Assicurazione della struttura sanitaria “per conto proprio” e “per conto altrui”: a quale rischio si riferisce la copertura?

Giovanni Gea
10 Ottobre 2022

La Cassazione ha chiarito che la struttura sanitaria può stipulare sia una polizza di assicurazione contro i danni “per conto proprio”, per coprire il rischio di impoverimento del proprio patrimonio a causa di deficit strutturali od organizzativi, sia una polizza che copra i danni “per fatto altrui”, nel caso si trovi a dover rispondere di fatti compiuti dal proprio personale sanitario.
Massima

La Struttura Sanitaria può teoricamente stipulare sia una polizza di assicurazione contro i danni “per conto proprio”, a copertura del rischio di impoverimento del proprio patrimonio per responsabilità civile derivatale tanto da deficit strutturali od organizzativi (c.d. “per fatto proprio”) quanto da fatti compiuti dal personale sanitario del cui operato debba rispondere (c.d. “per fatto altrui”), che una polizza di assicurazione contro i danni “per conto altrui”, a copertura del rischio di impoverimento del patrimonio del personale sanitario operante al suo interno a prescindere dal fatto di poter essere chiamata a rispondere del suo operato.

Il caso

Gli eredi di una persona deceduta a seguito di intempestiva diagnosi e, conseguentemente, trattamento della patologia tumorale dalla quale era affetto, adivano il Tribunale di Roma chiedendo la condanna della Struttura Sanitaria e del medico dipendente al risarcimento dei danni patiti da perdita del rapporto parentale.

Sia la Struttura Sanitaria che il medico si costituivano in giudizio chiamando in causa le rispettive compagnie di assicurazione della responsabilità civile per essere garantiti in caso di accoglimento della domanda degli eredi di cui comunque chiedevano il rigetto.

Il medico chiamava in causa in manleva anche la compagnia di assicurazione della Struttura Sanitaria sull'assunto che la polizza dalla stessa sottoscritta coprisse tanto la responsabilità della contraente quanto quella dei suoi dipendenti.

Il Tribunale accoglieva la domanda di risarcimento degli eredi e condannava la sola compagnia di assicurazione della Struttura Sanitaria a tenere integralmente indenni i convenuti dalle pretese attoree rigettando, invece, la domanda di garanzia proposta dal medico nei confronti della propria compagnia di assicurazione.

La Corte d'Appello di Roma, adita dalla compagnia di assicurazione della Struttura Sanitaria, accoglieva parzialmente l'appello e limitava l'obbligo di manleva dei convenuti alla sola quota del 50% di coassicurazione dalla stessa prestata; rigettava, invece, confermando sul punto la decisione del Tribunale, l'eccezione di riduzione dell'indennizzo ex art. 1910 c.c. nei confronti del medico per effetto della clausola "a secondo rischio" sull'assunto che la polizza dallo stesso personalmente stipulata con la propria compagnia di assicurazione avesse ad oggetto "un rischio del tutto diverso" rispetto a quello coperto dalla polizza stipulata dalla Struttura Sanitaria.

Avverso la sentenza della Corte territoriale, la compagnia di assicurazione della Struttura Sanitaria proponeva ricorso per cassazione.

La questione

Nel caso di assicurazione della responsabilità civile stipulata da una Struttura Sanitaria “per conto proprio” e “per conto altrui”, la copertura si riferisce solo al rischio di impoverimento del proprio patrimonio per responsabilità civile “per fatto proprio” e “per fatto altrui” ovvero anche al rischio di impoverimento del patrimonio del personale sanitario del cui operato la stessa si avvale?

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte, per quanto qui di interesse, a fronte della doglianza della ricorrente per aver la Corte d'Appello erroneamente rigettato l'eccezione di riduzione dell'indennizzo ex art. 1910 c.c. nei confronti del medico per effetto della clausola "a secondo rischio", inserita nel contratto stipulato con la Struttura Sanitaria, accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d'Appello di Roma, in diversa composizione, al fine di stabilire se, ed in quale misura, l'assicurazione della Struttura Sanitaria e l'assicurazione “personale” del medico dipendente siano tenute alla manleva di quest'ultimo dalle pretese risarcitorie dei danneggiati.

Osserva, anzitutto, la Suprema Corte come la Struttura Sanitaria avesse stipulato un contratto di assicurazione della responsabilità civile - ossia una assicurazione di patrimoni contro il rischio di impoverimento del responsabile di un fatto illecito o di un inadempimento costretto a risarcire i danni causati a terzi con la propria condotta - sia “per conto proprio” che “per conto altrui”.

La distinzione tra assicurazione “per conto proprio” ed assicurazione “per conto altrui” dipende dall' "interesse assicurato” e dalla coincidenza (o meno) tra il contraente e il titolare dell'interesse esposto al rischio.

Infatti, nell'assicurazione “per conto proprio”, il rischio coperto è l'impoverimento del patrimonio del contraente-assicurato mentre, nell'assicurazione “per conto altrui”, il rischio coperto è l'impoverimento del patrimonio di persone (assicurate) diverse dal contraente, a prescindere dal fatto che quest'ultimo possa o non possa essere chiamato a rispondere del loro operato.

Invece, la distinzione tra assicurazione della responsabilità civile “per fatto proprio” ed assicurazione della responsabilità civile “per fatto altrui” dipende dal “titolo”della responsabilità dedotta ad oggetto del contratto.

Nell'assicurazione della responsabilità civile “per fatto proprio”, il rischio coperto è l'impoverimento del patrimonio del contraente-assicurato derivante da una condotta tenuta da lui personalmente mentre, nell'assicurazione della responsabilità civile “per fatto altrui”, il rischio coperto è l'impoverimento del patrimonio del contraente-assicurato derivante da fatti commessi da persone del cui operato quest'ultimo deve rispondere.

Chiarita la distinzione “strutturale”tra le due forme di assicurazione della responsabilità civile, è comunque possibile che le stesse si cumulino ossia è possibile stipulare una assicurazione della responsabilità civile “per fatto proprio” dell'assicurato-contraente (ad es., un ospedale che si garantisce contro il rischio di dovere risarcire danni causati da propri deficit strutturali od organizzativi), una assicurazione della responsabilità civile “per fatto altrui” di persone del cui operato l'assicurato-contraente debba rispondere (ad es., un ospedale che si garantisce contro il rischio di dovere risarcire danni causati dai propri dipendenti) ed una assicurazione della responsabilità civile altrui (sia per fatto dell'assicurato-non contraente, che per fatto di persone del cui operato il medesimo assicurato-non contraente debba rispondere).

Da quanto precede, una struttura ospedaliera può, dunque, teoricamente assicurare: (a) la responsabilità propria, tanto se dipendente da deficit organizzativi (assicurazione di responsabilità civile “per conto proprio” e “per fatto proprio”) quanto se dipendente da colpa dei sanitari del cui operato si avvale (assicurazione di responsabilità civile “per conto proprio” e “per fatto altrui”, espressamente prevista dall'art. 1900, comma 2, c.c.) e (b) la responsabilità del personale sanitario operante al proprio interno (assicurazione di responsabilità civile “per conto altrui”, ex art. 1891 c.c.) tanto se dipendente da colpa dello stesso quanto se dipendente da colpa di persone del cui operato debba rispondere.

Pertanto, è alla luce di questi princìpi che va esaminata la censura proposta dalla compagnia di assicurazione della Struttura Sanitaria che, nel caso di specie, aveva stipulato un contratto di assicurazione "per conto proprio e per conto delle altre persone assicurate", queste ultime indicate in "tutti i dirigenti, i funzionari e i dipendenti del contraente e tutti i soggetti non dipendenti che partecipano, a qualsiasi titolo, alle attività" della Struttura Sanitaria.

Infatti, un contratto di assicurazione della responsabilità civile nel quale si affermi che la polizza è stipulata "per conto del contraente e degli altri assicurati" e, poi, includa tra gli "altri assicurati" i dipendenti del contraente, non consente dubbi di sorta sulla sua qualificazione: si tratta di una polizza stipulata a copertura tanto della responsabilità della struttura (“per fatto proprio” e “per fatto altrui”) quanto della responsabilità dei suoi dipendenti (“per fatto proprio” e “per fatto altrui”).

Nondimeno, una volta stabilito che tanto la polizza stipulata dalla Struttura Sanitaria quanto la polizza stipulata personalmente dal medico avevano ad oggetto la responsabilità personale del medico stesso, andava stabilito se, ed in che misura, le assicurazioni (quella della Struttura e quella personale del medico) erano tenute alla manleva del medico, applicando i patti contrattuali o, in mancanza, le previsioni di cui all'art. 1910 c.c.

E ciò a maggior ragione se, come nel caso di specie, l'assicurazione della Struttura Sanitaria prevedeva la clausola "a secondo rischio" senz'altro opponibile al medico in virtù dell'art. 1891 c.c. secondo il quale, nell'assicurazione “per conto altrui” i patti concordati tra contraente ed assicuratore sono opponibili al terzo beneficiario.

Osservazioni

Con la pronuncia in commento, la Suprema Corte dà continuità al proprio uniforme orientamento secondo cui è necessario, affinché un contratto di assicurazione possa operare “a secondo rischio” o “in eccesso" rispetto ad un'altra polizza assicurativa, che i due contratti coprano il medesimo rischio (Cass. Civ., Sez. III, sentenza 5 giugno 2020 n. 10825; Cass. Civ., Sez. III, sentenza 21 novembre 2019 n. 30314; Cass. Civ., Sez. III, sentenza 12 marzo 2015 n. 4936).

Nell'assicurazione di responsabilità civile - che è un'assicurazione di patrimoni e non di cose - il "rischio" oggetto del contratto è l'impoverimento dell'assicurato, non il danno eventualmente patito dal terzo e causato dall'assicurato.

Pertanto, se un medico operante all'interno di una Struttura Sanitaria ha stipulato una assicurazione della responsabilità civile “per conto proprio", questa avrà ad oggetto il "rischio" di impoverimento del proprio patrimonio così come, se la Struttura Sanitaria ha stipulato una assicurazione della responsabilità civile “per conto proprio”, questa avrà ad oggetto il "rischio" di impoverimento del proprio patrimonio.

Da quanto precede, è evidente che l'assicurazione della responsabilità civile del medico operante all'interno della Struttura Sanitaria avrà ad oggetto un “rischio” del tutto diverso rispetto a quello coperto dall'assicurazione della responsabilità civile dalla Struttura Sanitaria in cui il medico si trova ad operare: l'assicurazione "personale" della responsabilità civile del medico coprirà, per definizione, il rischio di depauperamento del patrimonio del medico e l'assicurazione della responsabilità civile della Struttura Sanitaria coprirà, invece, il rischio di depauperamento del patrimonio della Struttura stessa.

I due contratti sono diversi, i due rischi sono diversi, i due assicurati sono diversi ed a nulla rileva che tanto la responsabilità della Struttura Sanitaria quanto quella del medico possano sorgere dal medesimo fatto illecito che ha causato il danno al terzo.

Pertanto, se due contratti di assicurazione garantiscono rischi diversi, non può mai sussistere, per definizione, né una coassicurazione, né una assicurazione plurima, né una copertura "a secondo rischio".

Infatti, la copertura “a secondo rischio” presuppone che il rischio dedotto nel contratto sia già assicurato da un'altra polizza.

Così, ad esempio, una assicurazione sull'abitazione contro l'incendio non potrebbe mai operare “a secondo rischio" rispetto ad una contro il furto.

Per contro, l'assicurazione sull'abitazione contro l'incendio stipulata dal locatore “per conto proprio” ben potrebbe operare “a secondo rischio" rispetto all'identica assicurazione stipulata dal conduttore “per conto altrui” (del locatore) e, quindi, coprire i danni non coperti da quest'ultima polizza.

In sostanza, ciò che rileva, al fine di verificare se due contratti assicurativi coprano il medesimo rischio, sarà l'interesse assicurato indipendentemente dal titolo della responsabilità dedotta ad oggetto del contratto.

La distinzione tra assicurazione “per conto proprio” ed assicurazione “per conto altrui” non va confusa con quella tra assicurazione della responsabilità civile “per fatto proprio” ed assicurazione della responsabilità civile “per fatto altrui”.

Infatti, la distinzione tra assicurazione “per conto proprio” ed assicurazione “per conto altrui” dipende dall'“interesse assicurato” e dalla coincidenza (o meno) tra il contraente e il titolare dell'interesse esposto al rischio: nel primo caso, il rischio coperto sarà l'impoverimento del patrimonio del contraente-assicurato mentre, nel secondo caso, il rischio coperto sarà l'impoverimento del patrimonio di persone (assicurate) diverse dal contraente.

Il rischio, dunque, minaccia patrimoni diversi (“proprio” o “altrui”) sicché una assicurazione stipulata dalla Struttura Sanitaria "per conto proprio" non potrà garantire anche la responsabilità del medico ma garantirà solo la propria responsabilità e ciò indipendentemente dal “titolo” e, dunque, sia quella “diretta” (c.d. “per fatto proprio”) che quella “indiretta (c.d. “per fatto altrui”).

L'assicurazione della responsabilità civile si dirà, dunque, “per conto proprio” o “per conto altrui” a seconda di quale sia l'“interesse assicurato”; si dirà, invece, “per fatto proprio” o “per fatto altrui” a seconda di quale sia il “titolo”della responsabilità per cui si è chiamati a rispondere.

Chiarita la distinzione strutturale tra assicurazione “per conto proprio” e “per conto altrui” ed assicurazione della responsabilità civile “per fatto proprio” e “per fatto altrui”, appare evidente che, laddove la Struttura Sanitaria abbia stipulato una polizza “per conto proprio” - che assicura la responsabilità civile della Struttura Sanitaria sia “per fatto proprio” che “per fatto altrui” - ed una polizza “per conto altrui” – che assicura la responsabilità civile dei medici in essa operanti “sia per fatto proprio” che “per fatto altrui” -, si sarà in presenza di una copertura assicurativa aggiuntiva dei medici, rispetto alle loro coperture personali, destinata a coprire solo (c.d. “a secondo rischio”) la parte di danno non coperta dalla assicurazione “personale” dagli stessi stipulata.

In conclusione, la Struttura Sanitaria ben può sottoscrivere una polizza a copertura di due differenti rischi: a) il rischio di impoverimento del proprio patrimonio per responsabilità civile derivante da fatto proprio (responsabilità “diretta” ex art. 1218 c.c.) o da fatto dei propri dipendenti e collaboratori (responsabilità “indiretta” ex artt. 1228-2048 c.c.) e b) il rischio di impoverimento del patrimonio dei propri dipendenti e collaboratori loro derivante da fatto proprio degli stessi.

Nel primo caso, l'assicurazione, generalmente “a primo rischio”, sarà un'assicurazione “per conto proprio” mentre nel secondo caso, l'assicurazione, generalmente “a secondo rischio” o “in eccesso” rispetto alle assicurazioni “personali” dei medici, sarà un'assicurazione “per conto altrui”.

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