c., relativa alla ripartizione della prova sul nesso causale.

All'attore compete provare l'esistenza del rapporto eziologico tra l'animale e l'evento lesivo; il convenuto per liberarsi dovrà provare l'esistenza di un fattore, estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale.

Ciò posto, va evidenziato che, in tema di responsabilità per danni derivanti dall'urto tra un autoveicolo ed un animale, detta responsabilità oggettiva riscontrata a carico del convenuto concorre necessariamente con la presunzione di colpa a carico del conducente del veicolo, ai sensi dell'art. 2054, comma I, c.c., in quanto tale norma esprime principi di carattere generale, applicabili a tutti i soggetti che subiscano danni dalla circolazione.

Pertanto, se danneggiato è il conducente di un veicolo e non sia possibile accertare la misura del rispettivo concorso in modo che nessuno superi la presunzione legale a suo carico - che per il conducente del veicolo consiste nel dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e per il proprietario di animale l'interruzione del nesso causale - il risarcimento spettante dovrà esser corrispondentemente diminuito per effetto della presunzione di pari responsabilità stabilita da combinato disposto degli artt. 2052 e 2054 c.c. (Cass. n. 4373/2016).

Osservazioni

Nel caso di scontro tra un veicolo ed un animale non concorrono due presunzioni di colpa, ma una presunzione di responsabilità oggettiva (art. 2052 c.c.) ed una presunzione di colpa (art. 2054, c. 1, c.c.): da ciò consegue che il concorso fra le presunzioni stabilite a carico del conducente del veicolo e del proprietario dell'animale, rispettivamente dagli art. 2054 e 2052 c.c., comporta la pari efficacia di entrambe tali presunzioni e la conseguente necessità di valutare, caso per caso, e, senza alcuna reciproca elisione, il loro superamento da parte di chi ne risulta gravato.

Pertanto, quando non sia possibile accertare l'effettiva dinamica del sinistro, se solo uno dei soggetti interessati superi la presunzione posta a suo carico, la responsabilità graverà sull'altro soggetto, mentre in ipotesi di superamento da parte di tutti, ciascuno andrà esente da responsabilità, la quale graverà invece su entrambi se nessuno raggiunga la prova liberatoria.

Inoltre, il mancato superamento della presunzione da parte di uno degli interessati (nella specie il conducente del veicolo) non implica esonero da responsabilità dell'altro, se questi non abbia vinto la presunzione a suo carico (dando, nella specie, la prova del fortuito) (Cass. n. 5783/1997).

Va, poi, precisato che detto concorso di presunzioni sussiste non solo allorché il danneggiato sia un terzo, rispetto al proprietario degli animali o al conducente dell'autoveicolo, ma anche ove sia quest'ultimo.

A parte il rilievo che quasi tutta la giurisprudenza formatasi sul concorso di responsabilità di cui agli artt. 2052 e 2054 c.c., attiene appunto a casi in cui il danneggiato dallo scontro del veicolo con un animale era anche conducente del veicolo, va osservato che secondo il più recente orientamento della S.C. in materia di responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli, l'art. 2054 c.c. esprime, in ciascuno dei commi che lo compongono, principi di carattere generale, applicabili a tutti i soggetti che da tale circolazione comunque ricevano danni (Cass. n. 4373/2016).

Pertanto, se danneggiato è il conducente di un veicolo e non sia possibile accertare l'effettiva dinamica del sinistro, e perciò la sussistenza e la misura del rispettivo concorso - come nella fattispecie, alla luce dell'istruttoria svolta - sì che se nessuno superi la presunzione legale a suo carico - che per il conducente del veicolo consiste nel dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e per il proprietario di animale l'interruzione del nesso causale e cioè il caso fortuito il risarcimento spettante dovrà esser corrispondentemente diminuito, in applicazione non dell'art. 1227 c.c., comma 1, in quanto non è necessario accertare in concreto il concorso causale del danneggiato nella determinazione dell'evento, bensì per effetto della presunzione di pari responsabilità stabilita dagli artt. 2052 e 2054 c.c. (Cass. n. 4373/2016).

Qualora, il danneggiato non sia un terzo, ma lo stesso conducente e questi non dimostri di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno ai fini del superamento della presunzione di responsabilità a suo carico, il risarcimento spettantegli dovrà esser corrispondentemente diminuito, in applicazione del primo comma dell'art. 1227 c.c. , richiamato dall'art. 2056 c.c. (Cass. n. 1736/2011), e cioè nei termini di accertamento del fatto colposo del creditore nella causazione del danno, con conseguente diminuzione del risarcimento.

In altri termini il concorso del fatto colposo del creditore, conducente dell'autoveicolo, si presumerà, salvo che egli non provi di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.

In questa fattispecie, quindi, la prova del fatto colposo del creditore non graverà interamente sul debitore (come avviene nella normale applicazione dell'art. 1227 c.c.), potendo lo stesso giovarsi della presunzione di colpa di cui all' art. 2054, c. 1, c.c.

Anche in tema di concorso delle presunzioni di cui agli artt. 2052 e 2054, c. 1, c.c., vale il principio, più volte affermato dalla Corte di Cassazione in tema di presunzione di corresponsabilità fissato dal secondo comma dell' art. 2054 c.c., per cui l'accertamento in concreto della condotta colposa di uno dei conducenti non comporta di per sé il superamento della presunzione di corresponsabilità dell'altro conducente (Cass. n. 88857/2020).

Detto principio vale a maggior ragione nell'ipotesi di concorso delle presunzioni di cui agli artt. 2052 e 2054, c. 1, c.c., poiché per detta ultima norma la prova liberatoria dalla presunzione di colpa del conducente non è costituita solo dall'essersi uniformato alle norme sulla circolazione stradale ed a quelle sulla comune prudenza, ma anche di "aver fatto tutto il possibile per evitare il danno", il che significa, generalmente, che abbia anche effettuato (o tentato di effettuare) una manovra di emergenza (Cass. n. 7057/2017).

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