Agenzie investigative ed attività esterna del lavoratore
14 Settembre 2022
Se il dipendente svolge la propria prestazione anche al di fuori dei locali aziendali, può ritenersi legittimo il controllo datoriale mediante un'agenzia investigativa che sia finalizzato ad accertare quanto in concreto svolto dal lavoratore laddove si sospetti che lo stesso sia impegnato in attività diverse da quella strettamente lavorativa?
In linea generale, l'art. 2 St. Lav., nel limitare la sfera di intervento di persone preposte dal datore a tutela del patrimonio aziendale, non preclude a quest'ultimo di ricorrere ad agenzie investigative, purché l'attività di queste non sconfini nella vigilanza dell'attività lavorativa vera e propria.
L'intervento di soggetti esterni deve limitarsi agli atti illeciti del lavoratore non riconducibili al mero adempimento dell'obbligazione.
Su tale ultimo punto, infatti, la più recente giurisprudenza ha evidenziato che il controllo non può riguardare né l'adempimento, né l'inadempimento dell'obbligazione contrattuale del lavoratore, dovendo anche l'inadempimento essere ricondotto all'attività lavorativa, che è sottratta a tale vigilanza.
Il ricorso ad agenzia investigative potrà ritenersi giustificato, quindi, solo per l'avvenuta e/o sospetta perpetrazione di illeciti.
Ne consegue che il divieto di controllo occulto sull'attività lavorativa deve ritenersi operante anche nel caso di prestazioni lavorative che siano svolte al di fuori dei locali aziendali, ferma restando l'eccezione rappresentata dai casi in cui il ricorso ad investigatori privati sia finalizzato a verificare comportamenti che possano configurare ipotesi penalmente rilevanti. |