Codice di Procedura Civile art. 363 bis - Rinvio pregiudiziale 1Rinvio pregiudiziale1 Il giudice di merito puo' disporre con ordinanza, sentite le parti costituite, il rinvio pregiudiziale degli atti alla Corte di cassazione per la risoluzione di una questione esclusivamente di diritto, quando concorrono le seguenti condizioni: 1) la questione e' necessaria alla definizione anche parziale del giudizio e non e' stata ancora risolta dalla Corte di cassazione; 2) la questione presenta gravi difficolta' interpretative; 3) la questione e' suscettibile di porsi in numerosi giudizi. L'ordinanza che dispone il rinvio pregiudiziale e' motivata, e con riferimento alla condizione di cui al numero 2) del primo comma reca specifica indicazione delle diverse interpretazioni possibili. Essa e' immediatamente trasmessa alla Corte di cassazione ed e' comunicata alle parti. Il procedimento e' sospeso dal giorno in cui e' depositata l'ordinanza, salvo il compimento degli atti urgenti e delle attivita' istruttorie non dipendenti dalla soluzione della questione oggetto del rinvio pregiudiziale. Il primo presidente, ricevuta l'ordinanza di rinvio pregiudiziale, entro novanta giorni assegna la questione alle sezioni unite o alla sezione semplice per l'enunciazione del principio di diritto, o dichiara con decreto l'inammissibilita' della questione per la mancanza di una o piu' delle condizioni di cui al primo comma. La Corte, sia a sezioni unite che a sezione semplice, pronuncia in pubblica udienza, con la requisitoria scritta del pubblico ministero e con facolta' per le parti costituite di depositare brevi memorie, nei termini di cui all'articolo 378. Con il provvedimento che definisce la questione e' disposta la restituzione degli atti al giudice. Il principio di diritto enunciato dalla Corte e' vincolante nel procedimento nell'ambito del quale e' stata rimessa la questione e, se questo si estingue, anche nel nuovo processo in cui e' proposta la medesima domanda tra le stesse parti. [1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 27, lett. c) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149. Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "5. Salvo quanto disposto dal comma 6, le norme del capo III del titolo III del libro secondo del codice di procedura civile e del capo IV delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, come modificati dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 e si applicano ai giudizi introdotti con ricorso notificato a decorrere da tale data - 7. Le disposizioni dell’articolo 363-bis del codice di procedura civile, introdotto dal presente decreto, si applicano anche ai procedimenti di merito pendenti alla data del 1° gennaio 2023.". InquadramentoIl nuovo istituto del rinvio pregiudiziale in Cassazione prevede la possibilità, per il giudice di merito, allorché debba decidere una questione di diritto su cui ha preventivamente provocato il contraddittorio delle parti, di sottoporre direttamente la questione alla S.C. perché risolva il quesito. Si tratta di strumento mutuato dalla francese saisine pour avis, che però, sensatamente, non prevede la vincolatività del principio di diritto. Nel nostro sistema esistono altri strumenti diretti ad ottenere una pronuncia immediata dell'organo di vertice, quale, ovviamente, il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, regolato dall'art. 267 TFUE, nonché l'accertamento pregiudiziale sull'efficacia, validità ed interpretazione dei contratti e accordi collettivi di cui all'art. 420 bis c.p.c.. Il rinvio pregiudiziale di cui all'art. 363-bis c.p.c. presenta inoltre un tratto di somiglianza con la questione incidentale di legittimità costituzionale, costituito dal rilievo attribuito alla «rilevanza» della questione di diritto, quale presupposto per sottoporla preventivamente alla Corte di cassazione. Perché possa essere disposto il rinvio pregiudiziale, occorrono i seguenti presupposti: a) la questione deve essere necessaria alla definizione anche parziale del giudizio e non deve essere stata ancora risolta dalla S.C.; b) la questione deve presentare gravi difficoltà interpretative; c) la questione deve essere anche potenzialmente «seriale». Con riferimento al primo requisito, anche nel caso di rinvio pregiudiziale, come nel caso di questione di legittimità costituzionale, la questione da sottoporre alla Corte deve essere legata da un nesso di pregiudizialità con la decisione di merito da assumere. Quanto al secondo requisito, esso colloca il rinvio pregiudiziale in funzione dell'esercizio di quella che può definirsi nomofilachia preventiva: per questo il comma 2 prevede che l'ordinanza di rinvio pregiudiziale debba contenere la specifica indicazione delle diverse interpretazioni possibili. Con riferimento, infine, alla possibilità che la questione si riproponga in molteplici giudizi, si tratta di una valutazione prognostica concernente, alla stregua del dato normativo, non necessariamente – com'è nel modello francese – controversie attuali, ma anche controversie ipotetiche, il che amplia la portata della disposizione in modo palesemente irragionevole. Quanto alla legittimazione, la nuova norma menziona il «giudice di merito», senza ulteriori specificazioni, sicché il rinvio può essere disposto da qualsiasi giudice di merito, ovviamente ordinario, all'interno di qualsiasi procedimento. Il rinvio richiede inoltre la previa istituzione del contraddittorio sul punto, come si desume dall'espressione «sentite le parti costituite», la cui inosservanza sembra comportare l'inammissibilità del rinvio medesimo. Certamente censurabile è la mancanza di un termine entro cui il giudice a quo può effettuare il rinvio, con il rischio che esso possa essere disposto, anche strumentalmente, alle soglie della decisione. La proposizione del rinvio pregiudiziale determina la sospensione del processo di merito, fatto salvo il compimento di atti urgenti ed attività istruttoria non dipendente dalla risoluzione della questione oggetto di rinvio, cosa che può verificarsi, come specifica la Relazione Illustrativa, in caso siano state proposte più domande connesse solo soggettivamente. Il primo presidente, entro 90 giorni, deve valutare la sussistenza dei presupposti indicati dalla norma e, ove tale valutazione sia positiva, assegna la questione alle sezioni unite o alla sezione semplice per l'enunciazione del principio di diritto; ove la valutazione sia invece negativa, pronuncia decreto di inammissibilità. La Corte, a seguito dell'assegnazione della questione, pronuncia in pubblica udienza con la requisitoria scritta del p.m.; le parti hanno la facoltà di depositare memorie scritte sintetiche secondo le regole ordinarie poste dall'art. 378 c.p.c. Con la sentenza che chiude il procedimento di rinvio pregiudiziale la Corte dispone la restituzione degli atti al giudice a quo. Il principio di diritto enunciato dalla Corte è vincolante sia nel processo a quo, sia, laddove questo si estingua, nel nuovo processo in cui sia riproposta la stessa domanda tra le stesse parti: il che ha solo apparentemente un fondamento logico, dal momento che la questione sottoposta all'esame della Corte non necessariamente si presta ad essere applicata nel giudizio di merito nel quale ancora non ha avuto luogo l'esatta ricostruzione del fatto. Questioni processualiIl rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione, ai sensi dell' art. 363-bis c.p.c. , può avere ad oggetto una questione di diritto incidente sulla giurisdizione del giudice adito, non ostandovi la circostanza che il giudice di legittimità, per dirimere tali questioni, opera come giudice anche del fatto, poiché per tutte le questioni di carattere processuale, pur risultando inscindibilmente connessi i profili di diritto e quelli di fatto, è possibile distinguere concettualmente tra l'interpretazione della norma giuridica astrattamente destinata a regolare la fattispecie, che può essere demandata alla S.C. con il rinvio pregiudiziale, e la ricostruzione della concreta vicenda processuale, che resta affidata al giudice di merito, sia in via preventiva, per motivare la rilevanza della questione, sia successivamente, per l'applicazione del principio di diritto enunciato (Cass. S.U., n. 34851/2023). Parimenti, il rinvio pregiudiziale può avere ad oggetto una questione di diritto incidente sulla competenza del giudice adito, non ostandovi, in caso di doppia declaratoria di incompetenza, l'esistenza del rimedio tipizzato di cui all'art. 45 c.p.c., attesa la funzione nomofilattico-deflattiva del rinvio, apprezzabile in relazione non tanto al singolo giudizio nel quale viene disposto, quanto piuttosto all'intero contenzioso inerente ad una determinata materia, poiché, sollecitando l'anticipata enunciazione di un principio di diritto da parte della Corte di cassazione, favorisce la definizione dei giudizi pendenti e previene l'instaurazione di quelli futuri (Cass. S.U., 11688/2024). Anche il giudice tributario di merito può disporre il rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione ex art. 363-bis c.p.c. , in virtù del generale rinvio alle norme del codice di procedura civile contenuto nell' art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 546 del 1992 e dell'unicità della disciplina del giudizio di legittimità anche nel processo tributario (ex art. 62, comma 2, del citato d.lgs.), nonché della funzione nomofilattico-deflattiva del rinvio, volto a sollecitare l'anticipata enunciazione di un principio di diritto da parte della S.C., giudice di legittimità pure nella giurisdizione tributaria (Cass. S.U., n. 34851/2023). Nel procedimento di rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. , la mancata comunicazione alle parti costituite nel giudizio di merito, nel termine indicato dall' art. 377, comma 2, c.p.c. , del decreto del Primo Presidente e di quello di fissazione dell'udienza pubblica rende necessario il rinvio ad altra udienza, salvo che le parti stesse, concordemente, richiedano la discussione immediata sulla base delle difese già sviluppate, anche nelle memorie eventualmente depositate oltre il termine previsto dall' art. 378 c.p.c. , stante il pieno raggiungimento di ogni scopo processualmente rilevante, con conseguente sanatoria, ai sensi dell' art. 156, comma 3, c.p.c. , di tutte le difformità nella conduzione del processo (Cass. n. 29961/2023). In ogni caso, l'ordinanza emessa dal giudice di merito senza avere previamente sentito le parti non è automaticamente nulla e - potendo il contraddittorio preventivo essere recuperato nella fase dinanzi alla S.C. con le memorie anteriori alla pubblica udienza e con la discussione orale - non inficia ex se l'ammissibilità della questione pregiudiziale, la quale, pur se ritenuta sussistente prima facie dal Primo Presidente, forma oggetto ― in relazione ai presupposti oggettivi della citata disposizione (natura esclusivamente di diritto della questione, novità e necessità della stessa ai fini della definizione del giudizio, grave difficoltà interpretativa, ripetibilità della questione in numerosi giudizi) ― di valutazione collegiale (Cass. S.U., n. 15130/2024). Nel procedimento di rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. , la cancelleria della Corte di cassazione deve dare comunicazione, nel termine indicato dall' art. 377, comma 2, c.p.c. , del decreto di ammissibilità della questione del Primo Presidente e di quello di fissazione dell'udienza pubblica alle parti che risultano costituite nel giudizio di merito in base ai dati acquisiti ai sensi dell' art. 137-bis, comma 2, disp. att. c.p.c. , sia perché il procedimento costituisce una fase incidentale del giudizio, in cui i principi di diritto regolanti la fattispecie sono espressi con effetto vincolante, sia perché le parti devono poter svolgere le proprie difese nel termine di cui all' art. 378 c.p.c. , il quale, decorrendo a ritroso dalla data dell'udienza, presuppone la sua conoscenza (Cass. n. 29961/2023). Il rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. presuppone una difficoltà nell'interpretazione di una disposizione nuova o sulla quale non si sia ancora formato un univoco indirizzo giurisprudenziale, destinata ad essere applicata in numerosi giudizi, e tende a realizzare una sorta di nomofilachia preventiva, sollecitando la S.C. ad enunciare con sentenza un principio di diritto vincolante non solo per il giudice che ha sollevato la questione, ma anche per ogni altro giudice chiamato ad intervenire nell'ambito del medesimo procedimento(Cass. n. 28727/2023). Secondo un discutibile indirizzo, ad integrare uno dei presupposti di ammissibilità del rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. ― il quale dispone che la questione non dev'essere stata «ancora risolta dalla Corte di cassazione» - è sufficiente anche una latente divergenza tra le decisioni delle diverse sezioni della S.C., poiché si deve valorizzare il riferimento testuale della predetta norma codicistica rispetto a quello della legge delega, che, nei suoi principi e criteri direttivi, richiedeva che la questione non fosse stata ancora «affrontata» dalla Corte di legittimità (Cass. S.U., n. 12449/2024). Inoltre il requisito della rilevanza può sussistere anche ove la questione interpretativa sorga nell'ambito di procedimenti il cui provvedimento conclusivo abbia carattere interinale e cautelare e, pertanto, non sia impugnabile con il ricorso straordinario per cassazione, con conseguente ammissibilità del rinvio, attesa la sua funzione nomofilattico-deflattiva e la sua proponibilità da parte di qualsiasi giudice innanzi al quale sia pendente un procedimento regolato dal c.p.c. e dalle leggi collegate, sia esso contenzioso, non contenzioso, camerale, esecutivo o cautelare (Cass. S.U., n. 11688/2024; Cass. S.U., n. 11399/2024). BibliografiaAa.Vv., I processi civili in cassazione, a cura di Didone e De Santis, Milano, 2018; Amoroso G., Il giudizio civile di cassazione, Milano, 2012; Amoroso G., La Corte di cassazione ed il precedente, in Aa.Vv., La Cassazione civile. 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