Mansioni superiori ed assegnazione definitiva

08 Novembre 2022

Il Quesito affronta la questione dell'assegnazione a mansioni superiori e del diritto del prestatore al trattamento corrispondente all'attività svolta, stabilendo anche se l'assegnazione diviene definitiva dopo un periodo fissato dai contratti collettivi o, in mancanza, dopo sei mesi continuativi.

Perché possano essere assegnate definitivamente le mansioni superiori di fatto svolte, può rilevare la reiterazione avvenuta mediante la stipulazione di due successivi contratti, di cui il primo a tempo determinato in sostituzione di un lavoratore?

In base a quanto previsto dall'art. 2103 c.c., nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al trattamento corrispondente all'attività svolta, stabilendo anche che l'assegnazione diviene definitiva - se non avvenuta in sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto - dopo un periodo fissato dai contratti collettivi o, in mancanza, dopo sei mesi continuativi. La Cassazione ha precisato che il compimento del suddetto periodo può risultare anche dal cumulo di vari periodi quando le prestazioni di mansioni superiori abbiano assunto carattere di frequenza e di sistematicità, desumibile dal numero di assegnazioni e dal tempo intercorso fra un'assegnazione e l'altra.

A tali fini, tuttavia, non si è ritenuta sufficiente la mera ripetizione, essendo invece necessaria una programmazione iniziale della molteplicità degli incarichi ed una predeterminazione utilitaristica di siffatto comportamento. Nel caso di specie osta al cumulo utile alla “promozione automatica” l'esistenza di due distinti ed autonomi contratti di lavoro, l'uno a termine e l'altro a tempo indeterminato, nonché la mancanza di continuità tra gli stessi, restando preclusa, in base all'espressa previsione dell'art. 2103 c.c., la valutazione del periodo di lavoro a termine in sostituzione di personale con diritto alla conservazione del posto.

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